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Autore: YomiCrazy    08/04/2015    3 recensioni
Questa OneShot è dedicata alla puntata in cui Artù scopre di com'è nato grazie a Morgause.
Ma a differenza della puntata reale, questa finirà in tutt'altro modo.
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1395 parole.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgause, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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Salve a tutti!
Questa è la mia prima OneShot su Merlino ed Artù. Ho seguito tutta la serie, posso dire che Amo questo film e quindi ho pensato che avrei potuto scrivere una cosuccia su una delle mie puntate preferite. Ah, non ho inserito la voce “What if?” ma forse dovrei farlo, non sono molto pratica di queste cose, quindi se volete lasciare una recensione per dirmi anche se ho indovinato il Rating, mi fate un enorme favore!
Buona lettura!

 
Era stato assegnato come servo al principe Artù direttamente dal re Uther. Ciò non lo rendeva il ragazzo più felice di questo mondo, ma ormai era fatta. Il suo destino era quello di proteggere il futuro Re di Camelot per far tornare la magia e l’antica religione ai suoi veri splendori. Ma c’era qualcosa di lui che nessuno – o forse – sapeva. E cioè, che era un mago. Ma non un semplice maghetto da strapazzo che faceva comparire conigli e fiori dal proprio vestiario. Un mago vero e proprio che col solo pensiero poteva fare tutto.
Era stato accolto dal medico di corte, Gaius. Questo anziano signore sapeva del segreto di Merlino e lo accudiva come fosse il proprio figlio, consapevole del grande destino che spettava al ragazzo. Lo aveva aiutato a migliorare ed ingrandire la propria magia, consigliandogli testi e scritture antiche, nascoste all’interno delle stanze per non perdere la testa di fronte al Re ed a tutto il popolo.
Era questo, dunque, il destino di Merlino. Come lo aveva messo in guardia il drago, anche Gaius continuava a ripetere che il suo potere era grande e che con esso doveva proteggere la vita dell’asino di corte: Artù.
Ma questo ragazzo non andava per niente a genio al nostro amico mago. Capriccioso, imprudente, non dava mai ascolto a nessuno e pretendeva sempre di avere ragione. Anche se di nascosto, Merlino riusciva quasi sempre a riprendersi la rivincita sul principe, usando piccoli trucchi che a volte rischiavano di essere svelati.
Ma ci fu quel giorno in cui un cavaliere misterioso sfidò Artù. Il biondo non se lo fece ripetere due volte e con grande spavalderia accettò raccogliendo il guanto di sfida, per poi ritrovarsi a combattere con la spada davanti al suo Re, davanti a Lady Morgana, davanti a tutto il popolo.
Il combattimento sembrò esser vinto dal principe ma si ribaltò quando egli permise al cavaliere sconosciuto di riprendere la spada per continuare a combattere. Esso atterrò Artù a sua volta e si tolse l’elmo per mostrare il suo volto.
Biondi capelli boccolati scesero sul collo dello sconosciuto, svelando anche due profondi occhi color nocciola. Il suo nome era Morgause.
La ragazza fece fare una promessa al futuro Re di Camelot: l’avrebbe risparmiato solo se le avesse dato la sua parola di cavaliere che avrebbe accettato una qualsiasi tipo di sfida nel suo covo. Artù accettò, forse per difendere la sua vita o per curiosità ma ciò non fece felice il Re. Infatti, quando Artù rivelò a suo padre del patto, egli adirato lo confinò nelle sue stanze.
Ma il principe non si abbatté. Con l’aiuto di Merlino riuscì ad evadere dalla sua prigione e partire verso il covo di Morgause. All’insaputa di Artù, ella aveva fatto un sortilegio al cavallo che guidò i due ragazzi verso la sua trappola.
Arrivati davanti al castello di Morgause, i due entrarono in quello che doveva essere il giardino, cercando  risposte. Davanti a loro un ciocco di legno con sopra un’accetta.
“Siete arrivato.” Disse Morgause, avvicinandosi ai due. Merlino rimase indietro, sapendo di dover fare qualcosa nel caso in cui la donna cercasse di sottomettere il principe.
“Qual è l’oggetto della sfida.” Chiese Artù.
La maga prese il manico dell’accetta, tirandola verso l’alto.
“Poggiate la testa sul ceppo.” Nulla servirono i lamenti di Merlino. Artù aveva dato la sua parola di cavaliere e fece come Morgause gli aveva ordinato.
Il mago sentì, in quel momento, qualcosa crescere dentro di lui. Paura. Sofferenza. Qualcosa che gli fece tremare le gambe. Se Morgause l’avesse ucciso, che sarebbe accaduto? Lui, cosa avrebbe fatto? Ma non era una Camelot senza erede a farlo stare male. Ma il fatto che non avrebbe più rivisto quei capelli color miele, morbidi come il fieno. Non avrebbe più rivisto quelle carnose labbra dettargli ordini senza un minimo di risentimento. Non avrebbe più rivisto quei bellissimi occhi blu, che quando li guardavi ti ci perdevi dentro senza riuscire più ad uscirne.
“Avete tenuto fede alla vostra parola.” Disse Morgause, abbassando l’accetta.
“Esaudirò un vostro desiderio.” Concluse, girandosi verso l’entrata del castello.
Prima di andare via da Camelot, la maga aveva detto ad Artù che conosceva sua madre e di conseguenza il desiderio del principe non fu che esser quello di incontrarla. Morgause, attraverso la magia, aprì le porte del regno dei morti, portando Ygraine in quello dei vivi.
E’ qui che Merlino vide la madre di Artù abbracciarlo e spiegargli che era nato grazie alla magia, la stessa che Uther aveva ripudiato. E’ qui che Merlino, sentendo la verità sulla nascita del suo protetto sentì un tonfo al cuore. Come se qualcuno avesse preso l’accetta di prima e con gran forza l’avesse spinta in mezzo al petto del giovane mago.  
Finita la magia, i due tornarono di corsa a Camelot. Merlino sapeva che Artù avrebbe chiesto spiegazioni al padre e che avrebbe cercato di ucciderlo. Soprattutto perché quello che Morgause gli aveva fatto vedere e sentire, era la verità. Gaius aveva confermato tutto. E ciò metteva alle strette il cuore di Merlino.

“Si uccideranno a vicenda!” urlò a Sir Leon quando egli gli bloccò la strada per entrare all’interno della sala in cui il Re ed il Principe stavano lottando.
Il cavaliere lo lasciò passare e lo seguì con Gaius all’interno, dove videro che Artù aveva messo alle strette Uther.
“E’ questo che vuole Morgause!” continuava a ripetergli Merlino per cercar di salvare il Re.
Ma come al solito, quell’asino reale non ascoltava. Era troppo deluso, troppo arrabbiato.
“Tutto quello che hai visto e sentito è una farsa!” gli urlò alla fine il mago, cercando di trattenere le lacrime per l’enorme bugia che stava raccontando ad Artù.
“Ascoltalo, Artù.” gli ripeteva Uther, per poi abbracciarlo quando il biondo si chinò vicino al trono in lacrime, sussurrando “Mi spiace” al padre.
Qualche ora dopo, Merlino raggiunse Artù nelle sue stanze.
“Sai, devo ringraziarti”, cominciò. “Ho capito che la magia non può essere usata per fare cose buone”. Artù non si rivolgeva mai a lui con parole come “Grazie”. Questo toccò molto il cuore del mago.
Merlino si avvicinò al principe, fissandolo.
“Che c’è Merlino.” Gli chiese Artù.
“Ho avuto paura quando Morgause ha alzato quell’arma. Non dovevate… “
“Ho dato la mia parola di cavaliere.” Ripeté al ragazzo, come aveva ripetuto al padre il giorno prima.
Merlino abbassò lo sguardo.
“Non volevo vedervi senza testa.” Cominciò con gli occhi lucidi. Artù rise un po’.
“Ti stai penando per me, Merlino?” chiese, quasi sbeffeggiandolo. Il mago non rispose e si girò dalla parte opposta.
“Ora fai anche l’offeso?” chiese ancora, tirandolo per un braccio. Merlino si fece trasportare dalla forza del principe, per poi attaccarlo al muro ed unire le labbra con quelle del biondo.
All’inizio Artù cercò di spingerlo via, poggiando le mani sul petto del moro ma alla fine acconsentì a quello scambio di dolcezza e amore. Merlino si staccò dal viso del ragazzo, sperando che Artù non reagisse male. Il biondo rimase in silenzio per qualche minuto.
“Ti sei innamorato di me, Merlino?” chiese. Il ragazzo per tutta risposta, lo tirò seduto sul letto che aveva sistemato la sera prima della partenza verso il covo di Morgause. Artù un po’ incerto si fece trasportare dal moro.


La mattina dopo Artù si svegliò fra le braccia nude di Merlino. Il moro teneva il mento poggiato su quei capelli color miele tanto amati, con le braccia chiuse intorno alle sue spalle come se volesse proteggerlo.
Il ragazzo si mise seduto e, dopo aver preso un cuscino, glielo diede in pieno volto.
“Ahia!” urlò il moro, mettendo le mani davanti al viso.
“Merlino, che cosa ci fai nel mio letto?” chiese, con tono autoritario.
“Ma sire, ieri… “ una seconda cuscinata arrivò dritta sulla faccia del ragazzo.
“Ho capito.” Rispose, scendendo dal letto rivestendosi.
“Merlino. La colazione.” Disse l’asino viziato.
“Ma certo.” Rispose.
“E non dimenticare le vesti. Devi ripulire la stanza, sistemare la mia armatura, lucidare la spada…”
“Ho capito, ho capito.” Rispose quasi scocciato Merlino, ripensando alla dolcezza persa della sera prima.
“Merlino.” Chiamò ancora Artù.
Il ragazzo si voltò, sperando in qualcosa di tenero. Magari che facesse ricordare il loro primo bacio.
“Cambia queste lenzuola. Non posso credere di aver dormito con te.” Concluse il biondo.
Merlino sbuffò ma uscì dalla stanza del principe sorridendo, perché mentre pronunciava quelle parole, le gote del biondo erano diventate rosse. 
  
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