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Autore: Bubbles_    03/04/2015    4 recensioni
When the moon fell in love with the sun
All was golden in the sky ~
.
"Posso farla innamorare di te in un batter d’occhio e tu potresti ricambiare il favore"
"E trasformarti nella ragazza dei sogni di Bright?"
"Io sono già la sua ragazza dei sogni, deve solo rendersene conto"
"Quindi mi stai offrendo il tuo aiuto, quando in realtà sei tu a voler qualcosa da me"
"Siamo sulla stessa barca, sfigato"
"La tua sta decisamente affondando per chiedere aiuto a me, principessa"
.
All was golden when the day met the night ~
La solita vecchia storia - Blue Moon.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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When the Day met the Night



 
Capitolo 1
 
 

Gardenia significa
Amore Segreto

 






La primavera aveva completamente conquistato la Wonder Academy.
Il profumo di fiori, tipico della stagione, aleggiava nell’aria cullato da una tiepida brezza.
Gli studenti si godevano il calore di quel primo sole, i professori diminuivano il carico di compiti in vista degli esami finali e io… io potevo godere degli allenamenti di scherma alla luce del sole, senza dover sorbirmi l’onnipresente puzza di sudore e piedi della palestra della scuola.
Bright era lì, davanti a me, vittorioso dopo un affondo ben assestato e bello come non mai.
L’osservai salutare i compagni di squadra e raggiungere la borsa lasciata sugli spalti in cerca di un asciugamano.
La bocca mi si fece improvvisamente asciutta e mi ritrovai a leccare inconsciamente le labbra.
La maglietta sudata aderiva perfettamente al suo corpo rivelandone al mondo tutto il suo splendore, dai pettorali scolpiti a quelle braccia muscolose per cui avrei fatto di tutto.
Ogni sua goccia di sudore mi sembrava perfetta. Ne osservai una in particolare, nata sulla tempia destra. Scivolò sin fino alle labbra, prima di interrompere la sua corsa nel morbido panno bianco. Quell’asciugamano aveva una fortuna sfacciata! Che cosa non avrei fatto per trovarmi nella stessa situazione, con il corpo sudato di Bright sopra il mio, i suoi capelli dorati che si muovevano con il ritmo dettato dai nostri corpi.
“Se continui così avrai una pozzanghera in mezzo alle gambe”
L’immagine di Bright e la sottoscritta che si davano da fare svanì all’istante. Saltai in aria e non riuscii a trattenere uno squittio imbarazzato.
Controllai che nessuno si fosse accorto di qualcosa prima di voltarmi rossa in volto e con intenti omicidi. Non era stato più che un sussurro, ma sapevo benissimo chi fosse il colpevole e, come previsto, Shade era proprio dietro di me.
“Abbi almeno la decenza di negare” mi canzonò con un sorriso furbo stampato sul volto e sguardo malizioso.
Negare? E a che pro? Sapevamo entrambi le cose che avrei voluto fare al suo amico, solo l’amico in questione ignorava bellamente le mie intenzioni.
Gli lanciai un’occhiata di sufficienza cercando di trasmettere tutto il mio disgusto. Non mi piaceva farmi vedere con dei tipi del genere. Non c’era nulla in lui che non urlasse la parola sfigato. Innanzitutto se ne andava in giro con quell’aria da depresso, quel suo broncio perenne non lo rendeva automaticamente affascinante, ma asociale. Indossava felpe di due taglie di troppo e quell’odioso berretto nero da cui riuscivano sempre a sfuggire delle ciocche cobalto. Come se il look da ragazzo di strada non bastasse, quel pomeriggio aveva mani e viso sporchi di terra, come ci si sarebbe potuto aspettare da ogni bravo sfigato membro del club di giardinaggio. Per completare l’opera, puzzava spesso di fumo e di terra, un mix letale per le mie povere narici. Era il tenebroso della scuola e sebbene questo fosse un tratto ricercato da molte mie coetanee, non lo era di certo per me! Il ragazzo scorbutico senza amici che passa le ore con la testa tra libri o tra piante non era di certo il mio tipo!
Invece Bright, l’amore della mia vita, lui sì che aveva tutte le qualità che cercavo in un ragazzo. Era gentile, dolce, altruista e profumava sempre di qualcosa di dolce.
Shade mi stava ancora guardando dall’alto in basso in attesa di una mia risposta. Odiavo la differenza d’altezza che c’era tra noi, mi faceva sempre sentire più piccola di quello che fossi in realtà e le mie occhiate intimidatorie non avevano lo stesso effetto se lanciate al suo petto.
“Evapora sfigato e porta con te i tuoi commenti volgari. Io, al contrario di te, ho del lavoro da fare” tamburellai la matita sul taccuino che avevo in mano a sostegno delle mie parole. Lavorare per il giornale dell’accademia aveva i suoi lati positivi.
“La tua definizione di lavoro include scopare con gli occhi il mio migliore amico?”
Il mio sorriso falso vacillò appena ormai abituata a quelle sue battutine, ma ero sicura quel leggero tic all’occhio, che sempre avevo quando lui mi infastidiva, fosse tornato a farmi visita.
“Geloso?” il segreto consisteva nel continuare a sorridere. Ero sicura le mie guance si fossero deformate permanetemene per aiutarmi a sostenere quella posa innaturale, ma non volevo assolutamente lasciar trasparire la mia irritazione.
Certo, in un mondo ideale avrei potuto pestargli un piede e girare i tacchi, ma purtroppo la nostra era una convivenza forzata. Sopportavo la sua compagnia per una sola e unica ragione. Tenevo in piedi quello stupido teatrino per l’amore della mia vita, il mio futuro principe azzurro, l’uomo con cui avrei passato i prossimi cinquant’anni… sì, insomma, sopportavo Shade solo e solamente per far piacere a Bright.
Lui e Shade si conoscevano da quanto entrambi portavano ancora il pannolino e, sfortunatamente per la sottoscritta, la loro amicizia era durata negli anni. Dove andava Bright andava Shade e visto che dove andava Bright andavo anch’io, quei fastidiosi tête-à-tête erano purtroppo più frequenti di quanto avrei voluto.
“Geloso? Di te? Preferirei andare a letto con Camelot!”
Rabbrividii a quell’immagine disgustosa. La professoressa Camelot e Shade avvinghiati l’uno all’altra… trattenni a malapena un conato.
“Ti piacciono le donne mature? Che sporcaccione Shade” risvegliatami dallo shock iniziale fu il mio turno di prenderlo in giro e, finalmente, farlo arrossire.
Lo dovevo ammettere, ogni qual volta le sue guance si imporporavano non riuscivo a non addolcirmi, in fondo anche io ero umana e il tenebroso Shade dalle guance arrossate era troppo anche per il mio cuore di ghiaccio.
“Rein! Shade!” la voce di Bright interruppe quel patetico botta e risposta a cui eravamo così abituati e ci fece voltare entrambi.
“Non una parola, sfigato” sussurrai cattiva, Shade si era completamente ripreso e mi guardava con quel suo ghigno stampato sul volto.
“Come al solito, principessa”
Anche quel giorno entrambi avremmo rispettato il nostro implicito patto.
“Scusate se ci ho messo tanto” Bright ci raggiunse e subito i battiti del mio cuore accelerarono. Averlo così vicino mi faceva sempre brutti scherzi, tra mani sudate, tachicardia e improvvise vampate di calore, probabilmente pensava fossi in menopausa.
“Non ti sta dando fastidio, vero?” scherzò dando una pacca all’amico ignaro di quanto veritiere fossero in realtà le sue parole. Bright non sospettava assolutamente nulla, per lui io e Shade eravamo semplicemente due amici che amavano rimbeccarsi ogni tanto.
“Certo che no! Stavamo solo chiacchierando” colpii Shade con fare scherzoso sulla spalla cercando di sfogare, senza farmi notare da Bright, tutta la mia rabbia repressa. Non feci in tempo a ritirare la mano dopo un pugno ben assestato e alquanto violento, che Shade mi afferrò per il polso con fare giocoso e mi tirò a sé, scompigliandomi i capelli e stringendomi in una morsa letale.
“Rein mi adora!” rimasi paralizzata nella sua presa, il suo avambraccio stretto intorno al mio collo. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare erano le sue dita sporche di terra tra i miei capelli e quella puzza di fumo che piano mi stava avviluppando.
Mi liberai il più veloce possibile e mi fiondai su Bright avvinghiandomi a lui come ad un sostegno della metropolitana. Perché non recepiva il messaggio e mi stringeva come aveva fatto pochi secondi prima quell’altro idiota?
“È stato un piacere Shade, ma noi ora abbiamo da fare” sperando recepisse il messaggio autonomamente rivolsi tutte le mie attenzioni al mio biondino preferito.
“Pronto per l’intervista?” gli sussurrai con fare innocente mentre facevo in modo che il mio petto strusciasse in modo che di innocente aveva ben poco sul suo braccio.
Sapevo di star dando spettacolo e al peggiore pubblico possibile per di più, ma in quel momento poco mi importava di Shade. Lui sapeva benissimo quali erano le mie intenzioni con il suo migliore amico e visto che Bright era completamente inetto nel campo delle relazioni di coppia, negli ultimi tempi avevo intrapreso un approccio molto più diretto.
“Io e Rein stavamo proprio parlando di quanto eccitata fosse all’idea di questa intervista”
Mi bloccai immediatamente. Che diavolo stava facendo? Non aveva capito che se ne doveva andare?
“Eccitata?” ripeté ingenuamente Bright.
“Eccitatissima” quel pezzo di cretino ebbe persino l’audacia di far schioccare la lingua solo il sorriso che mi rivolse Bright mi trattenne da staccargliela e buttarla in pasto ai gatti.
“Oh Rein! Anche io lo sono, sarà un bellissimo articolo!”
Ebbi la tentazione di sprofondare la faccia nei palmi delle mani disperata. Grazie al cielo Bright non era poi così brillante o avrei dovuto cambiare nazionalità per la vergogna. La ragazza innamorata dentro di me non poté che sospirare sognante davanti a tanta tenerezza, ma non potevo dimenticare Shade stesse camminando sul filo del rasoio abusando pericolosamente della mia pazienza, fatto imperdonabile.
“Terzo articolo sulla squadra di scherma questo mese, perché non intervistate anche noi del club di giardinaggio?”
Perché il giardinaggio è da sfigati e ti odio con tutto il mio cuore?
“I nostri lettori adorano il club di scherma!” intonai in una perfetta imitazione di Maria Teresa di Calcutta mentre accarezzavo Bright consapevole che Shade non ci avesse mai tolto lo sguardo di dosso.
“O i vostri giornalisti adorano chi ne fa parte”
“In entrambi casi, abbiamo molto lavoro da fare!” strinsi la presa che avevo sul braccio di Bright e provai a trascinarlo lontano da quel giardiniere da strapazzo. La conversazione terminava lì per quel che mi riguardava.
“Ci vediamo stasera allora!”
Alt! Conversazione riaperta: stasera?! Mi bloccai immediatamente e Bright fu obbligato a fare lo stesso.
“Pensavo saremmo andati a vedere un film dopo l’intervista”
Un film dell’orrore preferibilmente, così da saltarti in braccio alla prima scena splatter.
“Stasera non posso, avevo già promesso a Shade una partita”
Quei due cretini, la loro stupida bromance* e l’inspiegabile amore dei ragazzi per i videogiochi!
Shade mi lanciò un’occhiata eloquentissima, non sarebbe potuto essere più chiaro neanche se si fosse tatuato in fronte “Shade vince, Rein perde”.
Ci salutò imitando vagamente un saluto militare e se ne andò con quel ghigno che tanto odiavo stampato in faccia e un’espressione soddisfatta.
Che sciocco! Avevo forse perso una battaglia, ma la guerra per il cuore di Bright era ben lontano dall’essere conclusa.
Nulla fermava una ragazza innamorata e Shade se ne sarebbe ben presto reso conto.

 
 


 
“Un disastro!”
“Una tragedia!”
“La mia vita è rovinata!”
“Sì, penso proprio affogherò i miei dispiaceri in una torta al cioccolato e fragole”
La mia migliore amica scosse la testa rassegnata scarabocchiando veloce l’ordinazione.
“Finalmente! Ti ci sono voluti solo quindici minuti per ordinare questa volta, stai migliorando Rein!”
“Ma non capisci? La mia vita è rovinata!”
“Pensavo fossimo d’accordo su questo fatto intorno alla terza o la quarta volta che me lo hai ripetuto. Ora fai la brava e cerca di non infastidire gli altri clienti. Sarò subito da te con la fetta di torta più grande che tu abbia mai visto” mi arruffò i capelli in modo affettuoso e cercò di abbracciarmi, anche se quello che ne uscì, con me seduta e lei in piedi con una pila di piatti in equilibrio nell’altra mano, fu un patetico pat-pat sulla spalla.
“Non dimenticare…”
“Tanta, tanta panna montata! Lo so!” mi fece l’occhiolino e se ne trotterellò via.
Fine era così, non camminava, saltellava. Era sempre di buon umore ed era un concentrato di energia! Forse era per quello che io e lei andavamo tanto d’accordo, riusciva sempre a tirarmi su il morale. Era effervescente e la sua presenza aveva lo stesso effetto di un’iniezione di felicità.
Lavorava nel salone da tè dei suoi da una vita. Suo padre aveva provato a metterla dietro i fornelli, cercando di trasformare quella sua passione per i dolci in una passione per la cucina. Il risultato era stato disastroso e io ne ero la testimonianza vivente, vittima di un’intossicazione alimentare per essermi fidata delle sue capacità culinarie. Inutile specificare che dopo quello spiacevole incidente non avevo mai assaggiato più nulla preparato da lei.
A quel ricordo mi passò completamente l’appetito, ma non riuscii a trattenere un sorriso. Fine riusciva sempre a farmi sentire meglio anche dopo tutto quello che era successo.
Visto che la mia vita era rovinata, tanto valeva rovinarsi anche la linea e la Sunny Bakery era il posto ideale! Se dovevo affogare le mie disperazioni tra zuccheri raffinati e farmi venire il diabete lo avrei fatto con i dolci più buoni della città!
Fine riapparve dopo qualche minuto con due fette di torta, si sedette di fronte a me e senza fare complimenti s’impossessò di quella più grande e iniziò a mangiare.
“Cos’è successo questa volta?” chiese tra un boccone e l’altro.
“Ma tu non devi lavorare?” la mia amica dai capelli magenta si guardò intorno colpevole, probabilmente alla ricerca di suo padre.
Dovette decidere che la via fosse libera perché si rilassò e ingurgitò un altro pezzo di torta.
“Il mercoledì pomeriggio non viene mai nessuno! E poi non posso lasciarti in questo stato!”
“Che tradotto significa la mia ordinazione ti ha fatto venire fame” non rispose a quell’accusa velata, si limitò a rubare una delle mie fragole e a sorridermi con tutte le labbra sporche di cioccolato.
“Allora vuoi dirmi cos’è successo o stai aspettando che mio padre mi scopra?”
Feci un lungo sospiro giocherellando svogliata con la forchetta.
“Allora?” alzai lo sguardo, Fine era diventata serissima, la torta completamente dimenticata.
“Bright mi ha detto che sono una delle sue più care amiche” sputai fuori quelle parole e ognuna mi costò enorme fatica.
“Ouch”.
“Già”.
Rimanemmo in un deprimente silenzio per parecchi secondi e io ritornai a torturare il mio dolce. Gli occhi cominciarono a pizzicarmi e il peso nel petto che fino a quel momento avevo cercato di ignorare diventò ancora più pesante. Sentii il cuscino del divanetto sprofondare accanto a me e poco dopo Fine mi stava abbracciando.
“Forse intendeva…”
“No” sussurrai piano senza neanche lasciarla finire.
Cominciò ad accarezzarmi piano la schiena cercando di trasmettermi un po’ di conforto.
“Io penso lui volesse dire…”
“No…”
“Allora forse lui…”
“No! Mi vede solo come un’amica!” l’allontanai da me con entrambe le mani lottando contro le lacrime che non volevano far altro che scappare al mio controllo.
“Io non so più cosa fare! Lui è quello giusto!”
“Tu questo non puoi saperlo! Lo conosci appena” mi guardò preoccupata che le sue parole potessero ferirmi. Quella era una delle ragioni per cui la cercavo nei momenti più difficili, non aveva mai paura di dirmi ciò che pensava anche se non mi sarebbe piaciuto.
“Forse dovresti conoscerlo meglio e capiresti lui…” le sue parole furono interrotte dal campanello che avvisava l’arrivo di un nuovo cliente. Lanciò un’occhiata alla porta prima di riportare il suo sguardo su di me.
“Torno subito, tu resta esattamente dove sei!” si alzò in fretta e raggiunse con un sorriso fabbricato il bancone.
Confusa e con le parole di Fine che mi rimbombavano nelle orecchie i miei occhi cercarono la causa di quell’interruzione e non appena la trovarono desiderai sprofondare nelle viscere delle Terra.
Che diavolo ci faceva Shade alla Sunny Bakery?
Lui non doveva assolutamente vedermi! I miei capelli erano in disordine, avevo gli occhi rossi e gonfi e non avevo assolutamente voglia di litigare. In più i miei ormoni erano impazziti, probabilmente sarei scoppiata a piangere alla prima sua frecciatina! Afferrai il menù dalle mani del ragazzino seduto al tavolo accanto al mio (ricevendo anche un bella linguaccia) e cercai inutilmente di nascondermi.
Il fatto che il mio cuore battesse a mille e che il mio naso fosse praticamente incollato alla pagina dei dessert non mi impedì di origliare la conversazione.
“Ciao! È la terza volta questa settimana!”
Quindi Shade era un cliente abituale… interessante. Mi ritrovai a ridacchiare tra me, che Shade avesse una cotta per Fine era storia vecchia, il suo amore, come il mio d’altronde, non aveva mai superato la fase platonica però.
Chiacchierarono per qualche secondo del più e del meno, Shade le fece dei complimenti per gli ottimi dolci, per i capelli, per la sua carnagione radiante (già, proprio così) e infine osò persino chiederle se avesse perso del peso… che caso disperato!
Alla fine, probabilmente resosi conto che flirtare non fosse il suo forte, decise di mettere fine a quel supplizio a cui io e altri clienti del locale stavamo assistendo e ordinò dei dolci al limone.
Pessima, pessima scelta! Tra tutto quello che poteva comprare era riuscito a scegliere il dolce che meno piaceva a Fine! Anche la torta di carote sarebbe stata meglio delle lemon squares.
Non appena i codini di Fine scomparvero in cucina, buttai in aria il menù e lo raggiunsi veloce. Al diavolo il rimanere discreta! Un cuore infranto al giorno bastava e avanzava e anche se non avevo nessuna intenzione di vedere la mia miglior amica accasata con un tale bastardo, l’anima romantica dentro di me, impietosita da i suoi pessimi metodi di corteggiamento, prese il sopravvento.
“Ma sei pazzo?” urlai piazzandomi davanti a lui con entrambe le mani sui fianchi “Sei dimagrita? Ma che razza di domanda è? Ora non farà altro che chiedersi se prima sembrava grassa! Carnagione radiante? È quello che dice il mio dottore ad ogni check up! Per non parlare delle lemon squares!”
Shade mi guardò come se fossi appena scappata da un ospedale psichiatrico, fece persino un passo indietro e alzò le mani davanti a sè in segno di resa.
“Hai sbagliato tutto, ma siamo ancora in tempo per rimediare. Ora ascoltami attentamente, appena torna tu ordinerai delle praline al cioccolato e dovrai fingere sono le tue preferite. Allora qual è il tuo dolce preferito?”
Lo stupore sul volto di Shade era stato sostituito da pura confusione. Probabilmente non stava capendo assolutamente nulla di quello che gli stavo dicendo.
“… la torta al…”
“Sbagliato! Le praline al cioccolato!” mi passai un mano tra i capelli con fare disperato e lo guardai serissima.
“Ordina delle praline al cioccolato, perchè tu adori le praline al cioccolato, vero? Fai sì con la testa... bravo! Aggiungi causalmente che la primavera è la tua stagione preferita, se ti chiede il perché, e te lo chiederà, te lo assicuro, rispondi che ne ami i colori e il fatto che il mondo si risveglia. Per finire falle i complimenti per le decorazioni all’entrata, le ha fatte lei. Sì lo so, sono tutte storte e alcune sono cadute, ma sforzati di sembrare onesto”.
Finito il mio monologo, non avevo più aria nei polmoni e tutto mi aspettavo tranne quello che mi ritrovai davanti. Shade mi guardava in modo strano, non lo avevo mai visto così. Sembrava quasi... preoccupato?
“Rein… tutto bene?”
Mi stava davvero chiedendo come stavo? Mi ricordai dello stato in cui mi trovavo e in cui nessuno mai avrebbe dovuto vedermi.
Mi sfregai inutilmente gli occhi nello stupido tentativo di nascondere il loro rossore e feci di tutto per evitare il suo sguardo.
Tutti i miei sforzi furono però vani, Shade mi afferrò il mento tra le dita e mi obbligò a guardarlo dritto negli occhi.
“Tutto bene?” ripeté serio e un po' troppo vicino per i miei gusti.
“Io… certo! Ma che domande!” con uno schiaffo allontanai la sua mano dal viso e indietreggiai nel disperato tentativo di aumentare la distanza tra di noi. Una chioma familiare spuntò dalle porte della cucina donandomi la perfetta via di fuga.
“Fine sta tornando! Fai quello che ti ho detto!”
Mi bastò che si distraesse un secondo per darmela a gambe.
Non ero pronta a mostrarmi così vulnerabile, non a lui, ed ero stanca di autocommiserarmi.
Inoltre quella sfortunata serie di eventi mi mise in testa una strana idea e più osservavo Fine e Shade parlare dalla vetrina del negozio più velocemente giravano le rotelle nella mia testa.
Certo, le possibilità di successo erano minime, ma cosa avevo da perdere? Il mio cuore era già rotto.
Nulla fermava una ragazza innamorata e finalmente me ne resi conto anch’io.









Miao!
*Bromance - secondo wikipedia una bromance è "uno stretto rapporto, non sessuale, tra due o più uomini". Tutto più chiaro ora, vero? u.u
Grazie per aver letto, sei un tesoro <3
Il titolo di questa fanfic è orrendo, mea culpa, ma la canzone merita (e anche i P!ATD). Se non sai di cosa sto parlando, clicca il titolo.
Non ho idea di perchè ho voluto scrivere una fanfic in questo fandom, forse i ricordi d'infanzia hanno preso il sopravvento.
Che dire? Le note nella descrizione sono state messe per un motivo. I personaggi saranno OOC, ma spero di mantenere qualcuna delle loro caratteristiche e naturalmente siamo in un AU (alternative universe), Fine e Rein non sono sorelle nè principesse, anche se mi piace mantenere il nomignolo. I tempi di aggiornamento saranno quelli che sono.
Mi scuso per eventuali, sicurissimi, errori.

Un bacione!


 
  
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