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Autore: MusicDanceRomance    09/04/2015    21 recensioni
Quella era un’epoca di uomini crudi, erano gli anni in cui i titoli nobiliari si disperdevano tra le picche di una Parigi impazzita; la figlia della grande Maria Teresa appariva come l’emblema dell’arpia che aveva prosciugato la linfa vitale della Francia, e la regina non poteva aspettarsi nulla al di fuori di una prolungata agonia che solo l’atmosfera dei racconti di Rosalie riusciva a mitigare.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marie Antoinette, Rosalie Lamorlière
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Potevano averle strappato via tutto, ridotto a brandelli la dignità e umiliato la sua persona in ogni modo immaginabile: Maria Antonietta sarebbe rimasta sempre una Regina, sua madre le aveva insegnato a non piegarsi ad alcuna crudeltà.
Non erano le statue a sfarinarsi sotto le rivoluzioni, non erano le sovrane a concedersi il lusso di piangere e straziarsi l’anima in attesa del processo definitivo. Una regina di Francia aveva il dovere di mostrarsi incrollabile, se non per il suo popolo, per rendere conto della sua vita alla Storia che non l’avrebbe dimenticata.
La morte del marito era stata una pugnalata nel vivo della carne, mentre il dolore per l’allontanamento di suo figlio Charles valeva quanto mille lame che le sminuzzavano il cuore in minuscoli frammenti di angoscia. Forse aspettava la fine, forse si illudeva di poter trovare ancora lì, nella torre dove era confinata, un barlume di pace.
Le visite di Rosalie le facevano piacere, a volte quella giovane donna sembrava essere accompagnata da un’ombra velata, forse da un angelo che aveva protetto entrambe fino a quando i bagliori della rivoluzione non avevano permesso all’angelo di intrecciarsi con l’altra parte della sua anima.
Rosalie passò a spazzolare i capelli sbiaditi della regina.
La delicatezza che la ragazza mostrava in ogni minimo gesto sorprendeva Maria Antonietta, come se Rosalie fosse stata aristocratica dentro: la sua grazia le ricordava, a tratti impercettibili, quella di un’altra donna che per anni l’aveva incantata, e magari usata e abbandonata: la contessa di Polignac.
Un accostamento assurdo, eppure la percezione di tale somiglianza non stupì la regina, che finalmente, dopo aver vagato tra mille ricordi, la riconobbe. Rosalie le era stata presentata in una serata di tempi remoti, felici e indelebili, proprio da Madamigella Oscar.
Lì i pochi minuti di pace improvvisa in cui non osava più sperare la travolsero di colpo. Fu una supplica, fu un bisogno dettato dalla malinconia quello di chiedere allora con squisita dolcezza:
-Vi prego, parlatemi di Madamigella Oscar.
Rosalie non aveva motivo di tacere la verità sulle sue origini alla regina, nelle poche ore in cui le faceva compagnia riportò alla memoria le giornate, gli aiuti e la forte amicizia che l’aveva legata alla straordinaria Oscar François de Jarjayes.
Sul dettaglio che fosse sorella adottiva di Jeanne Valois preferì tacere, non di certo per screditarsi agli occhi della regina ma perché se doveva raccontare di Oscar avrebbe elencato eventi e ricordi che non l’avrebbero fatta soffrire ulteriormente.
Più volte notò un sorriso impercettibile o una lacrima di gioia fiorire sul volto di Maria Antonietta:
-Grazie. Sentir parlare di Madamigella Oscar mi risolleva da tutto questo immenso dolore. Probabilmente è stata la mia amica più cara e fedele, quando ho saputo della sua morte...
-È... è morta tra le mie braccia...- toccò a Rosalie scoppiare in singhiozzi.
-Grazie, Rosalie. Grazie per la pace che mi avete dato oggi, facendomi dimenticare per un attimo dove mi trovi.
Nei giorni successivi Rosalie le narrò molto della sua vita a Palazzo de Jarjayes introducendo persino i particolari più irrilevanti o spiritosi in cui figurava anche Andrè, l’uomo spezzato per cui Oscar si era gettata tra le spire della morte. E non volle omettere il dettaglio sul loro amore tragico che era esploso poco prima che perissero entrambi, come se fosse stato tirato fuori in concomitanza con la rivolta del popolo.
-Ditemi di più, vi prego.
Quella era un’epoca di uomini crudi, erano gli anni in cui i titoli nobiliari si disperdevano tra le picche di una Parigi impazzita; la figlia della grande Maria Teresa appariva come l’emblema dell’arpia che aveva prosciugato la linfa vitale della Francia, e la regina non poteva aspettarsi nulla al di fuori di una prolungata agonia che solo l’atmosfera dei racconti di Rosalie riusciva a mitigare.
Quei racconti erano pervasi da un alone quasi magico, poiché avevano come protagonista una donna che era stata cresciuta come un uomo e che, ponendosi al servizio di un’intera nazione, si era insinuata al centro di Versailles senza alcuna pretesa, distinguendosi per classe e fedeltà.
La regina ebbe modo, grazie a quell’umile parigina che era al contempo la figlia segreta di un’amica perduta, di riempire il cumulo di domande che si era posta sull’imperscrutabilità di Oscar, indagando anche sulla sua vita privata e risolvendo l’enigma della sua personalità.
Così alla fine Oscar aveva riconosciuto in Andrè Grandier l’uomo della sua vita. Non si sarebbe aspettata nulla di diverso da un’intraprendente come lei. Sperava silenziosamente che lei e il suo Andrè fossero riusciti, prima della morte brutale, a ritagliare uno spazio di felicità in cui vivere il loro amore incontaminato, lontano dalle bruciature del popolo che marciava contro la monarchia.
Grazie, Madamigella Oscar, per essere stata mia amica. Grazie perché non mi avete abbandonata come può sembrare, ma avete semplicemente fatto una scelta. Una scelta per la Francia.
Le scorsero abbaglianti e violenti i giorni del suo dominio: Versailles, la trafila di nobili e ipocrisie, le feste col tripudio di sete e gioielli raffinati, la musica e le danze, l’estasi del rococò, le congiure sottili, la paura di non essere abbastanza per la nazione che l’aveva sposata.
In mezzo a questo circolo vizioso di pesanti obblighi solo la presenza di Madamigella Oscar, i suoi consigli e la sua lealtà corrispondevano a quanto di più bello Maria Antonietta avesse conosciuto in Francia. Insieme a Fersen, il suo unico grande amore.
Tutto il resto si era rivelato uno scrigno falsato.
L’ultima volta che Rosalie vide la regina fu il mattino della sua esecuzione.
La sovrana decaduta, prima di affrontare la ghigliottina, le consegnò una rosa bianca che aveva cucito personalmente, un estremo omaggio ad Oscar, pregandola di dipingerla del colore che Oscar preferisse, perché le rose non muoiono, le rose persistono nella memoria espandendo la loro fragranza.
-Addio, Rosalie. Non ho paura della morte, anzi, non bramo altro.
Rosalie vide l’ultima regina di Francia andare incontro al suo destino, andare ad imprimere il suo nome nella Storia.
A lei non rimanevano che una rosa bianca di stoffa e il ricordo unico di due donne indimenticabili, che avrebbe custodito con cura fino al termine dei giorni.
Si portò le mani al grembo giurando a se stessa che anche a suo figlio avrebbe narrato di quella dama combattiva che si mostrava come un uomo e dentro palpitava di generosità; una donna che non aveva avuto paura di cedere all’amore di un uomo di rango inferiore al suo e l’aveva accudita come una sorella di sangue.
Strinse a sé la rosa e pregò per l’anima di Maria Antonietta.
Era convinta che gli spiriti di Madamigella Oscar e di Andrè, e forse anche quello della triste regina di Francia, avrebbero protetto lei e Bernard in quei tempi di terrore che affliggevano Parigi in nome della libertà e dell’uguaglianza.
 
 
Furono sufficienti appena tre gradini: la struttura sanguinaria della ghigliottina si ergeva imponente in confronto al formicaio della folla che le ululava contro le peggiori ingiurie.
-Eccola! Uccidetela!
-Quanti soldi ci hai preso, puttana?
Aiutatemi, Madamigella Oscar.
-A morte, a morte l’austriaca!
-La tua ultima amante sarà la ghigliottina!
-Uccidete la cagna austriaca!
Voglio morire con dignità, proprio come Madamigella Oscar. Non mi piegheranno.
Si lasciò scivolare lungo la base della ghigliottina e attese la sentenza della lama.
Fersen, Oscar... i miei ultimi pensieri sono per voi.
L’umiliazione si rese talmente feroce che la condannata non udiva più alcun rumore, la baraonda della folla scemò in un sussulto.
Cagna, strega, puttana! Cagna... strega...
Maman Reine, siamo qui.”
Le apparvero le forme evanescenti del suo bambino, Louis Joseph, coi suoi capelli d’oro e la figura esile, di lato al padre Luigi XVI. Poi si mostrò la madre Maria Teresa, raddolcita e serena, mentre le tendeva le braccia sussurrandole teneramente: “figlia mia”.
Infine, l’ultima immagine a delinearsi prima che la lama scattasse fu quella di due anime congiunte, Oscar De Jarjayes e Andrè Grandier, che le sorridevano e la aspettavano: tra le mani di Madamigella Oscar si affacciava una rosa bianca, il colore immacolato dei petali si estese e fu l’ultima luce che Maria Antonietta vide prima di arrendersi ad un buio di pace eterna.
 

 
   
 
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