09/04/2015
2 recensioni“Quindi mi stai lasciando?”
“Sì.”
E’ bastata una parola per farlo uscire di testa.
Mickey Milkovich è seduto sul letto, nel buio della sua camera. Nonostante viva dai Gallagher, quella è la sua stanza da sempre e nessuno gli può togliere il gusto di farci qualche dormita. Contiene tanti ricordi che far riemergere è come un pugno nello stomaco.
Dov’è il senso di tutto questo?, si chiede.
Si guarda intorno, sperando di non vedere Sammi Gallagher sbucare dal fottuto nulla con una pistola carica in mano.
E’ costretto a nascondersi ancora una volta.
Sarà il benvenuto a casa del suo ormai ex ragazzo? Questa domanda gli martella in testa da ore.
“Se tutto ciò è reale, perché non sto piangendo?”
Che diavolo ha fatto per meritarsi questo? Comportarsi da ragazzo modello non può per certo far parte delle accuse. Ian Gallagher potrebbe puntargli un dito contro e sputargli merda addosso per ore e ore, su tutto il casino che è la sua vita. Ma non potrebbe dargli mai la colpa per non essere stato abbastanza. Non può fargli questo. E’ troppo anche per uno come lui.
Si corica sul letto e all’improvviso la porta si apre.
Sta per mettersi ad insultare chiunque abbia osato entrare senza chiedere il permesso, ma si gira e tutto ciò che entra nella sua visuale sono una testa di capelli rossi e delle mani.
Delle mani che si avvicinano, lo toccano.
Gli accarezzano il viso, il naso, le labbra. Gli zigomi.
Ogni tocco sussurra un “ti amo” mai pronunciato.
Mickey Milkovich chiude gli occhi, lasciandosi trasportare da quelle carezze.
Sente le labbra, le labbra del ragazzo che ama, le riconoscerebbe tra mille, che gli baciano le palpebre chiuse.
Lasciano baci teneri e umidi lunga tutto il suo volto fino a che non toccano la bocca.
Un brivido lo scuote fino al midollo ed è costretto ad aprire gli occhi.
Nessuno, proprio nessuno, è chinato su di lui.
La solitudine gli riempie il petto.
Quella sensazione di vuoto, illusione e delusione, insieme.
Si sfiora il viso con la punta delle dita e Mickey Milkovich, nel silenzio più assoluto, per la prima volta da quando ne ha memoria, piange.
Your defenses were on high
Your walls built deep inside
Yeah I'm a selfish bastard
But at least I'm not alone
My intentions never change
What I wanted stays the same
And I know what I should do
it's time to set myself on fire
Was it a dream?
Was it a dream?
Sono ancora traumatizzata dalla 5x12. Dovevo scrivere qualcosa, un finale alternativo, un missing moment, insomma avete capito. E stato straziante, cazzo. Comunque, una flash fic senza pretese, solo per piangere ancora un pochino. La canzone si intitola, appunto, Was it a dream, dei miei amati Thirty Seconds To Mars. Non so che altro dire. AH, colgo al volo il momento per fare gli auguri al nostro Gerard Way che oggi compie 38 anni [applausi in sottofondo]. E niente, spero come si sempre che vi sia piaciuta. Aggiornero presto Nicotine, lo giuro. Fatemi sapere con una recensione piccina piccina cosa ne pensate, vi amo t u t t i
Sixx
“Sì.”
E’ bastata una parola per farlo uscire di testa.
Mickey Milkovich è seduto sul letto, nel buio della sua camera. Nonostante viva dai Gallagher, quella è la sua stanza da sempre e nessuno gli può togliere il gusto di farci qualche dormita. Contiene tanti ricordi che far riemergere è come un pugno nello stomaco.
Dov’è il senso di tutto questo?, si chiede.
Si guarda intorno, sperando di non vedere Sammi Gallagher sbucare dal fottuto nulla con una pistola carica in mano.
E’ costretto a nascondersi ancora una volta.
Sarà il benvenuto a casa del suo ormai ex ragazzo? Questa domanda gli martella in testa da ore.
“Se tutto ciò è reale, perché non sto piangendo?”
Che diavolo ha fatto per meritarsi questo? Comportarsi da ragazzo modello non può per certo far parte delle accuse. Ian Gallagher potrebbe puntargli un dito contro e sputargli merda addosso per ore e ore, su tutto il casino che è la sua vita. Ma non potrebbe dargli mai la colpa per non essere stato abbastanza. Non può fargli questo. E’ troppo anche per uno come lui.
Si corica sul letto e all’improvviso la porta si apre.
Sta per mettersi ad insultare chiunque abbia osato entrare senza chiedere il permesso, ma si gira e tutto ciò che entra nella sua visuale sono una testa di capelli rossi e delle mani.
Delle mani che si avvicinano, lo toccano.
Gli accarezzano il viso, il naso, le labbra. Gli zigomi.
Ogni tocco sussurra un “ti amo” mai pronunciato.
Mickey Milkovich chiude gli occhi, lasciandosi trasportare da quelle carezze.
Sente le labbra, le labbra del ragazzo che ama, le riconoscerebbe tra mille, che gli baciano le palpebre chiuse.
Lasciano baci teneri e umidi lunga tutto il suo volto fino a che non toccano la bocca.
Un brivido lo scuote fino al midollo ed è costretto ad aprire gli occhi.
Nessuno, proprio nessuno, è chinato su di lui.
La solitudine gli riempie il petto.
Quella sensazione di vuoto, illusione e delusione, insieme.
Si sfiora il viso con la punta delle dita e Mickey Milkovich, nel silenzio più assoluto, per la prima volta da quando ne ha memoria, piange.
Your defenses were on high
Your walls built deep inside
Yeah I'm a selfish bastard
But at least I'm not alone
My intentions never change
What I wanted stays the same
And I know what I should do
it's time to set myself on fire
Was it a dream?
Was it a dream?
Sono ancora traumatizzata dalla 5x12. Dovevo scrivere qualcosa, un finale alternativo, un missing moment, insomma avete capito. E stato straziante, cazzo. Comunque, una flash fic senza pretese, solo per piangere ancora un pochino. La canzone si intitola, appunto, Was it a dream, dei miei amati Thirty Seconds To Mars. Non so che altro dire. AH, colgo al volo il momento per fare gli auguri al nostro Gerard Way che oggi compie 38 anni [applausi in sottofondo]. E niente, spero come si sempre che vi sia piaciuta. Aggiornero presto Nicotine, lo giuro. Fatemi sapere con una recensione piccina piccina cosa ne pensate, vi amo t u t t i
Sixx