Capitolo 1 – La comunità
Timore. Di lì a due mesi era l’unica cosa che aveva fatto da sfondo alle giornate della comunità. L’armonia che una volta ci contraddistingueva era svanita nel nulla. La comunità sorgeva in una piccola valle ai piedi del monte Rainier, poco distante da Seattle. Per costruirla la mia famiglia ed io abbiamo impiegato sei mesi di duro lavoro, volevamo fosse perfetta, pronta ad accogliere più persone possibili. L’area non era molto grande, ma bastava a ospitare all’incirca duecento persone, che, viste le condizioni, erano più che sufficienti per ricostruire una vita semi normale. Gli uomini della comunità avevano fatto costruire una recinzione a prova di attacchi, il filo spinato fermava i più intraprendenti. Era l’uomo il pericolo maggiore, i vaganti, così li chiamavamo, non erano più una minaccia. Col tempo avevamo imparato a difenderci, non erano intelligenti, non più. Erano solo bestie affamate che cercavano di placare i loro istinti. L’uomo, al contrario, non era cambiato, cercava perennemente un modo per distruggere tutto ciò che avevamo costruito, come se quello che avevamo perso non fosse già abbastanza. Non c’era più una casa cui tornare la sera dopo una lunga giornata di lavoro, non c’era più la scuola, né una famiglia, tanto meno degli amici. E’ vero che in due anni avevo cercato di ridare qualcuna di queste cose alle persone con cui vivevo, ma non era mai abbastanza, non era vita. Si trattava solo di sopravvivenza. Esatto, perché sopravvivere, è l’unica cosa cui potevamo aspirare dallo scoppio dell’epidemia a quel momento, ogni respiro poteva essere l’ultimo. Nessuno sa com’è iniziata, ma tutti sanno che non finirà. Quella era la nostra nuova vita.
Amavo la mia gente, avrei fatto qualsiasi cosa per proteggerli, a costo della mia stessa vita. Sapevo che la calma sarebbe ben presto svanita, da quando era arrivato il nuovo gruppo, qualcosa si era spezzato. Eravamo abituati a essere semplicemente noi, l’arrivo di queste nuove persone aveva alimentato un clima di tensione. D’altronde che altro potevo fare? Lasciarli in balia dei vaganti? No, li avevamo salvati, offrendogli un posto dove essere al sicuro. La comunità era nata per questo, nulla sarebbe cambiato. Dovevamo solo pazientare, lasciargli il tempo di ambientarsi.
Iniziava a fare freddo, era ormai passata l’ora di cena, ma era il mio turno di guardia alla torretta. Sarei dovuta rimanervi fino al mattino seguente. Mi piaceva passare la notte lì, mi dava il tempo di riflettere, ma quella sera avrei preferito dormire nel mio letto, qualcosa nell’aria mi agitava. Un rumore improvviso mi fece sobbalzare, mi voltai di scatto e mi ritrovai a faccia a faccia con Daryl.