Fanfic su artisti musicali > Adam Lambert
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Autore: Emo pumpkin    10/04/2015    4 recensioni
okay allora, è la mia prima e unica fanfiction su Adam e boh, non so cosa ne sia venuto fuori esattamente.
Concerto di Amsterdam, 2010, lo ricorderete no? E' quando c'è stato quel fantastico bacio tra Adam e Tommy ed è proprio questo di cui parla la ff (quindi se non vi piace la coppia non leggete, io vi ho avvisate u.u).
Dal testo: "Non poteva venirmi un attacco di panico in un altro momento? No! Ovviamente prima del concerto di Amsterdam!
Ero rimasto da solo dentro al camerino riservato ai musicisti, tutti gli altri erano fuori, dietro le quinte o nei dintorni, tanto per sciogliere la tensione, o fare le ultime prove. Malgrado le pareti del camerino fossero quasi del tutto asonorizzate, sentivo lo stesso i cori delle migliaia di fan radunate sotto al palco che urlavano –Adam! Adam!- scandendo accuratamente tutte le sillabe."
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam Lambert, Tommy Joe Ratliff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui, sono tornata per vostra sfortuna. Ecco qui il secondo capitolo della Adommy c:
ringrazio in particolare Bea13_1991 per la recensione che mi ha convinto a mettermi a ricopiare il secondo capitolo.
 
CAPITOLO 2
 
Il concerto filò liscio, proprio come Adam aveva prospettato.
Lui si comportò esattamente come al solito, sensuale, provocante spesso anche ironico.
Ogni tanto si girava verso di me e mi sorrideva e io non potevo fare altro che ricambiare, sorridevo per lui e per me, per il modo in cui la musica prendeva entrambi, sarebbe potuto il finimondo e noi non ce ne saremmo accorti, troppo presi dalla cosa che amavamo fare più di qualsiasi altra.
Alla fine, come da copione, eseguimmo Fever.
Io ero alla mia postazione, accanto alla scaletta che stava al centro del palco. Solo dopo un paio di concerti avevo capito a cosa serviva, Adam era un tipo piuttosto egocentrico e amava essere al centro dell’attenzione, poi era perfettamente consapevole del suo corpo e amava metterlo in mostra. E su quella scaletta arrivava a livelli stratosferici, nemmeno una spogliarellista avrebbe saputo fare di meglio.
Così all’inizio di Fever salì quei pochi gradini fino ad arrivare in cima dove inziò a cantare muovendosi a ritmo.
There he goes
My baby walks so slow
Sexual tic-tac-toe
Poi si inginocchiò dietro alle mie spalle e accostò il suo viso al mio, il suo fiato era caldo contro il mio collo e mi fece rabbrividire.
Yeah, I knw, we both know
It isn’time, no
But could you be m-mine?
Mi voltaic verso di lui, sempre guardando le corde del basso con la coda dell’occhio.
Adam smise di cantare e mi fissò negli occhi e mi ritrovai nuovamente ad annegare in quelle pozze cristalline. Spalancai gli occhi, sapevo benissimo cosa volesse fare e non penso che sta volta lo avrei fermato.
Lui sorrise mentre il suo sguardo passava dai miei occhi alla bocca e poi di nuovo su.
Si chinò verso di me con lentezza studiata e posò le sue labbra sulle mie.
Si appoggiò e basta, senza forzarmi per approfondire quel contatto, delicato come non avrei mai potuto pensare.
Il pubblico scoppiò in un boato, urla di stupore e di gioia. Sentii Adam sorridere sulla mia bocca, ovvio che adorasse tutto quello, era al centro dell’attenzione di tutti.
Fece per interrompere il bacio ma io lo bloccai, mi spinsi verso di lui e schiusi le labbra, spinto da chissà quale coraggio tracciai con la lingua il contorno del suo labbro inferiore.
La reazione di Adam non si fece attendere, si sporse verso di me, come se fosse possibile essere più vicini, e fece iniziare alle nostre lingue una sorta di danza che sembrava più che altro una lotta per vedere chi avrebbe avuto la meglio, chi avrebbe impartito il ritmo, chi avrebbe guidato il gioco.
Evidentemente Adam era abituato a vincere facile, ma non con me, non ero disposto a cedere, a perdere. Rimase interdetto per un attimo e mi lasciò guidare, dentro di me ghignai: non ero mai stato un tipo arrendevole.
Adam si riprese subito, la sua mano passò dietro la mia nuca per sorreggermi mentre tentava di imporre il suo ritmo al nostro bacio. Cosa che non gli riuscì visto che mi opposi strenuamente, quella in corso era una vera e propria battaglia.
Pian piano i rumori della folla si annullarono, c’eravamo solo io e Adam, in un altro mondo, lontani dal resto dell’universo.
Quel bacio era come Adam, irruento, passionale, forte.
Nessuno mi aveva mia baciato in quel modo tale da farmi sciogliere le gambe.
Il mo cervello registrò quella notizia e fu come un fulmine a ciel sereno, un temporale estivo che arriva di colpo e non lascia scampo: Adam Lambert mi piaceva.
Mi attraeva allo stesso modo in cui mi erano sempre piaciute le ragazze.
Aprii di colpo gli occhi e nello stesso istante Adam si staccò da me e si alzò in piedi riprendendo a cantare Fever come se niente fosse accaduto.
Ripresi a suonare appoggiandomi con la spalla alla scaletta, sentivo le dita come di burro, quasi non riuscivo a stringere il basso.
“Calmati Tommy. Ha dovuto interrompere il bacio, deve continuare lo spettacolo. The show must go on, ricordalo”  ecco di nuovo la mia coscienza. “Adesso si girerà verso di te e ti sorriderà”  garantì.
Ma non mi sorrise né si girò, anzi, sembrava quasi volermi ignorare.
Give you my f-fever, my f-fever
Give you my f-fever, my f-fever
Give you fever, fever, yeah
GIVE YOU FEVER, FEVER YEAH
E con l’acuto finale corse giù dal palco seguito dagli altri musicisti.
-Da dove ti è venuta l’idea di baciare Tommy?- domandò qualcuno.
Me lo chiedevo anch’io per questo guardai Adam aspettando una sua risposta.
I nostri sguardi non si incrociavano mentre diceva –Una scommessa. Sarei dovuto baciarlo a un concerto-
Sentii il mio stomaco rivoltarsi in una stretta dolorosa. E così lo aveva fatto per una scommessa? Una stupidissima scommessa?
Ingoiai tutto il groppo di ravvia che mi occludeva la gola e voltai loro le spalle incamminandomi verso i camerini.
-Ehi, Tommy! Dove vai? Adam offre da bere a tutti!- mi urlò Jess, una delle truccatrici.
-No grazie, non  mi sento molto bene, preferisco andare in hotel a dormire- risposi.
Passai in camerino a lasciare il basso e prendere il cappotto. Non mi cambiai nemmeno, tenendomi addosso gli abiti del concerto, gli orli della giacca bordeaux che si intravedevano sotto al mio montgomery nero.
Calandomi il cappuccio sul capo uscii dall’uscita secondaria, quella per gli artisti e aspettai un taxi sull’orlo del marciapiede, mentre a poche decine di metri tutti i fan stavano uscendo dai cancelli.
Immaginavo tutti i loro discorsi, di sicuro riguardavano tutti il bacio che Adam mi aveva dato.
“L’ha fatto per una scommessa, una fottutissima scommessa!” avrei voluto urlare a tutti loro.
Adam Lambert era un bastardo, ecco la verità.
Strinsi i denti mentre valutavo cosa fare, la mia indole asociale e tendenzialmente depressa mi suggeriva di rimanere chiuso nella mia camera, ad usufruire del servizio in camera e della televisione da 40 pollici, fino alla mattina successiva quando avremmo dovuto riprendere l’autobus per la prossima tappa del tour. Ma poi ricordai dove fossi: Amsterdam, la città delle libertà; e quattro parole risuonarono nella mia mente “quartiere a luci rosse”.
Adam non era l’unico che poteva divertirsi a scapito degli altri. Avrei dimostrato che quello avvenuto sul palco non mi aveva minimamente sfiorato, poco importava che quella non fosse la verità.
Ma prima dovevo assolutamente passare in hotel a cambiarmi o mi avrebbero scambiato per uno spogliarellista di qualche locale gay.
Un taxi accostò al marciapiede e vi montai –Liberty Hotel- dissi all’autista, un uomo sulla quarantina con un stempiatura molto pronunciata, che mi guardò dallo specchietto senza però soffermarsi molto sul mio aspetto. Evidentemente un ragazzo truccato quasi quanto una drag queen e con un ciuffo biondo platino a coprire metà faccia non era così strano da quelle parti.
 
  
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