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Autore: ReaRyuugu    04/04/2015    1 recensioni
[...] Ma Shouichi era più forte, immensamente più forte di lui. Come in uno scontro tra due spadaccini di incomparabile livello, più lui si sforzava di infliggergli colpi più questi venivano intercettati e contrastati, più si ritrovava con le spalle al muro e con quel pressante e quasi adrenalinico sentimento di paura a gravargli sul petto. E più questa situazione persisteva insistente, più si rendeva conto che di quella sensazione lui ne aveva bisogno per vivere.
{ImaHana - Imayoshi Shouichi x Hanamiya Makoto} {Buon 04/04!}
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Makoto Hanamiya, Shoichi Imayoshi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{ Home is the place where, when you have to go there, they have to take you in

 

Non era mai stata una persona dal riposo facile, Hanamiya.

Il suo sonno era sempre leggero e travagliato, pieno di interruzioni e di bruschi risvegli; bastava la minima cosa per destarlo, e anche appena sveglio era come se il suo cervello non avesse mai realmente avuto neppure cinque minuti di pausa: pensieri su pensieri si accavallavano ostinati in quella testolina nera, così bruscamente che non c’era nulla da biasimargli se il cattivo umore diventava suo compagno fin dall’inizio di ogni giornata.

Eppure, anche solo guardando fuori dalla finestra, chiunque altro avrebbe guardato a quella mattinata con il massimo dell’ottimismo. Era da molto che una primavera del genere non si vedeva, col cielo così limpido e azzurro da non sembrare reale, l’aria che dolce profumava di fiori, e il sole che timido iniziava a scaldare una città ancora assopita nel torpore festivo. Ma a lui di quella visione non importava – anzi, era proprio averla davanti agli occhi che peggiorava come non mai la situazione, perché delle mille volte che si era impuntato di ricordarsi di chiudere le tapparelle prima di dormire, quella era la millesima volta che se ne dimenticava. Ed era per quello che i raggi del sole erano andati a sbattere aggressivamente sulle sue palpebre chiuse, e che il canto degli uccellini aveva iniziato a pigolare con così tanta insistenza nell’albero davanti a casa che avrebbe voluto solamente mettere le mani su un fucile a pallini (magari rivolgendolo anche contro la manciata di bambini che si era appena riversata nella strada, contribuendo a rendere quell’idilliaco paradiso la prima fonte di nervosismo della giornata).

Per quanto lo detestasse, tuttavia, il giorno era appena cominciato: si tirò su da quelle avvolgenti e calde coperte con uno sbadiglio, ignorando quell’altro peso che ormai si era abituato a sentire mattina dopo mattina. Il braccio dell’altro ragazzo gli scivolò pesante in grembo, e passandosi le dita tra le ciocche disordinate Makoto si voltò verso di lui.

Ah, figuriamoci se quello si faceva turbare. In completa opposizione a lui, quel dannato quattrocchi avrebbe continuato a dormire come un sasso anche se il mondo intorno a lui si fosse sbriciolato in mille pezzi: non poteva contare sul suo conto per ricordarsi di chiudere le dannate tapparelle, visto e considerato che per lui non sarebbe cambiato nulla.

Sospirò, e rassegnandosi a incolpare solo se stesso per quella dimenticanza decise di rimanere qualche secondo in uno stato di catatonica immobilità prima di tirarsi giù da quel letto e immettersi inevitabilmente nel solito via vai di convenzioni che a lui stavano sempre troppo strette: un ginocchio piegato divenne il perfetto punto di appoggio per una testa ancora stanca, e senza curarsi dei capelli che gli ricadevano davanti agli occhi si perse nella silenziosa contemplazione del ragazzo sdraiato accanto a lui.

Non era facile capire cosa, di preciso, provasse per Imayoshi. Essendo una persona abituata ad avere il controllo sulla maggior parte delle cose che lo circondavano, per Makoto arrivare ad avere dubbi persino su ciò che lui stesso sentiva era stato inizialmente il più grande degli affronti. Chi diavolo era, quello, per confonderlo in quel modo? Erano stati i suoi primi pensieri nei suoi confronti. E perché trovava così facile capirlo, in un mondo dove tutti gli altri si erano sempre fermati alla sua apparenza?
Avrebbe dovuto detestarlo, odiarlo, e forse persino temerlo. Pensandoci bene, non erano sentimenti che si negava: provava un odio viscerale nei suoi confronti, e allo stesso tempo ne aveva follemente paura. E allora perché non aveva fatto la cosa più naturale, ovvero quella di allontanarsi da lui e fingere che non esistesse?
Beh, ci aveva provato. Quando era arrivato il suo momento aveva scelto una scuola superiore totalmente diversa dalla sua, forse nella speranza di non dover più averci a che fare, di non avere più nessuno che svelasse i suo trucchi. Non che fosse realmente servito, comunque: in un modo o nell’altro, i due erano tornati di nuovo in contatto. E non era stato solo l’interesse morboso che, lo sapeva, Imayoshi provava nei suoi confronti: anche lui sentiva il bisogno e il desiderio di averlo vicino, anche se inizialmente la sua era bramosia di vederlo piangere e strisciare ai suoi piedi come tanti prima di loro erano finiti per fare.

Ma Shouichi era più forte, immensamente più forte di lui. Come in uno scontro tra due spadaccini di incomparabile livello, più lui si sforzava di infliggergli colpi più questi venivano intercettati e contrastati, più si ritrovava con le spalle al muro e con quel pressante e quasi adrenalinico sentimento di paura a gravargli sul petto. E più questa situazione persisteva insistente, più si rendeva conto che di quella sensazione lui ne aveva bisogno per vivere.

Detestava ammetterlo, ma aveva bisogno di qualcuno che come lui riuscisse a contrastarlo in quel modo. Il resto del mondo era tedioso e pregnante di noia, specie nel momento in cui a poco a poco tutti avevano capito che genere di persona fosse – quindi qualcuno che per lui rappresentasse una sfida continua riaccendeva quel piccolo fuoco che solo di rado sentiva divampare nel mezzo del suo petto.

Era patetico? Sì, probabile. Un genio come lui avrebbe potuto trovare la sua raison in qualsiasi altro obiettivo, ma si era presto reso conto che Imayoshi era tutto ciò di cui, almeno in quel momento della sua vita, sentiva di avere bisogno.

Non c’erano finzioni con lui, non c’era quella falsissima maschera da bravo ragazzo che tutti i giorni si forzava di mettere su davanti agli altri – erano stratagemmi inutili che quel maledetto aveva già annientato, e che davanti a lui avrebbero rappresentato solo una perdita di tempo ed energie. Forse era proprio per questo, in fondo, che intorno a lui si sentiva così… bene. E non era qualcosa che poteva permettersi di trascurare.

Per Hanamiya, infatti, il concetto di ‘benessere’ non era mai stato troppo congeniale.

Troppo intelligente, troppo furbo. Troppo misterioso, troppo cattivo, troppo spietato – era sempre stato troppo, in un modo o nell’altro, in qualsiasi contesto cercasse di inserirsi (diavolo, persino la sua famiglia non era mai stata in grado di stargli davvero dietro, preferendo di gran lunga smettere di seguirlo non appena si era dimostrato minimamente indipendente); e forse era un po’ anche per questo che con gli altri era sempre stato complessivamente uno stronzo, proiettando una parte di quel senso di disagio e di non-adattezza che provava sull’entusiasmo e sugli sforzi altrui.

Ma non aveva voglia di impelagarsi in chissà quale moto di autoanalisi, come se già una mente travagliata come la sua non ci cadesse fin troppo spesso: in quel momento, gli bastava aver presente che gli unici momenti in cui non si era mai sentito troppo erano tutti quelli che passava con Imayoshi.

Non era mai troppo crudele, troppo sagace o troppo Hanamiya Makoto quando era con lui. Al contrario – sebbene lo invitasse sempre a sorridere di più, ad essere più carino nei suoi confronti e tutte quelle stronzate che finivano sempre col proprio gomito che si piantava nelle profondità del suo sterno, Shouichi non gli aveva mai chiesto di essere niente di meno di ciò che fosse. Lo… “amava per quel che era”? Era quello il modo con cui avrebbe dovuto definire il sentimento che provava per lui? Hanamiya si perse in una smorfia di disgusto, ma per quanto questo fosse il modo più patetico per definire la questione, era anche il più reale. E come una sanguisuga lui si attaccava con le unghie e con i denti a questa realtà, traendone tutto quel benessere che fino a quel momento non aveva avuto occasione di provare. Sbuffando, lamentandosi, a volte trattandolo come non avrebbe meritato (solo a volte, visto che quel quattrocchi si meritava tutta la sua ira nella stragrande maggioranza delle occasioni), ma aveva preso per seguirlo sempre. Si era lasciato trascinare in ogni situazione – diamine, si era persino lasciato convincere a passare la pausa primaverile nella sua casa di Osaka, lì dove tuttora stava rimanendo! E laddove aveva pensato che davanti ai suoi occhi si sarebbe parata l’ennesima occasione di dimostrarsi ciò che non era, quell’ambiente familiare lo aveva accolto così come Imayoshi stesso aveva fatto.

Senza pretendere nulla, senza volerlo cambiare. Accettandolo così come era, con i suoi silenzi, il suo sguardo a volte un po’ apatico, e quelle istintive risate sguaiate tutte le volte che il primogenito di casa si metteva in imbarazzo davanti a tutti. Ma ormai non se ne sorprendeva nemmeno più: non era sicuro del perché si meritasse qualcosa del genere, visto che sicuramente la sua condotta non era certo stata delle sue esemplari, però aveva concluso che quell’insidioso quattrocchi e tutto ciò che era a lui correlato fosse…

… stava davvero per ammetterlo a se stesso? Ugh

… fosse, in qualche modo, la sua…

- Se vuoi ti faccio avere una foto, Mako-chan, dura più a lungo! –

-fanculo… - sobbalzando per la voce improvvisa del ragazzo appena svegliatosi, Hanamiya gli piantò la mano sulla faccia, quasi infastidito dalla risata che gli sentì fare subito dopo. Che aveva da ridere? E soprattutto, da quando era sveglio? Il pensiero di essere stato guardato di nascosto nel procedere di quella riflessione lo fece arrossire, lasciandolo totalmente vulnerabile all’assalto di poco dopo.

Si lasciò tirare verso il basso, le loro labbra che si unirono fugaci per il primo, breve bacio della mattina – anche quello parte delle piccole convenzioni che diceva di detestare, ma che in fondo poteva ben tollerare per il bene di quella felicità che stava piano piano coltivando.

- Buongiorno. – mormorò l’altro, quando si divisero. Makoto ci pensò su un secondo prima di rispondergli.

- … sono a casa. –

- … eh? – vide l’altro sgranare gli occhi, perplesso. Che diavolo aveva da guardarlo in quel modo?! Stava già iniziando a pentirsi di quelle parole, cazzo… !

Scosse il capo, agitando una mano. Ah… al diavolo. Non importava, ancora, che lo sapesse anche lui: per ora bastava che almeno uno dei due riconoscesse che, dopo una vita passata su fondamenta di dubbia resistenza, Hanamiya Makoto avesse finalmente trovato qualcuno che potesse rappresentare la sua casa, il suo posto nel mondo.

ma si sarebbe comunque preso i suoi tempi, poi, per farlo sapere al diretto interessato.

- … lascia perdere, come al solito non capisci un cazzo, idiota. – borbottò, e negandogli ogni contestazione premette, di nuovo, le labbra contro le sue.

 

 

 

Buon 04/04!

Visto che l’anno scorso me lo sono perso, quest’anno ho voluto assolutamente scrivere qualcosa per il giorno dei capitani – e che personalmente interpreto come ImaHana day.

… peccato che io non scriva da San Valentino, e si vede. Le mie dita sono arrugginite come non mai e quel che è uscito è un po’ l’ombra di ciò che avevo davvero in mente. Spero però che vi piaccia lo stesso… *sigh

Come dico sempre, amo esplorare il personaggio di Hanamiya, rendendolo un po’ più persona di quanto non lo sia stato mostrato nell’anime. Naturalmente, se nel farlo posso metterlo in relazione con Imayoshi, tanto meglio… !

Insomma, spero vi piaccia. Ho infilato qua e là qualche headcanon, come quello di Imayoshi che ha origini di Osaka etc etc etc, ma comunque niente di cruciale. E ci tengo a dire anche che il titolo non è farina del mio sacco -… ?- ma mi sembrava particolarmente appropriato a ciò che ho scritto.

Al solito ringrazio per tutti coloro che passeranno, leggeranno e decideranno di lasciarmi un loro parere, per me è sempre importante ricevere un qualche tipo di feedback sulle cosine che scrivo nei miei sporadici attimi di pausa!
Alla prossima!

   
 
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