Chitoge era solita parlare mentre scriveva e Raku si fermava spesso sull’uscio della camera da letto ad ascoltarla in gran segreto. Potevano passare anni, non si sarebbe mai stancato di ascoltare la voce candida della moglie che leggeva – o forse anticipava – le parole che proponeva con la sua calligrafia delicata ed acerba al contempo.
   «Raku» era la parola che più spesso ripeteva. «Raku, Raku, Raku». Ne pareva quasi fiera. Lui non poteva far altro che arrossire e restare in silenzio, accogliendo le lamentele, le scuse che rivolgeva a se stessa, i complimenti che seguivano al nome tanto breve quanto significativo; e lei rideva mentre ne parlava. Rideva candidamente, nella solitudine del tepore di un ambiente familiare come lo era il loro piccolo nido d’amore. Lui avvertiva sempre una sensazione di gioia salire verso la gola, partendo dal cuore.
   Non si sarebbe mai stancato di sentirla parlare mentre annotava sul vecchio diario, nemmeno tra vent’anni.