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Autore: Ashirogi    24/03/2015    0 recensioni
Un viaggio nella paranoia di uno scrittore in erba. Cosa succede quando la realtà si confonde con la finzione, quando l'autore si confonde con il personaggio, quando si rimane invischiati nella tela della propria trama?
è il mio primo vero racconto... Spero vi piaccia... Forse è un po' intrippante XD.
Recensite, vi prego, così posso valutare come continuare la storia...
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell'autore: Rieccoci qui, Gentaglia-sama! La seconda parte di questo capitolo è abbastanza breve, è vero, ma non avevo, scusatemi, molta voglia di scrivere: l'università mi uccide.
Inoltre, dato che si va per le vacanze di Pasqua, vi averto che mi rilasserò e non scriverò, il che vuol dire che, essendo la prossima Domenica quella delle palme, non mi leggerete per almeno due settimane! Ma giuro che torno! Non disperate! Mata nee Gentaglia-sama! (In questo tempo, però, potete recensire lo stesso XD)

Marco era appena tornato a casa dopo l'appuntamento con Franca. Gli aveva promesso di passarle un film, e conoscendo la propria memoria, voleva copiarlo subito. Si mise a cercare una pennetta, e fu cosi' che, in un cassetto che non apriva ormai da anni, ne trovo' una.
Era una pennetta semplice, della Kingstom, bianca con l'etichetta e l'impugnatura viola. Se la rigiro' tra le mani. Quel piccolo oggettino gli dava, senza sapersi spiegare il motivo, uno strano senso di inquietudine. Ma tu sei pazzo, è solo un oggetto come tanti altri! Si disse, senza accorgersi, che dopo tanto tempo, aveva riniziato a parlare in mente con se stesso.
Accese il computer e apri la pen drive: dentro vi erano tre cartelle, che Marco osservò divertito, mentre i ricordi gli tornavano alla mente. Nella prima c'erano delle foto, poche in verità, del nonno, ormai morto. Le osservò con un sorriso triste, pensando con affetto all'uomo. Nella seconda c'erano invece alcuni compiti che aveva dovuto fare per scuola: rileggendoli non poté fare a meno di ridere per l'imbarazzo, tanto erano scritti male. Infine la terza cartella. Portava un nome strano: “Forze ce la facciamo”. Marco la aprì mentre il sorriso gli si gelò in faccia. C'era un solo documento World, chiamato nuovo documento.doc. Aprì anche quello, e iniziò a leggere:

“Marco si sedette davanti al computer e si impose di rimanere lì per almeno mezzora, cercando un'idea da buttare giù. Non che non né avesse, ma gli sembravano tutte scontate o più adatte a diventare manga o simili, ma in ogni caso non sapeva disegnare, e non era quello che voleva fare, dopo tutto. Dopo aver scritto la prima riga prese una caraffa di acqua calda accanto a se, riempì il mate che aveva già preparato, quindi cancellò la prima riga e si rimise a scriverla dall'inizio.
Ci sono universi che noi non conosciamo, ma possiamo dire che loro non conoscano noi?

Sobbalzò all'indietro. Quanto anni erano passati da quando aveva iniziato a scrivere quelle pagine? Le aveva totalmente archiviate. Eppure erano buone, talmente tanto che, dopo tanti insuccessi si era detto Forse ce la facciamo! Poi un altro particolare lo colpì: “Marco si sedette davanti al computer...” “Marco si sedette...” “Marco...”
Non aveva cambiato tutti i nomi all'interno del documento?
Questo adesso lo ricordava perfettamente: in preda al panico aveva usato l'opzione “trova e sostituisci” per cambiare tutti i nomi dei personaggi! Perché quel “Marco” stava lì?
Assalito dal dubbio corse all'ultima pagina scritta e si mise a leggere freneticamente:

“Accese il computer in preda a un raptus, aprì il documento e cercò la funzione 'sostituisci': in breve i nomi dei personaggi si distaccarono da quelli della sua vita reale.

Marco posò la schiena sul dorso della sedia. Ora non c'era nulla che lo legasse a quel libro, nulla che lo potesse perseguitare con somiglianze incredibili. Marco era Marco, Vittorio era Vittorio. Non c'era possibilità di sbagliarsi. Ora posso vivere sereno... O almeno così pensava.”

Merda no! Non era possibile. Le pagine continuavano, vi era un pezzo in cui chiedeva a Franca di uscire, in cui si trovavano alla biblioteca. D'istinto osservò il cellulare: il messaggio di Franca era lì. Allora non poteva essersi immaginato anche quello. Possibile però che si fosse fatto prendere così tanto da un libro da scrivere ciò che avrebbe voluto fare e poi credere di averlo fatto realmente?
Marco scoppiò in una risata allegra! “Ero solo un ragazzino impressionabile!” disse ad alta voce, per convincersi. “Hai detto qualcosa?” “No ma', parlavo da solo!”
Ora era diverso, sapeva bene che avrebbe dovuto cancellare quel documento e usare la pennetta per passare il film a Franca. Era così semplice, no?
Spense il computer, prese la pennetta e la rimise nel cassetto. “Ma', hai per caso una penna USB libera?” “Una che?”..
   
 
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