-Ti sei mai chiesto perché alla centrale non ti parla mai nessuno?-
 

-Prima di farmi questa domanda ti sei chiesto se mi importa?-
 

-Voglio dire che non capisco se sei consapevole di ciò che la gente pensa di te... delle tue stronzate-
 

-In questo caso la mia consapevolezza non è altro che l'accettazione passiva del loro punto di vista. Non cambia molto ciò che penso io di loro o ciò che pensano loro di me, ciò che conta è l'assenza delle mie reazioni nei loro confronti; perché alla fine è così che si raggiunge quell'equilibrio in cui ciascuno vive pacificamente la propria vita-
 

-E questo che cazzo vorrebbe dire?-
 

-Vorrebbe dire che se cominciassi a pormi il problema di cosa pensano di me in centrale, probabilmente sarei disoccupato da un pezzo-
 

-Lo credo anche io. A dire il vero mi sorprende che tu non lo sia già-

 

Rust aveva una camel in bocca e quando doveva buttare fuori il fumo la prendeva tra l'indice e il pollice come fosse uno spinello. Marty guidava.

 

-Lavorare è un impegno, nulla più, in assenza del quale striscerei nell'oblio della retorica del concetto di vita umana intesa come organismo che occupa uno spazio, lacerando ogni briciolo di integrità morale con il lento tentativo di realizzazione del senso dell'esistenza-
 

-Lo stai facendo di nuovo.-
 

-Facendo cosa?-
 

-L'introspettivo del cazzo. Porca puttana Rust, neanche te ne accorgi!-
 

-Scusa Marty, di solito rifletto in silenzio non avendo un pubblico a casa-
 

-Che ne dici di far finta di essere solo, allora? Magari funziona e mi eviti questa idiozia del filosofo latente che lotta per emergere-
 

-Non sarebbe professionale ignorarci a vicenda-
 

-Te lo dico io cosa non è professionale: tu che mi imbottisci la testa di stronzate da psicotico!-

 

Rust fece un breve cenno con il capo e si voltò a guardare fuori dal finestrino, espirando un'altra boccata di denso fumo grigio.

 

-Ti ringrazio-