05/04/2015
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No one is lost.
Peter osservò il fratello seduto di fronte a sé con la madre accanto.
Entrambi avevano uno sguardo interrogativo e quasi frustrato per il semplice fatto di essere lì ad ascoltare le idiozie del ragazzo.
Perché ultimamente di idiozie ne aveva dette molte, come il fatto di saper volare – che poi non era lui che lo sapeva fare, ma Nathan –
o il fatto che New York sarebbe esplosa a causa sua.
Aveva preoccupato tutti, forse più di tutti il fratello.
La verità però era un’altra.
Certo aveva anche quelle preoccupazioni riguardanti i vari poteri e la fine del mondo, ma dentro di sé c’era altro, molto altro.
Ci pensava in tutti i momenti della giornata, cercando di trovare una soluzione ragionevole.
Ma evidentemente una soluzione non c’era, lui era così e basta.
Non c’era nessuna soluzione, nulla avrebbe cambiato ciò che era.
«Allora?» chiese impaziente la madre mentre si lisciava la gonna grigia per poi girare lo sguardo verso Nathan.
In cuor suo Peter sapeva che la donna aveva sempre preferito suo fratello, per quanto lei lo potesse negare.
E sicuramente ciò che avrebbe detto tra poco avrebbe solo che confermato la sua ipotesi, l’avrebbe fatto odiare da entrambi.
«Devo parlarvi di una cosa importante.» esordì Peter passandosi una mano tra i capelli. Il nervosismo lo stava mangiando vivo.
Sentiva il peso della tensione, del silenzio che c’era nella stanza.
Sembrava quasi che i muri si avvicinassero sempre di più come per fargli dire la verità prima che fosse troppo tardi.
«E questo lo sappiamo, forza Peter.» ringhiò il fratello scuotendo la testa.
«Non posso permettermi di stare qui ad ascoltare il silenzio, i sondaggi mi danno di due punti indietro.»
Peter fece un sospiro, sentendo l’aria entrare e poi uscire dai suoi polmoni e poi si decise a parlare: «Sono gay.»
Il suo sguardo era fisso a terra, non voleva vedere né la reazione di Nathan, né tantomeno quella della madre.
Cercò di ricordarsi di respirare e di ricordarsi il resto di ciò che doveva dire, ma venne interrotto.
«Forse non eri così male quando parlavi di tutta quella cosa dei poteri e del saper volare.» disse Nathan tra un risata e l’altra.
Peter si costrinse ad alzare lo sguardo e vide la madre che lo fissava allibito. «Perché questo è tutto uno scherzo, giusto Peter?» continuò imperterrito il fratello.
Il ragazzo scosse la testa e osservò attentamente la madre: non riusciva a capire cosa ne pensasse lei.
Nathan era ovvio che credeva che fosse tutto uno stupido scherzo per fargli perdere tempo o peggio per rovinargli la carriera politica, ma la madre?
Era zitta e silenziosa e la cosa lo destabilizzava. Ma aveva bisogno di dire tutto, di far vedere tutto.
«Non è uno stupido scherzo, Nathan.» disse con calma Peter.
Doveva rimanere calmo.
«Infatti volevo anche presentarvi una persona speciale per me. Si chiama Gabriel.»
Un uomo entrò dalla porta entrando in soggiorno.
Peter lo guardò sorridendo e appena si avvicinò intrecciò la propria mano nella sua non sapendo che quello sarebbe stato l’uomo contro cui avrebbe dovuto combattere.
'He's called Gabriel.'
