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Autore: manueos85    07/04/2015    1 recensioni
"16 anni" disse, la mano ancora alla gola. "Studente di scuola superiore."
Aggrottai le sopracciglia, perplesso. Cosa hai intenzione di fare, Misaki?
Tutto quello che accadde dopo, però, non lo avrei mai potuto prevedere.
Diede uno strattone al farfallino annodato alla perfezione. Nel silenzio assoluto potei sentire il fruscio della striscia di seta bianca scivolare via dal suo collo.
Un momento dopo, si sbottonò il gilet e la camicia con lo sparato, talmente veloce che quasi non mi resi conto di cosa aveva fatto.
Intende mostrarsi così davanti a tutti? È impazzita?
Ma dovevo immaginarlo che Misaki non è per le mezze misure.
"E sono anche io..." iniziò a dire, sollevando il mento e fissandomi dritto negli occhi.
Quello sguardo...
Così ardente...
Così determinato...
All'improvviso mi afferrò per il polso destro.
Conosciamo tutti il carattere deciso di Misaki e il suo ardente desiderio di lottare per il Maid Latte nella selezione per maggiordomi indetta dal presidente del comitato studentesco della Miyabigaoka.
Ma quali sono stati i pensieri e le emozioni di Usui in uno dei momenti più emozionanti del manga?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Misaki Ayuzawa, Takumi Usui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il silenzio si prolungò, assordante, per qualche secondo dopo che nella palestra assurdamente grande del Miyabigaoka era risuonato quell'inconfondibile strillo femminile.

Tutti i partecipanti a quello stupido torneo si guardarono l'un l'altro alla ricerca della ragazza nascosta tra loro.

Al posto d'onore, in cima agli spalti, il presidente del comitato studentesco della Miyabigaoka in persona si era fatto di colpo attento e il suo sguardo passava velocemente in rassegna i concorrenti. Potrei giurarci, i suoi occhi si erano fissati con insistenza su Misaki e sulla sua compagna.

Lui sapeva. Come io avevo capito subito chi si celava sotto i panni del ragazzino occhialuto che si era affrettato a tirare sulle spalle della compagna la giacca nera del completo.

I capelli corti non mi avevano ingannato nemmeno per un istante. Dopotutto, avevo visto all'opera quello stesso giovanotto al Maid Latte nella giornata dedicata alla sola clientela femminile. Con mia grande irritazione, aveva trovato fin troppo divertente indossare panni maschili e mi aveva esasperato talmente tanto che ero stato costretto a ricordare a Misaki-kun chi fosse in realtà.

Ma ora la situazione era delicata. Non potevo permettere che scoprissero Misaki. Cominciai a pensare febbrilmente ad una soluzione per cavarla da quell'impiccio, ma la mia mente solitamente brillante si era come inceppata. Non mi veniva nessuna idea geniale e non potevo far altro che mantenere l'aplomb finchè non avessi avuto una qualche illuminazione.

"Una ragazza?!" cominciò a chiedersi qualcuno.

"È davvero una ragazza!"

"Perchè è qui? Credevo che fosse un'audizione limitata a soli uomini..."

"Che cosa pensa di fare?"

La compagna di Misaki chinò la testa, affranta, bisbigliando qualcosa.

Poi qualcuno indicò me e il mio compagno.

"Forse anche quei due tizi luggiù che indossano quelle maschere sono ragazze!"

"E poi uno dei due è davvero basso" commentò qualcun altro.

Sbuffai. Il nostro assurdo travestimento era arrivato al capolinea. Non che mi dispiacesse, quella maschera era orribile, ma saremmo stati nei guai anche noi.

Il primo a levarsela fu Aoi.

"Ci avevo messo così tanto a confezionare queste maschere, uffa" bofonchiò. Ma poi assunse una espressione decisa che non mi sarei aspettato da lui e alzò il mento con fierezza.

Mi sbarazzai a mia volta della maschera e immediatamente sentii su di me lo sguardo sorpreso di Misaki. Subaru però non lo sembrò più di tanto.

Un momento dopo, la voce amplificata dal microfono del leccapiedi di Igarashi, quel tale di nome Maki, sovrastò qualunque commento, attirando l'attenzione di tutti e rivolgendosi a noi.

"Il regolamento per partecipare prevede che si debba essere maschi e di età per essere studenti di scuola superiore. Perdonatemi, ma dovete dirmi il vostro genere e la vostra età."

"Sono un maschio" cominciò Aoi. "E ho... 14 anni."

"È così giovane! È solo uno studente di scuola media!" commentò qualcuno accanto a noi.

"Se è così..." continuò Maki.

"Lo so, lo so!" sbottò Aoi, incrociando le braccia con una smorfia irritata. "Sono squalificato."

"E anche quell'altro partecipante laggiù..." Maki indicò la coppia formata da Misaki e Subaru. Il tono di voce era deciso. "Tu sei una ragazza, non ho ragione?"

Subaru non potè far altro che annuire prima di mormorare qualcora a Misaki. Mi dispiace così tanto, lessi sulle sue labbra.

Ma Misaki le mise una mano sulla spalla e le sorrise un po' tristemente. Non importa, le rispose.

"Quindi, automaticamente, anche i loro partner sono squalificati. Per favore, lasciate i vostri posti."

Misaki scoccò uno sguardo di odio puro a Igarashi e dentro di me rabbrividii. Non avrei mai voluto vedere un simile sguardo negli occhi della presidente rivolti verso di me.

Ma Igarashi si limitò a sorridere di rimando prima di chiamare l'attenzione di Maki e scambiare qualche parola con lui lontano dal microfono. Dovevo ammetterlo, anche lui sapeva mantenere il savuarfer. Era un avversario pericoloso e potente, da non sottovalutare. Ma cosa potevo fare? Ormai eravamo fuori dai giochi.

Un momento dopo fu Igarashi stesso a prendere la parola, con il mento appoggiato sulla mano e lo sguardo concentrato su Misaki.

"Posso avanzare un suggerimento? Anche con un ragazzino e una ragazza come loro partner, quei due sono stati in grado di arrivare fin qui. Questo significa che devono essere davvero abili, no? Sarebbe un vero spreco perdere due uomini così evidentemente pieni di talento. Perchè non accoppiamo i due partecipanti rimanenti in un nuovo team? Ma entrambi devono dimostrare di avere i requisiti per partecipare. Giusto per sicurezza..."

Non eravamo ancora fuori. Avevamo ancora una possibilità di gareggiare. Ma cosa diavolo macchinava la mente di quell'individuo?

Ero sicuro che in un qualche modo, nonostante il travestimento, aveva riconosciuto Misaki. Cosa pensava di ottenere offrendole la possibilità di rimanere in gara nonostante tutto? Voleva smascherarla pubblicamente?

Un istinto prepotente mi spingeva a proteggerla, ma dovevo stare attento, dovevo essere cauto. Almeno finchè non avessi compreso il gioco a cui giocava il presidente del comitato studentesco del Miyabigaoka.

Lanciai un rapido sguardo a Misaki.

Era sorpresa. Nemmeno lei si aspettava una mossa simile. Non sembrava in grado nemmeno di spiaccicare una parola.

Dovevo prendere tempo. Darle modo di ritrovare la stabilità. Sapevo che l'avrebbe fatto.

"Molto bene. Dunque confermatecelo per essere certi..." sollecitò Maki.

Feci un passo avanti e alzai lo sguardo verso il podio. Sì, li stavo sfidando, quei due viscidi, ignobili scarti di spazzatura rivestiti dalla loro scintillante facciata di ricchezza.

"17 anni" dichiarai, a voce alta e ferma, in modo che chiunque mi potesse sentire. "Studente di scuola superiore. Maschio."

"Accettato" confermò Maki prima di sposare l'attenzione su Misaki.

Accanto a me, Misaki si portò una mano alla gola. Eravamo tanto vicini che potevo vedere le sue dita tremare, come potevo vedere la piega determinata delle sue labbra e lo sguardo ardente nei suoi occhi anche se teneva la testa china.

Intanto, i mormorii intorno non facevano che aumentare. Distinsi chiaramente alcuni commenti di alcuni ragazzi alla mia destra.

"Ma quell'altro con gli occhiali ha qualcosa di strano..."

"Già. E poi, visto che il suo partner era una ragazza..."

Tornai a concentrare tutta la mia attenzione su Misaki quando la vidi irrigidire la mascella. Anche lei doveva aver sentito quei commenti e ora doveva trovare un modo assolutamente inconfutabile per dimostrare di essere ciò che non era.

Grazie ad ogni giorno passato accanto a lei, quel viso non aveva più segreti per me. Avevo imparato a leggere ogni sua espressione, da quelle che esibiva più facilmente a quelle che riservava a me soltanto, quando la sorprendevo e riuscivo a scombussolarla con qualche frase sconcia. La mia speranza era di riuscire a strapparle, una volta o l'altro, quel sorriso dolce che le avevo visto solo per qualche fuggevole istante, quando una delle due amiche a scuola le aveva donato un fiore per ringraziarla.

Quel sorriso mi aveva conquistato. Quel sorriso e la sfida che consisteva.

Ma in quel momento, l'espressione sul suo viso era quella della guerriera, quella coraggiosa della presidentessa del consiglio studentesco che avrebbe dato tutto quello che aveva per proteggere i suoi studenti, sia ragazze che ragazzi. Quella che aveva fatto innamorare di lei praticamente tutta la scuola.

"16 anni" disse, la mano ancora alla gola. "Studente di scuola superiore."

Aggrottai le sopracciglia, perplesso. Cosa hai intenzione di fare, Misaki?

Tutto quello che accadde dopo, però, non lo avrei mai potuto prevedere.

Diede uno strattone al farfallino annodato alla perfezione. Nel silenzio assoluto potei sentire il fruscio della striscia di seta bianca scivolare via dal suo collo.

Un momento dopo, si sbottonò il gilet e la camicia con lo sparato, talmente veloce che quasi non mi resi conto di cosa aveva fatto.

Intende mostrarsi così davanti a tutti? È impazzita?

Ma dovevo immaginarlo che Misaki non è per le mezze misure.

"E sono anche io..." iniziò a dire, sollevando il mento e fissandomi dritto negli occhi.

Quello sguardo...

Così ardente...

Così determinato...

All'improvviso mi afferrò per il polso destro. Si era mossa così tanto repentinamente che registrai il movimento solo quando percepii la consistenza della stoffa sotto il palmo.

"E sono anche io... un maschio!"

Ero esterrefatto. Non potevo crederci. L'aveva fatto davvero.

Non potei impedire al mio volto di mostrare tutta la mia sorpresa e fissai Misaki a occhi spalancati.

Lei... lei aveva afferrato la mia mano e se l'era appoggiata sul petto... esattamente dove avrebbe dovuto esserci... il suo seno.

Ero più che sorpreso. Ero sotto shock.

L'attimo di silenzio che seguì mi parve lungo un'eternità.

Ci fissavamo negli occhi. Misaki mi guardava ancora con quello sguardo da tigre, fiera e indomita, ma le sue iridi color dell'ambra erano anche velate da un'ombra. Sembrava in un qualche modo spaventata. Sembrava quasi chiedermi scusa.

Lei che chiedeva scusa a me? Anche se ero io che stavo palpeggiando il suo petto inesistente?

Poi capii.

Sapevo che Misaki aveva tutte le forme giuste al posto giusto. Avevo potuto constatarlo di persona quando il Maid Latte era andato in trasferta al mare dalla sorella della proprietaria. Ma sotto il sottile cotone della maglietta che portava al di sotto della camicia colsi una innaturale durezza e il calore della sua pelle era quasi impercettibile.

Bende?

Ma certo. Per nascondere le sue forme femminili, Misaki si era fasciata il petto, che era diventato piatto come quello di un ragazzo. Non notavo il minimo rilievo nemmeno sotto il palmo. Ma come faceva a respirare con addosso una simile corazza? Come aveva fatto a correre su per la collina portando sulla schiena la sua compagna con una simile costrizione?

Il nostro pubblico cominciò a riprendersi dalla sorpresa. Osai una rapida occhiata attorno e vidi lo stupore dipinto sulla faccia di chiunque, compresa quella di Igarashi. Le altre maid del Maid Latte ci fissavano con gli occhi fuori dalle orbite, Aoi era rosso come un pomodoro e il trio di idioti... beh, non sapevo se mi stessero invidiando o progettando di uccidermi di morte lenta e dolorosa.

Riportai lo sguardo sul viso di Misaki e piegai le labbra in un impercettibile sorriso. Lei se ne accorse e sussultò.

Sei stata coraggiosa. Sei stata brava. Ora lascia fare a me.

Feci del mio meglio per sembrare dispiaciuto. In fondo, un po' lo ero davvero. Non era così che avevo immaginato di toccare per la prima volta il seno di Misaki, ma ormai era fatta.

"È totalmente piatto come una tavola" sospirai sconsolato, ma facendo in modo che le mie parole fossero sentite da almeno una dozzina di altri partecipanti, i quali scoppiarono a ridere.

La tensione nella palestra si spezzò.

"Puoi non essere deluso così vistosamente?" mi prese in giro un ragazzo. "Certo che è molto più facile da capire in questo modo!"

"Già! Una ragazza non si farebbe mai toccare così!" rise il suo compagno di gara.

Sospirai. Era fatta.

Nessuno più poteva dubitare di Misaki.

Allontanai la mano dal suo petto. Le sue dita ancora strette attorno al mio polso lasciarono immediatamente la presa.

Il suo sguardo mi parve improvvisamente smarrito.

Quanto avrei voluto abbracciarla, stringerla forte per rassicurarla, per farle capire che andava tutto bene.

Ma non potevo. Non con tante persone attorno a noi. Non con Igarashi che, dall'alto del suo piedistallo, ci guardava e ridacchiava divertito.

Quanto avrei voluto risparmiarle tutto questo.

Per una volta, non ero riuscito a tirarla fuori dai guai. Aveva dovuto salvarsi da sola e l'unica cosa che avevo potuto fare per lei era stato di darle una mano, letteralmente.

Non accadrà mai più che io ti lasci sola, Misaki-chan.

Sollevai la stessa mano con cui l'avevo toccata a scompigliarle i capelli, l'unica forma di consolazione che mi era permessa da uomo a uomo, e dovetti allontanarmi da lei nonostante tutto il mio corpo mi spingesse nella direzione opposta, a ruotare nella sua orbita come la terra attorno al suo sole.

Non ora, ma presto. Presto sarai mia e allora anche tu vorrai essere toccata da me in quel modo, è una promessa.

Ma prima, avevamo una gara da vincere e un piccolo conto in sospeso con il presidente del comitato studentesco Igarashi.

  
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