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Autore: thedgeofbreakingdown    25/03/2015    3 recensioni
“Non mi piacciono le ragazze con la risata rumorosa”, aveva detto qualche mese prima, ma poi aveva visto lei con i capelli neri sciolti sulle spalle e gli occhi che brillavano dietro ad un bicchiere di cartone dello Starbucks.
“Non mi piacciono le ragazze con la risata rumorosa”, aveva detto e poi, aveva sentito la sua di risata, tanto forte da far girare qualche cliente che beveva caffé e mangiava pancakes dentro il locale.
“Non mi piacciono le ragazze con la risata rumorosa” e poi, si era inesorabilmente e follemente innamorato di lei.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Noisy laugh
 

“Non mi piacciono le ragazze con la risata rumorosa”, aveva detto qualche mese prima, ma poi aveva visto lei con i capelli neri sciolti sulle spalle e gli occhi che brillavano dietro ad un bicchiere di cartone dello Starbucks.

“Non mi piacciono le ragazze con la risata rumorosa”, aveva detto e poi, aveva sentito la sua di risata, tanto forte da far girare qualche cliente che beveva caffé e mangiava pancakes dentro il locale.

“Non mi piacciono le ragazze con la risata rumorosa” e poi, si era inesorabilmente e follemente innamorato di lei.

***

Logan Lerman era sempre stato un bel ragazzo. Un ciuffo di capelli neri che gli ricopriva la fronte chiara e due paia di pozze blu che brillavano sotto le sopracciglia scure.

Era sempre stato abbastanza bello da potersi permettere tutte le ragazze che voleva. Bastava un sorriso e loro che, con una finta espressione sorpresa, come se l'avessero riconosciuto solo in quel momento, puntavano il dito e dicevano:”Tu sei Logan Lerman! Quello di 'My one and only'!” E poi ridevano, ridevano talmente forte da dargli fastidio perché l'unica risata forte che avrebbe mai potuto sopportare sarebbe sempre stata la sua.

Le faceva sue comunque. Le portava nella camera d'albergo che gli pagavano i produttori e poi le baciava, le possedeva senza guardarle perché, quegli occhi azzurri che aveva scelto sperando fossero simili ai suoi, alla fine erano sempre meno belli, meno luminosi, meno grandi, troppo grandi, meno azzurri e poi, alla fine, non erano suoi.

Logan Lerman aveva cercato di non pensare a lei in modo quasi disperato perché, quelle labbra che si era pentito di non aver baciato, intrise di sei anni d'esperienza in più della sua, lo tormentavano. Quelle labbra rosee e newyorkesi che sembravano quasi una sfida per un californiano come lui, con i capelli un po' troppo lunghi, un viaggio d'istruzione che andava avanti solo per l'erba di Dean e un'esperienza cinematografica che non era ancora abbastanza ampia.

Logan Lerman aveva smesso di pensare a lei, a quegli occhi, a quelle labbra che sognava di baciare, a quel corpo che sognava di amare e forse era per quello che non si era mai più legato a qualcuna e forse, era anche per quello che lo shock per averla vista ai provini di “Percy Jackson” era stato così tanto.

Aveva visto tantissime ragazze fare il provino per Annabeth e altrettante che si preoccupavano più di sedurre lui che di recitare bene perché Logan, il ruolo da semidio l'aveva già ottenuto.

E poi, l'avevano chiamato al centro di quella palestra con un enorme specchio lucido. Doveva combattere e recitare il copione con ancora una ragazza e quando avevano chiamato “Alexandra Daddario”, lui non l'aveva sentito.

Aveva già riconosciuto gli occhi.

Lei lo chiamava Percy, lo guardava curiosa perché quegli occhi blu e quel sorriso le erano troppo familiari.

Avevano recitato come se non stessero seguendo un copione, si guardavano negli occhi per tempi interminabili e poi avevano anche fatto finta di combattere, con delle spade di legno che cozzano continuamente.

“Io vinco. Sempre.” Aveva detto Alexandra con un luccichio negli occhi cangianti che aveva fatto sorridere Logan mentre allargava le braccia.

“Io perdo sempre! Forse sbagliamo entrambi.”

Ed Alexandra poi l'aveva colpito alla mano con un grugnito.

Logan aveva fatto finta di essersi fatto male e quando lei l'aveva colpito allo zigomo, il dolore era arrivato davvero facendolo piegare in due mentre mugolava.

Per un attimo, uno soltanto, aveva sperato che Alexandra lo abbracciasse:”Scusami”, diceva nella sua fantasia. “Vieni con me”. Lo portava via e lo faceva suo.

Ma Alexandra non lo aiutò, rise. Rise tanto forte che contagiò persino lui e quei suoni, mischiati assieme, si scontrarono con spensieratezza contro i muri della palestra.

“Sono loro due”, aveva detto Chris Columbus al suo produttore, con un sorriso triofante che gli deformava il volto, gli occhiali abbassati sul naso e un cappellino slavato calato sulla testa.

E a quel punto, avevano ufficialmente iniziato a girare “Percy Jackson” con Logan Lerman, Alexandra Daddario e Brandon T. Jackson che assieme funzionavano meglio di una macchina ben oleata.

Logan abbracciava spesso Alexandra -Alex-. Sbagliava le scene di proposito solo per poter toccare il suo corpo snello ancora una volta, solo per poter sentire il suo respiro leggero sul proprio collo. E se ad Alexandra -Alex- dava fastidio, non lo diede mai a vedere.

***

“Voglio provare la scena del bacio. Magari poi la inserisco nel film”.

E Logan non poteva essere più felice di rimanere un giorno in più sul set perché aveva l'occasione di stare con lei ancora un po'. Avrebbe avuto l'occasione di vedere i suoi occhi cangianti, le sue labbra rosee e tutte da baciare e di ascoltare la sua risata rumorosa che non riusciva a non farsi piacere, per altro tempo. E poi -cavolo!- l'avrebbe baciata.

Logan Lerman indossò la maglietta blu e l'armatura di Percy Jackson ancora una volta e aveva osservato Alexandra -Alex- così a lungo camminare verso di lui che per un secondo aveva avuto anche paura di sciuparla.

Aveva osservato i capelli scuri e lisci che le svolazzavano sulle spalle mossi dal vento, il sorriso tenue e austero che aleggiava sulle labbra piene e quegli occhi cangianti che non potevano essere davvero così belli.

“Baciala, andiamo!” aveva gridato Chris da dietro la telecamera e Logan, beandosi della sua pelle diafana e di quel profumo che gli aveva dato alla testa, mentre si avvicinava a lei, si impose di trattenersi.

Alex non gli rubò la spada un secondo dopo aver inclinato la testa, gli guardò le labbra mentre chiudeva gli occhi e poi le schiudeva appena Logan modellava le mani contro il suo collo e le chiedeva l'accesso alla bocca con la lingua.

Forse, Alex maledisse l'armatura che portava il ragazzo e che le toglieva la possibilità di toccarlo come avrebbe voluto ma trovò comunque un lembo di pelle dei fianchi, sotto l'armatura che strinse delicatamente mentre Logan la baciava piano, con una cura che nessuno dei due aveva mai conosciuto.

“Perfetto!” aveva poi gridato Chris seguito da un fischio che annunciava la fine delle riprese.

Logan si era staccato dalle sue labbra a malincuore, con una vena di dispiacere che gli occhi non riuscivano a nascondere. Ed Alex, Alex aveva riso forte, come piaceva a lui e dopo essersi passata una mano tra i capelli scuri, gli aveva toccato la spalla, andando via.
 

Logan non riusciva a dimenticarsi di quelle labbra, di quella lingua, di quel respiro e di quegli occhi ancora più intensi appena si avvicinavano ai suoi. E quello che stringeva nella mano era almeno il quinto caffé scadente che prendeva alla macchinetta per quaranta centesimi che si costringeva a bere.

Come se quello avesse potuto cancellargli il suo sapore dalle labbra.

“Va tutto bene, caffeinomane?”

E quella voce, la sua voce, per poco non gli aveva fatto cadere il bicchierino di plastica dalla mano.

Logan l'aveva guardata la pelle diafana, le labbra rosee stirate in un sorriso, gli occhi cangianti che in quel momento non avevano un colore definito. Aveva guardato la canottiera nera troppo scollata e che sembrava stesse supplicando di venir strappata via.

“Benissimo”, aveva risposto. Si era passato una mano tra i capelli e poi le aveva guardato le labbra, accorgendosi solo in quel momento che lei stava facendo lo stesso. “Fanculo” aveva esclamato e nessuno dei due sa con certezza né chi si fosse mosso prima né dove fosse finito il bicchierino ancora pieno di caffé.

Logan aveva attaccato Alex alla macchinetta, aveva cercato la pelle morbida dei fianchi, sollevandole la canottiera, e poi l'aveva baciata con forza e brama, godendosi le mani abili che gli accarezzavano il petto mentre cercavano a tentoni la porta dello stanzino.

Appena l'avevano trovata, ci erano quasi caduti dentro quella stanza troppo piccola e buia e Alex aveva riso, forte come piaceva a lui ma con una macchia di eccitazione che non era passata inosservata alle orecchie attente di Logan.

“Non ci credo.” Ed era stata l'unica cosa che era riuscita a dire prima che Logan potesse tornare a baciarla ancora, attaccandola al muro.

Aveva giocato con la sua lingua per un tempo che sembrava interminabile e l'aveva accarezzata -marchiata- dappertutto. Sul seno, sulla pancia, sul sedere, sulle braccia e poi, aveva anche sfregato la mano contro la sua intimità calda e il gemito di Alex era stato abbastanza per farlo eccitare ancora di più.

Aveva fatto scontrare i loro bacini mentre ansimava contro le sue labbra stringendole i seni da sotto il cotone della canottiera e Alex gli aveva morso il labbro quasi per dispetto, un attimo prima di cominciare a sbottonargli i jeans con dita febbrili. E Logan, in quel momento, decise di benedire tutti i pantaloni di tuta del mondo perché, eccitato com'era, non sarebbe riuscito a sbottonare un bel nulla.

Le aveva tirato giù i pantaloni e le mutande che non aveva fatto in tempo a vedere, in un colpo solo e mai nella vita fu più felice di sentire:”Prendo la pillola”.

Alex gli aveva spinto i pantaloni alle caviglie, i boxer alle cosce e poi, dopo essersi lasciata scappare un'esclamazione sorpresa, aveva allargato le gambe per Logan.

Lui era entrato in lei con una spinta quasi violenta, strappandole un gemito talmente tanto sexi che si costrinse ad aggrapparsi ai suoi capelli per non venire in meno di un minuto come un tredicenne.

Aveva poi stretto le sue cosce tra le mani grandi, l'aveva schiacciata contro al muro, sollevandola, e solo dopo aveva preso a muoversi dentro di lei, ancora più velocemente.

Alex non l'aveva fermato e Logan aveva ansimato ancora più forte appena lei aveva iniziato a marchiargli il collo coi denti e con la lingua cercando di soffocare inutilmente i gemiti che le lasciavano le labbra.

“C'è qualcuno?” aveva detto un custode, con ogni probabilità, spingendo Alex a tappare la bocca ad entrambi mentre Logan continuava a muoversi dentro di lei. E aveva continuato nonostante il picchiare contro la porta di quel costude che, alla fine, aveva preso la sana decisione di andarsene. Aveva continuato a muoversi dentro di lei, contro di lei velocemente, mantenendo un ritmo quasi estenuamente che lo fece beare dei gemiti più acuti che neanche la mano di Alex premuta contro la propia bocca riusciva a soffocare. E poi, con un'ultima spinta, aveva poggiato la fronte alla sua spalla mentre veniva qualche secondo prima di lei.

Fu quell'orgasmo che lo spinse ad allontanarsi dalla sua spalla per osservare gli occhi strizzati, le mani che si contraevano sulla propria e sulla sua bocca, con un ultimo gemito soffocato che le lasciava le labbra.

Solo in quel momento, Logan si era concesso la possibilità di poggiarsi al suo seno mentre continuava a tenerla faticosamente sollevata contro il muro.

Alex si era accasciata contro di lui e aveva sorriso contro la pelle leggermente sudata del suo collo. “Però” aveva detto con un sorriso scostandosi per guardarlo negli occhi blu. “Niente male ragazzo Starbucks”.

E poi l'aveva baciato di nuovo.

 

Avevano fatto una cena degna da Oscar per la fine delle riprese del film che era uscito meglio del previsto. Avevano festeggiato anche per la scena del bacio che, nonostante le parole di scherno e le pacche sulle spalle, non era stata inserita nel film ma era comunque servita a qualcosa.

Logan ed Alex si erano guardati con discrezione, toccati con gelosa cura e poi erano corsi via.

“Seguimi” le aveva detto e lei, con la sua risata rumorosa, aveva intrecciato le dita con la mano che le stava porgendo, seguendolo in limousine e poi nella sua camera al quinto piano dell'albero a cinque stelle che gli avevano prenotato i produttori.

“Lasciati andare” le aveva detto appena erano piombati nella stanza buia di Logan, tra bocche fameliche e mani che si cercavano e che non si erano preoccupate di posare la tessera magnetica da qualche parte.

Ed Alex si era lasciata amare dai suoi occhi, dalla sua bocca, dal suo corpo e dalle sue mani più piccoli di sei anni. Si era lasciata spogliare lentamente -“come meriti”- e in modo quasi snervante. Si era lasciata baciare dappertutto: sui polpacci, sulle ginocchia, sulle cosce, sullo stomaco, sulle braccia, sui seni e tra i seni, nel collo e poi di nuovo sulle labbra e anche sulla sua intimità che non sarebbe mai stata sazia di Logan Lerman.

Logan era entrato dentro di lei solo dopo con una delicatezza disarmante e che mozzò il respiro ad entrambi. Era entrato dentro di lei come se avesse avuto paura di farle del male e, accompagnato dai suoi fianchi, spinse con dolcezza prendendosi tutto il tempo del mondo.

Aveva spinto più forte solo quando Alex gli aveva stretto i glutei tra le mani e lui, in tutta risposta, le aveva anche morso il collo, ansimando più rapidamente e godendosi i graffi che le sue unghie gli stavano lasciando sulla schiena.

“Sei bellissima” le aveva detto guardandola negli occhi illuminati dalla luna che filtrava dalle tende un po' scostate e Alex si era sporta a baciarlo con delicatezza, un secondo prima che potesse chiederli ancora una volta di aumentare il ritmo marchiandogli la schiena come aveva fatto sul collo perché -cavolo!- Logan era suo.

Sei mio, avrebbe voluto dirgli e Logan aumentò ancora, ancora di più, spingendola a graffiargli la schiena con ancora più forza, aprendo di più le gambe solo per poterlo accogliere meglio mentre ansimava, inarcando la schiena contro il suo petto, priva di costrizioni.

Alex, quella notte, era venuta qualche secondo prima di Logan, contraendosi contro di lui, stringendogli le ginocchia ai fianchi, abbracciandogli la schiena senza neanche tentare di soffocare i gemiti più forti che le lasciarono le labbra carnose e stanche.

Logan era venuto dentro di lei come quel pomeriggio. Si era accasciato sul suo corpo poggiandosi al suo seno e chiudendo gli occhi per le carezze gentili di Alex tra i suoi capelli ancora un po' troppo lunghi. E lei aveva riso e Logan aveva sorriso sollevando il volto e cercando le sue labbra prima di uscire da lei e prenderla tra le braccia.

Alex aveva riso ancora e Logan le aveva baciato anche la fronte per la risata macchiata di stanchezza, d'eccitazione e d'amore che gli era piaciuta più del previsto.

La mattina dopo, Logan l'aveva osservata dormire con le braccia sotto al cuscino bianco, l'espressione rilassata e la schiena candita libera dalle lenzuola e baciata dal sole che filtrava dalle tende scostate. Aveva osservato il suo corpo che portava ancora i segni di lui, di loro, e poi si era chinato su di lei baciandola lungo tutta la spinta dorsale con una delicatezza che riuscì a stupirlo ancora una volta. Arrivato alla nuca, le aveva baciato la scapola destra e solo a quel punto, Alex si era svegliata con un sorriso, cercando le sue labbra.

Avevano fatto l'amore nella doccia quella mattina. Si erano marchiati in punti ancora diversi con più forza e più consapevolezza dei loro corpi che si univano e poi avevano fatto colazione sul letto, tra le lenzuola sfatte che sapevano di loro, con la pelle ancora bagnata e che, ormai, portava i segni di un amore che faceva un po' paura.

***

Non sono un po' troppo grande per te?

E quella, per Logan Lerman, fu la fine.

***

Erano passate settimane, forse mesi e Alex -Alexandra- era sparita.

Si erano amati. Si erano amati tanto durante le promozioni di “Percy Jackson” che li portavano in giro per il paese. Si erano amati duranti i red carpet, unici testimoni delle mani che si sfioravano con discrezione e degli sguardi così intensi che escludevano tutto il resto.

Poi, Alex -Alexandra- era sparita con un biglietto lasciato sul comodino dell'albergo di San Francisco che gli avevano prenotato i produttori e forse, era sparita lei ma non il suo profumo, le sue unghie dalla schiena di Logan, le sue labbra dal suo collo e la sua risata rumorosa dal cuore.

E Logan non sapeva che Alex -Alexandra- continuava ad amarlo. Continuava a guardare le sue foto, le sue interviste che ormai sapeva a memoria e che mostravano un uomo, ormai, con i capelli più corti e il fisico più definito, e le scene tagliate del DVD di “Percy Jackson” che bloccava ogni volta che loro due si abbracciavano.

Le mancava, le mancava anche troppo e, sdraiata sul divano grigio del suo attico a New York, con Levon sulle gambe, si pentiva della scelta che aveva preso mesi prima. Si pentiva ogni istante di quel biglietto, di quella penna nera che aveva impugnato con mani tremanti ma era giusto così, doveva andare così. Logan meritava una ragazza più giovane, più bella di lei. Magari una da presentare ai genitori e da mostrare quando camminavano per la strada.

E andava bene anche vedere su internet le foto dove baciava un'altra. Era giusto così perché lei, nonostante tutto, custodiva con gelosia le felpe che gli aveva rubato: quella grigia che aveva ancora il suo profumo e quella nera che aveva indossato l'ultima notte prima di fare l'amore.

Era giusto anche che Logan ottenesse la parte per “I tre moschettieri”. Lui meritava il ruolo da protagonista e meritava di baciare quella modella bionda con gli occhi più azzurri dei suoi, con i capelli più biondi dei suoi e, semplicemente, così più bella di lei da farle anche male, mozzandole il respiro.

Andava bene che facesse ancora più succeso, andava bene che conoscesse così tante ragazze da poterla dimenticare perché, anche se lo amava, lui non lo sapeva e questo andava sicuramente bene.

***

Logan aveva conosicuto Emma Watson. Aveva baciato Emma Watson eppure, anche a distanza di anni, era ancora innamorato di lei.

Aveva cercato di sopprimerlo. Aveva fatto finta di nulla per così tanto tempo che, anche se per poco, era riuscito a credere di aver dimenticato quegli occhi, quel sorriso e quella risata rumorosa. Ma la amava già da così tanto tempo che aveva ormai perso il conto, e dopo averla assaggiata, dopo averla amata e dopo essersi fatto amare, era certo che non si sarebbe più potuto dimenticare di Alexandra Daddario.

“C'è qualcosa tra te e Alexandra?” gli chiedevano i giornalisti mentre i flash gli facevano socchiudere gli occhi.

“No. È solo una buona amica” rispondeva, maledicendosi perché -cavolo- lei non era sua e non era neanche sua amica.

Lui l'amava così tanto da stare anche male e nonostante la risata di Emma Watson e quella di Gabriella Wilde fossero rumorose, a lui non piacevano comunque. Non le sopportava semplicemente perchè non erano la sua.

E aveva provato ad amarle. Ci avevo provato sul serio nella speranza di dimenticare lei, eppure non c'era riuscito.

Logan l'amava e quella cosapevolezza gli stringeva il cuore e i polmoni in una morsa dolorosa.

Era andato a letto con talmente tante ragazze da aver perso il conto e nessuna di loro era riuscita a lasciargli i segni come faceva lei perché, forse, Logan non sarebbe mai stato di quelle modelle, attrici o finte fans perché, anche sotto di lui e con troppo alcool in circolo, continuavano a non avere i suoi occhi, le sue labbra o la sua risata rumorosa.

***

E forse fu uno scherzo del destino, forse fu una presa in giro del caso ma Logan Lerman e Alexandra Daddario si ritrovarono in uno Starbucks com'era successo molti anni prima, quando Logan erano in gita scolastica e Alexandra al primo anno di università.

“Ehi, caffeinomane” gli aveva detto bloccandolo davanti alla porta, impedendogli di ripiombare nel caos di Los Angeles.

E Logan aveva stretto il bicchiere in cartone dello Starbucks così tanto che solo dopo averlo posato sul tavolo davanti a lei si era reso conto del pericolo che la sua maglietta dei Beatles aveva corso.

“Alexandra” le aveva detto, osservandola incassare il colpo con una punta di soddisfazione nello sguardo blu.

E lei era così bella, così perfetta che Logan si vide costretto a stringere i pugni sul tavolo di legno per non baciarla. Era così bella, chiusa in una maglia scura che metteva in risalto la pelle diafana e gli occhi cangianti che il cuore prese battere con forza quasi innaturale nel petto.

La amava. La amava così tanto che in quel momento, osservando le iridi colpite dalla luce del sole e che non avevano un colore definito, non faceva più male.

Alexandra aveva sorriso. Le labbra macchiate di un imbarazzo che forse non le interessava nascondere. “Aspetti qualcuno?”

“No, e tu?”

Speravo di vedere te. “No, sono sola anche io”.

E quella notte, a casa di Logan, quella a Beverly Hills nella quale ci stava ben poco, loro due si erano ritrovati. Si erano ritrovati tra morsi e baci famelici, si erano ritrovati tra le dita intrecciate, tra gli ansimi e tra le posizioni che non duravano più di di qualche minuto.

Si erano ritrovati contro al muro, nella doccia, sul pavimento e tra le lenzuola che, adesso, avevano il loro odore.

Si erano ritrovati tra i lividi di baci che volevano punirla, tra le mani che si accarezzavano e tra le gambe che si stringevano.

Si erano ritrovati tra le pelli sudate che sfregavano tra loro, tra i “ti voglio” e i “non andare via, non farlo di nuovo”.

Si erano amati a lungo e per tutta la notte, con la bocca e con le labbra che sapevano ancora di caffé e con le lenzuola che sapevano di loro.

Alexandra -Alex- si era svegliata prima di lui la mattina dopo. Era scivolata via dal suo abbraccio e aveva rubato la sua maglia dei Beatles e il suo perizoma. Era sgattaiolata via dalla sua stanza bianca ricca di foto, libri e DVD e quando era arrivata in cucina, aveva messo su il caffé e l'impasto per i pancakes, assieme alla nutella e allo sciroppo d'acero che avrebbe messo solo lei.

Aveva canticchiato mentre evitava che i pancakes si bruciassero nella padella e poi, mentre stava apparecchiando l'isola di marmo con tazze colorate e piccoli piatti di ceramica, Logan era andato da lei. Le aveva abbracciato i fianchi, aveva sorriso contro la sua pelle sentendola sussultare e poi le aveva baciato il collo mentre, superando il tessuto scuro della sua maglietta, le accarezzava la pelle morbida dei fianchi.

“Hai avuto paura che me ne fossi andata?” Gli aveva chiesto Alex voltandosi verso di lui e intrecciandogli le braccia al collo.

Logan aveva sorriso, aveva sfregato il naso contro il suo all'insù, e le aveva baciato le labbra, sorridendo ancora e poggiando la fronte alla sua. “Neanche per un secondo” e non c'era niente di più vicino alla verità.

***

Logan Lerman e Alexandra Daddario stanno assieme dal 2012. Dal 21 dicembre 2012, quando lui aveva girato “Noi siamo infinito” da qualche mese e quando lei aveva fatto i provini per “Non aprite quella porta” da qualche settimana.

Logan continuava a rispondere con un “La mia vita privata è chiamata tale per un motivo”e la sua relazione con Alex andava così bene che quasi non poteva crederci.

Andava trovarla a Parigi, a Londra e a New York. Portava in giro il suo cane e continuava a farle foto mentre dormiva con il volto rilassato contro il cuscino e la schiena lasciata scoperta dalle lenzuola.

La baciava quando era certo non li vedesse nessuno e non la perdeva mai di vista quando, sul red carpet, erano in troppi a guardarla. Andava da lei e le stringeva la mano, le sfiorava il collo col respiro e la amava con gli occhi senza farsi male.

E aveva paura di perderla. Una paura costante che lo spingeva ad amarla un po' più del dovuto, che lo spingeva a coccolarla con tenerezza, a baciarla ogni volta che poteva.

Aveva una paura di perderla tale che lo spingeva a farle foto mentre dormiva, a guardarla talmente tanto a lungo da iniziare ad avere quasi paura di sciuparla, a farle dei video mentre rideva, per conservare al meglio la sua risata rumorosa.

Aveva una paura tale che, in ogni momento, temeva di vedere il suo armadio, quello a Beverly Hills, libero dai suoi vestiti e un biglietto scarabocchiato sul comodino.

Aveva una paura tale che non si accorgeva di quella sua, di quella di Alex. Una paura così logorante da farle controllare gli armadi per assicurarsi che non fossero vuoti dei suoi jeans, delle sue magliette e delle sue felpe che avrebbe continuato a rubargli.

Logan non sapeva che Alex aveva paura degli armadi vuoti e aveva paura di perderlo. Aveva una paura forte quanto distruttiva che la spingeva ad aprire l'armadio, quello a Beverly Hills, ogni volta che andava in quella casa, sorridendo quando, puntualmente, vedeva i vestiti disordinati che occupavano ogni spazio libero e che le scaldavano il cuore.

E Alex non lo sapeva che in quello stesso armadio, quello che vuoto le faceva così tanta paura, dentro la tasca posteriore di un paio di jeans slavati e rovinati, Logan aveva sistemato una scatoletta di velluto scuro con all'interno un anello che brillava e che, forse, faceva più paura di tutti gli armadi vuoti del mondo.


Angolo Autrice: 
Ehiila<3
Considerando che è la mia prima LOgandra, spero tanto vi piaccia e, tra l'altro, non solo ci tengo ma sono anche un po' preoccupata per quelli che potrebbero essere i vostri pareri ahaha 
Nonostante tutto, se ho scritto questa shot è stato solo granze ad Alex_Logan che mi ha dato un pretesto per prendere carta e penna mentre un'intervista di Niall Horan dove diceva "non mi piacciono le ragazze con la risata rumorosa", mi ha dato l'ispirazione per iniziare a scrivere. 
E' l'una adesso ma ci tenevo comunque particolarmente a pubblicarla stanotte stssa, un po' perché così ho la scusa per non andare a scuola domani, e un po' perché sono stata tutta la sera a ricopiare sul computer quello scritto su carta che ho pensato uno sforzo del genere dovesse valer la pena essere compiuto ahahah 
Comunque, ho pensato a come si potrebbero essere innamorati Logan e Alex e per quanto non faccia granché caso alle date temporali, spero comunque di non avervi deluso anche perché è la prima volta che scrivo in questo modo^.^ 
Spero mi lascerete un parere! 
Alla prossima, 
Lova yaa<3



                                                                                                                         

 

  
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