In tutta Asgard non si troverebbe neppure in estate inoltrata un prato così verde, dei fiori così profumati, degli alberi così rigogliosi.
Nessuno conosce questo luogo.
Neppure lei.
I seppur rari raggi del sole riescono a raggiungere quest’angolo, raccolto come in una nicchia calda e riparata, e le pareti di muschio che ricoprono le rocce millenarie gli fungono da scudo protettivo dai ghiacci eterni.
Questo giardino è mio, solo mio. Nessuno può venirci.
E’ qui che vengo a custodire il mistero del mio cuore. Solo qui oso avere dubbi, urlare la mia disperazione, versare amare lacrime. Asgard non sa e non deve sapere ciò che alberga sotto la robe di α-Dubhe.
Invulnerabile è il mio corpo, grazie al sangue di Fafner. Ma non lo è il mio spirito. Non lo è più, ormai…
Di che colore è la devozione?
E’ forse rossa come il sangue del drago?
E’ forse trasparente come il cristallo dei ghiacci che ricoprono questa terra?
E’ forse nera come la notte che ora avvolge il cuore della mia regina?
Questo io non lo so. So solo una cosa: il mio braccio sa essere ancora saldo e forte, ma il mio spirito è flebile. Il forte Drago è ora solo un guscio vuoto, che combatte per pura inerzia. Lo spirito non può avere forza quando tutte le certezze di una vita intera sono andate in frantumi.
Non più, se il mio sguardo si rispecchia in un altro, adesso non più riscaldato da una pura fiamma d’amore, ma incupito e reso sporco dalla nequizie.
Eppure lascerò questo giardino e mi scosterò dal fianco di lei, per andare incontro al mio destino, qualunque esso sia.
Eppure lascerò questo giardino e mi scosterò dal fianco di lei, per andare incontro al mio destino, qualunque esso sia.
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Dichiaro che tutti i personaggi suindicati non mi appartengono. Nel pieno rispetto dei diritti di autore, esprimo, con questa storia da me redatta senza fine di lucro, la mia totale deferenza a Masami Kurumada.