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Autore: pandamito    04/04/2015    5 recensioni
[Il Signore degli Anelli / Thor || Merida / Jack] - Cosa succede quando una principessa degli elfi e il figlio di un dio si incontrano?
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Quell’atmosfera non le piaceva, sembrava tutto più silenzioso e avvolto da un’aria di misticismo che non si vedeva più dalla fine della Terza Era, quando finalmente l’oscurità aveva abbandonato Bosco Atro, che era potuto risorgere rigoglioso come un tempo.
Splat! Non finì di contemplare i suoi pensieri che qualcosa di duro, freddo e bagnato si frantumò sul suo viso all’improvviso, facendola vacillare. Poi udì una risata giovanile, frizzantina. Cercò di scrutarsi attorno il più velocemente possibile, riprendendosi, ma vide solo la scia di quello che le era parso un fuoco blu.
Restò all'erta, i muscoli tesi, le dita fremevano, pronte all’azione.
«Siete troppo lenta» sentenziò una voce.
Le mani di Merida scattarono subito alla sacca per prendere una freccia e l’istante dopo quella librava già in aria in direzione della voce.
Ma poi si arrestò.
Genere: Azione, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost, Merida
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Angus galoppava rapidamente, facendo risuonare gli zoccoli sul terreno fangoso di Bosco Atro, mentre il vento sembrava lacerare le gote rosse della giovane cavallerizza. I capelli danzavano impetuosamente nella brezza, mentre lei teneva la schiena ritta, un braccio teso impugnava l’arco e l’altro piegato era pronto a schioccare la freccia. Lasciò la presa e la corda tesa diede il giusto slancio alla freccia affinché la punta perfettamente intagliata andasse a colpire il bersaglio. La freccia centrò il fuoco blu sospeso in aria con un’abilità da maestro, ma quando la punta lo trapassò, quello si dissolse nel nulla, facendo incastrare la freccia nel tronco d’albero dietro.
Il fuoco blu ricomparve qualche albero più in là, ma il cavallo non si fermava e l’arciera prontamente estraeva un’altra freccia dalla sacca subito dopo aver scoccato la precedente.
Andava così da un po’ di minuti. Oramai catturare quello spirito era diventata per lei una sfida e mai si sarebbe tirata indietro, orgogliosa com’era, ma doveva ammettere che quel passatempo la divertiva.
Chissà cos’avrebbe detto suo padre se l’avesse vista. Forse le avrebbe ripetuto come sempre, ridacchiando gentilmente, che l’aveva fatta crescere troppo a contatto coi nani. Qualche altro elfo si sarebbe offeso a tale osservazione, ma Merida no. Merida era tanto fiera di essere un elfo quanto di essere amica dei nani. Ma una cosa era certa: suo padre non sarebbe stato felice di sapere che importunava gli spiriti. Dal suo punto di vista, però, erano loro che avevano importunato prima lei con la loro presenza.
Le frecce segnavano il tragitto incastonandosi negli alberi e la ragazza si degnava di estrarre solamente quelle più a portata di mano, non fermandosi mai.
Solo quando sentì Angus rallentare il passo, si degnò di osservare cosa stava succedendo.
«Lo stiamo perdendo!» esclamò, frustrata, mentre il fuoco blu si allontanava.
Merida abbassò lo sguardo e vide gli zoccoli del cavallo affondati in un soffice strato di neve. Si guardò attorno e finalmente si rese conto che i possenti alberi di Bosco Atro stavano iniziando a coprirsi di bianco e non era solo il vento che le andava contro durante la corsa, ma proprio l’aria iniziava a raffreddarsi.
Smontò da cavallo, scostandosi i ribelli e lunghi ricci rossi dal viso e portandoseli dietro le spalle, mentre avanzava tenendo le briglie del cavallo in una mano. Dello spirito più nessuna traccia, era scomparso.
Quell’atmosfera non le piaceva, sembrava tutto più silenzioso e avvolto da un’aria di misticismo che non si vedeva più dalla fine della Terza Era, quando finalmente l’oscurità aveva abbandonato Bosco Atro, che era potuto risorgere rigoglioso come un tempo.
Splat! Non finì di contemplare i suoi pensieri che qualcosa di duro, freddo e bagnato si frantumò sul suo viso all’improvviso, facendola vacillare. Poi udì una risata giovanile, frizzantina. Cercò di scrutarsi attorno il più velocemente possibile, riprendendosi, ma vide solo la scia di quello che le era parso un fuoco blu.
Restò all’erta, i muscoli tesi, le dita fremevano, pronte all’azione.
«Siete troppo lenta» sentenziò una voce.
Le mani di Merida scattarono subito alla sacca per prendere una freccia e l’istante dopo quella librava già in aria in direzione della voce.
Ma poi si arrestò.
Un ragazzo dai corti capelli bianco-argentei era seduto su un albero con le gambe a penzoloni, sulle ginocchia teneva un lungo bastone di legno ricurvo, in una mano teneva la freccia che la rossa aveva scoccato a pochi centimetri dal viso, mentre nell’altra faceva roteare una palla di neve.
Merida lo fissò, stupefatta; era incredibilmente meravigliata da quel gesto, ma non voleva abbandonare la sua aria autoritaria, così cercò di raddrizzarsi e di mantenere un certo tono.
«Siete stato voi» era un’affermazione, ma sembrava più un’accusa.
Il ragazzo lanciò la freccia sul prato coperto di neve con noncuranza e prese il bastone con la mano libera, mentre un sorrisetto furbo gli si dipinse sul volto.
«Dipende da cosa intende» rispose quello, apparentemente divertito.
«Chi siete?» domandò duramente Merida, assottigliando lo sguardo e apparendo una cacciatrice intenta a studiare la propria preda.
«È un po’ scortese da parte vostra non presentarvi per prima visto che non avete fatto altro che tirarmi frecce addosso» la accusò il ragazzo, non abbandonando il sorriso.
La riccia gonfiò le guance, che le si infiammarono. «Per come la vedo io, voi siete apparso dal nulla e mi avete anche colpito con una palla di neve.»
«Per come la vedo io, stavo passeggiando tranquillamente nel bosco e non vi ho colpito fino a quando non avete tentato di perforarmi col vostro arco» ribatté l’altro.
Merida si sentì ribollire di rabbia, ma gonfiò il petto e alzò il collo con fierezza. «Principessa Merida di Bosco Atro, figlia di Legolas, re degli elfi e del Reame Boscoso.»
«Ah, una principessa!» esclamò il giovane dai capelli bianchi, dandosi una spinta e saltando giù dal ramo assieme al suo bastone, atterrando perfettamente in piedi sul terreno, quasi fosse trasportato gentilmente dal vento. Sembrava ancora più divertito di prima. Fece un inchino esagerato che infastidì la ragazza, sentendosi presa in giro. «Jack, figlio di Loki da Asgard, dio della discordia.»
«Dio?» ripeté la giovane, alquanto sorpresa.
Jack prese a girarle attorno lentamente, studiandola. «Sa, anche io sarei un principe. O almeno mio padre dovrebbe essere l’erede al trono di Asgard, ma vede, è in perenne lotta con mio zio e diciamo che mio nonno non vuole che diventi re, quindi…»
«I soliti problemi famigliari» commentò ironicamente la rossa.
«I soliti problemi famigliari» ripeté il ragazzo, fermandosi e guardandola negli occhi. Entrambi li avevano azzurri, ma di due sfumature diverse: quelli di Merida erano più accesi e carichi come un cielo senza nudi in un giorno di sole, mentre quelli di Jack più chiari e tenui, come il ghiaccio.
«Allora» iniziò la rossa, non perdendolo mai di vista, «cosa ci fa un dio – o semidio, o qualsiasi cosa siate – qui nel Reame Boscoso? Non avete di meglio da fare come cercare di diventare re o cose simili? Di solito qui si divertono un sacco con guerre del genere.»
Jack fece spallucce, ridacchiando. «Mi diverto.»
«Vi divertite?» Merida alzò un sopracciglio, non convinta, e incrociò le braccia al petto. «E non potete divertirvi da un’altra parte?»
«Lassù è così noioso» si lamentò, dandosi una piccola spinta e staccandosi da terra. Il suo corpo fluttuava nel vuoto e si mise a testa in giù come se fosse normale, guardando la principessa al contrario e osservando la sua reazione. «Così ho pensato di fare un salto in qualche altra terra che potesse soddisfarmi.»
Jack indicò con l’indice il suolo e Merida, guardando a terra, si accorse che la neve non copriva alcune parti del terreno che nel complesso disegnavano un complesso e articolato simbolo, come se fosse magico.
Sbatté le palpebre un paio di volte, poi tornò a rivolgersi verso l’altro, ancora meravigliata. «Come ci riescite?»
«A essere dannatamente simpatico e bello? Vedete, è difficile, ma penso di esserci na-»
«No» lo interruppe bruscamente l’altra, alzando gli occhi al cielo. «A volare intendo.»
«Oh, questo» e fece una piccola capriola in aria. «Principalmente magia imparata da mio padre e un po’ di poteri divini, suppongo. Niente che voi possiate fare.»
Merida gonfiò le guance, un po’ offesa, ma decise di passarci sopra e contrattaccare.
«Avete ridotto voi così questo luogo?» domandò.
Jack si guardò attorno. «Per la neve, dite? Sì.»
«E avete intenzione di continuare e trasformare tutto il bosco in una steppa?»
Jack rise, divertito da quelle parole. «Perché no?»
«Perché ve lo proibisco io» dichiarò fiera la giovane principessa. «Non posso permettere che voi facciate morire tutto il verde qui attorno.»
Il ragazzo fece schioccare la lingua contro il palato e annuì, mettendosi il bastone in spalla. «E allora dovrete venire a controllare ogni giorno che non disobbedisca ai vostri ordini, principessa» la provocò, sorridendo.
La rossa gli lanciò un’occhiata di rimprovero, ma poi si voltò e fece lentamente ritorno verso il proprio destriero, riprendendone le redini per tornare alla parte verde del bosco, dove i fiori crescevano e l’aria era fresca, ma il sole accarezzava la pelle.
Splat! Qualcosa di duro e freddo si infranse contro la sua schiena e la scena che le tornò in mente era familiare. Ma quando si voltò non aveva un arco tirato e pronto all’attacco, bensì un sorriso malizioso.
Jack sorrideva e in mano faceva roteare una palla di neve. «Siete troppo lenta, principessa.»
«La prossima volta vi impalo su una mia freccia» lo minacciò, divertita.







 



P A N D A BITCH.
Mein Gott, è da un bel po' che non pubblico qualcosa. Che persona orribile che sono. Sempre stata. E pure dislessica. Ma qualcuno sa come si chiama quando qualcuno vuole scrivere o dire una parola ma la scrive/dice con lettere differenti? No? E va Beth.
E' da un bel po' che volevo scrivere qualcosa del genere, anche se non sapevo come finire, però... va be', quel che è fatto è fatto.
Prossimamente ve ne rifilerò un'altra simile, ma cambiando AU. Sempre Jarida.
Non ho voglia di dire.
Sentite, facciamo che andate nel mio profilo e mi seguire su ogni social network, eh? Che devo pure aggiornarli. Ora non ho voglia. Devo combattere il sonno.
Yo, bitches.
Mito.

 
   
 
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