Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: SalvamiDaiMostri    02/04/2015    0 recensioni
Johnlock dai toni estremamente drammatici a causa di una particolare condizione di Sherlock: mai avrebbe pensato che le stronzate del suo passato avrebbero inciso così profondamente sulla sua vita adulta e compromesso fino a tal punto la sua felicità. E a pagarne le conseguenze è John. E questo Sherlock sa che è terribilmente ingiusto, oltre che pericoloso.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sherlock era certo di non essersi mai sentito così felice in vita sua.
In ginocchio sul tappeto, abbracciato a John, il detective si sentiva finalmente al sicuro e protetto; dentro sè, Sherlock rideva di quei pensieri infantili e sciocchi, eppure non poteva fare a meno di credere fermamente di non aver bisogno di nient’altro che Lui, lì, così.
John lo lasciò andare:
“Faccio un té, lo vuoi?” chiese alzandosi. Sherlock si mise a sedere contro la sua poltrona, asciugandosi le lacrime con il polso destro, senza smettere di sorridere. Sentiva di non aver più bisogno di nulla a parte John, ma un té lo prendeva volentieri: annuì.
Il medico si diresse verso la cucina, prese il bollitore e lo mise nel lavandino per riempirlo d’acqua. Improvvisamente, ora che era uscito dal campo visivo di Sherlock, gli mancò l’aria: fu colto dal panico per un singolo istante:
 
«Oh Sherlock... »
 
Si sostenne con le braccia sul lavello col rubinetto aperto. Strinse i pugni e tirò un muto respiro profondo per calmarsi, pregando che Sherlock non si fosse accorto di nulla:
 
«No.»
 
Non si sarebbe concesso di avere paura. Sherlock aveva bisogno che lui fosse forte e di supporto, non che gridasse. John non si sentiva all’altezza di tale compito: il solo pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere a Sherlock gli faceva cedere le ginocchia, ma certo non lo avrebbe deluso, non adesso almeno.
Ormai il bollitore strabordava. John sospirò ancora e fece appello a tutta la sua compostezza di soldato. Chiuse il rubinetto e preparò il té: quel gesto quotidiano lo aiutò a tornare quantomeno apparentemente in sé. Quando le tazze furono colme di Earl Gray fumante, John tornò in sala, si sedette a terra accanto a Sherlock e gli porse la tazza che gli spettava.
John lo osservò soffiare sulla bevanda bollente e dissetarsene.
 
«Perchè. Perchè...»
 
“Risparmiami quello sguardo patetico.” borbottò con gli occhi bassi sull’infusione. John gettò lo sguardo a terra, affranto. Sherlock comprendeva le difficoltà con le quali John si stava confrontando, non era sua intenzione essere scortese, ma sentiva di dover mettere le cose in chiaro subito, ora che la ferita era appena stata inferta. Sospirò: “Ascolta, sto bene ok? Ora sto bene. Non manifesto nessun sintomo... I medici sono piuttosto ottimisti..” John annuì.
“A proposito..” gli domandò “Posso fare il medico solo per un attimo?”
“Immagino di non poterlo evitare.” fece spallucce tornando a sorseggiare il suo té
“Come va la conta dei CD4?”
“Sotto controllo. Mycroft si assicura che io vada a fare gli esami più o meno ogni tre mesi... E da anni i miei valori sono stabili: il mio corpo sta reagendo bene ai farmaci. L’importante per ora è assicurarsi che il virus non diventi immune agli antivirali che assumo, faccio i controlli principalmente per quello.”
“Cosa stai prendendo adesso? Con che dosaggio? Chi è il virologo che si occupa del tuo caso?” Sherlock sorrise:
“Vuoi vedere l’intero fascicolo?”
“Se non hai nulla in contrario...” Sherlock si alzò e gli fece strada verso la sua camera da letto e gli fece segno di sedersi sul letto, poi si diresse verso la cassettiera dalla parte opposta della stanza e prese a frugarci dentro. Da un cassetto estrasse il file e, sedendosi accanto a lui, lo porse a John. Nel vederlo, il medico sentì crescere una forte angoscia: Sherlock in quel cassetto teneva rinchiuso il suo grande segreto, lo aveva fatto per tutto quel tempo in cui avevano vissuto insieme e lui non aveva mai sospettato di nulla. In quanto medico, in quanto amico avrebbe dovuto capire quantomeno che qualcosa non andava e si sentiva terribilmente in colpa per questo. Che idiota che era stato. John aprì la cartella e si immerse nella lettura, Sherlock si distese accanto a lui con la testa sul cuscino.
I valori, i grafici e i nomi impronunciabili dei vari farmaci si susseguivano nelle varie tabelle e schede contrassegnate ogni tanto dalla firma di un medico piuttosto che un altro. John leggeva attento, facendo scorrere l’indice destro di riga in riga alla ricerca delle informazioni che riteneva più utili per costruirsi un quadro della situazione. Estrasse poi dalla cartella i fogli più recenti e cercò l’ultima conta dei CD4.
“423...” sospirò “Ok.. Non sono un virologo, ma direi che va alla grande...” sollevava i fogli, li confrontava “Vedo che i risultati sono sempre piuttosto simili, il farmaco evidentemente fa effetto. Non c’è ragione di credere che i CD4 debbano scendere sotto ai 200-” si bloccò: improvvisamente ricordava quel capitolo del manuale dell’università. Non osò dirlo ad alta voce.
«200.. che significherebbe AIDS... Cazzo, Sherlock. Però stai andando bene. Starai bene.»
Si voltò e vide che Sherlock si era addormentato accanto a lui, evidentemente gli antidolorifici lo avevano sopraffatto. Sul viso di John si disegnò un  sorriso amaro: accarezzò quei riccioli scuri e prese una coperta piegata ai piedi del letto per poi coprirvi Sherlock. Solo allora, guardando fuori dalla finestra, si rese conto che fuori era già buio da un pezzo: spense la luce principale della stanza e accese l’abatjour per continuare ad esaminare il fascicolo con calma.
 
 
La suoneria  del cellulare di John li svegliò entrambi.
Sherlock fu terribilmente infastidito da quel suono ripetitivo del quale non si spiegava la provenienza. Aprì gli occhi e, separandosi a poco a poco dal mondo dei sogni, riconobbe il viso di John contorto in uno sbadiglio che, disteso accanto a lui, si stava svegliando.
“Oh perdonami...” disse estraendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni e tentando goffamente di disattivare l’allarme “Mi sono addormentato qua e mi sono completamente dimenticato della sveglia...”
“Hai... dormito qui...” constatò Sherlock mettendosi a sedere stordito. John si alzò e prese a sbottonarsi la camicia.
“Sì, ti dispiace...?”
“No.. No, figurati...” disse strofinandosi gli occhi “Ma che diamine di ore sono??” borbottò corrucciato. Nel vederlo così spettinato, imbronciato tra le lenzuola bianche, John non poteva fare a meno di paragonarlo a un bambino delle elementari che non vuole alzarsi per andare a scuola.
“Le sei e mezza, scusa.” disse sorridendo “Il turno in ambulatorio comincia alle 8, devo farmi una doccia...” e scappò verso il bagno dicendo ad alta voce “Torna a dormire”.
Sherlock sentì la doccia aprirsi e ascoltò lo scosciare dell’acqua: in un attimo gli tornò in mente tutto ciò che era accaduto il giorno prima che, nello stordimento del risveglio, per qualche momento gli era sembrato frutto di un bel sogno. Un sogno in cui non avrebbe più dovuto mentire a John, un sogno in cui John finalmente sapeva tutto ciò che doveva sapere, in cui John lo aveva baciato e si erano abbracciati sul tappeto. Un sogno che aveva fatto molte volte. Ma questa volta, in qualche illogico e piacevolmente incomprensibile modo, sentiva che era accaduto veramente. Si strinse alle ginocchia e sorrise. Tornò a coricarsi.
 
 
John tornò a casa verso le cinque di pomeriggio.
Sherlock, in tuta e vestaglia blu, stava suonando il violino rivolto verso la finestra con gli occhi socchiusi, godendosi la luce di una seconda giornata di sole che stava giungendo al termine. Quando lo sentì dire “Sono a casa.” si voltò e lo ricevette con un lungo cenno del capo e un sorriso, senza dire una parola: di certo non avrebbe interrotto la melodia che stava eseguendo, per il piacere di entrambi e della signora Hudson che teneva le porte aperte e tendeva l’orecchio quando Sherlock suonava la sera. John sorrise: infondo tra loro sarebbe cambiato ben poco, anche dopo eventi come quelli del giorno prima. Andò di sopra per sistemare le sue cose e mettersi più comodo, così come era solito fare. Mentre stava indossando un maglione, Sherlock terminò di suonare. John, una volta vestito, scese le scale.
Non appena fu a portata di udito, Sherlock disse secco:
“Martedì prossimo alle 15 e 30.” John, scendendo piano, lo guardò perplesso:
“Cosa?”
“Il mio prossimo appuntamento. Vorresti accompagnarmi?” John, per un attimo, arrestò la sua discesa.
“Ah.. Certo, mi farebbe molto piacere.” riprese a scendere e si avvicinò a lui “Vedrò di chiedere a Sara di organizzare i miei appuntamenti in ambulatorio di conseguenza.”
“Sei sicuro? Cioè, è piuttosto noioso e, davvero, non sei costretto...” John si avvicinò a lui che ancora teneva il violino nella mano sinistra e l’archetto nella destra bendata. Lo guardò negli occhi e gli sorrise:
“Certo che sono sicuro.” lo baciò. Sherlock questa volta schiuse le labbra per accogliere il bacio di John e chiuse gli occhi per assaporare quel breve momento di paradiso. “Abbiamo detto insieme: non mancherò.” gli sussurrò John sulle labbra. Sorrisero.
 
“OH. MIO. DIO.” gridò Lestrade dall’entrata dell’appartamento che aveva la porta spalancata. John scoppiò a ridere gettandosi di lato tenendosi la bocca e la pancia per non esagerare con le risate, Sherlock stette impalato e piuttosto infastidito. Lestrade, sconvolto, rimase a bocca aperta immobile per qualche secondo prima di estrarre il cellulare dalla tasca e puntarlo verso di loro dicendo “Oh vi prego, vi prego! Rifatelo o in centrale non mi crederà nessuno!!” John ancora non aveva finito di ridere “Dai ragazzi, ci sono scommesse in ballo da mesi! Devo ritirare i miei soldi, ma senza prove nessuno sgancerà la sua parte!”
“CHE???” gridarono entrambi lanciandogli un’occhiataccia
“Eddai, stavo scherzando...” ritirò il telefono sorridendo
“Perchè sei qui, Lestrade?” sospirò Sherlock ritirando il violino nella sua custodia.
“Eh? Ah! Emm.. Ah, sì! Presunto omicidio nel West End... Un uomo è stato ritrovato impiccato a un lampione della luce, privo di indici e anulari. Pensavo che avreste voluto dare un’occhiata...”
Sherlock guardò John con gli occhi brillanti di eccitazione: evidentemente Lestrade aveva stuzzicato la sua curiosità con un caso interessante e John, davanti a quello sguardo, in un attimo scordò di aver trascorso un’estenuante giornata di lavoro e di essersi appena cambiato, per compiacere quegli occhi verdi bramosi di scene del crimine assurde e omicidi inspiegabili. Come avrebbe potuto negargli quella soddisfazione? Senza dire una parola, John risalì le scale per rivestirsi. Come sempre. Sherlock, fingendo menefreghismo, dichiarò:
“Accettiamo il caso.” e filò dritto in camera sua per rendersi presentabile quanto prima.
Non appena entrambi furono lontani, Greg tuffò la mano in tasca e scrisse a Mycroft:
“Non indovinerai mai cos’ho appena visto...”
 

Quella notte tornarono piuttosto tardi.
Sherlock durante il viaggio di ritorno in taxi sfoggiava uno sguardo compiaciuto, anche se estremamente composto come era solito fare. Era stato brillante, come sempre: gli erano stati sufficienti pochi minuti sulla scena del crimine per tracciare il profilo del killer e determinare l’ordine degli eventi che erano culminati in quel barbaro omicidio. Aveva quindi persuaso Lestrade a dare retta alla sua inverosimile teoria (aveva forse altra scelta?) e a mandare l’arresto dell’uomo che corrispondeva al profilo da lui indicato. Ovviamente Sherlock e John lo trovarono prima di Scotland Yard, furono costretti ad inseguiro, ma alla fine riuscirono ad acciuffarlo e consegnarlo alle autorità. Sherlock ottenne una confessione entro l’una di notte.
Giunti al 221b, Sherlock filò in camera sua mentre John si trascinò verso il bagno, stravolto dall’intensa giornata (e sulla schiena sentiva anche il peso delle ore di sonno perse a leggere il fascicolo di Sherlock la notte prima), per lavarsi i denti andare poi finalmente a dormire.
Dopo aver sputato la schiuma di dentifricio nel lavandino, alzò la testa e improvvisamente vide qualcosa di nuovo appoggiato alla mensola dello specchio: i barattoli dei medicinali di Sherlock. Doveva averli sistemati lì durante la giornata. Evidentemente non c’era più ragione di nasconderli... Non a lui. John ne prese uno e ne lesse l’etichetta: Dio sa dove li avesse tenuti per tutto quel tempo. John realizzò che per tutta la sera si era scordato della condizione di Sherlock, coinvolto com’era nelle indagini. La stanchezza cedette quindi il posto alla tristezza e alla paura.
Riappoggiò il barattolo di plastica sulla mensola e uscì dal bagno per dirigersi verso camera sua.
Sherlock sbucò dalla propria stanza al fondo del corridoio:
“Vai a dormire?” disse sbottonandosi la camicia
“Sì Sherlock, buonanotte...” rispose stanco, senza voltarsi
“Di sopra?” chiese con nonchalance. John si voltò:
“...No?” domandò stranito alzando un sopracciglio. Sherlock rientrò in camera continuando a sbottonarsi la camicia:
“Nah...” rispose storcendo la bocca in un sorriso a mezza bocca.
John rise scuotendo la testa e ripercorse il corridoio chiudendo poi dietro di sè la porta della camera da letto.
 
  
[Ok, la storia comincia a prendere forma! Fino ad ora si è comunque respirato un clima piuttosto sereno e spero di avervi lasciati con un sorriso sul finale: dal prossimo capitolo in avanti , l’angst si farà sentire decisamente di più u.u Mi dispiace terribilmente non aver reso i primi 3 capitoli un unico capitolo, avrei dovuto farlo -.-“ Così risulta decisamente troppo “separato”. Magari in una seconda edizione rimedierò... Comunque, vi ringrazio infinitamente per aver letto fino a qui, spero con tutta l’anima che vi sia piaciuto amche questo capitolo e vi prego di recensirmi: positiva o negativa che sia, la vostra opinione è di fondamentale importanza per me! ;) Grazie ancora. Un saluto,
_SalvamiDaiMostri]
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: SalvamiDaiMostri