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Autore: tndproject    07/04/2015    2 recensioni
C'è Terry e la sua ciurma che coltivano il sogno di vivere nell'agiatezza e di garantire un futuro ai Bambini Sperduti, orfani che hanno accolto sulla propria imbarcazione. C'è la nave pirata capitanata da Alexy ed Armin che sta sempre alle loro calcagna. C'è il principe Nathaniel che detesta la propria vita.
E poi c'è un tesoro.
«Mai nessuno che decanti le nostre lodi, mai nessuno che racconti le nostre avventure, mai nessuno che ci auguri buona fortuna o ci sostenga nelle nostre imprese: solo paura e rancore nei nostri confronti. Non si nasce pirata, si diventa, e ti assicuro che chi sceglie d'intraprendere questa strada tutt'altro che semplice ha sempre un motivo che la maggior parte di noi ignora».
Nathaniel la guardò con gli occhi di un ragazzo a cui era stato aperto un mondo. «Cosa ti lega a loro?».
Il Capitano sorrise. «Tu non hai una famiglia, mozzo?».

[Pirate!AU][Dolcetta/ Nathaniel, Alexy/ Kentin, Kim/ Violet]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Alexy, Dolcetta, Kentin, Nathaniel, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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L'Isola del Tesoro
prologo: c'era una volta un Pirata

 
"Lo promise quando aveva solo sette anni. Lo promise seduta su uno dei tanti moli della sua cittadinella, osservando i grandi velieri che attraversavano l'oceano, che spiegavano le vele al vento. Lo promise su tutto ciò che le era più caro, anche su sul onore: promise di diventare una pirata. E quando lo promise penso a quell'uomo con una banda sull'occhio e una camicia bianca piena di toppe, che l'aveva strattonata afferrandole un braccio ed aveva evitato che un carretto fuori controllo la investisse. Ricordava ancora il suo sorriso rassicurante; le aveva chiesto se andava tutto bene, e lei l'aveva guardato con occhi pieni di ammirazione.
«Chi è lei?» «Sono un pirata, piccola»«Grazie, signor Pirata. Posso venire con lei?». «Non credo che gli altri ne sarebbero contenti». «E perchè?».
Ma nell'aria risuonarono dei botti di pistole e le urla furiose dei soldati - "è lui! È lui! Prendetelo!", e il pirata fu costretto a scappare prima di darle una risposta.
Lei lo disse a tutti: disse di voler diventare un pirata a tutti quelli che conosceva; lo disse a suo padre, che la guardò con occhi pieni d'affetto e annuì, un po' sovrappensiero. Lo disse alle sue amiche, che giocavano con i bambolotti di pezza e indossavano gonne spiegazzate, ma le risero in faccia. Le dissero che una femmina non può diventare pirata, è sbagliato e porta disonore alla propria famiglia. Così un giorno andò da suo padre e gli chiese se gli andava davvero bene il fatto che sua figlia diventasse una pirata, insomma, doveva andargli bene, l'aveva appoggiata così tante volte. All'udire quella domanda, l'uomo le accarezzò i lunghi capelli.
«Sei sicura di quello che vuoi essere, tesoro? I pirati fanno del male alla gente, sai. Rubano. Danno fuoco alle nostre abitazioni. A volte uccidono. Sei sicura di voler diventare un pirata, T-»"
«Quell'uomo non capisce nulla!», urlò un bambino dai capelli neri e spettinati. Terry fu costretta ad interrompersi a causa delle urla di approvazione che l'avvolsero subito dopo l'affermazione di Zenzero provenienti da tutti gli altri ragazzi.
«I pirati non sono cattivi! Sono eroi!».
«Eroi! Eroi!», gli fecero coro, alzandosi dal proprio posto e agitando i piccoli pugni in aria. La ragazza roteò gli occhi, e ciò la fece apparire annoiata, quasi seccata da tutto quel rumore; poi scoppiò a ridere e tutti i bambini ammutolirono, guardandola. Terry chiuse con un gesto secco il libro che aveva posato sulle ginocchia, si alzò ed esclamò, il sorriso sul volto: «okay, per oggi può bastare».
Il rumore ricominciò, ma questa volta fu a causa delle lamentele dei bambini che volevano ad ogni costo sapere il continuo della storia.
«Capitano! Capitano! La protagonista riuscirà a diventare un pirata?», chiese protestando Tramonto, una bambina di dieci anni dagli occhi grandi e verdi. Terry le schiaffeggiò scherzosamente la testolina con il libro che aveva in mano, sorridendo: «ho detto che l'ora del racconto è finita, marmocchi. Non fate ripetere il vostro capitano!».
In realtà, Terry aveva provato più di una volta a dire a quei ragazzini che non c'era ancora bisogno la chiamassero Capitano: ma alcuni di loro avevano insistito, udendo il resto della ciurma che ogni giorno la etichettava con quell'appellativo, ed allora Terry era diventata il capo anche per i Bambini Sperduti, sebbene con non troppa serietà.
«Capitano, lei perché è diventata pirata? Anche le sue amiche la prendevano in giro?», chiese con poco tatto Fiorello, che aveva solo otto anni e una crosta sul labbro inferiore. Terry fece finta di rimuginarci su, poi sorrise sorniona e si portò l'indice alle labbra: «questo è un segreto, mozzo». Si avviò verso l'uscita, spalancò la porta di legno e i bambini corsero fuori dalla Cabina del Racconto come fossero libellule appena liberate, ridendo e scalciando.
Terry, invece, si fermò appena mise piede fuori, inspirando a fondo l'odore di salsedine, di mare, di birra consumata e di vino rovesciato, di vento - di casa, pensò, e sorrise al pensiero. 

Si riscosse solo quando sentì urlare un "Capitano!" isterico e si avviò verso il ponte di coperta, dove più di metà della sua ciurma si trovava riunita.
Jade era al timone mentre Kim consultava una mappa con non troppa convinzione. Terry le si sedette vicino, scrutando la carta: «come siamo messi, Kim?».
«Uno schifo». La voce che aveva risposto al posto della ragazza nonché suo braccio destro era roca e aggressiva, ma indubbiamente maschile; Terry alzò lo sguardo e non si stupì nel trovare Castiel appoggiato al bordo della nave, un coltello rotante nella sinistra. «Quel cretino di Kentin si è distratto e ci ha sminchiato la rotta. Adesso ci troviamo in mezzo al nulla e, sì, insomma, non abbiamo un cazzo da fare, Capitano». Marcò l'ultima parola, come se dovesse ricordarle che stava a lei trovare una soluzione.
«Quanto manca alle Terre Salate?», chiese la ragazza, ignorandolo.
«L'abbiamo molto probabilmente già superata, Capitano». Jade, nel guidare la nave, sembrava un po' più nervoso del solito; aveva le sopracciglia aggrottate e stringeva il legno del timone come se potesse scivolargli via dalle dita da un momento all'altro.
«Torniamo indietro, allora».
«È questo il problema», aggiunse Kim, rinunciando alla lettura della mappa, che lanciò a terra, «le correnti marine ci spingono a nord e il vento le appoggia. Forzare la rotta significherebbe rischiare lo strappo delle vele».
Castiel la guardò strafottente, mimando con le labbra un "che le avevo detto?". Il Capitano sospirò. «Dov'è Violet?».
«In cabina. Vuole che la vada a chiamare?».
«Mi sarebbe utile, sì».
Mentre Kim s'incamminava verso la cabina della ragazza, Terry si rivolse al resto della ciurma. «Dajan?».
«Dorme».
«Lys?».
«Sta cercando il suo taccuino».
«Kentin?».
«In cabina, probabilmente a sbollire la vergogna per averci fragorosamente mandati alla deriva».
Un Bambino Sperduto le sfrecciò davanti ridendo, inseguito da un altro paio di ragazzini. Si lasciò sfuggire un sospiro esasperato. «Cribbio, ma si può sapere che razza di ciurma pirata siete, voi?!».
«Non migliore di quanto lo sia il nostro capitano». Castiel ghignò soddisfatto alla sua stessa battuta.
«Capitano». La ragazza si voltò, trovandosi faccia a faccia con i capelli violetti della ragazza che era la cartografa della nave. 
«Violet, grazie al cielo. Allora, noi -».
«Capitano», ripeté questa, alzando gli occhi dalla mappa che teneva tra le dita, «ho scoperto nuovi territori».
A quella affermazione l'altra spalancò gli occhi dorati, sorpresa. «Non ci credo! Sei grande, Violet! Ma int -».
«Ci stiamo avvicinando alle Isole Centrali, Capitano. Sono terre piene di ricchezze e prosperità».
«E inoltre», aggiunse Kim, sghignazzando e avvolgendo un braccio attorno alle spalle della cartografa, «è la sede del Palazzo Reale».
Terry sorrise - un sorriso furbo, birichino, che ricordava la sua infanzia. Si leccó il labbro superiore. «Fate venire qui Kentin e rimandatelo alla sua postazione».
I pirati ubbidirino e, molti minuti e borbottii dopo, Kentin si era riarrampicato sull'albero della nave; bastò solo un quarto d'ora e alcune indicazioni da parte di Violet perché il castano si mettesse ad urlare "vedo Terra! Terra!".
Terry non se lo fece ripetere e si arrampicò fino a raggiungere Kentin e rubargli il binocolo per scrutare l'orizzonte; ma ormai non ce n'era più bisogno - l'isola era benissimo visibile anche ad occhio nudo. Il Capitano abbassò l'oggetto mentre un sorriso enorme si allargava sul suo volto. La sua ciurma, di sotto, era alquanto stupita; Castiel aveva addirittura fatto cadere il coltello e aveva spalancato la bocca.
La ragazza ripetè ridendo ciò che Kentin aveva già reso palese, raggiungendo i suoi scagnozzi sul ponte.
Definire quello davanti a loro uno spettacolo sarebbe stato riduttivo; pur essendo pieno giorno, la città era illuminata e brillante; il Palazzo Reale spiccava nel centro, enorme ed imponente, ricoperto di diamanti e di oro e di argento che su riflettevano nell'acqua del mare che circondava l'isola. Le case e i villaggi che lo accerchiavano, seppur messi bene, non reggevano il confronto.
Terry continuò a sorridere, afferrando il pugnale caduto a Castiel e facendolo roteare in una mano. «Chiudi la bocca, ammiraglio. Potrebbero entrarci le mosche».
Kim incurvò le labbra in un sorriso. «Ricordatevi di dare un bacio a Kentin, dopo».
   
 
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