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Autore: hirondelle_    02/04/2015    1 recensioni
[spoiler] [what if]
Molly torna ad Oban dopo molti anni.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jordan Wilde, Molly/Eva Wei
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Tornare da te
 
La donna si sedette tra i cuscini, appoggiando il bastone al basso tavolino, come se fosse tornata a casa dopo tanto tempo. No, non era esattamente così: in qualunque luogo fosse era a casa, forse perché in ogni luogo si trovasse aveva quasi la sensazione che  questo aspettasse soltanto lei, un ricordo quasi infantile di quello che aveva sempre provato a Oban.
Rise. Si sentiva ancora gridare, in un episodio della sua remota fanciullezza, davanti a una distesa di alberi rossi: “Hello, Oban!”, ripeté con meno entusiasmo, con la calma che l’aveva pervasa a un certo punto della sua vita e non l’aveva più lasciata, diventando parte di lei.
“Non ho spesso ospiti così speciali” sorrise una voce al di là del tavolo, ed Eva alzò gli occhi sulla creatura davanti a lei: molto diversa dall’ultima volta che l’aveva vista, quasi irriconoscibile, eppure la stessa. “È un grande onore rivederti, Molly.”
L’anziana accolse il bicchiere che le stava porgendo con un gesto appena tremante delle braccia ruvide. “Vi ringrazio. L’onore è tutto mio, partner.” Alzò le labbra in una piega rugosa, e alla creatura ricordò un po’ una sapiente e docile tartaruga. Non gli sarebbe mai venuta in mente un’immagine simile, un tempo: Molly era sempre stata una tigre, nel suo cuore, pronta a graffiarlo in qualsiasi momento per gioco o impulso. E le cicatrici erano ancora aperte.
Sorrise mesto e malinconico, sedendosi a non troppa distanza e bevendo con lei il tè caldo senza una parola. Quando la donna riprese a parlare, lui sapeva già cosa avrebbe detto ancora prima che aprisse bocca.
“È da tanto che non mi chiamano così.” dissero all’unisono, e lei arrossì un po’ stupita, ma si rilassò immediatamente con un sorriso calmo. 
Non era più lei. Non erano più loro.
“Sembri molto diverso, caro Jordan.”
“Anche tu sei cambiata, Molly” rispose sereno. “Lo siamo tutti.”
“Oban però rimane sempre la stessa.”
Entrambi guardarono automaticamente fuori dalla piccola finestra della stanza dell’Avatar: tutto era rimasto intatto, come Eva meglio ricordava.
“Mi sei mancato Jordan. Oban mi è mancata. Mi è mancato tutto quanto, e avrei voluto solo ripercorrere la mia vita dalla fine all’inizio, ma non è possibile.” commentò lei in tono pacato, senza traccia apparente di dolore. “Poi mi guardo attorno e raccolgo le gioie che la vita mi offre ogni giorno: ho due splendidi nipoti, la gloria di un’esistenza trascorsa a rincorrere i miei sogni, tanti anni alle mie spalle. Sono per queste cose che sono felice che tu sia l’Avatar: ti ringrazio di tutto, Jordan.”
Un respiro. L’Avatar si lisciò le pieghe del vestito di luce e fissò la distesa di alberi rossi e piccoli templi decaduti prima di parlare, l’aria un po’ grave sotto l’espressione tranquilla. “E cosa ti porta qui, mia Molly?” 
“La morte.” rispose lei semplicemente, chiudendo gli occhi e respirando l’aria dolce e fresca del sogno. “Sì, la morte. Volevo vedere tutto questo un’ultima volta.”
 
Non ci fu fretta. Il cielo di Oban si tinse dei colori caldi del tramonto con la lentezza del tempo, e quando Jordan le tese una mano salda lei la prese senza esitare, rievocando alla memoria tutte le volte in cui si erano sorrisi con quei pochi gesti semplici. “No, non sei cambiato Jordan. Sono solo io a essere invecchiata.”
“Forse.” Le concesse lui, un mezzo sorriso agli angoli della bocca. “Ma non credo potrò rimanere così per sempre: ho molto da imparare, come Avatar.”
“No, Jordan.” rispose lei, prendendolo a braccetto e continuando lentamente a camminare, il bastone dall’altra parte a saggiare il terreno di pietra. “Tu vai bene così come sei.”
Il partner non replicò. Semplicemente, non volle. Sorresse quel gracile corpo lungo la pietra levigata della piazza che era stato il loro palcoscenico, camminando con lei nel segreto intimo del silenzio, accanto a rovine inesplorate.
Più volte temette di affaticarla. Più volte la vide tremare, soffocata dal peso della vita, incespicare nei suoi stessi piedi gonfi. Più volte dovette infonderle l’energia vitale di Oban per darle la forza.
Attraversarono il tempo: come sfogliando una serie di fotografie sbiadite, così ripercorsero l’amarezza di sentimenti mai ricambiati e la dolce malinconia di sorrisi e momenti.
Non servivano parole.
 
“Li senti, Molly?”
La creatura leggera stretta tra le sue braccia non parlò. Jordan continuò a camminare lungo i sentieri conosciuti della foresta, nella notte più bella della sua eternità, lasciando che poche lacrime gli solcassero il viso inumano. Un suono nell’aria, denso e cupo come il dolore.
“Li senti cantare, Molly? Ti stanno dando il bentornato.”
 
“Ti stanno dicendo addio.”
   
 
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