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Autore: Another_Soul World    28/03/2015    2 recensioni
Ciao, il mio nome è Maka Albarn e ho 15 anni. Vivo in Irlanda assieme a mia madre e mia nonna in una grandissima villa gotica ai margini della foresta. Frequentavo il liceo e avevo un paio di amiche, lavoravo part time assieme a mia nonna in una tenda di cartomanti.
I tarocchi sono sempre stati una tradizione nella mia famiglia o almeno da parte di mia madre.
Già… tutto questo prima di trasferirmi in un'altra scuola dopo che rimase misteriosamente uccisa, situata in un punto imprecisato della terra dove gli astri prendono vita, lo spirito dei tarocchi vive concretamente negli alunni e i tuoi peggiori incubi diventano realtà.
|| SoMa & KiMa || Dark ||
Genere: Dark, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Death the Kid, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo Resonance
°°° 7 anni prima... °°°
 
Song: I Know You - Skylar Grey

MAKA

Papà non era ancora tornato... erano le due di notte ormai.
Ero in camera mia, seduta sul letto con una piccola torcia nella mano sinistra e un libro nella destra, con la copertina appoggiata sulle ginocchia.
Ero più che consapevole di star leggendo più volte la stessa pagina da circa dieci minuti, senza capirne il significato per di più, ma non proprio a riuscivo a concentrarmi...
Da giù sentivo le note di un pianoforte e un violino, mamma doveva aver messo uno dei suoi cd. La rilassavano, o almeno, così insisteva dire.
La musica di mamma, i tuoni, il vento e il ticchettio continuo
delle gocce di pioggia sul vetro della finestra erano il mix perfetto per distrarmi dalla lettura.
Avevo voglia di abbandonare torcia e libro sul comodino di legno di noce, alzarmi per andare a bere un bicchiere d'acqua e respirare un po' d'aria fresca. Perché l'aria si era rarefatta nella mia stanza e regnava un senso di calore soffocante.
Solo che non potevo... in teoria io starei dormendo da quattro ore o giù di lì. E non volevo far arrabbiare mamma.
Già era nervosa perché papà non si faceva vedere...

Sospirai sentendo i polmoni protestare per avere una frescura al posto di quell'aria arida, chiusi lentamente il libro per evitare che i bordi delle pagine si sgualcissero facendo attrito con la camicia da notte e scostai le coperte dalla testa. Non cambiò di molto ma l'aria era più respirabile fuori dalle coperte.
Puntai il fascio di luce sull'orologio a forma di teschio che mi aveva regalato mio padre, l'aveva presa a una certa Death City mi pareva, appurando che ormai erano seriamente le due. Le due e diciassette per precisione.
Mi si chiuse la gola e gli occhi iniziarono a pizzicare ma non avevo voglia di piangere... le lacrime le avrei riservate per quando mio padre, come da copione, sarebbe tornato ubriaco, mezzo spoglio e con tracce di rossetto un po' dappertutto.
Mamma non lo aspettava mai alzata, ma avvertiva quando con passo strascicato e voce roca e intontita borbottava frasi senza senso. Lo sentivo io stessa alcune volte, quando era così sbronzo da far cadere anche i soprammobili per sbaglio.

Avevo sempre paura quando tornava a casa in quello stato... che magari, prima o poi, nel bel mezzo di un litigio l'alcool prendesse la meglio e picchiasse mamma...
Papà era uno stupido, ci trascurava spesso e volentieri. E sapevo che se mia madre è rimasta in piedi per aspettarlo non era un buon segno. Speravo solamente che, se doveva parlargli lui non fosse ubriaco.
Qualcuno da giù bussò pesantemente alla porta.
Eccolo...
Cercando di far il meno rumore possibile, scesi dal letto e mi accucciai dietro alla porta per ascoltare. Il pavimento era tiepido, e non mi congelai le gambe nude quando mi ci sedetti.
La porta di casa si aprì e si chiuse scricchiolando, con un bip lo stereo tacque, il fruscio di una persona che si alzava dalla poltrona.
Sentii la voce di mio padre borbottare qualcosa che il rumore della pioggia coprì. Non doveva ancora notato mamma perché un attimo dopo disse con voce allegra e un po' attutita dalla porta: « Tesoro! Cosa ci fai sveglia? Non dovevi aspettarmi. »
« Sei sobrio? Wow che miracolo. » ribatté mamma, neutra.
« Eri preoccupata? » ridacchiò papà con un tono che mi irritò.
Appoggiai la schiena alla porta lanciando sguardi torvi alla luna.
« Ho smesso di preoccuparmi da un bel pezzo credimi. No, no, volevo parlarti. »
Mi portai le ginocchia al petto, in attesa della solita discussione. Speravo solo che non ci andassero giù pesante...
« So già cosa stai per dire, ma ti giuro sulla bambina che cercherò di essere più presente, berrò di meno e sarò fedele solo a te. » fece infatti papà, solenne.
Alzai gli occhi al cielo, non rammentavo più il numero di volte che aveva ripetuto questa frase a me e a mamma.
« Di tutte le volte che mi hai detto questa frase e non hai mai tenuto fede alla promessa Maka dovrebbe essere già morta un migliaio di volte. No Spirit non era questa falsa promessa che volevo sentire, ne volevo di nuovo rimproverarti per questo. » fece mamma con un tono composto e forse di... rassegnazione?
Non avrei saputo dirlo con certezza.
Mi feci più attenta alla conversazione girandomi per incollare l'orecchio alla porta. Mi sentivo un po' come quando mentre scendi le scale ti manca un gradino all'improvviso. Una sensazione orribile a mio avviso...
« Di che si tratta allora... ? » chiese incerto papà.
Ci fu un attimo di pausa in cui non sentii più nemmeno la pioggia, solamente i battiti del mio cuore e la melodia debole di un pianoforte e un violino. Probabilmente doveva essermi rimasto in testa un brano della mamma. ( No non è vero ihihih *-* nda. Ana )
« Me ne vado Spirit. »
...
Mi si gelò il sangue nelle vene in meno di un secondo, le braccia ricaddero lentamente lungo i fianchi, prive di energia e la testa si staccò dalla porta quasi fosse piena di ragni.
Andare? Dove? Mi avrebbe lasciata con Spirit? Non si sarebbe fatta più vedere? Mi avrebbe salutata prima? Mi avrebbe parlato?
Un milione di domande presero possesso della mia mente mentre il panico invadeva il mio corpo e il mio mondo e la paura, quella con la P maiuscola, si fece largo nel mio cuore.
« Per lavoro? » fece tranquillo papà.
« No, per sempre! » si esasperò mamma, alzando il volume della voce di mezza tacca.
Il cuore mi si spezzò, in esattamente due parti uguali. Le lacrime mi scesero sulle guance mentre con la mano mi tappavo la bocca per evitare di singhiozzare.
Ci fu un altro attimo di silenzio, papà stava digerendo la notizia probabilmente.

« C-Cosa...? Perché!? » balbettò infatti.
« E me lo chiedi pure!?! » chiese mamma con amaro divertimento.
« Mi sono stufata Spirit, mi sono stancata della tua infedeltà e delle tue bugie, mi sono stancata di preoccuparmi per te ogni volta che torni a casa ubriaco, mi sono stancata di fare la madre da sola! E a questo punto, se adori così tanto la tua libertà, resta solo a godertela!! Senza che tu ferisca più nessuno! » fece mamma con tono alterato.
« E alla bambina Aprilynne?!? Non ci pensi alla bambina?!? » fece papà incollerito.
Aprilynne è il nome di mamma... ma papà non lo pronunciava mai a parte in casi particolari. Mi diede i brividi sentire papà chiamare mamma con il suo nome in questo momento.
« Ah! Ora ci pensi alla bambina!?! Un po' tardi non pensi? » sbuffò lei.
« Ho sempre pensato a Maka! Fin da quando è nata! La amo di bene io! » si difese papà.
Abbassai la testa, presa un senso di colpa insensato...
Papà non mi dimostrava quasi mai il suo affetto in cose o azioni concrete, ma solo a parole. Tanto che oramai lo credevo solo un adulatore bugiardo.
Ma ora... non sapevo più cosa pensare.
« Oh hai avuto proprio un bel modo per dimostrarlo! Secondo te a una bambina fa un bell'effetto vedere il padre andare con altre donne e le madri degli altri bambini e trascurare la propria!?! » strillò mamma. Si sentiva presa in giro, la capivo.
A me non faceva mai un bel effetto ma non solo a me... i bambini della mia scuola prendevano in giro me e mia mamma, soprattutto i maschi mentre le femmine si limitavano a darci occhiate compassionevoli.
Un incubo.
« Ma io amo solo voi... »

« No Spirit. » lo interruppe « Ormai è ovvio che non ti bastiamo, perché altrimenti non andresti a cercare altro da nessun'altra a parte noi. »
Annuii, aveva totalmente ragione la mia mamma.
E nonostante la paura dell'abbandono, non l'avevo mai stimata tanto come stavo facendo in quel momento.
« Quindi... hai intenzione di tenerla tu? » chiese debolmente papà.
Spalancai gli occhi e il mio cuore iniziò a battere più forte del normale.
Ti prego dì di sì! Ti prego! Ti prego! Ti prego!
« Ovviamente la tengo io, non oso immaginare dove finirebbe nelle tue mani! In più sono sua madre, ne ho tutto il diritto. » rispose mamma, arrogante.
Il mio polso non accennò a diminuire ma almeno la paura mi abbandonò e il sollievo mi invase come il più efficace dei tranquillanti.
« ... e dove andrete? »
« Da mia mamma, gliene ho già parlato ieri sera e ha detto che sarà più che felice di ospitarci. In fondo... lei non è mai stata contenta del fatto di essere andata a vivere così lontana dalla mia città nativa per te. »
Nonna Sunya?
Io non l'avevo mai incontrata, e se lo avevo fatto ero troppo piccola per ricordarmelo. Nonna viveva in Irlanda, aveva una villa in periferia, vicina ai boschi ma per niente lontana dalla città, dai racconti di mamma. Non la vedevamo spesso per la distanza tra il nostro paese e il suo.
Ero curiosa di sapere che tipo è.
Viveva assieme alla sorella minore di mamma, Evelyne, che si era trasferita da lei quando nonno venne a mancare.
« Sì... capisco... » disse flebilmente « ... e quando avete intenzione di partire? »
Papà sembrava aver perso ogni forza di protestare a quanto pareva.
Beh era anche meglio così infondo.
« Subito ovviamente. Ti ho aspettato solo per avvisarti. » sospirò mamma.
« Così presto!? Ma l'aereo, le valige e i... »
« Ho già preparato le valige ieri pomeriggio, l'aereo l'ho prenotato subito dopo aver chiamato mia madre e per il resto... vedremo di farcelo portare da qualcuno. »
Avevo visto mamma molto più attiva del solito in effetti, ma non avrei mai immaginato che fosse questo il motivo...
« Ma... ma adesso Maka dorme. E io la voglio salutare per bene. » protestò papà debolmente.
Avrei preferito sul serio dormire al posto di ascoltare quel dialogo, solo... non avevo avuto il coraggio di lasciare mamma da sola, sveglia ad aspettare papà.
« Beh... a meno che non sia caduta dal letto e sia rotolata fino a dietro la porta, direi che è più che sveglia. » ribatté bonariamente mamma.
Rimasi a bocca aperta.
Come faceva a sapere dov...?!?
« Maka! Tesoro scendi! » mi chiamò.
Okay, era strano, però era meglio obbedirle. Aprii piano la porta di camera mia e a piedi nudi scesi le scale che portavano al salotto.
Mamma era girata verso di me con un piccolo sorriso di incoraggiamento sulle labbra, che ricambiai con uno un po' più timido. Papà aveva le lacrime agli occhi ma si sforzò comunque di sorridermi.
« Immagino che tu abbia sentito tutto,giusto? » mi sussurrò mamma mentre scendevo gli ultimi gradini.
« S-Sì. » gracchiai.
Oh mamma, così sembravo sull'orlo di una crisi di pianto...
« Sì. » riprovai, schiarendomi la voce, sperando di aver avuto un tono un po' più autoritario.
« Condividi quello che ho detto? » mi chiese porgendomi la mano in modo da farmi avvicinare.
La presi e mi accucciai al suo fianco.
Sì mamma, sono con te.
« Sì. » ripetei, abbassando lo sguardo con aria colpevole quando un verso strozzato uscì dalla gola di papà.
Mamma strinse più forte la presa sulle mie spalle come a dirmi “coraggio” e mi accarezzò le punte dei capelli sciolti. Il suo profumo di lavanda mi cullò.
« Quindi vuoi rimanere con me o Spi... papà? » mi chiese infine.
« Io voglio bene a papà... » iniziai, e mi si strinse il cuore quando alzò un po' lo sguardo, guardandomi speranzoso « ... p-però... preferisco rimanere con te, mamma. » balbettai.
Mi vennero i lucciconi quando il suo sguardo si spense. Io volevo bene a papà, ma con tutto il bene che si può volere a qualcuno, se poi quello non ti viene incontro, l'affetto e la fiducia ne risentono.
Mamma si inginocchiò davanti a me, tagliando fuori il marito, e mi diede un bacio sulla fronte.
« Bene, te la senti di andare da nonna adesso? » mi chiese dolcemente.
Annuii asciugandomi una lacrima che mi era sfuggita con la manica della camicia da notte.
« Vatti a vestire allora su! » mi spronò sorridendo.
Corsi in camera mia, socchiudendo la porta. Sentivo che stavano dicendo qualcosa sotto voce che non riuscii a capire.
Mi tuffai sul letto sbuffando, scaricando un po' la tensione.
A quanto pareva non sarei più tornata in quella camera... fissai lo sguardo sulle stelle fosforescenti attaccate al soffitto, sotto il mio letto.
Il ticchettio della pioggia mi ricordava il ticchettio di un orologio, ricordandomi che dovevo sbrigarmi. Mamma aveva fretta.
Mi alzai, sentivo tutti i muscoli ancora tesi per la tensione ma proprio non riuscivo a scaricarla via. Cantare. Non c'è modo migliore per buttare fuori tutte le cose che abbiamo dentro in un unica mossa.
Mi disse un giorno mamma. Lei aveva preso lezioni dalla nonna, che prima cantava nei locali per vivere, e aveva iniziato da quando era piccolissima. Mi aveva insegnato parecchie cose sul canto ma lei preferiva la musica composta da soli strumenti e niente voci... ascoltava molto la musica di certi Evans mi pareva.
Mi era rimasta ancora in testa la melodia di prima, magari potevo sfogarmi con quella.
Ascoltai per un po' il ritmo e la tonalità andando verso l'armadio decorato con degli stickers di stelle, fiori e animali ormai sbiaditi dal tempo. In cerca di qualcosa da mettermi.
« Sai Spirit... quando ti sposai sapevo che non mi saresti stato fedele. Ti conoscevo, sapevo che non sei mai stato un uomo devoto a una sola donna. Però ti amavo e mi illusi che questo amore ti avrebbe fatto cambiare almeno un po'. Quanto sono stata ingenua... gli uomini sono tutti uguali, non ce n'è uno che sia diverso. »
Le parole di mamma mi arrivarono deboli ma riuscii a capirne il significato.
Sono sul serio tutti uguali gli uomini mamma?
Avrei sofferto pure io a causa di uno di loro come stai soffrendo tu?
Questo pensiero mi inquietò... non volevo farmi male... non avrei mai frequentato un maschio, piuttosto. Se non c'era speranza, era inutile rischiare giusto?
« I believe, I believe there’s love in you. Gridlocked on the dusty avenues, inside your heart, just afraid to go... » cantai sommessamente, in modo che giù non potessero sentirmi e aprii l'armadio.
« I am more, I am more than innocent. But just take a chance and let me in, and I’ll show you ways that you don’t know. »
Era vuoto se non per una maglia semplice panna a maniche lunghe che mi infilai subito, appena tolto il vestito da notte.
« Don’t complicate it, don’t let the past dictate... »
Delle collant pesanti beige scuro che indossai appoggiando un piede alla volta al bordo del letto per evitare di inciampare o perdere l'equilibrio.
« Yeaaah, I have been patient, but slowly I’m losing faith. »
Delle calze pesanti nere e un maglione di un rosa delicato lungo fino a metà coscia che aveva sul bordo della scollatura un fiocco beige come le collant e giallo pallido.
« So please, I know you baby, I know you baby. So please, I know you baby, I know you baby. »
Si soffocava dentro la stanza e feci per uscire ma un pensiero mi trattenne sulla soglia. Sarebbe stata un eresia se mi fossi portata dietro un libro?
Decisi di no a prescindere e portai giù assieme a me tre libri, ne volevo prendere altri due ma non volevo esagerare.

« I believe, I believe you could love me but you’re lost on a road to misery... And what I gave to you, I can never get back! » Quando tornai giù con le braccia piene di libri mamma trattenne una risata posando la mano sulla bocca.
« Tesoro non serve che ti porti dietro i libri, tutto poi ci verrà mandato a casa di nonna, non ti preoccupare. » mi disse mamma dolcemente.
« Però avrò qualcosa da leggere durante il viaggio mamma. » protestai stringendo più forte i libri al petto.
Non mi ci sarei separata per nulla al mondo!
« Oh e va bene. » disse infine scuotendo bonariamente la testa. Si voltò e mentre uscì dal salotto, accompagnata dallo scampanellio metallico delle chiavi, disse: « Vado a prenderti scarpe e cappotto aspettami qui! »
E rimasi sola nella stanza.
« Don’t complicate it, don’t drive yourself insane... » sussurrai guardandomi attorno.
« Yeaaah! Say what you will but I know that you want to stay!»
Chissà papà dov'era! Era uscito?
No non poteva essere perché non mi aveva salutata. Forse era in cucina...
« So please, I know you baby, I know you baby. So please, I know you baby, I know you baby. »
Andai a controllare, socchiudendo la porta, ma non c'era nessuno. Solo un bicchiere con del ghiaccio e del liquido ambrato mezzo vuoto.
The?
« Chemicals rushing in, I know that' it's you that I belong to... »
Mi sedetti sul divano in attesa di mamma.
« I’m burning like a cannonball in the air. Crashing into who I belong to... »
Non capivo perché papà la trascurasse così tanto però!
Era bellissima! E molto buona e generosa con tutti! Cosa c'era di brutto in me poi? Perché papà non mi considerava? Perché non sono una brava bambina?
« I have been patient, but slowly I’m losing faith! »
Fissai le punte delle calze, giocherellando con i libri. Dovevo essere più carina per piacergli? Cosa c'era di sbagliato in noi, uffa...?!
« So please, I know you baby, I know you baby. So please, I know you baby, I know you baby. »
Mamma ci metteva molto a tornare... era meglio che le andassi in contro, magari aveva bisogno di aiuto!
Andai verso lo sgabuzzino e la trovai, però papà la stava baciando!
Arrossii e mi nascosi dietro l'angolo coprendomi gli occhi con le mani.
« So please, I know you baby, I know you baby. So please, I know you baby, I know you baby. »
« Mi mancherete, tutte e due April, lo sai? »

« No Spirit, non lo so. »
Scappai sul divano appena in tempo, mamma tornò con il mio cappotto marrone lungo, gli scarponcini beige con il pelo e le stringhe rosate e la sciarpa rosa e il paraorecchie sottile bianco rosato. Papà la seguiva a pochi passi di distanza.
« Vieni a metterti le cose amore, su. »
Scesi nuovamente dal divano e mi infilai il tutto, papà mi aiutò a mettermi il cappotto e lo ringraziai con un sorriso tirato.
Anche mamma si infilò il cappotto e andò ad aprire la porta. Spirit mi strinse in un abbraccio e mi baciò la guancia.
« Ti voglio bene Maka, non importa cosa dice tua madre. Te ne ho sempre voluto mi hai capito? » mi sussurrò.
« Te ne voglio anch'io. Ma allora perché ci hai trascurate? » mi lamentai.

« Maka, andiamo su. » mamma zittì Spirit ancor prima che potesse aprir bocca.
Sembrava quasi annoiata adesso.
« Sì. » mormorai, lasciai un bacio sulla guancia a papà e uscii.
« The shadows of your heart. Are hanging in the sweet, sweet air... »
La macchina era parcheggiata davanti al vialetto, aprii la portiera e mi agganciai la cintura, la maccina partì con delle fusa silenziose. Dal finestrino vidi papà sulla soglia che ci guardava andare via.
« I know you baby, the secrets that you hide, control us and it's just not fair.... I know you baby.»
« Andrà tutto bene, coraggio Maka. Sei stata bravissima. » mi disse mamma sporgendosi dal sedile davanti per accarezzarmi la guancia.
Annuii.
« The shadows of your heart. Are hanging in the sweet, sweet air... »
Appoggiai la testa al finestrino lasciandomi cullare dalla macchina, osservando le gocce di pioggia sul vetro luccicare se superavamo un lampione.
« I know you baby, the secrets that you hide, control us and it's just not fair.... I know you baby.»
E cullata dalla macchina e dalla melodia finalmente mi addormentai.


°°° Qualche minuto prima, a New York °°°

« Ti hanno strigliato per bene, fratellino? » la voce pacata di mio fratello mi fece sobbalzare e irritare al tempo stesso.
Cosa ci faceva in camera mia per di più sveglio a quell'ora di notte?
« Penso che tu sappia già la risposta. » ribattei cercando di sembrare calmo, o quanto meno distaccato. « Il tuo cruccio non lo capirò mai, devo essere onesto. » scosse la testa e guardò pensieroso fuori dalla finestra.
Deglutii, avevo una sete tremenda, quanto tempo ero stato lì dentro?
« Non saprei, forse perché non è un vero e proprio cruccio? » ribattei.
« Non usare quel tono con me. Se non ti preoccupa allora come mai tutta questa resistenza? Vuoi fare un dispetto a mamma e papà? » chiese seguendomi fuori dalla stanza, dirigendomi verso il bancone a isola della cucina, presi un bicchiere e lo riempii d'acqua.
« Per niente anche se questa prospettiva mi piace. » risposi prosciugando metà bicchiere in un solo sorso.
« E allora perché ti stai ostinando a non volerci andare? » mi chiese spostando nervosamente il peso da un piede all'altro.

Fissai lo sguardo sulla parete finestra del grattacielo. New york di notte era bellissima, una luce intensa in mezzo all'oscurità. Ma non ci ero nato e un po' lo rimpiangevo.
Prosciugai l'altra metà del bicchiere e mi misi le mani in tasca.
« Ti dispiace lasciarmi solo un momento adesso? Sono appena uscito da una discussione con i nostri, ne avrei bisogno. » lo liquidai guardandolo di sbieco.
Lui esitò, non voleva darmela vinta. Ma alla fine scosse piano la testa e sospirando se ne andò verso camera sua.
« Me ne vado, sono stanco. Ma non pensare che la conversazione sia finita qui. » borbottò appena prima di chiudersi in camera.
Espirai bruscamente. Mi ci voleva sempre un bel po' della mia buona volontà per parlare con Wes e mi dava fastidio il fatto che cercasse di capirmi ora. Perché per lui tutto quello che pensavo io era un qualcosa di alieno, era sempre stato d'accordo con i nostri in tutto in fondo.
Il problema in quel momento era che avevo ceduto alla fine. Dovevo andare in quella nuova scuola, sarei partito domani e l'unica nota positiva era il fatto che me ne sarei andato dai miei e da Wes.

Misi giù il bicchiere e mi diressi verso il pianoforte, avevo bisogno di suonare in quel momento. La sala era grandissima mi resi conto. Ci stava una cucina, un tavolo lucido nero dove ognuno mangiava in orari diversi, una poltrona di pelle bianca davanti a un grande e costoso televisore ricurvo e più in là su un ripiano un pianoforte.
Che i miei avessero soldi era l'eufemismo dell'anno.

Mi sedetti sulla seggiola e posai le dita sui tasti. Il motivo principale perché non volevo andare però... era perché ognuno lì avrebbe dovuto avere un compagno. Ma io non volevo nessun altro, volevo rimanere da solo con me stesso.
Feci una piccola pressione con un dito e un sol vibrò nell'aria.
Ma era anche che non ce la facevo più a restare qui...
Una melodia mi volteggiò nella mente e iniziai a suonarla senza fretta, se pensavo alla quantità di gente che là mi avrebbero riconosciuto solo per il mio cognome mi sentivo male.

Lui è della famiglia dei grandi Evans, come sarà bravo a suonare allora!
Bleah... tutto ciò era molto poco fico, soprattutto per il fatto che non ero affatto bravo. Mio padre si faceva il sangue amaro per farmi imparare e da quando avevo cinque anni ad adesso qualcosa avevo effettivamente imparato ma non era abbastanza per lui. Mi aveva insegnato a suonare molti strumenti tra cui la chitarra, il flauto traverso, l'arpa, il violino, l'oboe, il clarinetto e il flauto di pan. Con quest'ultimo mi ero divertito dovevo ammetterlo. Ma lo strumento con cui avevo trovato più affinità è stato il pianoforte, mentre per mio fratello il violino.
Il movimento delle mie dita si fece più risoluto e ogni pensiero lo scaricavo sui tasti.
Adesso basta, avevo bisogno di non pensare più a niente... chiusi gli occhi e mi immersi completamente nelle note finché, non avrei saputo dire se per mia fantasia o altro, sentii una voce femminile accompagnarmi nelle note.


°°°

Angolo della diversamente sana di mente:
.......
vi prego non guardatemi male per questo obbrobrio, figlio di un'idea scabrosa TTT-TTT
Comunque! * fa un acuto a mo di Olaf di frozen * Ho letto molte fic qua dentro e in alcune di esse si menzionavano le carte da gioco! *Q*
E allora mi sono detta... perché non mettere in ballo anche le carte dei Tarocchi che poverette poi si sentivano trascurate (WHAT?! O.O) >///< *^*
Oh Beh! ^w^
Spero vi abbia incuriosito!
Baci,
Vοστρα Ανα ❤
   
 
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