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Autore: Neens O Brien    04/04/2015    0 recensioni
I'm back con il seguito di "Will we ever have our happy ending?". Vi ricordo che non seguo il telefilm, questa è semplicemente la continuazione della mia storia precedente, di cui vi lascio il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2511902
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich, Phillip 'Lip' Gallagher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-IAN-

L’aria fredda gli colpiva con violenza il viso, mentre correva per la periferia, cercando un qualche segno della presenza di Mickey. Era andato subito sotto la linea ferroviaria, dove lo aveva baciato la prima volta, dove era quasi morto, ma non c’era traccia dell’altro ragazzo. Ne rimase deluso, ma in fondo sapeva che sarebbe stato troppo semplice trovarlo lì.

Non era da lui, ma stava per perdere la speranza, non riusciva ad immaginare un altro posto in cui potesse essere. Era fuori discussione passare da casa sua, se Terry l’avesse visto nei paraggi del figlio, secondo quello che gli aveva riferito Lip, non si sarebbe di certo fermato a chiacchierare. Odiava il fatto che quell’uomo avesse così tanto potere sulla loro vita, ma cosa ci poteva fare?

Più che dire a Mickey che non si sarebbe dovuto preoccupare per lui, che sapeva badare a se stesso, non poteva evitare di farlo preoccupare. Immaginava che, se la situazione fosse stata invertita, anche lui avrebbe fatto lo stesso, anche se probabilmente se si fosse trattato di Frank lo avrebbe affrontato, ma Frank di certo non era Terry.

Era piuttosto sicuro che, anche se fosse riuscito a sbarazzarsi del padre di Mickey, i suoi amici non gliel’avrebbero fatta passare liscia, e risolto un problema se ne sarebbe creato uno nuovo. Era mortificato da questa sua impotenza, e sentiva il bisogno sempre più pressante di trovare l’altro ragazzo.

Prese il cellulare, consapevole che Mickey non avrebbe risposto vedendo il suo nome sul display, e chiamò Mandy, che rispose al secondo squillo, con una voce preoccupata.

-Hey Ian, tutto bene? Hai parlato con Lip?

-Si, ci ho parlato. Mandy, ascolta, per caso Mickey è lì a casa?

La ragazza aspettò qualche secondo per rispondere.

-Io sono a casa tua adesso, ma corro da me e ti mando un messaggio per dirtelo.

-Se…se non è lì, puoi scrivergli di raggiungerti al parco che c’è vicino alla vecchia stazione?

-Certo, farò in modo di mandartelo lì.

-Grazie, Man.

Chiuse la chiamata, e con un sospiro si avviò verso il parco.

La vecchia stazione era in disuso ormai da almeno dieci anni, da quando quella zona di periferia era diventata uno dei posti peggiori della città, e nessuno ci era più andato. Ora la usavano per spacciare, e alcuni barboni ci passavano la notte, ma per il resto era deserta.

Nonostante Ian fosse abituato a quella gente, dargli appuntamento proprio nella stazione non gli sembrava una grande idea, per questo aveva optato per il parco. Era appena arrivato, quando la suoneria del telefono segnalò l’arrivo di un messaggio, che Ian lesse con il cuore in gola. Era da parte di Mandy, come si aspettava, e c’erano due semplici parole che allo stesso tempo gli provocarono piacere e nervosismo: “Sta arrivando”.

Si sedette sull’altalena, iniziando a dondolarsi lentamente, mentre si accendeva una sigaretta per placare l’ansia. Ancora non sapeva che cos’avrebbe detto a Mickey una volta arrivato, ma sicuramente avrebbe messo in chiaro una volta per tutte quello che pensava del suo ‘proteggerlo’.

Non che non gli facesse piacere, era quasi commosso da quanto Mickey fosse cambiato dopo l’incidente. Era sempre lui, ma allo stesso tempo coglieva degli atteggiamenti che prima non avrebbe mai avuto. Per esempio, a volte, quando erano a letto, Mickey gli passava lentamente una mano tra i capelli, accarezzandoglieli, oppure intrecciava le dita a quelle di Ian, e in quei momenti sapeva che entrambi erano completamente felici.

Poi però l’incantesimo si rompeva, ed entrambi dovevano tornare ad ostentare quasi…odio reciproco, per non alimentare stupidi sospetti. Ian sapeva di non poter chiedere di più a Mickey, non voleva di certo costringerlo a fare coming out, perché gli bastava quello che avevano, quello che avevano ottenuto dopo aver lottato, insieme.

La linea dei suoi pensieri fu interrotta, perché si accorse che la figura di Mickey stava avanzando in lontananza, e Ian si alzò di scatto dall’altalena, rischiando di cadere a terra. Si diede una parvenza di tranquillità, mentre l’altro ragazzo, accortosi della sua presenza, disse qualcosa, probabilmente un’imprecazione, prima di raggiungerlo.

-Cristo santo, Gallagher, cosa non hai capito di quello che ti ho detto prima? Hai pure messo in mezzo mia sorella per attirarmi qui.

Non sapeva cosa, in quelle parole, avesse fatto scattare una scintilla in lui, ma Ian prese lo slancio e tirò un pugno a Mickey. L’altro ragazzo cadde a terra, tenendosi il naso tra le mani, e guardandolo con un’espressione tra l’incazzato e il sorpreso.

-Ma che cazzo ti prende?

Dalla bocca di Ian uscì uno sbuffo divertito, e si chinò, mettendosi davanti a Mickey.

-So perché stai facendo questa farsa. E ti dico subito che non mi importa.

Nonostante cercasse di mantenere uno sguardo confuso, sul viso di Mickey si accese come un lampo di preoccupazione, che nascose quasi immediatamente.

-Si può sapere di cosa stai parlando?

-Smettila, Mickey! Sono stanco delle tue stronzate per cercare di proteggermi! Credi che starei meglio senza di te? Credi che penserei “Oh ho perso il ragazzo che amo ma almeno non ho fatto arrabbiare Terry”? Tira fuori le palle e affronta questa cosa con me!

Mickey si alzò in piedi, passandosi nervosamente una mano sugli occhi.

-Pensi che sia facile per me? Se ti succedesse qualcosa come potrei sopportare di esserne la causa? Hai una minima idea di come sia mio padre quando ci si mette? Perché se ti succedesse qualcosa io non solo perderei il ragazzo che amo, ma finirei anche in prigione.

Ian lo guardò confuso, mentre si alzava a sua volta e si metteva davanti all’altro ragazzo.

-In prigione?

-Pensi davvero che se mio padre ti toccasse gliela farei passare liscia?

Quelle parole fecero sorridere Ian, perché le aveva dette in una maniera così naturale da risultare disarmante. Passò un braccio attorno alle spalle di Mickey, e gli scompigliò leggermente i capelli.

-Non dire stronzate, non vale la pena andare in prigione per quello stronzo.

-Ma per te si.

Ian diede un bacio sulla testa di Mickey, mentre si allontanavano dal parco. Non si erano completamente chiariti, ma quello che si erano detti bastava per unirli nuovamente, anche se non erano mai stati del tutto divisi. Ad un certo punto Ian si voltò verso l’altro ragazzo, con un’espressione seria.

-E comunque nelle tue previsioni hai sbagliato una cosa.

Mickey inarcò un sopracciglio, guardandolo.

-E sarebbe?

Non importa cosa ci farà tuo padre, non importa nemmeno se mi manderà all’ospedale o se ti farà trasferire in Nebraska. Tu non mi perderai. Mai.

Il sorriso luminoso di Mickey era tutto quello che gli serviva per riuscire a superare la giornata, al resto avrebbero pensato più avanti.

 
   
 
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