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Autore: Juliet88    04/04/2015    0 recensioni
Una spugna per cancellare il passato,
una rosa per addolcire il presente
e un bacio per salutare il futuro.
(Guy de Maupassant)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Quasi tutti, Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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123456788 "Tin tin"
"Tin tin"
La mia mano si gettò, senza coscienza, su quella sveglia isterica, cercando il pulsante per spegnerla, nonostante io abbia dovuto armeggiare per cinque minuti, prima di trovare il bottone giusto.
"Blair, dobbiamo alzarci" disse una voce assonnata, tra uno sbadiglio e l'altro.
Mossi istantaneamente la testa per capire da dove provenisse quella voce.
E mi ci vollero pochi millesimi di secondo per riconoscere quella chioma lucente che avevo sempre invidiato alla mia migliore amica.
Le sorrisi appena, ancora ad occhi chiusi, felice ed ansiosa al tempo stesso.
"A che ora è l'aereo?" domandai, con la stessa voce di Miley Cyrus dopo una sbronza.
"A mezzogiorno" rispose.
Spalancai gli occhi.
"Quindi hai giusto il tempo di mettere nel bagaglio poche cose...il resto lo comprerai sicuramente a New York. Da Bendel sono arrivati articoli meravigliosi!" Continuò, con un sorriso a 32 denti.
Ordinai alla gouvernante di sistemare gli abiti in valigia, mentre io mi occupavo di organizzare le ultime cose alla Waldorf design. Volevo lasciare tutto in ordine.
"Suzi, ti prego, fa che questo posto resti in piedi, mentre sarò a New York." dissi, con una punta di amarezza.
"Signorina Blair, farò in modo che tutto venga svolto come se fosse lei presente" rispose, sicura.
Suzi riusciva a ispirarmi una certa fiducia. Certamente pochissime persone hanno avuto quest'effetto su di me.
"Bene. Per qualsiasi problema, chiama pure a questo numero" dissi, consegnandole un piccolo notes bianco.
Ci salutammo, e corsi verso a casa, per controllare (ovviamente) come andassero i preparativi.
Appena entrata, trovai Serena mangiare comodamente macarons, seduta (o meglio, sdraiata) sul divano, seguendo una puntata di sex&the city.
"Serena!" esclamai.
Lei si girò, incurvando le labbra.
"Come fai a non fare nulla tutto il giorno, tra poche ore abbiamo il volo, e sembra che tu non abbia impegni!"
"Blair, dovresti rilassarti, ti prego. Non sei cambiata di una virgola." affermò, recitando rassegnazione.
Incurvai le sopracciglia, e risposi con un "Nemmeno tu, se è per questo"
Ridemmo insieme.
Non vedevo l'ora di ripestare di nuovo il suolo americano, mi mancava il mio Empire State Building, la Fifth Avenue, L'Upper East Side, il mio loft.
Non vedevo l'ora di riabbracciare mia madre, Dorota, i miei amici, persino Humphrey.
A proposito di Humphrey...
"Serena, non abbiamo avuto modo di parlare di cose molto importanti...ad esempio, quale povero boy si stia struggendo d'amore per te." pronunciai, sarcastica.
"Blair, non è cambiato dall'ultima volta che ti ho raccontato...Sai che amo Dan, più di qualsiasi altra cosa" rispose, mentre gli occhi assumevano la forma di cuori.
"Bleah" mimai, con un espressione facciale che non lasciava dubbi.
"Invidiosa, puoi pure dirmelo che sei innamorata di Dan, lo sanno tutti" esclamò, ironica.
"Nemmeno se fosse l'ultimo sulla terra" risposi, secca.
"Piuttosto, hai sempre sviato bene il discorso da quando sei a Parigi, nonostante ti abbia fatto questa domanda migliaia di volte. Non mi hai detto mai il nome di qualche fracesino che ha attirato la tua attenzione, nè raccontato di qualche tua love story al profumo di lavanda francese".
"Mi dispiace, non aver saziato la tua sete di gossip" ribattei, senza indugiare troppo.
Mi guardò di sottecchi, mentre mi esortava a dire di più.
"Ma parlando di gossip...gossip girl è ancora stressante come quando me ne sono andata?"
"Blair..."
"Serena, non ho nulla da raccontarti, perchè non ho vissuto nessuna love story al profumo di lavanda francese, mi sono dedicata anima e corpo al lavoro, non ho avuto tempo per queste sciocchezze".
Ci fu qualche minuto di silenzio, finchè disse:
"Beh, sai...reduce dall'esperienza con Louis, come darti torto"
Mi complimentai silenziosamente per il salvataggio in extremis.
"Signorina Blair, le valigie sono completate, e il taxi vi sta aspettando." sussurrò la giovane domestica.
"Grazie, dì pure che arriviamo subito"
Ed ecco che mio padre arriva nel salon, seguito da Ròman, con una precisione in termini di tempo che mi fece sospettare che stesse sentendo la mia conversazione con Serena.
"...Blair" fu tutto quello che osò dire, con gli occhi già lucidi.
"Papà..." fu la prima risposta che mi venne in mente, se così si possa definire.
"Promettimi che verrai presto" dissi, guardandolo dritto negli occhi.
"Promesso. Ti voglio bene" disse, stringendomi in uno degli abbracci più belli di tutta la mia vita.
"Anche io, papà!"
"Ci vediamo presto, prestissimo!"
Salutai Ròman, e le collaboratrici domestiche, e partii con Serena, nel luogo che per troppo tempo mi aveva atteso.

"Mi passi Vanity Fair?" chiese Serena, appena salite in aereo.
"Certo, ecco a te" risposi, cercando di toccare il meno possibile il porta giornali del sedile di fronte a me.
Sentii una risata provenire da Serena Van Der Woodsen.
"S, non ridere. Chissà quante persone si sono sedute dove sono seduta io adesso. E' inquietante."
"Dai, ci sarà sicuramente di peggio" fu la sua risposta.
Mentre un pronto ghigno di disapprovazione si liberò dalla sottoscritta.
"Avremmo potuto prendere l'aereo privato dell'azienda, ma invece no! A te piace mischiarti con la gente comune, lady D dei miei stivali"
Vidi Serena alzare gli occhi al cielo, mentre si lamentava di quanto fossi bacchettona.
Ci addormentammo entrambe ben presto, e i sedili della prima classe si fecero improvvisamente più comodi.
Tuttavia, il sonno non durò molto, purtroppo, e osservando che mancava poco meno di un'ora per arrivare a New York, cominciai a sentire un'immotivata fitta allo stomaco.
Picchiettavo le dita sul bracciolo, nervosamente, un gesto che, ovviamente, Serena non si fece sfuggire.
"Nervosa?" chiese, apprensiva.
"C-cosa? Io? Per niente."
"Guarda che sei un essere umano anche tu, non c'è nulla di male."
"Sta zitta, S. Stavo guardando il modo di acconciarsi di quell'hostess, è qualcosa di pernicioso" mentii.
Per tutta risposta la biondina si girò dall'altra parte, con il chiaro intento di addormentarsi.
Ero nervosa, lo ero eccome. Chissà cosa avrebbero detto tutti di me non appena mi avrebbero vista...sarebbero stati arrabbiati? sorpresi? felici? annoiati?
E io? Come sarei stata a rivedere tutti quanti?
Chissà se era rimasto tutto uguale a quando ero partita, o se fosse cambiato qualcosa...
Odiavo quella sensazione di inconsapevolezza. Non potevo sapere, e dovevo arrendermi a non poter sapere, almeno fino al mio arrivo lì.
Dire che avevo i nervi a fior di pelle sarebbe stato un eufemismo.
Preferii imitare Serena, chiedendo una camomilla all'hostess, e cercando di pensare il meno possibile.





  
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