Storie originali > Epico
Segui la storia  |       
Autore: Kathermiontrisbethlen    26/03/2015    2 recensioni
Una guerra tra Ateniesi e Spartani, tra strateghi e combattenti.
Le sorti della terra sono nelle mani degli Dei; soccomberanno o salveranno l'umanità?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
<< Tieni alto lo scudo, Arethas! >> urlò il generale << Ti potrei infilzare da un momento all’altro se solo lo volessi >>.
Arethas indietreggiò velocemente; il combattimento con il generale era durato solo pochi minuti e lui aveva rischiato di morire circa venti volte.
Il sudore gli imperlava la fronte e ogni singolo muscolo del suo corpo era contratto spasmodicamente, teso e pronto a scattare.
Il soldato strinse la spada sempre più forte nella mano destra, fino a che le nocche non divennero bianche per lo sforzo.
Era stanco, provato, ma non poteva arrendersi: doveva seguire i consigli del generale e tenere duro.
<< Ricorda: la spada ferisce ma lo scudo salva la tua vita e quella del compagno alla tua sinistra. Devi essere forte, ben saldo e pronto >>.
Facile, pensò Arethas, per un soldato come lui: Carthos l’Ateniese, generale massimo dell’esercito della città, conosciuto ovunque in Grecia, aveva portato i suoi opliti a numerose e incredibili vittorie; era un ingegnoso stratega, sicuramente caro ad Atena, e un bellissimo uomo: alto ma non per questo goffo, aveva bruni capelli ricci che ricadevano armoniosamente sui grandi occhi neri e profondi, dal taglio perfetto. Attraverso la corta veste e l’armatura si scorgevano muscoli pronunciati, dovuti a numerose ore di allenamento e, quando indossava l’elmo, incuteva un’enorme timore ai propri avversari.
Arethas ancora non capiva perché egli lo allenasse personalmente: era forse troppo debole? Poco disciplinato? Sicuramente era estenuato dalle lunghe sessioni di addestramento: delle volte Carthos lo costringeva a faticare fino a notte fonda, correndo insieme per l’agorà o facendo flessioni.
<< Per questa sera basta così, oplita, và a casa. >>
<< Grazie Carthos. >> sussurò Arethas, cadendo sfinito al suolo.
Il generale gli si avvicinò, gli porse una mano, forte e salda, che il soldato afferrò e lo aiutò ad alzarsi.
<< Combatti per il tuo generale… >> iniziò Carthos, << … e muori per esso! >> concluse Arethas.
<< Sei un bravo giovane, soldato, e diventerai presto un grande oplita >>
Il giovane sorrise; un così grande uomo lo stimava profondamente e lui era l’ultimo dei combattenti di un’enorme esercito.
<< Generale, farò come tu vorrai e ti prometto che vincerò i giochi in onore di Atena che avverranno tra pochi giorni. Ti renderò fiero di me >>
<< Lo sono già Arethas. Adesso và >>.
Il giovane raccolse spada e scudo e si allontanò in fretta, mentre Carthos lo osservava da lontano. Il soldato era alto e magro, forte di braccia, veloce nella corsa ed estremamente determinato: se perdeva ripetutamente nel duello non si arrendeva, si rialzava da ogni caduta e si rimetteva in posizione con un luccichio di tenacia negli occhi blu; provava e riprovava fino allo sfinimento e, secondo Carthos, era il perfetto modello di soldato, forte e soprattutto intelligente: vedeva un grande destino per lui.
 
Arethas era sfinito dal duro addestramento ma si riscosse: prima di raggiungere la sua umile dimora alle porte della città si sarebbe recato al Partenone per sacrificare un animale alla dea e rendere grazie.
Salì i gradini che lo separavano dal tempio e vi entrò con passo felpato, cercando di non fare rumore, e si addentrò tra le colonne, fino a raggiungere l’immensa e aurea statua della dea, che lo lasciava a bocca aperta ogni volta che vi si trovava davanti.
Si inginocchiò ai suoi piedi e, dopo aver sacrificato alla divinità un capretto, iniziò a pregare.
Dopo alcuni istanti chiuse gli occhi e gli apparì in mente la figura del generale Carthos. Lo immaginava muoversi sinuoso, sferrando attacchi con la spada e difendendosi con il grande scudo bronzeo.
Il giovane pregò Atena anche per lui, affinché fosse sempre in grado di dirigere il suo esercito.
Si alzò in piedi e uscì dal tempio, con l’ansia che gli montava dentro, e si diresse verso casa.
Non voleva ammetterlo, ma aveva molta paura. Temeva di non riuscire a vincere le gare ginniche, di non essere in grado di competere contro i più grandi guerrieri e di perdere miseramente.
Eppure era stato il generale Carthos a persuaderlo a partecipare.
<< Tu parteciperai soldato, sei in gamba e hai le carte in regola per vincere. Non sarai il più forte o il più veloce, ma sei furbo, uno stratega e Atena ti protegge. Parteciperai e mi renderai fiero >>.
Le parole pronunciate dal generale gli rimbombavano in testa anche se erano passati mesi da quando erano state pronunciate. Mesi di dura fatica e lavoro, in cui Arethas si era allenato nel tiro con il giavellotto, nella corsa con i carri, a piedi e soprattutto nelle lotte tra opliti; mesi trascorsi al fianco di Carthos, ormai una guida, un mentore per il soldato.
Arethas attraversò l’uscio dell’umile dimora che abitava da solo e, con fare stanco, raggiunse il piccolo tavolo sul quale era poggiato un catino pieno d’acqua; si sciacquò con cura e lavò via le tracce di fango e sudore che gli erano rimaste addosso.
Si spogliò della sporca tunica e dei calzari e si diresse verso il sacco colmo di paglia che utilizzava come letto. Vi si distese e rimase a guardare il tetto della casa, senza riuscire ad addormentarsi: l’indomani sarebbe stata la vigilia dell’inizio dei giochi e della processione, il giorno in cui avrebbe dovuto dimostrare le sue capacità e, magari, avrebbe ottenuto l’incarico di guardia d’onore.
Chiuse gli occhi, compose una muta preghiera ad Atena e si addormentò subito, sfinito dalla lunga ed estenuante giornata.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Epico / Vai alla pagina dell'autore: Kathermiontrisbethlen