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Autore: Angel Selphie    29/03/2015    1 recensioni
Liam sta per sposarsi con Sophia, ma non tutti sembrano prendere bene questa notizia.
Dal testo:
"Di tutte le cose che potrebbe dire, questa è proprio la più banale. E idiota. Ed è perfettamente inutile che Zayn lo fissi così, con quel sopracciglio alzato e l'aria interrogativa, come se si aspettasse qualcosa.
Quel qualcosa non arriverà."

[Niam]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice:
Allora, giusto un paio di premesse prima di iniziare.
Innanzitutto ci tengo a dire che questa fanfiction è dedicata ad Anna, perché se non fosse stato per lei a quest'ora manco saprei dell'esistenza degli One Direction, ergo questa schifezza non sarebbe mai nata. Quindi un grazie immenso alla mia illegal girl per tutto lo spam e i momenti di stalking violento, oltre che per la sua amicizia: sai che ti adoro, non te lo ripeterò mai abbastanza, e spero che aver letto in anteprima questo obbrobrio ti abbia tirato su il morale almeno un po'!
Passiamo ora alla fanfiction vera e propria.
L'ho indicata come OOC perché non seguo da molto questo fandom, quindi mentirei se vi dicessi che conosco alla perfezione i caratteri dei ragazzi: mi sono basata su quello che ho potuto desumere dai pochi video/interviste che sono riuscita a guardare, per cui ho preferito mettere le mani avanti cosicché chiunque si appresti a leggere non si trovi davanti a brutte sorprese! Trattasi comunque di una AU slash (non mi smentisco mai): adoro Niall e Liam, sono troppo bellini insieme, non potevo non ricamarci sopra, figuriamoci. Se non amate le Niam, non è storia che faccia per voi. Ho inoltre inserito microscopici accenni Larry e Zerrie, ma sono talmente irrilevanti che non mi ci soffermo nemmeno.
Ultimo punto: sia chiaro fin da subito che non ho assolutamente nulla contro Sophia, la fidanzata di Liam. Il fatto che nella fanfiction certi riferimenti a lei siano fatti in termini poco lusinghieri è ad esclusivo fine narrativo, insomma è un espediente che ho utilizzato per costruire la trama. Spero che i lettori non traggano conclusioni sbagliate, perché mi sono accorta c'è una categoria di fans che da questo punto di vista sono abbastanza "agguerrite" (mettiamola così).
Detto questo, vi auguro una piacevole lettura, e vi invito a recensire: il vostro parere è importantissimo per me, quindi fatevi avanti! ^^
Disclaimers:
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere o delle preferenze sessuali delle persone protagoniste della fanfiction, nè offenderle in alcun modo.

Note dell'autrice:
Allora, giusto un paio di premesse prima di iniziare.
Innanzitutto ci tengo a dire che questa fanfiction è dedicata ad Anna, perché se non fosse stato per lei a quest'ora manco saprei dell'esistenza degli One Direction, ergo questa schifezza non sarebbe mai nata. Quindi un grazie immenso alla mia illegal girl per tutto lo spam e i momenti di stalking violento, oltre che per la sua amicizia: sai che ti adoro, non te lo ripeterò mai abbastanza, e spero che aver letto in anteprima questo obbrobrio ti abbia tirato su il morale almeno un po'!
Passiamo ora alla fanfiction vera e propria.
L'ho indicata come OOC perché non seguo da molto questo fandom, quindi mentirei se vi dicessi che conosco alla perfezione i caratteri dei ragazzi: mi sono basata su quello che ho potuto desumere dai pochi video/interviste che sono riuscita a guardare, per cui ho preferito mettere le mani avanti cosicché chiunque si appresti a leggere non si trovi davanti a brutte sorprese! Trattasi comunque di una AU slash (non mi smentisco mai): adoro Niall e Liam, sono troppo bellini insieme, non potevo non ricamarci sopra, figuriamoci. Se non amate le Niam, non è storia che faccia per voi. Ho inoltre inserito microscopici accenni Larry e Zerrie, ma sono talmente irrilevanti che non mi ci soffermo nemmeno.
Ultimo punto: sia chiaro fin da subito che non ho assolutamente nulla contro Sophia, la fidanzata di Liam. Il fatto che nella fanfiction certi riferimenti a lei siano fatti in termini poco lusinghieri è ad esclusivo fine narrativo, insomma è un espediente che ho utilizzato per costruire la trama. Spero che i lettori non traggano conclusioni sbagliate, perché mi sono accorta c'è una categoria di fans che da questo punto di vista sono abbastanza "agguerrite" (mettiamola così).
Detto questo, vi auguro una piacevole lettura, e vi invito a recensire: il vostro parere è importantissimo per me, quindi fatevi avanti! ^^
 
Disclaimers:
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere o delle preferenze sessuali delle persone protagoniste della fanfiction, nè offenderle in alcun modo.



I'LL FIX YOU
 
-Liam si sposa il mese prossimo.-
Per poco la birra non gli va di traverso, deglutire sembra improvvisamente impossibile, e per qualche istante Niall crede sul serio di soffocare.
Ma è solo un attimo, un battito di ciglia, prima di riuscire miracolosamente a ricomporsi.
-Quando l'hai saputo, Zayn?-
La voce gli esce più roca e incerta di quel che vorrebbe e no, non centra niente con il principio di soffocamento di qualche istante fa, anche se gli piacerebbe tanto crederlo.
-Me lo ha detto lui qualche giorno fa. Veramente è passato a trovarci, voleva consegnare di persona l'invito a me e a Perrie.-
-Capisco.-
Di tutte le cose che potrebbe dire, questa è proprio la più banale. E idiota. Ed è perfettamente inutile che Zayn lo fissi così, con quel sopracciglio alzato e l'aria interrogativa, come se si aspettasse qualcosa.
Quel qualcosa non arriverà.
Non arriverà perché, semplicemente, è troppo tardi. E non importa quanto il suo diaframma sembri improvvisamente incapace di funzionare, non importa che si senta come se gli avessero appena rifilato un gigantesco calcio nei coglioni, non importa che si stia mordendo il labbro inferiore a sangue per impedirsi di urlare.
-Niall...mi dispiace.-
La mano di Zayn si posa sulla sua, quasi a significare che beh, in un modo o nell'altro andrà tutto bene, e lui vorrebbe crederci, sul serio, ma è così maledettamente difficile...e doloroso.
-Anche a me, Zee.-
Cerca di mantenere un tono neutro, perché è la cosa più semplice. Meno dà a vedere quanto è a pezzi, meno dovrà fornire spiegazioni, rispondere a domande scomode, affrontare sentimenti che preferirebbe ignorare.
Non che creda di darla a bere al suo amico, oh no, Zayn non è idiota, ma spera che mostrarsi quanto più indifferente possibile sia la tattica giusta per evitare complicazioni.
-Vuoi...parlarne?-
No, non vuole parlarne, non vuole assolutamente.
Con un'ultima sorsata svuota il boccale, traffica per qualche secondo con il portafoglio, da cui estrae una spiegazzatissima banconota da cinque sterline che posa con noncuranza sul tavolo, e poi si alza di scatto, recuperando la giacca.
-Scusa Zayn, è meglio che vada. Salutami Perrie.-
-Ok...ci sentiamo presto, Nialler.-
-Sì, a presto.-
E con un vago gesto della mano, che vorrebbe essere un saluto, Niall esce dal pub, gli occhi del suo amico puntati addosso e un terribile peso all'altezza del cuore.
 
Quando si sveglia, la fredda luce proveniente dal televisore gli ferisce gli occhi. Fuori è già buio, e con una rapida occhiata al display del cellulare si rende conto che è quasi mezzanotte, che ha saltato la cena, e che con ogni probabilità Zayn ha parlato.
Ci sono una decina di chiamate perse (una di sua madre, le altre di Hazza e Lou) e almeno altrettanti sms, e obiettivamente non ci vuole un genio per capire che il suo amico deve aver raccontato agli altri della loro uscita di quel pomeriggio.
Maledetto pakistano dalla bocca larga, la prossima volta che lo vedrà si premurerà di incollargli le labbra con la colla a presa rapida!
Decide comunque di ignorare chiamate e messaggi, è tardi, ha sonno e non ha nessuna intenzione di farsi psicoanalizzare o chissà che.
Servirebbe a qualcosa? No.
E poi...era ovvio che sarebbe andata a finire così, cosa si aspettavano?
Liam si sposa con Sophia? Beh, non è affare che lo riguardi. Tutto ciò che fa Liam non è più affare che lo riguardi da un anno e mezzo a questa parte. E anche se fa male, anche se fa così dannatamente male da impedirgli perfino di respirare, lui non può farci proprio niente, solo tentare in silenzio di affogare il dolore e cercare di convincersi che prima o poi passerà, che un bel giorno si sveglierà e magicamente quella stretta al petto non ci sarà più, che tutti quei sentimenti che costantemente minacciano di sopraffarlo si saranno dissolti nel nulla.
Con uno sbuffo agguanta il telecomando e spegne la tv, poi si alza (non senza qualche difficoltà) dal divano, e usando il cellulare come torcia improvvisata si fa strada a tentoni verso la camera da letto.
Dovrebbe quantomeno farsi una doccia, ma in questo momento non ne ha nessuna voglia, il suo unico desiderio è tornare a dormire, e magari fingere, anche solo fino a domattina,che la giornata di oggi sia stata solo uno stupido, fottuto incubo.
È con questa speranza malsana che si lascia cadere tra le lenzuola, senza nemmeno darsi pena di cambiarsi e indossare il pigiama...e prima di potersene rendere davvero conto, la stanchezza ha il sopravvento su tutto il resto, permettendogli di scivolare nel mondo dei sogni.
 
-Vaffanculo, Liam!-
-Nialler...aspetta, io...-
-Un cazzo, aspetta un cazzo, hai capito?-
Il libro di storia della musica attraversa la stanza in un lampo, manca la testa di Liam di pochi centimetri e si schianta con un rumore secco contro la parete, prima di cadere a terra con un tonfo.
-Lasciami spiegare...-
-Oh sì, Liam, ti prego illuminami! Perché io proprio non riesco a immaginare perché cazzo ti stavi dando metri di lingua con quella...quella...-
La voce di Niall è pericolosamente incrinata, e cazzo no, non vuole piangere, non davanti a quello stronzo, non gliela vuole dare questa soddisfazione!
-Niall...Nialler, mi dispiace! È solo che io...-
Non ha nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia, il bastardo.
-Tu cosa? Nh? Credi che io sia stupido? È questo che credi? Pensi che non mi fossi accorto di quanto le cose tra noi sono cambiate da un mese a questa parte? Eppure mai, MAI avrei pensato a questo! Ed io, povero idiota, mi sono scervellato come un matto per tentare di far funzionare le cose, e questo solo perché TU hai deciso di mandare tutto a puttane per scoparti quella baldracca, Cristo!-
Sta urlando, sta urlando talmente forte da sentire la gola pizzicare, e sì dev'essere per quello che gli occhi gli lacrimano, perché no, lui non sta piangendo.
Liam muove qualche passo in avanti, allunga il braccio verso di lui come se volesse fargli una carezza.
-Ni, ti prego...-
-Non mi toccare!- sibila, -Non osare toccarmi, vaffanculo, vaffanculo non ci devi nemmeno provare hai capito? È finita, Liam, sei libero di andartene dalla tua troietta! E per favore, risparmiami i tuoi "mi dispiace" del cazzo! 'Fanculo, mi fidavo di te, ti ho dato tutto me stesso e in cambio di cosa?-
Ormai non prova nemmeno più a trattenere le lacrime, è inutile, e chi se ne frega se gli sta dando soddisfazione.
-Scusa, Niall...-
Liam è lì, a capo chino, gli occhi lucidi e l'espressione disperata, e una piccola parte di Niall vorrebbe davvero poter credere alle sue scuse, vorrebbe davvero cancellare tutto e fingere che non sia accaduto nulla, Dio solo sa quanto lo vorrebbe...ma nel profondo sa che non può farlo, sa che non potrebbe mai accettare di soprassedere su una cosa del genere.
Per quanto lui ami Liam (e probabilmente non smetterà mai di amarlo), non può andare avanti così, non dopo aver visto la sua fiducia e i suoi sentimenti venir calpestati in questo modo.
-Vattene.-
È solo un sussurro, ma nel silenzio risuona più fragoroso di un tuono.
Non ha bisogno di ripeterlo una seconda volta: Liam gli lancia un ultimo sguardo, confuso, disperato, spezzato, poi con una lentezza quasi innaturale si volta e a passi lenti esce da quell'appartamento, richiudendosi la porta alle spalle.

 
Niall si alza a sedere di soprassalto, gli occhi spalancati, il fiato corto e il cuore che gli martella nel petto. Impiega qualche secondo prima di riuscire a mettere a fuoco la sua camera da letto, e quando si stropiccia gli occhi si rende conto che sono umidi di lacrime.
Odia quel sogno, che sogno non è, il maledetto flashback di quel giorno di un anno e mezzo fa, il giorno in cui ha perso l'unica persona che per lui davvero contasse, il suo migliore amico, il suo amante e - Dio, odia essere così sdolcinato! - la sua anima gemella.
Si erano conosciuti alle elementari, lui e Liam, e per chissà quale motivo erano diventati amici, sebbene i loro caratteri fossero diametralmente opposti.
Erano praticamente cresciuti insieme, quasi in simbiosi, insieme avevano affrontato le prime feste, le prime cotte, le prime delusioni amorose. Avevano condiviso successi e disfatte, risate e lacrime, sempre insieme perché sapevano di poter contare l'uno sull'altro. Il loro legame, col trascorrere degli anni, si era rafforzato sempre di più; nemmeno la scelta di frequentare due università differenti (l'accademia musicale Niall, la facoltà di economia e commercio Liam) li aveva allontanati, nonostante i ritmi di studio serrati e il poco tempo libero a disposizione.
Niall tuttora non sa quando le cose tra loro hanno iniziato a cambiare; non si era trattato di un'illuminazione improvvisa, di un colpo di fulmine o di una di quelle stronzate da commedia romantica. Semplicemente, col tempo si era reso conto che all'affetto si erano pian piano aggiunti l'attrazione fisica e il crescente desiderio di poter essere per Liam qualcosa di più.
Era successo tutto un sabato sera, uno dei tanti trascorsi insieme a guardare un film, due ventunenni spalmati sul divano, con una tonnellata di popcorn al burro e una lattina di birra in mano: a fine serata Niall aveva accompagnato il suo migliore amico alla porta e lì, prendendo il coraggio a quattro mani, lo aveva baciato. Non era stato altro che un rapido sfiorarsi di labbra, ma Liam non lo aveva respinto, no: gli aveva rivolto un sorriso dolce e un po' imbarazzato, e poi lo aveva baciato a sua volta.
Non c'era stato bisogno di parole, di dichiarazioni di eterno amore o di frasi sdolcinate; la loro storia era iniziata così, timidamente, quasi in punta di piedi, naturale come qualsiasi cosa era sempre stata tra loro due, ma non per questo meno bella, meno intensa o meno coinvolgente.
Niall sospira, si passa con rabbia le mani sul viso, quasi che con quel gesto potesse esorcizzare la crisi di pianto che -lo sente - se ne sta lì in agguato, perché è sempre così quando si concede il lusso di ripensare a quei due anni, i più belli della sua vita.
Ok, non che fossero stati due anni di rose, cuoricini, unicorni e arcobaleni. I litigi e i momenti di crisi c'erano stati, come in tutte le coppie, e di problemi ne avevano dovuti affrontare, primo fra tutti l'accettazione della loro sessualità. Perché, non facciamo gli ipocriti, rendersi conto di essere quantomeno bisessuali e riuscire a metabolizzarlo non è comunque facile.
E, a ripensarci, Niall lo sa che è stato questo il vero punto critico nella loro relazione, quello che li ha portati alla rottura.
Lui ce l'aveva fatta, dopo infiniti sensi di colpa, rimuginazioni e notti in bianco, ad accettare di essersi innamorato di una persona del suo stesso sesso. Liam no: per quanto lo amasse (e Niall era certo che lo aveva amato), non era riuscito a far pace con se stesso, a capire che non c'era nulla di sbagliato in lui, ad accettare che si può innamorarsi di qualcuno a prescindere dall'involucro esteriore.
Prima che possa rendersene conto, un singhiozzo gli sfugge dalle labbra, seguito da un secondo, e poi da un terzo, ed improvvisamente si trova a piangere come un bambino, le mani tra i capelli e quel maledetto rospo in gola che minaccia di soffocarlo.
Lo sa che erano troppo giovani ed immaturi, lo sa che, nonostante quel sentimento così profondo che li legava, non erano pronti, lo sa che Liam lo ha tradito con Sophia perché era terrorizzato, e perché doveva dimostrare a se stesso di non essere "diverso", lo sa e lo odia per questo, perché se avesse avuto le palle forse le cose sarebbero andate in modo diverso. Forse ora sarebbe lui ad aspettare, emozionato come una sedicenne al ballo della scuola, di diventare ufficialmente il signor Payne.
Vorrebbe urlare, davvero, urlare fino a non aver più fiato, fino a farsi sanguinare le corde vocali, e invece tutto quello che gli esce è un patetico gemito strozzato e innaffiato di lacrime.
Stupido, stupido Niall, che ancora, dopo tutto questo tempo, non riesce a dimenticare, a voltare pagina ed andare avanti!
È davvero sfinito, distrutto, totalmente svuotato di ogni briciolo di energia; non gli resta più nulla in corpo, se non un opprimente senso di spossatezza che lentamente lo avviluppa, in una sorta di bozzolo accogliente, fino a farlo scivolare nel sonno.
 
Quella è stata solo la prima di una lunga serie di notti in bianco.
Ormai ha paura di essersi dimenticato la sensazione di piacevole annebbiamento che precede il sonno, l'intorpidimento fisico e mentale del mattino, quando la sveglia ti riscuote dal mondo dei sogni, o quel piacere che si prova a concedersi altri cinque minuti sotto le coperte.
Da un mese a questa parte, le sue notti sono un susseguirsi perfetto di immane difficoltà ad addormentarsi, sogni - incubi, per lo più - agitati e bruschi risvegli, che lo lasciano spossato come non mai, e l'avvicinarsi della data fissata per il matrimonio del suo ex fidanzato non fa altro che peggiorare le cose.
Naturalmente anche il suo umore ne risente notevolmente: Zayn non smette un secondo di ripetergli che ultimamente è simpatico come un gatto nero attaccato ai coglioni, Louis si offre di comprargli le pillole contro la sindrome premestruale, ed Harry si limita a fissarlo con uno sguardo a metà tra l'addolorato e l'esasperato.
Niall, molto pragmaticamente, ignora la cosa; abbozza un mezzo sorriso (sì, stranamente un po' ancora se lo ricorda, come si fa a sorridere), scuote la testa e ignora le provocazioni.
Quando a qualcuno dei suoi tre amici viene la malaugurata idea di domandargli cosa c'è che non va, alza le spalle e spara la prima cosa che gli viene in mente: un giorno sono i suoi studenti di musica che lo hanno mandato ai pazzi, un altro ha un mal di testa da mettere ko un elefante, un altro ancora è la stupida vicina di casa che lo ha svegliato alle sei del mattino con il rumore dell'aspirapolvere... Non si illude neanche per un momento di essere convincente, ma evidentemente quei tre trovano le sue spiegazioni abbastanza patetiche da capire che forse se le inventa solo perché, qualsiasi cosa lo stia turbando al momento, non ha voglia di parlarne.
Sa bene che questa situazione non può andare avanti per sempre, e che prima o poi sentirà il bisogno di sfogarsi e vomitare fuori tutto lo schifo che sta trattenendo da troppo tempo, ma per il momento ancora non se la sente, non è ancora pronto ad affrontare tutto questo, non ora che quella data è così vicina. Una volta che sarà tutto finito, che si troverà davanti al fatto compiuto, allora forse potrà permettersi di crollare, ma fino a quel momento dovrà essere forte e stringere i denti.
 
Sta giusto pensando a questo, quel venerdì sera.
Tra meno di 48 ore Liam si sposerà, e il pensiero gli sta facendo contorcere le viscere: da una parte l'idea che di lì a due giorni sarà tutto finito gli causa un malsano senso di sollievo, dall'altra lo sta lentamente, dolorosamente uccidendo. Le sta provando davvero tutte per distrarsi, dalla maratona di "Game of Thrones" a sessioni estenuanti di "FIFA 2013", ma per quanto si applichi lo sente lì, il fottuto pensiero, annidato come un tarlo che lentamente si sta scavando la via in un angolino remoto del suo cervello.
Per carità, a volte ci sono momenti - dei quali peraltro di sente particolarmente orgoglioso - durante i quali riesce a svuotare totalmente la testa, ma poi basta un attimo, un suono, un profumo, una qualsiasi altra banalità, ed ecco che un'ondata di panico arriva a sommergerlo, chiudendogli la bocca dello stomaco, mozzandogli il respiro e lasciandolo con un doloroso bisogno di accasciarsi sulla tazza del cesso e vomitare anche l'anima.
Tra le altre cose i suoi amici non gli stanno rendendo le cose più facili, perché sebbene siano così accorti da evitare per quanto possibile l'argomento (e Niall li adora per questo, davvero), è quasi impossibile per loro non lasciarsi sfuggire qualche riferimento qua e là, specialmente perché sono stati invitati tutti e tre al lieto evento.
Niall sospira pesantemente, gettando uno sguardo distratto all'orologio: è tardi, davvero tardi, e sa che dovrebbe provare ad andarsene a letto, ma l'idea di passare almeno un paio d'ore a rigirarsi tra le lenzuola come un ossesso nel tentativo di prendere sonno è tutt'altro che allettante.
Forse...forse potrebbe provare con una camomilla, solitamente i rimedi della nonna si rivelano sempre azzeccati, e poco importa che il suo rapporto con la suddetta bevanda sia del tutto sovrapponibile a quello del diavolo con l'acqua santa, se può servire a fargli guadagnare qualche ora di riposo. Così, dopo essersi alzato dal divano, si avvia ciabattando verso la cucina, dove mette sul fuoco il bollitore prima di mettersi a trafficare con ante e cassetti perché, maledizione, non riesce proprio a ricordarsi dove diavolo le ha messe, le maledette bustine di infuso.
La prima volta che suona il campanello la sua testa è talmente sepolta in uno stipetto, tra tazze, piattini, zuccheriere e altre amenità dello stesso genere, che nemmeno ci fa troppo caso, indeciso se scambiare quel trillo per un'allucinazione uditiva o attribuirne la provenienza alla tv, rimasta accesa in salotto. Ma quando il suono si ripete una seconda volta, dopo qualche istante di pausa, gli è ormai chiaro come il sole che, a dispetto dell'ora proibitiva, qualcuno si sta divertendo a scampanellare alla sua porta!
Un attimo...chi è il malato mentale che va in giro a suonare campanelli a quell'ora? Sono quasi le due di notte, e che cazzo!
Evidentemente la serie di improperi che sta borbottando tra i denti gli sta portando via troppo tempo, perché di lì a poco, manco a dirlo, parte il terzo molesto trillo.
Esasperato, si dirige a passo di marcia verso la porta d'ingresso, inveendo a voce decisamente troppo alta contro la gente inopportuna e cafona che non è in grado di capire che abitualmente di notte le persone dormono (e poco importa che lui sia ammorbato dall'insonnia, quelli sono dettagli), ben deciso comunque a prendere a male parole lo "scampanellatore" seriale non appena se lo troverà di fronte.
Ma quando, con un gesto brusco e stizzito, apre la porta d'ingresso, la voce gli muore in gola e le gambe gli si fanno molli come gelatina, tanto che se non fosse per la salda presa sulla maniglia, probabilmente si accascerebbe a terra come un sacco di patate.
Tenta invano di aspirare una boccata d'aria, ma sente i polmoni in fiamme, la gabbia toracica contratta, e un insopportabile senso di pesantezza alla bocca dello stomaco, quasi un annodarsi di viscere, mentre il cuore accelera il ritmo; batte talmente forte che non si stupirebbe nemmeno tanto se lo sentisse esplodere.
-Ciao...-
Lo sa, è un altro dei suoi fottuti incubi, perché davvero...che cavolo ci fa Liam James Payne davanti alla sua porta? Cos'è? Uno scherzo idiota? Un'allucinazione?
Non è divertente. Affatto.
E non sa che fare perché, cazzo, come dovrebbe comportarsi ora? Sbattergli l'uscio in faccia e correre a nascondersi sotto il letto? Afferrarlo per il colletto di quella orribile t-shirt verde schifo che indossa e baciarlo come se non ci fosse un domani? Prenderlo a calci nelle palle perché serve veramente una gran faccia di bronzo per presentarsi a casa sua dopo tutto quello che è successo? Ostentare calma e tranquillità - che attualmente davvero non possiede - ed intavolare una piacevole conversazione sul tempo?
Non lo sa, in questo momento sa solo che ha i neuroni in cortocircuito e una voglia incontenibile di sbattere ripetutamente le testa contro una qualsivoglia superficie rigida, nella speranza che ciò possa fargli venire un'illuminazione o, nella più tragica delle ipotesi, porre accidentalmente fine alla sua esistenza.
E mentre tutto questo casino gigantesco gli affolla il cervello se ne sta fermo lì impalato, lo sguardo vacuo e la bocca spalancata, con addosso il peggiore dei suoi pigiami e le babbucce a forma di testa di cane; e sa che sta veramente facendo la figura più patetica del mondo ma...non vi è forse abituato?
-Niall?-
Quel richiamo è a malapena udibile, ma tanto basta per farlo riemergere dall'insensato caos nella sua testa.
-Cosa vuoi?-
Sputa fuori quella domanda come fosse veleno, e non lo guarda in faccia nemmeno per un attimo perché sa che se lo facesse, se si concedesse quel lusso, sarebbe definitivamente perduto.
A quel punto Liam, che fino a quel momento ha sempre ostinatamente fissato il pavimento beige del pianerottolo, alza la testa ed è allora che Niall lo vede: è pallido come un cencio, gli occhi arrossati e lucidi, il labbro inferiore che trema impercettibilmente, e Cristo...sono lacrime, quelle?
-Non ci sposiamo più.-
Diretto.
Devastante.
Se Niall fosse una persona meschina, ne sarebbe felice. Se fosse una persona meschina, il suo cuore si metterebbe a fare le capriole. Se fosse una persona meschina, si permetterebbe di sperare.
Ma lui non è così, non lo è mai stato, e forse è uno stupido, forse è troppo buono, o forse è ancora terribilmente innamorato, perché vedere l'altro in quelle condizioni lo sta letteralmente polverizzando dentro.
-Entra, ti preparo qualcosa di caldo.-
 
Sono seduti uno accanto all'altro sul divano, due tazze di thè bollente appoggiate sul tavolino, ed è strano come quella situazione sia così familiare, così straordinariamente naturale e priva di imbarazzo, come se nulla fosse mai accaduto.
Si maledice mentalmente: non è normale sentirsi così a proprio agio, non è normale ricordare alla perfezione ogni minimo dettaglio dell'altro, ogni più piccola sfumatura del suo comportamento, il modo in cui compie ogni singolo gesto.
-Mi dispiace...per essere venuto da te a quest'ora. Ti ho svegliato?-
-No, tranquillo.-
La conversazione pare cadere, e per qualche momento si sente solo il leggero brusio di sottofondo prodotto dalla televisione.
È un silenzio strano, non imbarazzante ma carico di elettricità, di cose non dette, di spiegazioni mancate, e Niall sa che questa situazione di stallo non può durare perché, nonostante una parte di lui voglia vivere nel beato limbo dell'ignoranza, ci sono troppe cose da chiarire, troppe domande senza risposta, e non ha nessun senso procrastinare, servirebbe solo a farsi più male.
-Perché sei venuto da me?-
Liam si volta verso di lui e per un istante soltanto i loro sguardi si incontrano, ed è come se per quel brevissimo frammento di tempo al mondo esistessero solo loro due.
E poi, quel contatto si spezza.
-Io...non lo so.-
-Non lo sai?-
-No, cioè...è solo che...boh, mi è sembrata la cosa giusta da fare...-
-La cosa giusta da fare? Cazzo, Liam...mi stai prendendo per il culo? Cristo santo, ci siamo lasciati un anno e mezzo fa, da allora non ci siamo più parlati, sei sparito dalla mia vita e di te non ho praticamente più saputo nulla, e adesso...adesso, dopo tutto questo tempo, ti materializzi qui all'improvviso senza un motivo e mi dici che non ti sposi più, e mi vieni pure a dire che "ti sembra la cosa giusta" sganciarmi addosso 'sta bomba?-
Ok, sta urlando, sta decisamente urlando. E no, non voleva assolutamente far prendere questa piega alla conversazione, ma è come se gli argini che lo hanno aiutato a trattenere tutto il dolore, la rabbia e la frustrazione si stessero improvvisamente sgretolando, lasciando tracimare tutte quelle sensazioni che ha così disperatamente tentato di reprimere.
-Senti,- continua, cercando di mantenere il volume della voce entro il limite di decibel legalmente accettato, -io non so che cazzo ti dice il cervello! Saresti potuto andare da Zayn, avresti potuto buttare giù dal letto quei due conigli arrapati di Lou e Hazza, saresti potuto andare da tua madre, dal tuo cane o da chiunque altro ti comodasse ma...non da me, non da me per Dio! Non dopo tutti questi mesi, non dopo tutto questo tempo!-
-Nialler...-
-Non chiamarmi così, è da un bel pezzo che non sono più Nialler per te!-
-Mi dispiace.-
-L'ho già sentita, Liam!-
-Senti, il fatto è che...beh, non sono andato dagli altri perché non volevo andare da loro, non erano loro che avevo bisogno di vedere. Sono venuto qui perché...perché avevo bisogno del mio migliore amico!-
Sembra un incubo.
O un orrendo flashback.
Perché si sta ripetendo tutto un'altra volta? Perché lo ha fatto entrare? Perché non è stato capace di sbattergli subito la porta in faccia come avrebbe meritato? Perché, dopo tutto quello che è successo, è ancora così fottutamente innamorato di lui?
E poi...il suo migliore amico? Da dove gli è uscita questa?
-Il tuo migliore amico? Sì, lo ERO, lo ero una volta, prima che tu decidessi di mandare tutto quello che avevamo a puttane per sbatterti Sophia! Ero il tuo migliore amico e il tuo ragazzo, hai presente? E finché non ti si sono bruciati i neuroni, in linea teorica ero io quello che ti facevi, nel caso lo avessi dimenticato!-
Sa che sta straparlando, che sta dando i numeri e che molto probabilmente dopo questa sfuriata isterica e colossale meriterebbe di essere segregato a vita in una stanza imbottita di chissà quale cupo manicomio sperduto, ma a dirsela fra sé e sé non gliene importa più nulla. Dicono che se non hai niente, non hai niente da perdere, per cui arrivati a questo punto è meglio togliersi tutti i sassolini dalle scarpe.
-Niall, porca miseria tappa quella cazzo di bocca per cinque secondi e ascoltami!-
Sono seduti talmente vicini che Liam non impiega più di qualche secondo a scattare leggermente in avanti ed afferrarlo per le spalle, e lui davvero vorrebbe allontanarlo, non vorrebbe sentirsi così, si odia per questo ma...Dio, gli è mancato così tanto il contatto fisico che ora si sta chiedendo come è potuto sopravvivere senza fino ad oggi (sì, ok, è un pensiero da ragazzina alla prima cotta, ma adesso come adesso non gliene importa).
-Senti,- riprende l'altro, -lo so che ti ho ferito, va bene? Lo so e non c'è stato un singolo giorno in cui io non mi sia sentito una merda per quello che ti ho fatto, e mi dispiace così tanto che non puoi capire. Sono stato un imbecille, me ne rendo conto! Non ti biasimo se...se mi detesti, ok? Ne hai tutto il diritto. Eravamo troppo giovani, Ni, troppo immaturi. IO ero troppo immaturo, e stupido, e terrorizzato da tutto e da tutti, e non ero in grado di capire ed apprezzare la bellezza di quello che avevo! Sono stato così imbecille, ho rovinato tutto...-
Niall sente la presa su di lui rafforzarsi, la pelle che si fa bollente sotto il tocco dell'altro, e il cuore che va ai mille all'ora, mentre la testa inizia fastidiosamente a pulsare e un nodo gli si stringe in gola: se continua così tra poco allagherà di lacrime tutto il salotto, ma non può farci nulla. Rendersi conto che Liam gli sta chiedendo scusa perché ha veramente capito di aver sbagliato e vedere quanto sta male per quello che è accaduto lo sta letteralmente mandando in subbuglio.
Quello sguardo da cucciolo, quel modo forte ma delicato al contempo di toccarlo, quel viso così espressivo...merda, gli sono mancati, LUI gli è mancato da morire, e adesso che lo ha rivisto sarà troppo dura guardarlo andar via.
-È vero, hai rovinato tutto, Li...-
Si maledice nell'esatto istante in cui pronuncia quella frase, perché andiamo, doveva proprio lasciarsi scappare quel soprannome? Cos'ha al posto del cervello, un criceto che gira sulla ruota?
-Lo so, cazzo, ma ero così spaventato e stupido, allora!-
-E non avresti potuto semplicemente parlarmene, invece di andare dalla prima tizia che passava per strada e piazzarmi sulla testa un bel palco di corna?-
-Sì, avrei potuto e dovuto farlo...forse...forse così non ti avrei perso.-
Niall sospira, mentre la conversazione cade.
Sospira perché sembra che parlare stia rendendo tutto più incasinato, invece che più chiaro. E perché Liam lo sta ancora toccando, e ogni tanto gli rivolge quello sguardo dolce e disperato allo stesso tempo, e lui si sente così confuso, perso, esposto, e ha paura perché c'è una domanda che vuole fargli, una domanda che avrebbe dovuto porgli subito invece di lasciar degenerare la conversazione, ma è letteralmente terrorizzato dalla risposta che potrebbe ricevere, ora che si sente così vulnerabile.
-E...Sophia?-
Ecco, l'ha fatta, e adesso sul viso dell'altro si stanno dipingendo, una dopo l'altra, una marea di espressioni diverse, mentre la presa sulle spalle si allenta, trasformandosi in una carezza che, lenta, scende lungo le braccia e poi più giù, fino a che le loro mani non si sfiorano; e poi c'è solo un brivido, e le loro dita che si intrecciano, e il tempo che sembra riavvolgersi su se stesso; e ora davvero a Niall non importa più dove sono, né cosa è successo, non conta quello che accadrà quando Liam uscirà di nuovo da quella porta e dalla sua vita, conta solo il presente.
-Te l'ho detto, Nialler, non ci sposiamo più.-
-Ma...perché? Cioè, non sei costretto a dirmelo se non vuoi, non sono cazzi miei...-
-Vedi...Sophia è davvero una ragazza speciale, una persona meravigliosa e merita tutta la felicità possibile ma, anche se per un periodo sono stato convinto del contrario, io...non sono innamorato di lei. Le ho chiesto di sposarmi perché credevo fosse la cosa giusta da fare, pensavo che tra noi avrebbe potuto funzionare lo stesso, alla fine le volevo e le voglio tuttora un bene immenso. Ho voluto illudermi che, così facendo, nella mia vita sarebbe andato tutto al posto giusto, ma poi...-
Un breve silenzio, solo un attimo per riprendere fiato.
-Poi è successo qualcosa che mi ha aperto definitivamente gli occhi e, Dio, sono stato talmente cieco!-
Liam si interrompe ancora, il respiro leggermente spezzato, gli occhi un po' più lucidi, mentre coi denti si tortura il labbro inferiore, l'agitazione e la paura improvvisamente dipinti sul viso.
-Li, non devi per forza...-
-No, lasciami finire. Avevamo le prove in chiesa, oggi pomeriggio, e stava andando tutto così bene, e Sophia voleva provare l'ingresso perché tipo, nelle ultime due settimane non ha fatto altro che ripetere quanta paura avesse di attraversare la navata troppo piano o troppo in fretta. Così mi sono messo davanti all'altare, e quando mi sono voltato per vederla entrare ho capito che era tutto sbagliato, che non potevo andare avanti a prendermi e prenderla in giro, che...che, cazzo, non era lei che volevo vedere venirmi incontro, perché non aveva quegli assurdi capelli biondi, quei pazzeschi occhi azzurri e quel sorriso da idiota di cui mi sono innamorato tanto tempo fa...e che ancora amo!-
Bene.
Questo è uno scherzo.
Non lo sta dicendo sul serio, vero?
Non è possibile, deve avere le allucinazioni uditive, forse è tutta colpa del sonno arretrato perché...Liam James Payne non può avergli detto che non si sposa più perché lo ama ancora! Si rifiuta categoricamente di crederci.
Così si limita a fissarlo, anche perché in testa ha il blackout completo e probabilmente in questo momento non sarebbe in grado nemmeno di ricordarsi come si chiama, e poi è troppo impegnato ad imporsi di inspirare ed espirare correttamente e a cercare di fermare la tachicardia. Inoltre il suo stomaco sta letteralmente ballando la macarena, e davvero non sarebbe il caso di vomitare anche l'anima.
-Niall, ascolta...io...non ti sto chiedendo nulla, ok? So che sei furioso con me, non te ne faccio una colpa, lo capisco, e se non vorrai vedermi mai più mi sta bene, ne hai tutte le ragioni! Non ti chiedo di ricambiarmi, né di sposarmi domani, ma...per favore, se pensi che ci sia un modo in cui io possa ancora far parte della tua vita, qualsiasi esso sia...ti prego, dimmelo!-
-Liam, non lo so...come posso sapere che non getterai di nuovo tutto alle ortiche, nh? Me la sono già presa sui denti una volta, e ne sto ancora pagando le conseguenze; chi mi garantisce che non succederà di nuovo? Come diavolo faccio a fidarmi ancora?-
È in quel momento che i loro sguardi si incrociano, e gli basta così poco per capire che è sincero, che è cresciuto, che non gli ha detto tutte quelle cose solo per prenderlo in giro, bensì perché le sente davvero; gli è così facile scorgere l'amore, adesso, perché il modo in cui lo sta accarezzando con gli occhi è lo stesso miscuglio di timore, adorazione, tenerezza e desiderio dei loro inizi, di quei primi timidi baci che sembrano appartenere a una vita fa.
Ha paura, una paura fottuta, è inutile negarlo, ma è la stessa identica paura che legge anche sul viso dell'altro, e magari sta per commettere l'errore più grande della sua vita, ma lo ama, lo ama con tutto se stesso e fintanto che sarà così, a dispetto di tutto, varrà sempre e comunque la pena provarci.
-Nialler, perché non...perché non proviamo semplicemente a ricominciare da zero?-
-Da zero?-
-Sì, da zero. Se vuoi ti faccio vedere come si fa. Allora...piacere, mi chiamo Liam James Payne, ho quasi 25 anni, e lavoro come impiegato in una banca. Adoro "Toy Story" e mi piace da matti cantare. Tocca a te, ora.-
Lo guarda, perplesso.
Ma in fondo...perché no?
-Uhm, ok! Io...io sono Niall James Horan, anch'io ho quasi 25 anni e faccio l'insegnante di musica. Sono irlandese, ho una storia d'amore col cibo e la mia passione è suonare la chitarra.-
Sorride, sorride come un ebete perché è una cosa così stupida quella che stanno facendo, specie se pensa che fino a mezz'ora prima si stavano ancora urlando addosso, eppure ora come ora sa che non ha bisogno di altro.
-E dimmi, Niall James Horan, cos'altro ti piace?-
Non sa come è successo, non sa quando si sono avvicinati così tanto, ma ormai sono seduti uno accanto all'altro, le gambe che si sfiorano, le mani ancora unite e, Cristo santo, il viso di Liam è così vicino al suo...
-Mi piaci tu.-
Lo sussurra appena, poi con uno scatto repentino gli si getta letteralmente addosso e lo bacia, perché lo fa stare bene, perché improvvisamente il peso ed il dolore sordo che lo hanno accompagnato in tutti questi mesi sono scomparsi, perché si amano ancora, e sa che stavolta sarà diverso, che saranno in grado di far funzionare la loro storia, che il suo Leeyum è tornato per restare.
 
Quella notte fanno l'amore una, due, tre volte.
La prima volta è sul divano, subito dopo quel bacio, ed è un amarsi così disperato, così urgente, quasi rabbioso, eppure così perfetto. Non c'è dolcezza, per quella ci sarà tempo, ora come ora c'è solo il bisogno viscerale di sentirsi, toccarsi, imparare di nuovo a conoscersi, e meravigliarsi di come non si siano dimenticati, di come siano così terribilmente perfetti insieme, di come i loro corpi ancora reagiscano con tanta familiarità l'uno all'altro. È un voler rimarcare continuamente il reciproco possesso, un cancellare tutta la sofferenza causata da un anno e mezzo di separazione, ed è tutto così intenso da essere quasi doloroso. Non si dicono "ti amo", non ce n'è bisogno, sono i loro gesti a parlare per loro.
La seconda volta accade quando, ripresisi da quell'amplesso che sembra averli consumati, decidono che farsi una doccia non è poi un'idea così malvagia. E lì, sotto il getto d'acqua calda, da un bacio ne segue un altro, e poi un altro ancora, il fiato sempre più corto e il fuoco dentro, le mani di Liam che tracciano ogni linea del suo corpo, il desiderio sempre più intenso, tanto da stordirli, un mantra senza fine di "ti voglio", e "mi sei mancato", il piacere dell'altro l'unica cosa che sembra contare davvero.
Quando un'ora dopo riescono finalmente a riemergere dal bagno sono letteralmente esausti, eppure Niall crede di non essersi mai sentito meglio in vita sua.
Se qualcuno quella mattina gli avesse detto che entro 24 ore si sarebbe sentito l'uomo più felice sulla faccia della terra gli avrebbe prima riso in faccia e poi lo avrebbe simpaticamente preso a pedate. Invece...invece adesso lo è davvero, e sembra tutto così perfetto che quasi lo assale la paura che possa finire tutto da un momento all'altro.
È con una punta di paura nella voce che chiede a Liam se vuole fermarsi a dormire da lui, ma quando lo vede sorridere e sente due dita sfiorargli una guancia capisce che la sua ansia era del tutto immotivata e che non c'è nulla da temere, non più. Così si addormentano abbracciati, il profumo di bagnoschiuma e lenzuola di bucato a cullarli e guidarli lentamente nel mondo dei sogni.
 
La terza volta che fanno l'amore è proprio quella notte, quando Niall si sveglia di soprassalto, con le lacrime agli occhi e un tremore che sembra non voler accennare a smettere.
Impiega qualche secondo a realizzare che è stato solo un fottuto incubo, e sa che Liam è lì accanto a lui e non c'è niente di cui aver paura, ma non riesce proprio a smettere di tremare e, Cristo, non vuole svegliarlo, non vuole fare la figura della mammoletta e soprattutto non lo vuole disturbare.
Ma è chiaro che non ha fatto i conti col sonno leggero dell'altro.
-Nialler...che succede? Stai tremando come una foglia!-
-Niente, solo un brutto sogno...-
Nasconde il viso nell'incavo del suo collo, mentre sente un braccio cingergli la vita e una mano iniziare ad accarezzargli la testa, le dita che scorrono lentamente tra i capelli.
-Ehi, ci sono qui io adesso!-
Quella voce arrochita che gli accarezza l'orecchio dovrebbe davvero essere illegale, specie ora che continua a sussurrargli quanto lo ama, quanto sia felice di fare ancora parte della sua vita, quanto sarà in grado di dimostrargli che è cambiato e che non commetterà mai più lo stesso errore, che lui è tutto ciò che desidera. E quando poi le parole cominciano ad essere intervallate dai baci, quando la mano che gli accarezzava i capelli scende a sfiorargli lo zigomo, il profilo del mento, il collo, quando quella bocca così invitante inizia a scendere verso le clavicole e poi più in basso...allora capisce di essere totalmente, felicemente perduto.
-Grazie di avermi permesso di tornare a far parte della tua vita.-
-Grazie di essere tornato a farne parte.-
-Ti amo, Niall James Horan.-
-Ti amo anch'io, Liam James Payne.-
 
FINE

 

  
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