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Autore: Oblakom    30/03/2015    8 recensioni
| Goku, Chichi, Gohan e... chi è l'ospite che sta mandando in bestia la donna di casa Son? |
«Che cosa avevi promesso il giorno in cui ce l’hai portato in casa?».
«Io… non ricordo» ridacchiò Goku, grattandosi la nuca, pregando tutti i cieli che a sua moglie non venisse in mente di ripetere quello che aveva detto quasi due settimane prima. Perché se fosse accaduto sarebbero potuti sorgere… problemi.
«Avevi promesso» proseguì imperterrita Chichi, mandando a farsi friggere tutte le preghiere del marito. «Che te ne saresti occupato TU!».
[Vincitrice del premio Best Ending al contest "This is Silly - non prendiamoci sul serio!", indetto da Chappy_ sul Forum di EFP]
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Gohan, Goku | Coppie: Chichi/Goku
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Compiti.

«Fuori! Tutti e due!».
Un silenzio attonito fu l’unica risposta al comando di Chichi. Il due maschi di casa Son fissavano ad occhi aperti quella furia in corpo di donna, timorosi anche solo di scambiarsi un’occhiata carica di dubbi.
«Ma… Chichina…» mugolò infine Goku a mezza voce, un tono più simile ad una supplica che ad una protesta.
Una vena pulsò sulla fronte della terrestre. «Non mi hai SENTITO?!» ruggì piantandosi le mani sui fianchi, il busto proteso in avanti verso il marito ed un lampo omicida negli occhi.
Padre e figlio balzarono all’indietro, spalmandosi contro la parete dalla cucina.
«Mamma…?» squittì Gohan, spostando nervosamente lo sguardo da un genitore all’altro, chiedendosi di cosa, in nome dei cieli, suo padre fosse riuscito a rendersi colpevole, stavolta.
«Chichi, calmati…» tentò Goku con un timido sorriso, levando le mani in segno di pace.
«CALMARMI!» tuonò la donna, facendo fare un secondo balzò al Sayan. «Tu mi chiedi di calmarmi!» scandì, quasi quelle cinque parole fossero il riassunto di un qualche mortale ed imperdonabile peccato.
Goku spostò appena lo sguardo, riuscendo ad intercettare quello di Gohan. Ma il bambino di cinque anni si limitò a fare spallucce e scuotere la testa, desolato.
«Ah! Quindi non sai cos’hai fatto!» riprese Chichi, cogliendo il gesto.
Goku sussultò con aria colpevole. «Beh… ecco… io… no» si arrese infine.
«Bene! Benissimo! Ma tu guarda che irresponsabile!» la donna levò gli occhi al cielo, esasperata. Poi attraversò a grandi passi la cucina, arrivando dritta davanti al marito.
Quando gli puntò l’indice a meno di mezzo centimetro dal petto, Goku si ritrasse, quasi stesse tentando di fondersi col muro.
Da qualche parte, al di fuori della sua visuale, gli parve di cogliere appena, con la coda dell’occhio, l’ondeggiare di una lunga coda bianca – colore che, tra l’altro, venne assunto dal suo viso meno di una frazione di secondo dopo.
“Ti prego, sta’ buono, ti prego” supplicava con lo sguardo.
«Non è quello che non hai fatto, caro mio, ma è quello che non hai fatto!» lo accusò Chichi, picchiando l’indice contro al suo petto. «Ti è più chiaro adesso?!».
Silenzio, ed uno sguardo smarrito.
Con sommo orrore del Sayan, la donna levò il dito dal suo petto per puntarlo in una direzione che lui non si azzardò a seguire con lo sguardo – una direzione pericolosamente simile a quella in cui, meno di tre secondi prima, aveva visto ondeggiare la coda.
«Che cosa avevi promesso il giorno in cui ce l’hai portato in casa?».
«Io… non ricordo» ridacchiò Goku, grattandosi la nuca, pregando tutti i cieli che a sua moglie non venisse in mente di ripetere quello che aveva detto quasi due settimane prima. Perché se fosse accaduto sarebbero potuti sorgere… problemi.
«Avevi promesso» proseguì imperterrita Chichi, mandando a farsi friggere tutte le preghiere del marito. «Che te ne saresti occupato TU!».
Goku gemette interiormente, chiudendo gli occhi. Rapidamente, espanse la mente alla ricerca di ogni singola aura nei dintorni, perché se c’era una cosa che aveva imparato in quelle due settimane – ed ironicamente sembrava che proprio lui che era partito con l’idea di insegnare, fosse stato l’unico ad imparare qualcosa – era che c’erano bombe che era decisamente più facile e sicuro teletrasportare che provare a disinnescare.
«‘Non preoccuparti, Chichina, penserò a tutto io, non ti accorgerai neanche che c’è!‘» lo scimmiottò la moglie, imitando blandamente l’aria di spensierata positività del marito. «Beh, io mi sto accorgendo che c’è, e se non cambia musica andrà a stare da Bulma, sono stata chiara?!».
La minaccia cancellò anche l’ultima parvenza di colore dal viso di Goku, il cui cervello faticava a capire, a quel punto, se fosse più pericolosa la situazione attuale – con ‘quello della cui presenza si stava accorgendo Chichi’ che veniva trattato alla stregua di un pacco indesiderato – o quella in cui ci si sarebbero trovati se il suddetto pacco fosse effettivamente stato inviato alle Capsule Corp.
«Ma… Chichina… non può andare a stare da Bulma, lì c’è Vegeta, lo sai…» tentò di ricordarle, augurandosi che cogliesse almeno una frazione d’idea degli scenari apocalittici che si sarebbero venuti a creare, nel caso. «E poi non sta facendo niente di male… e… e poi ho detto che me ne occupo io!» aggiunse con un sorriso a trentadue denti.
«E allora perché è diventato un problema di Gohan?! Da quando te lo sei portato in casa Gohan non ha più aperto un libro, perché passa le giornate a badare a quello che fa LUI!» strillò Chichi.
Goku sussultò nuovamente, più per l’esagerato gesto con cui Chichi aveva indicato la presenza indesiderata che per l’effettivo tono di voce della moglie.
“Ti prego, sta’ buono, ti prego”.
«Ora te lo prendi e andate tutti e due a farvi un giro! Sciò! Fuori! Così il mio Gohan può finalmente ricominciare a studiare» ordinò, con il tono soddisfatto di chi già pregustava la vittoria.
«E… e dove dovremmo andare, scusa?» allibì il Sayan, prima che la coda bianca schioccasse sul pavimento rubando la sua attenzione.
«Non lo so, dove ti pare! Portalo da Bulma, o portalo a farsi un giretto al parco, dove magari si divertirà, fra bimbi capricciosi e viziati come lui, il tirannuc-».
E non ebbe neppure il tempo di finire la frase, che, nel tempo impiegato dalla luce nel percorrere un millimetro, Goku aveva captato che – aiuto – questa volta lo stesso proprietario della coda sembrava sul punto di muoversi. E, prima ancora che la luce avesse tagliato il suo traguardo millimetrico, si era teletrasportato dall’altra parte della cucina, aveva acchiappato proprietario e coda ed erano spariti. Tutti quanti.
Decisamente certe bombe era più facile e sicuro teletrasportarle che provare a disinnescarle.
Vedendo la casa finalmente libera Chichi inspirò a fondo, molto più tranquilla, e posò gentilmente una mano sui capelli scuri di suo figlio.
«Allora, tesorino, adesso che finalmente tuo padre ha deciso di farsi carico da solo delle sue responsabilità, sei libero di studiare quanto ti pare, contento?».
In qualche modo, Gohan esibì un sorriso tremulo. «Sì».
Forse sua madre non capiva che non bastava mandarli al parco perché lui smettesse di preoccuparsi di quello che la ‘responsabilità’ di suo padre avrebbe potuto combinare. Non sarebbe bastato neanche mandarli dall’altro capo del pianeta, in effetti.
…Non sarebbe bastato neanche mandarli su Plutone, in effetti.
Interiormente il bambino levò gli occhi al cielo in una muta preghiera.
“Buona fortuna, papà…”.

Le oche battevano le ali come impazzite, starnazzando a tutto volume mentre cercavano di allontanarsi il più rapidamente possibile da quelle due assurde figure che erano apparse tutto d’un tratto in mezzo a loro.
Ottima idea seguire l’istinto di sopravvivenza, considerò Goku, a cui il cervello stava suggerendo di accodarsi in fretta agli animali spaventati. Ma invece di ascoltarlo rimase lì a mezz’aria, sopra le montagne, lontano chilometri e chilometri da qualsiasi essere umano, guardando ovunque tranne che in viso alla creatura che aveva costretto a seguirlo fin lì.
«Eheheheh… eh…» la risatina del Sayan si spense lentamente mentre si grattava la testa, imbarazzato e colpevole. «Scusala, sai… è che allo studio di Gohan ci tiene tanto…» si sentì in dovere di spiegare, continuando a far correre lo sguardo sul paesaggio. «Non sei arrabbiato, vero?».
Non ottenne risposta, ma non aveva neppure bisogno di guardarlo in faccia: il ki dell’altro continuava a ribollirgli accanto come la lava di un vulcano pronto ad eruttare. Certo, come no. Per niente irritato.
Lentamente e con molta attenzione spostò lo sguardo per incontrare gli occhi del suo compagno di sfratto.
«Allora… andiamo al parco…?» osò proporre con voce incerta, così, tanto per dire qualcosa.
Ed in quel momento, dal modo in cui l’alieno aveva chiuso gli occhi ed inspirato a fondo, con tutti i muscoli del corpo rigidi e la coda che prometteva di abbattersi sulla testa del Sayan da un momento all’altro, chiunque avrebbe capito di essersi appena buttato di pancia su un campo minato… chiunque non si chiamasse Son Goku, in effetti.
«Potremmo prenderci un gelato!» proseguì con tono incoraggiante, gli occhi che brillavano all’idea di uno spuntino.
Ed anche gli occhi rossi che lo fulminarono in quel momento brillavano, ma di una luce diversa che fece correre un brivido lungo la schiena del Sayan. Perché se era vero che aveva la certezza di uscire vincitore da un eventuale scontro, specie ora che l’altro era notevolmente debilitato da quell’atroce ferita che tagliava il suo corpo praticamente a metà – certezza su cui, tra l’altro, aveva basato tutta quella folle idea –, era anche vero che non era poi così entusiasta di fare il bis dello scontro apocalittico di Namecc e di… relative conseguenze. Come un pianeta esploso, tanto per dirne una.
«…Freezer?».



~

Sì, ehm… Vabbé. Fingiamo che io abbia scritto qualcosa di decente? Ok, mi scuso con tutti voi che avete letto ‘sta cosa. Davvero, non l’ho fatto apposta.
Che poi, suspence e sorpresa
per cosa, di preciso, che tanto si capiva subito chi era il cavolo di ospite che stavolta Goku ha deciso di portarsi in casa?
…È che io amo l’idea di Goku e Freezer incastrati assieme, la sola idea mi fa ridere – più che altro di Freezer incastrato con Goku, ma sorvoliamo…
In ogni caso, questa è la mia prima fanfiction sul fandom, è un po’ il mio ‘esordio’, se così vogliamo chiamarlo.
Il What if che c’è dietro è semplice: dopo lo scontro su Namecc, Goku si è portato via Freezer per cercare di ‘rieducarlo’, invece di prestargli dell’energia alla e-poi-fai-quel-cavolo-che-vuoi, e così sono finiti insieme su Yardrat dove in qualche modo i medici sono riusciti a sistemare la mutilazione di Freezer… e poi a casa, con un Gohan preoccupato di quel che potrebbe combinare quello psicotico a piede libero sul pianeta ed una Chichi imbestialita col marito ed il suddetto psicotico perché per colpa loro Gohan non studia più. E lo psicotico in questione? Lui semplicemente non si esprime, lui non si abbassa a partecipare ai bisticci di casa Son, lui è superiore e vuole starne fuori: basta la sua coda a parlare per lui, già.
Bene, direi di non aver altro da aggiungere, se non che il comico non è davvero il mio genere, ma ehi!, ci si prova ;)
Detto questo vi saluto, buona giornata (qualunque sia la giornata in cui avete letto questa fic) e buona Pasqua a tutti!
(…E se voleste lasciarmi un commentino…).
Oblakom
  
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