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Autore: Floralia    30/03/2015    2 recensioni
Grace cammina da sola tra i boschi e le strade del Colorado. In una mano ha una pistola scarica, nell'altra un pennarello indelebile.
Genere: Avventura, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
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Gli alberi dalle foglie verde acceso dell’estate frusciavano al passaggio del vento tra i rami.
Il sole imponente nel cielo aveva raggiunto il mezzogiorno e splendeva mitigando la frescura portata dalla forte brezza.
Un fiumiciattolo scorreva rapido lungo il suo letto di ciottoli e ghiaia, ombreggiato dalla fitta vegetazione del bosco.
Grace si inginocchiò e si spogliò dei vestiti luridi che indossava.
Rimasta nuda, immerse con cautela prima i piedi e poi la parte inferiore del corpo nel fiume, controllando a intervalli regolari che non arrivasse nessuno dal fitto del bosco.
Utilizzò fino all’ultima goccia rimasta nella confezione di shampoo, sfregandosi la pelle e i capelli fino a far colare la schiuma densa colorata del nero della sporcizia che aveva raccolto.
Battendo i denti e rabbrividendo si sciacquò nell’acqua gelata. Immerse anche gli indumenti sporchi e li sfregò contro i ciottoli levigati.
Si alzò in piedi, stringendo le braccia al petto, così da farsi investire dal vento.
Ogni suo muscolo era irrigidito e tremante, ma la pelle si stava asciugando.
Indossò i nuovi abiti: una larga camicia a quadretti e dei jeans vecchi e logori.
Si infilò le scarpe senza calze e strizzò i capelli sulle rocce ricoperte di muschio.
Le gocce picchiettarono al suolo.
Legò i capelli in una treccia bassa, raccolse le sue cose e riprese la marcia.
Il bosco aveva molto da offrire: rifugi ombrosi durante le ore più calde del giorno, radure in cui splendeva il sole, nascondigli e cibo.
D’altra parte Grace si sentiva costantemente osservata da quando cinque giorni prima si era addentrata nel parco naturale.
Ogni scricchiolio, ramoscello spezzato o cinguettio di uccello erano un segnale d’allarme.
La ragazza proseguì lungo il corso del fiumiciattolo, sperando di raggiungerne la foce.
Nonostante avesse razionato il cibo in scatola, il borsone rosso pesava meno che mai, segno che le erano rimaste poche scatolette.
Si strofinò il collo dolente con una smorfia, trovando il colletto della camicia impregnato dell’acqua che i capelli umidi vi avevano lasciato.
 
La sera arrivò tardi, portando con sé gli odori del bosco e dell’estate.
Grace approfittò delle ultime luci del tramonto per trovare un rifugio.
Aveva individuato con grande gioia una pista turistica, ed era giunta ad una struttura montata su un albero, adibita a postazione per il bird watching.
Quando la scorse da lontano sorrise per il sollievo e vi corse incontro. Abbandonò le borse al suolo e girò intorno al grosso albero.
Non c’era possibilità di salire.
Si intravedeva una scala di corda raggomitolata in alto, sulla piattaforma, situata almeno a tre metri di altezza.
Grace si guardò alle spalle sentendo la paura che le cresceva in petto.
Sfilò il coltello da cucina dallo zaino e tentò di arrampicarsi sul tronco conficcando il coltello nella corteccia per fare presa.
Dopo essere caduta a terra per la terza volta, mentre le ombre prendevano il posto della luce, corse allo zaino e vi estrasse il cacciavite.
Srotolò tutta la matassa di spago che possedeva e legò stretto il cacciavite.
Lo lanciò sulla piattaforma, prima con disperazione, poi con più calma per migliorare la precisione.
Dopo qualche tentativo agganciò la scala e con uno strattone ne fece scendere un capo a terra.
Si disse che avrebbe gioito una volta al sicuro e, raccolti gli zaini, si arrampicò.
Giunta sulla piattaforma tirò su la scala di corda e si appoggiò con le spalle al muro, chiudendo gli occhi per qualche istante.
Ormai non poteva più scorgere nulla nel buio assoluto della natura.
Si mise in piedi e a tentoni entrò nella casetta, tastando con le mani davanti a sé.
Con il piede urtò qualcosa di morbido e cadde indietro per lo spavento, inciampando in arti umani sconosciuti.
Si coprì la bocca con la mano per non urlare.
Con il respiro affannoso si allontanò il più possibile dal corpo, strisciando sul pavimento di assi di legno.
Raggiunse ansimando lo zaino, estrasse il coltello e la pila e li puntò entrambi contro il corpo.
Sdraiato inerme, supino, c’era un uomo anziano, con vestiti da escursione e metà del viso imbrattata di sangue.
Grace si rese conto che all’uomo era stato sparato in testa e, secondo quello che aveva imparato da Marzo a quella parte, ciò significava che il corpo non era né vivo, né non-morto.
Nonostante fosse rincuorata, non abbassò la guardia.
Si avvicinò all’uomo e lo osservò a lungo.
Il respiro della ragazza era pesante e accelerato, sovrastato solo dal rumore degli insetti notturni e del sottobosco vivo e strusciante.
Nella mano destra lo sconosciuto teneva una pistola.
Grace soppesò la decisione di gettarlo dall’albero.
Se l’avesse fatto avrebbe avuto più spazio, ma avrebbe anche rischiato di attirare animali selvatici o non-morti in cerca di carne fresca.
Constatò che la morte era avvenuta il giorno stesso o forse quello prima, dato che non c’era ancora il persistente odore di cadavere né segno di putrefazione.
La ragazza decise che era troppo pericoloso gettarlo a terra, quindi gli frugò nelle tasche, lo spogliò del gilet mimetico e lo rivoltò sulla schiena.
Infine ispezionò gli oggetti che giacevano sul pavimento: lattine di cibo e bottiglie di liquore, tutte vuote.
Grace sentì un rantolo provenire da un punto imprecisato della foresta e spense la luce.
Allontanò il cadavere spingendolo con i piedi fino alla parete.
Si sdraiò a terra e si raggomitolò coprendosi con il gilet.
L’aria si faceva sempre più fredda.
Si asciugò il naso.
Tentò di dormire, ma sentiva la presenza estranea accanto a sé.
Le sembrava che in ogni istante il vecchio si sarebbe svegliato e l’avrebbe attaccata.
Dopo qualche tempo si assopì, ma si riscosse all’improvviso.
Vedeva nel buio le ultime immagini dell’incubo che l’aveva risvegliata: corpi che la inseguivano nel bosco. Le loro bocche putride si aprivano davanti al viso della ragazza, addentandole le guance, strappando la carne.
Grace aprì la bocca in un grido muto e fu scossa dai singhiozzi.
Afferrò il coltello e in preda al panico lo infilò nel cranio del vecchio, fino a che non sgorgò tanto sangue da inzuppare la camicia azzurra del cadavere, e inondarne il viso ruvido e pacificato dalla morte.
 
Il giorno seguente cominciò presto per Grace.
Fino dalle prime luci dell’alba aveva deciso che era inutile tentare di dormire. Lo stomaco vuoto e la paura la tenevano sveglia e sofferente.
Inoltre era scoppiato un forte temporale, e l’aria era sferzata dai tuoni e dallo scrosciare incessante della pioggia.
Grace decise che avrebbe aspettato che il temporale cessasse al sicuro nel suo nuovo riparo.
Si tenne occupata: pulì il coltello, inserì la pistola appena trovata nello zaino e per prenderla dovette fare leva con il coltello per aprire le dita del morto che la stringevano saldamente.
Fece l’inventario di ciò che le era rimasto.
Aprì e divorò con gusto un’intera lattina di zuppa di pomodoro.
Mentre ne leccava i bordi, stando attenta a non tagliarsi la lingua con l’alluminio tagliente, scorse tra le bottiglie di liquore vuote accatastate contro la parete una certa quantità di liquido ambrato.
Tra tintinnii di vetro spostato, trovò con enorme sorpresa una bottiglia integra di Captain Morgan.
La prese tra le mani e controllò che il tappo fosse sigillato.
Si guardò intorno, incredula, come a controllare che nessuno la stesse guardando.
La pioggia batteva aspramente sul tetto della casetta di legno e si insinuava all’interno, picchiettando in rade gocce sul pavimento.
Grace si appoggiò alla parete ed estrasse il pennarello indelebile e il libro di Stephen King: It.
L’aveva letto l’anno prima, quando lei e la sua famiglia avevano passato una lunga e noiosa vacanza in Louisiana.
Stappò la bottiglia e ne prese un sorso. Si sentì bruciare la gola.
Con il pennarello indelebile scrisse sulle assi del pavimento il proprio nome, seguito da un ringraziamento per la bottiglia.
Guardò le parole appena scritte.
Sbuffò e si affrettò a scrivere un piccolo epitaffio al morto.
Si distese, allargando le ginocchia in modo tale da avere una buona visuale su una delle finestre.
Prese altri due sorsi di Rum e ascoltò il rumore della pioggia.
Dopo poco sentì il dolce torpore dell’alcol che le rilassava i muscoli e una vaga sensazione di calore.
Aprì il libro alla pagina bianca finale e andando a ritroso cominciò a scriverci sopra con il pennarello indelebile, tenendo il tappo tra i denti.
“Sono Grace Miller. Sono in una casetta per l’avvistamento degli uccelli, insieme ad un cadavere che si è sparato ieri. Beveva molto.”
Bevve un ultimo sorso dalla bottiglia, poi la sistemò nel borsone rosso e richiuse la cerniera.
“Brandon è morto. È successo il primo giorno, quando tutto è andato in pezzi. Mia mamma si era già trasformata, e ho dovuto spararle in fronte. Papà non l'ho trovato, ma sono certa che sia morto .
Quando sono scappata dall’ospedale non sapevo ancora cosa fossero queste creature. Non sapevo ancora nulla. Ho imparato tutto da sola.
Delle persone mi hanno aiutato, ma sono tutte morte. Io mi ero nascosta nel mobile sotto il lavandino del bagno. Non li hanno uccisi i non-morti, ma i vivi.
Ci sono gruppi armati di banditi che uccidono la gente per prendere le loro provviste, altri lo fanno per il gusto di uccidere. All’inizio mi sono fidata di un gruppo di persone, a Cortez, ma poi mi hanno picchiata e usata. Mi usavano come esca per distrarre i vaganti mentre recuperavano cibo.
Ho imparato a nascondermi, a essere invisibile.
Non starò mai più con nessun gruppo.
Le persone con cui stavo facendo il viaggio verso Denver erano molto gentili. C’erano anche dei bambini. Speravano di essere accolti in una base militare. Quando siamo arrivati la base era infestata. Un giorno sono tornata con della frutta secca che ho trovato in una cantina e li ho trovati tutti morti. Avevano sparato anche ai bambini.”
Sospirò.
Sentì un piccolo gruppo di vaganti transitare sotto la casetta.
In breve tempo i rantoli scomparvero, soffocati dalla pioggia.
“Sono stata molto fortunata. Molte persone mi hanno aiutata. Questa casetta sull’albero è una benedizione.
Ma ho paura che quando arriverà l’autunno non sopravvivrò.
La mia speranza era di arrivare a Denver e poter vivere in un luogo protetto, come i militari ci avevano promesso. Ma non esiste un posto del genere.
Non esiste più la tranquillità.
Ho pensato di morire di fame e di sete. Ho bevuto l’acqua sporca delle pozzanghere e ho mangiato insetti.
Ho vissuto come un animale da quando sono arrivata nel nord del Colorado. Ho dormito nel fieno e mi sono ricoperta di terra e sudiciume per non essere individuata.
Ringrazio ogni giorno papà per avermi portata in campeggio ed avermi insegnato a cacciare e accendere il fuoco.
Molti non sono stati fortunati come me.
Ogni tanto immagino che mamma e papà siano ancora vivi e mi stiano cercando.
Ma non è reale.”
Grace si alzò, stiracchiò i muscoli, si accertò che nessuno avesse individuato il suo nascondiglio, fece stretching.
Il collo e la schiena le dolevano molto, a causa degli zaini che portava sulle spalle da quando aveva saccheggiato il Walmart.
Con il pennarello indelebile cominciò a disegnare sul legno. Cercò di copiare il paesaggio maestoso del Colorado, con le sue montagne innevate e la natura rigogliosa.
Passò un’altra notte. La ragazza tremava stringendosi nei vestiti leggeri.
Accanto a lei il corpo andava in decomposizione e la ferita alla testa era ormai un banchetto aperto per le mosche.
La mattina seguente partì appena una sottile lama di luce penetrò dalla finestra intagliata, dando prova che il cielo era tornato sereno.
Si accertò di aver preso tutto e si incamminò sul sentiero turistico, camminando sulla terra fangosa.
Quando si accorse che stava lasciando delle tracce troppo evidenti, assicurò con dello spago una manciata di foglie ad ogni scarpa.
Camminando controllò la pistola: non c’erano colpi.
 
 
 ----Ciao a tutti :) con molta fatica sono arrivata al quarto capitolo, e credo stia andando bene.
Se vi piace, non vi piace, vi fa schifo questa storia please scrivetelo perchè c'è sempre un ampio margine di miglioramento e tanto spazio per il dialogo.
Love-----
  
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