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Autore: radfrankiero    08/04/2015    2 recensioni
"Mi alzai del tutto, e spostai le tende dalla finestra.
Guardai fuori, non c’era nessuno. Alzai lo sguardo e proprio davanti a me un piccolo Frank mi salutava con la mano.
Sorrisi, presi una sedia e rimasi lì a fissarlo, anche lui fece lo stesso. Non parlammo.
Non serviva. Lo vidi da dietro il vetro fare una smorfia con la faccia.
Mi fece ridere. Così ingenuamente cominciai anch’io a fare buffe espressioni. Lo feci ridere. Ed era la cosa più bella che avessi mai visto.
Rimanemmo lì per non so quanto tempo a ridere come due stupidi e lo ringrazia mentalmente perché se non fosse stato per lui, ora ero ancora su quel letto a pensare a tutte le cose brutte che il mondo mi ha riservato.
[...]
Lui era la l’unica cosa bella della mia vita."
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gerard Way, Mikey Way, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Gerard”
..
“Gerard alzati.”
“mh..shdas.. via”
“Gerard…”
Nessuna risposta.
“GERARD ALZA QUEL CULO.”
“MICHAEL WAY LASCIAMI DORMIRE E’ SABATO. ALLONTATI DA ME. ORA.”
“GERARD ARTHUR WAY, ALZATI IMMEDIATAMENTE MAMMA DEVE PARLARTI. ORA.”
“SI OKAY BUONGIORNO ANCHE A TE, EH”
Sento qualcosa arrivarmi in testa. Cristo, che male. Porto la mia mano destra sulla fronte.
“Ahia.. ma cosa diavolo..” sento Mikey che ridacchia. Fottuto stronzo.
“Ti ho lanciato la sveglia, idiota. Dovevo svegliarti, in qualche modo no?”
“MA COSA CAZZO SONO SVEGLIO. SONO SVEGLIO.” urlo.
“Mamma ti aspetta sotto, comunque.” dice mentre fa spallucce.
“L'hai già detto..ma perché?” chiedo corrugando le sopracciglia.
“Beh, ci trasferiamo Gee..” dice accennando un sorriso.
“Cosa?” urlo sbarrando gli occhi e scostandomi le coperte di dosso.
Non lo faccio rispondere, salto giù dal letto prendendo a volo la mia felpa, la indosso e cerco di sistemare i miei capelli alle bell’è meglio. Corro giù per le scale, e trovo mia madre in cucina, intenta a mettere lo zucchero nel caffè.
Cerco di riprendere fiato prima di parlare.
“Perché ci trasferiamo? Cosa diavolo sta succedendo?” le chiedo allarmato.
Mi sta.. sorridendo. Cosa? Okay, la cosa è seria.
“Gerard, tieni.” - mi porge la tazza con il caffè - “Siediti che parliamo, avanti”
Cerco di non farmi prendere dal panico. Ho sempre odiato i trasferimenti. Cambiamo sempre città, casa, scuola. E’ sempre così per via del lavoro di mamma. Sembrava quasi un sogno, non si sentiva parlare di trasferimento da quasi un anno, credevo che finalmente fossero finiti.. e invece.
Il problema è che in quest’anno io mi sono trovato bene qui a New York. Ho trovato degli amici, e non ho avuto problemi con bulli o roba simile. A scuola non mi calcolano neanche, mi basta la mia compagnia. E questa cosa mi sta bene. Perché finalmente ho trovato pace qui. Non voglio trasferirmi, cazzo.
“Gee.. mi hanno trasferito la cattedra insegnerò letteratura in un’altra città..” dice mentre prende posto affianco a me e si sposta una ciocca di capelli dorati dietro l’orecchio.
“Ma che sorpresa..” dico sarcastico “..e come mai, di grazia?” chiedo mentre porto alla bocca la tazza di caffè fumante facendo attenzione a non bruciarmi.
“Questa volta, ho chiesto io il trasferimento, Gerard. Qui le cose non sono andate come avevo previsto tesoro, questa è l’ultima..davvero” dice con un filo di voce tenendo lo sguardo basso.
“E’ sempre l’ultima, mamma..” dico mentre mi alzo con furia dalla sedia e mi incammino lontano da lei. E’ sempre così.
La prima volta che cerco di crearmi una vita, qualcosa di fisso..  poof .. sparisce. Ma cosa posso farci io? Niente. E’ colpa sua.
Salgo le scale velocemente fino ad arrivare in camera mia, trovo Mickey seduto con poca grazia sul suo letto intento a leggere uno dei suoi fumetti.
Sbatto con furia la porta ma ciò non lo smuove, forse se lo aspettava una reazione del genere da parte mia, chissà..
“Allora..” dice con molta calma cercando di posare il fumetto sul comodino e concentrandosi sulla mia figura.
“Beh, cosa vuoi che ti dica, trasferiamoci no?” dico irritato alzando di poco la voce. Non mi sta bene, affatto.
“Gee, non cambierà nulla..”
“Mikey, qui ho trovato degli amici,. Sai quanto sia difficile per me avere degli amici, qualcuno che mi riesca a sopportare, ho cercato di farmi una vita e ci stavo riuscendo..” dico mentre mi mordo il labbro inferiore “..e poi..”
“E poi..?” dice issandosi sui gomito per guardarmi meglio in faccia.
“Qui non ci sono persone che mi pestano o che mi deridermano.. e lo sai..”
“Gee, ti prego non dire così. E’ stata una brutta esperienza quella con i bulli, non si ripeterà, te lo prometto..” mi sorride piegando la testa da un lato.
“Oh si certo.. ma-..”
“Ma niente Gee, ascoltami ora, partiamo tra quattro ore, devi fare le valige e..” mi si avvicina e mi sta.. odorando?
Lo guardo in modo confuso “.. si devi farti una doccia perché, fratello io ti voglio un bene dell’anima lo sai, ma puzzi tanto, ma tanto okay?”
Lo guardo con gli occhi sbarrati dallo stupore.
“Cosa io non..”
“..anzi Gee facciamo una cosa, io ti faccio la valigia tu LAVATI.” si alza dal letto per venirmi incontro.
“Ma veramente io..” non faccio in tempo a replicare o insultarlo pesantemente che mi spinge con forza nel bagno.
Mi chiude dentro, sento che sghignazza dietro la porta e se ne va. Oh se gliela farò pagare.
Apro l’acqua, aspetto che sia tiepida, nel frattempo mi spoglio e mi ci tuffo dentro. Mi lascio trasportare dal tepore dell’acqua e per un po’ blocco il flusso dei miei pensieri sul trasferimento inaspettato e cerco di rilassarmi.

Anche se mi risulta difficile.
Penso a cosa mi possa aspettare una volta arrivati lì e dio solo sa quanto mi terrorizza l’idea di rivivere quelle brutte esperienze con i bulli a scuola, o peggio di rimanere solo, di non essere all’altezza delle aspettative degli altri.
Dopo essermi insaponato e sciacquato per bene, decido di uscire dalla doccia. Prendo l’accappatoio ed esco dal bagno. Mi dirigo verso la mia camera. Mikey non c’è, chissà dove diavolo è andato a finire quel nerd occhialuto.
Guardo l’ora. Sono le dieci, mancano ancora tre ore. Faccio spallucce, intanto apro un cassetto e scelgo un paio di boxer, mi avvicino al mio armadio rigorosamente nero e scelgo di indossare la mia felpa porta fortuna, quella dei Nirvana e prendo a caso un jeans nero. Mi avvicino allo specchio e cerco di sistemare decentemente i capelli. La mia pelle sembra essere più pallida del solito, grandioso. Sbuffo, e cerco di dirigermi al pino di sotto. Mi dirigo verso le scale quando sento un dolore allucinante al ginocchio destro, e un tonfo.
“CRISTO CHE MALE MA COSA.. MIKEY CAMMINA QUI.”
Vedo mio fratello che corre verso le scale e mi ritrova a saltellare con un piede solo, mentre con una mano cerco di tenermi stretto il ginocchio che ora fa davvero male, cazzo.“MIKEY COSA CI FA LA TUA VALIGIA QUI, CRISTO CHE MALE, IL GINOCCHIO”
“Gee, ma cos-“ scoppia a ridere. Lo stronzo ride, certo.
“G-Gee, cosa fai? Gee, posa quella valigia cos-AAAAH”
In un lampo prendo la valigia e gliela scaravento contro, lo prendo dritto allo stomaco, lo vedo indietreggiare e cadere a terra. Okay, forse ho esagerato ma se lo meritava, tsk.
Scendo le scale e gli vado davanti.
"
O-okay hai vinto tu.” cerca di levarsi la valigia di dosso e si issa sui gomiti, gli porgo la mano per aiutarlo.
“Cosa state facendo..” entra nostra madre nel salotto, tempismo perfetto “..tutto questo chiasso per una valigia?” chiede incredula.
“Si, mamma una valigia..” dico ridendo e tirando una gomitata a Mikey che intanto cerca di raccontarle cos’è successo realmente.
“S-si..” dice annaspando.
“Beh, dai tra un po’ partiamo..”
“Mancano ancora tre ore, mamma.” dico sbuffando.
“Oh nono signorino, decido io. Dato che siete pronti possiamo andare.”
“Ma la mia valigia?”
“E’ in macchina ci ha pensato Mikey.. io sono pronta da ieri in verità, e tuo fratello non è mica lento come te Gee..”
“Si.. e i mobili non dovremmo aspettare qualcuno che so..?” cerco di perdere tempo invano.
“Gee, cambiamo casa, i vecchi proprietari, ci hanno detto che potevamo tenere quelli e poi..” dice prendendo la sua valigia da terra “..non devi prenderti certi problemi è compito mio da quando.. beh sì papà non c’è..”
“Si certo.” dico e ci incamminiamo verso la porta. C’è ne stiamo andando.
Sento il telefono vibrare nella tasca dei jeans..
Una chiamata, Lyn-z.
Oh..
“Hei, Gee” la sua voce, mi mancherà così tanto. Ed ora?
“Ciao..” dico, non riesco a dirle addio.
“Come va? Dio, devi assolutamente venire a casa, devo farti vedere una tela a cui sto lavorando e.. Gee mi ascolti?”
“Veramente.. io..” non so cosa dirle, perché è cosi difficile?
“Gee, qualcosa non va?”
“Io.. devo.. un.. si cioè.. ehm” mi fermo e prendo un respiro profondo.  Okay. Calma.
Guardo Mikey e mia madre davanti a me. Mikey mi guarda è dispiaciuto e mia madre altrettanto.
“Gee.. cosa..” la sua voce è preoccupata.
“Io mi trasferisco.” dico tutto d’un fiato.
“COSA?” la sento urlare.
“H-Hai capito bene.. mi trasferisco..”
“Perché non hai chiamato prima..?” sospira.
“L’ho saputo stamattina, i-io non sapevo, altrimenti.. senti verrò qui a trovarti.. cioè a trovarvi, salutami quell’afro di Ray e digli che mi mancherà tantissimo..okay?”
Sento dei singhiozzi. Oh no. Nono
“Hei, Lyn-z non piangere okay.. i-io..”
“Nono, Gee è o-okay, va bene, ti saluterò Ray e..” altro singhiozzio, dio mi si spezza il cuore “.. non dimenticarti di noi quando sei lì, fatti sentire va bene?”
“Si, okay..” vedo Mikey davanti a me che sorride e apre la porta per andare ed io capisco che è ora “..devo andare ci sentiamo appena arrivo lì d’accordo?”
“Si certo Gee.. c-ciao..” dice con voce rotta dalle lacrime.
La saluto prima di chiudere la chiamata.
Mi avvicino a Mikey scacciando via le lacrime che tentano di farsi strada sulle mie guancie e sento un braccio avvolgermi le spalle. Mikey mi stringe e cerca di rassicurarmi, mentre mi porge il cappotto. Me lo infilo e ci avviciniamo alla macchina. Tento di aprire lo sportello quando mi blocca la mano.
“Va tutto bene?” mi chiede Mikey.
“Certo” dico con cercando di fare un sorriso tirato.
Salgo in macchina e mi accascio sul sedile con noncuranza e stringo le spalle nel cappotto.
Sento uno sportello chiudersi.. Mikey.
Alzo lo sguardo e lo vedo seduto davanti, a sinistra mamma che mette in moto e mi sorride dallo specchietto, cerco di ricambiare e si parte.
Sento le lacrime che chiedono di uscire, ma le caccio via con un gesto della mano. Insomma non serva a nulla piangere. Osservo la casa. Mi mancherà.
Prendo il telefono dalla tasca del jeans per controllare l’ora. Sono le dieci e mezza. Lo rimetto al posto e.. “Siete pronti?”
“Sì.” dice sicuro Mikey.
“S-sì.”dico incerto. Mi volto per guardare la casa un’ultima volta e sento mia madre partire. 
  
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