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Autore: Francesca_9    29/03/2015    0 recensioni
Isabella Ferreira è un'aspirante designer di moda, ritornata da poco dall'Europa per godersi la sua vecchia città natale. Catapulta in un disastro economico dell'azienda di famiglia, ovvero la Ferreira Industrial,specializzata nella produzione di gioielli, sarà costretta a soffermarsi in America per aiutare sua madre nel ripristinare l'attività. Così facendo si scontrerà con l'affascinante Dayan Scott, nastro nascente dell'editoria,intendo ad acquistare ,ad ogni costo,quote della Ferreira.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'In questo capitolo sono presenti degli ****: indicano un flashback' 
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Il vapore che fluttua nella stanza, associato ad un'aria calda che quasi mi provoca le vertigini, crea un ambiente tremendamente rilassante. 
Mi appoggio al muro gelido della doccia emanando un respiro intenso. Porto le mani al collo facendo roteare la testa. 
Dayan. 
È così che si chiama...ha un bel nome. 
Dio, magari fosse soltanto quello. 
La sua voce è dannatamente carezzevole, appena appena roca. 
Nonostante riesca a mandarmi in estasi, potrei restare (ore) in silenzio ad ascoltarlo. La sensazione che mi provoca è appagante, piacevole. 
Chiudo gli occhi cercando di liberarmi da queste emozioni inspiegabili. 
Il suo sguardo dolce e limpido si fa strada nei miei pensieri facendomi sobbalzare. 
Ho la sensazione che lui possa guardarmi mentre sono in questo stato. 
Che stupida. 
Sono una stupida!. 
Devo assolutamente togliermelo dalla testa, altrimenti finirò col farmi brutte illusioni. 
Lui non ha sguardi per me. Io sono una spettatrice immobile dei suoi movimenti. Siamo semplicemente 'conoscenti'. 
Esco dalla doccia, dopo aver sigillato il rubinetto, afferrando l'asciugamano. 
Sciolgo i capelli con lo scopo di pettinarli. 
Odorano ancora. 
Una volta terminato, mi dirigo nella mia stanza. 
Metto in modo goffo il deodorante e indosso una maxi t-shirt con un leggins nero. 
Mi sento così strana. 
Un misto tra sconforto e contentezza. 
Scuoto la testa andandomene in soggiorno. Accedo la tv in cerca di qualcosa di interessante da vedere. 
Non so nemmeno se aspettare Cri, in caso non avesse le chiavi. 
Sospiro accorgendomi che passano la mia serie-tv preferita: The Mentalist. 
Questa è una delle mie scene preferite.
'Sto cercando qualcuno di cui potermi fidare...qualcuno forte, qualcuno in pace con se stesso, qualcuno migliore di me, qualcuno che conosca il lato peggiore di me e mi sappia amare lo stesso...'
È incisa nella mia mente. Ricordo ogni singola parola. 
Qualcuno suona il campanello della porta attirando la mia attenzione. 
-Chi è?. -
Urlo in attesa di una risposta. 
-Sono Legh-Anne. -
Merda. 
Mi alzo di scatto raggiungendo l'ingresso. 
È incazzata. Lo avverto dal tono di voce.
Apro la porta trovandomela con le braccia congiunte al petto ed uno sguardo truce. 
-Tu hai dei seri problemi. Sono due giorni che non rispondi alle mie chiamate. -
Sbraita passandomi davanti. 
Con tutto quello che è successo, ho dimenticato di richiamarla o lasciarle un messaggio. 
Sono impossibile. 
-Mi dispiace. -
Gli dico con un filo di voce. Devo dire che, in questo momento, mi fa paura. 
-Oltre a delle scuse, mi devi anche delle spiegazioni. -
-Tu vuoi che sia sincera con te, no?. -
-Che domande fai?. -
Dice colpita da ciò che le ho appena chiesto. 
-Bene. Sono state due giornate di merda, dove ho cercato di tenermi occupata per non pensare. Ero di pessimo umore e non volevo rovinare la giornata a nessuno. -
Replico tutto d'un fiato portandomi le mani alla fronte. 
Sto peggio di stamattina. 
-Non ti ho mai visto così... -
Legh-Anne mi osserva con la bocca spalancata. 
Che carina. Si deve essere preoccupata, e vedendomi così non è, di certo, rassicurante. 
-Ci sono molti aggettivi che potrebbero descrivere il mio stato d'animo. -
Ironizzo cercando di tranquillizzarla. 
-Cos'è successo?. -
Sospiro,in risposta alla sua domanda, gettandomi sul divano. Nascondo gli occhi dietro alle mani. 
-Qualche sera fa, ho parlato con Cri e... -

**** 
-Il tuo entusiasmo mi fa paura. -
Ammetto ironizzando. 
Cri mi sorride prima di togliersi la giacca e recarsi in cucina. 
-Allora, vediamo se riesco ad intuire "questa strategia". -
Lui resta in silenzio per una frazione di secondi, come se stesse riflettendo su cosa dire. Nel momento in cui sta per controbattere copro la sua voce senza accorgermene. 
-Vorresti utilizzare i soldi del conto corrente di papà?. -
Più che una domanda la mia suona come affermazione. 
1Riusciamo ad eliminare l'opzione di far entrare un socio, oppure abbiamo bisogno, in ogni caso, di un apporto di capitale?. -
Noto la sua espressione mutarsi in un velo pallido non appena assimila i miei quesiti.
-... -
-Cri. Ti sei ingoiato la lingua?. -
L'idea di dargli una manata mi passa per l'anticamera del cervello. Sembra incosciente. 
-Cazzo. Non era di questo che volevo 
parlarti. -
Dice grattandosi la fronte. 
-Cosa mi stai nascondendo?. -
Qualcosa di sicuro. 
-Come ti sei ricordata del conto corrente usato come fondo per l'attività?. -
-Perché mi rispondi con un'altra 
domanda?. -
Oddio, che conversazione contorta. 
-Mi è balzato in mente quando stavo leggendo quelle scartoffie. Volevo dirtelo, però hai iniziato a spruzzare sicurezza da tutti i pori. Ho pensato che ci fossi 
arrivato. -
Spiego facendo le spallucce. 
Il suo restare a 'contemplare senza proferire parola' , inizia ad agitarmi. 
-Non abbiamo liquidità su quel conto. È al verde. -
Replica congiungendo le mani sul tavolo, assumendo uno sguardo perso. 
Ho quasi il timore di sapere 'perché'. Mi chiedo se dovrei mozzare la mia curiosità. 
Se lo facessi, mi angoscerei col farmi mille ipotesi. 
Non posso contenermi. Voglio sapere cosa c'è sotto. 
-Come mai? Ne avete già usufruito?. -
Gli chiedo sentendomi al suo fianco. 
-Papà li ha prestati a zio Tom. -
Forse mi sono allarmata per niente.
-E per quale motivo?. -
Sembra infastidito a parlare di questa faccenda. Credo che a lui non piaccia il fatto che papà abbia prestato quei soldi. 
-Non lo so. -
Afferma vago mentre si alza per servissi da bere. 
Non gli credo. 
-Okay, non insisterò. Nonostante sia certa che tu lo sappia. -
Racchiude il volta tra le mani. 
-Ti prego... -
-No Cri, non implorarmi. -
Ribatto scontrosa. 
Odio il fatto di non essere mai informata dei problemi che riguardano la nostra famiglia o l'attività. 
Un silenzio irritante si erge tra noi. 
Mi focalizzo su di lui con uno sguardo fulmineo...per scrutarlo meglio. 
L'agitazione è palese nei suoi occhi. Chissà cosa lo tormenta. 
Sono sul punto di dirgli: 'hai intenzione di startene muto facendo finta di niente?.' 
Per fortuna mi mordo la lingua, sembra essersi deciso a parlare. 
-Zio Derek ha perso una marea di soldi ad una partita di blackjack. -
Sgrano gli occhi restando con la bocca aperta a mezz'aria. 
È impossibile. 
Lui odia il gioco d'azzardo. 
-Da quanto papà mi ha raccontato, zio avrebbe anticipato, al bastardo contro cui ha perso, una certe somma di denaro. Una settimana dopo hanno iniziato a perseguitarlo perché volevano che restituisse il doppio della restante parte. Zio Derek deve ringraziare nostro padre se non è stato pestato. -
Avvolgo il viso tra le mani. 
Non è possibile. 
Mi rifiuto di pensare in questo momento, ho i brividi. L'immagine dello sguardo afflitto di papà si fa spazio nella mia mente. 
-Ha saldato lui il debito con le disponibilità del conto. -
Dico cercando lo sguardo, assente, di Cri. 
-Magari solo quello. È stato costretto a vendere la casa ad Aspen per racimolare tutta la cifra. -
Il disprezzo nel suo tono di voce, stronca la mia curiosità. 
Non nemmeno la forza di chiedergli a quanto ammontava il debito. 
Sono indignata, arrabbiata e confusa. Il mio cervello si rifiuta di sapere altro. 
-Ascolta. -
Dice Cri interrompendo i miei pensieri. 
-Nessuno sa di questa storia. Ne nostra zia, ne tantomeno nostra madre. Qualsiasi persona della famiglia ti venga in mente è all'oscuro di tutto. Papà manterrà la riservatezza soltanto per non far perdere a zio Derek il lavoro. Devi fare altrettanto. -
Che cosa?. Se nessuno lo sa...
-Tu come l'hai scoperto allora?. -
Gli chiedo nella speranza di fare un po' di chiarezza. 
-Mi occupo della contabilità, Bel. Sono stato io ad avvedermi del calo di vendite. Volevo estirpare il danno prima che arrivassimo a questo. Così ho proposto a papà di trasferire i soldi con un giroconto bancario,in modo da poter pagare i nostri fornitori e dipendenti. Quando ha iniziato a remarmi contro, abbiamo litigato e... -
In effetti ero meravigliata del fatto che avessero litigato per questioni aziendali. Hanno, più o meno, la stessa politica. 
Le incomprensioni non sono mai mancate,di solito trascorrevano modici periodi prima che entrambi mettessero una pietra sopra, però questa volta la situazione è abbastanza critica e far prevalere il proprio orgoglio non è la mossa migliore. 
-Non vi parlate da circa un mese. -
Dico frenando il suo discorso, soltanto perché conosco il resto della storia. 
Oppure no?. 
Dopo aver scoperto questo casino non so quale sia la verità. 
-È di questo che volevo parlarti. Papà mi ha chiamato ieri mattina. -

****
  
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