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Autore: Alfred il sanguinario    12/04/2015    0 recensioni
Cortiglione. Piccolo paesino del Monferrato fatto di nebbia, pioggia, pochi abitanti, pettegolezzi e routine. Finché non arriva un omicidio. Che scombussola le abitudini di tutti i pochi abitanti del luogo, che fino ad allora pareva idilliaco. Ma l'omicidio sarà solo un pretesto per scoperchiare tutti i segreti nascosti fra le pareti di quelle apparentemente deliziose case di campagna.
E intanto l'anziano e unico carabiniere del piccolo comune astigiano, Pietro Altavilla, prossimo alla pensione, dovrà occuparsi di risolvere il caso, affiancato dalla giovane e idealistica poliziotta milanese Anita Biron. Il peggiore dei delitti: l'omicidio di un bambino, di soli undici anni, Michele.
Sono in pochi ad avere un alibi. E sono tutti sospettati, dal primo all'ultimo dei cinquecentododici abitanti...
Genere: Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quel giorno di novembre pioveva a Cortiglione. Una pioggia intensa e sgradevole, umida e fredda, che si mescolava con la fitta nebbia creando il tipico paesaggio autunnale tipico delle colline del Monferrato.
Era il 22 Novembre. Una data totalmente insignificante, almeno apparentemente.
Michele uscì di casa, con una giacca impermeabile gialla, un paio di stivali di gomma e un ombrello. Specialmente in quelle giornate era molto sgradevole alzarsi dal letto e andare a scuola, ma non c’era alcuna ragione valida per non farlo. Così, sbuffando, Michele s’incamminò.
La pioggia continuava a cadere forte, e la nebbia riduceva molto la visibilità. Ma ormai percorreva quelle poche centinaia di metri che lo separavano dalla scuola quasi meccanicamente, tanto che avrebbe potuto arrivarci anche a occhi chiusi.
Michele aveva undici anni. Era basso, magro, le guance coperte di lentiggini e i capelli rossi, eredità del defunto padre. Non pensava mai a suo padre. L’unica cosa a cui associava quella misteriosa figura quasi mitologica erano le lunghissime storie condite di singhiozzi e lacrime che ogni tanto sua madre gli raccontava. Ma a lui non facevano alcun effetto.
La pioggia continuava a cadere. La nebbia si faceva più fitta, o almeno così sembrava a Michele. Strizzando un poco gli occhi riuscì a mettere a fuoco l’immagine ai bordi della strada. L’altalena della piazza. Era quasi arrivato a scuola, allora.
Ad un tratto qualcuno lo afferrò per il braccio. Michele non riconobbe bene la figura, complici la velocità del fatto e la fitta nebbia. Non capì neanche se fosse un uomo, una donna, un ragazzo o un bambino.
Certo fu solo che, chiunque fosse quella persona, lo afferrò per il collo. Michele cercò di divincolarsi, ma fu inutile. Il ragazzino spirò nella stretta morsa fatale. L’ultima cosa che vide furono le sue grida strozzate che diventavano una flebile nebbiolina di condensa che uscivano timidamente dalla bocca spalancata. Le ultime cose che sentì furono le pioggia e il dolore.
E poi Michele rimase lì. Vicino all’altalena, gettato a terra con l’ombrello accanto e le gocce di pioggia che gli rigavano il volto diafano.
Nello stesso momento passava la corriera che conduceva al vicino paese di Nizza Monferrato, dove erano situate le scuole superiori. Tutti i ragazzi di quell’età la prendevano, di mattina.
“Puff!” sbuffò una figura incappucciata appena salita sulla vettura che indossava un k-way azzurro. “Che tempo di merda!” sbottò, non appena si tolse il cappuccio. Si chiamava Elena, aveva dei capelli castano chiari lunghi fino alle spalle e gli occhi azzurri. Una ragazza le fece cenno di sedersi accanto a lei. Sgomitando, Elena raggiunse il posto. Quella ragazza era Paola. Era bassa, aveva i capelli neri e lunghi e la carnagione olivastra.
“Dove sono Stefano e Angelica?” chiese Paola, chiudendo d’un colpo un libro che stava leggendo.
Elena fece spallucce. “Non c’erano alla fermata. Saranno malati, con tutto il freddo che hanno preso ieri…”
La vettura partì. Si aprì un coro di chiacchiere e compiti copiati, mentre fuori il temporale continuava.
Durante il tragitto il cellulare di Elena vibrò per segnalare l’arrivo di un messaggio. Il mittente era Angelica.
- Ci serve il tuo aiuto oggi pomeriggio. Non dire niente a Paola. -  
“Chi è?” chiese l’amica dai capelli neri.
“Niente” rispose Elena, chiudendo il dispositivo. “la solita sveglia di riserva.” 

Angolo autore (come al solito rosso, ormai è una tradizione): Questa storia è un giallo. Se non l'aveste capito. E in tal caso sarebbe grave. Il problema è che non so veramente cosa dire, tranne pregarvi (come al solito) di lasciarmi una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensate e dove si può migliorare. Grazie! 
 
 
  
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