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Autore: marta_weasley    12/04/2015    0 recensioni
e se i personaggi che conosciamo venissero catapultati nel mondo di "In The Flesh"?!
"Castiel si alzò dal letto sospirando e varcò piano la soglia per il bagno chiudendo poi la porta dietro di se’ ed appoggiandovisi per un momento. Da quella posizione riusciva bene a scrutarsi dallo specchio posto sul lavandino. Ciò che vedeva però non era l’ immagine a cui era abituato, non più. Ora vedeva una sagoma completamente bianca, quasi trasparente, ma sempre terribilmente mostruosa. "
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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CAPITOLO 1
 
Il tempo era bello fuori, lo si vedeva benissimo attraverso il vetro della finestra al secondo piano. Sembrava quasi impossibile che appena due anni prima il mondo sia stato sull’ orlo della distruzione. Ora invece sembrava tutto così sereno.
Un ragazzo dai capelli arruffati era seduto sul letto, era rimasto lì per tutta la notte, sveglio, non che potesse fare altrimenti visto che le persone come lui non dormono mai. Fissava un grande borsone verde ai suoi piedi pieno a metà di alcuni indumenti puliti, era in quella posizione da almeno mezz’ ora lanciando ogni tanto qualche occhiata verso l’ orologio sul comodino. Erano ormai le sette del mattino, doveva prepararsi all’ arrivo dei suoi fratelli. Chissà poi se sarebbero venuti a prenderlo veramente, forse lo avrebbero lasciato lì a marcire in quella specie di clinica medica tappezzata di crocefissi e rosari.
Castiel si alzò dal letto sospirando e varcò piano la soglia per il bagno chiudendo poi la porta dietro di se’ ed appoggiandovisi per un momento. Da quella posizione riusciva bene a scrutarsi dallo specchio posto sul lavandino. Ciò che vedeva però non era l’ immagine a cui era abituato, non più. Ora vedeva una sagoma completamente bianca, quasi trasparente, ma sempre terribilmente mostruosa.
Delle iridi azzurre che una volta aveva non era rimasto niente se non un bianco assoluto che si mimetizzava sull’ eccessivo chiarore della sua nuova carnagione. Solo i capelli ancora scuri gli ricordavano il ragazzo che era prima di quel maledetto 2009.
Si staccò dalla porta e a capo chino si avvicinò al lavandino. Aprì i vecchi cassetti di legno e tirò fuori le due confezioni che contenevano ciò che gli avrebbe potuto donare anche solo l’ illusione della normalità, un fondotinta e delle lenti a contatto. Aprì il piccolo barattolo scrutando il colore della carnagione che da quel giorno in poi avrebbe avuto; forse era un po’ più scura di quanto fosse veramente la sua pelle originale, ma andava bene comunque, si sarebbe adattato. Intinse la piccola spugna nel barattolo e iniziò a passarla sul volto. Lentamente coprì l’ intero volto, poi il collo fin dove il maglione bianco che portava non riusciva a coprirlo. Si rimirò per qualche secondo prima di aprire l’ altra scatola e scoprire un paio di lenti a contatto azzurre. Ci volle un po’ per riuscire a metterle, sebbene glielo avessero insegnato perfettamente, aveva ancora difficoltà nel farlo.
Lo specchio ora rifletteva un Castiel molto simile a quello che era una volta. È vero, i capelli erano un po’ più sbiaditi e gli occhi non avevano quella scintilla luminosa che li contraddistingueva, ma ci andavano abbastanza vicini.
Castiel sentì qualcuno bussare alla porta della sua camera “Castiel Novak, i tuoi fratelli sono venuti a prenderti!”
Castiel si irrigidì e se il suo cuore avesse potuto battere ancora gli sarebbe esploso nel petto per il nervosismo, ne era certo. Sospirò e si staccò dal lavandino a cui si era appoggiato; prese il borsone e se lo mise su una spalla. Si diede un’ ultima occhiata sul vetro della finestra prima di abbassare la testa ed aprire la porta.
Davanti a lui c’ era uno degli assistenti che seguivano Castiel e le persone come lui nella loro “guarigione”; lo guardò per un’ attimo per assicurarsi se si fosse messo il fondotinta e le lenti a contatto in modo adeguato “Perfetto Castiel!” disse sorridendo “Scommetto che i tuoi fratelli non vedono l’ ora di riabbracciarti”
L’ uomo continuò a parlare del più e del meno, ma soprattutto continuò a rassicurare
Castiel su quanto il mondo stia diventando tollerante verso le persone come lui; non ci credeva veramente, non serviva un genio per capire che stava recitando le rassicurazioni che erano tenuti a dare ogni volta che uno di loro usciva dalla clinica per rientrare nella comunità. Ma al moro non importava, in quel momento riusciva solo a pensare a come i suoi fratelli lo avrebbero accolto; forse sarebbero stati disgustati, arrabbiati, forse avrebbero addirittura provato pena per lui.
Svoltarono l’ angolo e li vide. Il più alto dai capelli corti e biondi alzò lo sguardo e rimase per un’ attimo a fissare Castiel prima di essere risvegliato da una gomitata sulle costole dall’ altro ragazzo.
 “Ehi Cassie! Ne è passato di tempo  fratellino” disse avvicinandosi a lui il più basso. Castiel rimase immobile, si rese conto di aver abbassato lo sguardo solo quando il biondo parlò “Dopo tutto questo tempo non dici niente? Potrei sentirmi un po’ offeso sai?!” la sua voce non era rude, aveva quella sfumatura un po’ giocosa e strafottente di sempre e in quel momento sembrava tutto… normale. Sembrava come se quegli anni non fossero mai passati e tutte quelle cose orribili mai successe.
“Lucifero, Gabriele… è un piacere rivedervi” i due fratelli più grandi si fissarono un po’ con un piccolo sorriso sghembo prima di abbracciare Castiel. Ed anche lui sorrise leggermente, forse per la prima volta da anni lasciandosi un po’ cullare dall’ abbraccio dei suoi due fratelli maggiori.
“Michele e Anna sono con voi?” chiese Castiel. I due si guardarono corrucciando un po’ la fronte. “Michele aveva una, diciamo, riunione… Ed ha pensato di portarsi dietro Anna…” iniziò Gabriele, ma Castiel lo interruppe con un gesto della mano.
“Va tutto bene, immaginavo non sarebbe venuto.. è sempre molto occupato e poi non credo che questo sia un posto adatto ad Anna”
Anna era la più piccola e quando la lasciò aveva solo dodici anni, invece Michele era il secondogenito, dopo la morte dei loro genitori, sebbene gli altri fratelli fossero sotto la custodia di Lucifero, il primogenito, fu lui a prendere le redini della famiglia, a trovarsi un lavoro serio, a dar da mangiare, a pagare le tasse, fu lui a fare il padre e Castiel non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza per tutto ciò; ma ora era diverso, ora l’ unica cosa che provava era paura, paura di incontrarlo e chi lo sa magari perfino di venir pugnalato in testa se solo Michele avesse pensato a lui come ad un pericolo per la famiglia.
L’ assistente della clinica si schiarì la voce per avere un po’ di attenzione, poi porse a Lucifero delle scatole “Qui dentro ci sono delle dosi che dovrete somministrargli ogni giorno tramite un foro posto dietro al collo grazie a questo pratico strumento” disse tirando fuori una specie di piccola pistola su cui si doveva inserire la provetta e accarezzandola con la mano “ È molto comodo e leggero, ma non credo che avrete problemi nell’ usarlo e se avete domande, chiedete pure, sono qui per rispondere alle vostre curiosità” aveva un sorriso smagliante mentre parlava e Castiel non poté fare a meno di pensare a lui come ad uno di quei tizi che facevano le televendite alla TV.
“Grazie mille raggio di sole, ma preferiamo riprenderci il fratellino, a meno che non hai altri articoli strabilianti da presentarci” rise ironico Lucifero.
“Aspetta, forse ha una di quelle pentole in acciaio inossidabile che si vedono in TV!” gli diede corda Gabriele alzando le sopracciglia beffardo e ridendo alla sua stessa battuta.
Castiel sospirò perché i suoi fratelli non erano cambiati per niente e la cosa gli levò un peso dal petto che neanche si era accorto di avere. Si fecero accompagnare all’ uscita
dall’ assistente, ora non più molto chiacchierone, e si diressero verso la macchina.
Castiel si sedette sul sedile posteriore sistemando il borsone accanto a se’ mentre i due fratelli litigavano su chi avesse più diritto a guidare “Hai guidato all’ andata, ora tocca a me!” “Neanche per sogno, io sono il maggiore ed io guido!”
Dopo una buona decina di minuti di battibecchi Lucifero ebbe la meglio, come sempre, e misero in moto la vecchia auto di famiglia. Lucifero dovette provare due o tre volte prima di riuscire a metterla in moto, di sicuro quella macchina aveva visto tempi migliori, ma l’ assordante e cigolante rumore dell’ auto che cercava di ingranare fece rilassare sempre più Castiel sul sedile posteriore, magari in fondo non tutto doveva cambiare per forza, forse in fin dei conti le cose non sarebbero cambiate poi tanto. Vero?!
 
Castiel iniziò a riconoscere alcune cose mentre si avvicinavano sempre di più alla loro piccola cittadina. Riconobbe un vecchio fienile rosso coperto da alcuni alberi rinsecchiti, riconobbe il cimitero dove i loro genitori riposavano, lo stesso dove per un po’ riposò anche lui… Abbassò la testa e strinse i pugni, sarebbe andato tutto bene, lo sapeva, o meglio ci sperava; era sempre lui, è vero non dormiva o mangiava più e il suo cuore non batteva, ma era sempre Castiel, gli altri lo avrebbero capito…
Mano a mano che si avvicinavano a casa Castiel notò alcune cose. Notò quanto la sua cittadina fosse diventata silenziosa, certo non era mai stata chissà quanto caotica, ma c’ era qualcosa di estremamente spaventoso in quel silenzio così soffocante. Alzò lo sguardo verso i suoi due fratelli e li vide rigidi sui loro sedili come mai li aveva visti.
Il moro spostò di nuovo lo sguardo sul finestrino con le sopracciglia aggrottate. Erano preoccupati per lui, lo sapeva, preoccupati di essere visti portare a casa un cadavere come lui. Sentì una morsa di paura e dispiacere per la sua intera famiglia perché capiva quanto fosse rischioso persino per loro riportarlo a casa.
Finalmente arrivarono a casa, la macchina si fermò davanti al marciapiede, ma i suoi fratelli rimasero fermi sui sedili. Gabriele si schiarì la gola “Ascolta Castiel, sono successe un po’ di cose da quando tu sei…” sospirò girandosi per guardarlo negli occhi “…da quando te ne sei andato. È successo di tutto e bhe… la gente è completamente impazzita e perfino ora che tutto è finito ci sono ancora questi fanatici idioti che se ne vanno in giro con le armi in mano per il bene della comunità o altre stronzate del genere” il fratello alzò gli occhi al cielo.
“Non vogliamo che tu ti spaventi” proseguì Lucifero che continuava a guardare avanti “vogliamo solo avvertirti che non tutti potrebbero prendere bene il ritorno di-“
“Uno come me” finì Castiel facendo girare anche Lucifero ed incontrando i suoi occhi “Non dovete preoccuparvi per me, non mi illudo che tutto possa veramente essere come prima, lo so, voglio solo stare con le persone a cui voglio bene e se avermi qui vi porterà guai sarò io a proteggervi” sorrise leggermente perché era vero; non gli importava degli altri abitanti, non gli importava se lo avrebbero ripudiato perché ne avevano tutte le ragioni, per lui l’ importante era stare accanto alla sua famiglia.
I suoi fratelli si scambiarono un breve sguardo prima di scoppiare in una breve risata.
“Ok, ho ufficialmente fatto con le conversazioni sentimentali da quattordicenni per almeno un mese” ironizzò Gabriel spostandosi i capelli all’ indietro.
“Peccato, volevo proprio organizzare un pigiama party e farci le unghie parlando dei ragazzi che ci piacciono” sbuffò divertito Lucifero. “E tu smettila di dire cose imbarazzanti con quella faccia seria”
Castiel inclinò la testa di lato aggrottando le sopracciglia non capendo a cosa si riferisse il fratello maggiore, aveva solo detto ciò che pensava.
I tre uscirono dalla macchina, i maggiori guardandosi un po’ intorno, e si avviarono verso al porta. Lucifero prese le chiavi dalla tasca e le infilò nella serratura.
Stava per rivedere Michele e la cosa lo spaventava da morire. Era parte della sua famiglia, una parte molto importante, non avrebbe dovuto temerlo, ma il peso che sentiva alle gambe quasi gli impediva di fare quei tre gradini che c’ erano all’ ingresso.
“La porta è aperta” sentenziò Lucifero tirando fuori le chiavi dalla toppa “Michele ed Anna devono essere già tornati” aprì la porta e chiamò Michele per avvertirlo del loro ritorno. Castiel inghiotti a vuoto nervoso. All’ improvviso però una chioma rossa lo travolse e gli fece quasi perdere l’ equilibrio. Una ragazza dai capelli ondulati e rossi più bassa di lui di almeno una testa gli si era stretta alla vita. “Anna” sussurrò il moro prima di ricambiare l’ abbraccio. La minore iniziò a singhiozzare stringendolo più forte.
“Oh Cas” gracchiò tra i singhiozzi la rossa. Ed in quel momento anche Castiel avrebbe pianto se solo avrebbe potuto e la cosa lo irritò un po’ perché voleva solo mandare via il groppo che aveva in gola.
“Per fortuna non respiri più Cas, altrimenti avrei già dovuto farti la respirazione bocca a bocca per farti riprendere” scherzò sorridendo il più alto. E avrebbe riso anche lui se non avesse sentito un’ altra voce arrivare dalla porta che dava sulla sala da pranzo.
“Lucifero!” conosceva quella voce e quando Anna si staccò da lui strofinandosi forte gli occhi Castiel alzò gli occhi e lo vide; suo fratello Michele in piedi di fronte a lui, le braccia tese lungo i fianchi e il suo solito sguardo severo che faceva sembrare i suoi occhi così chiari, e simili a come erano i suoi, quasi di ghiaccio.
Si guardarono per un po’ negli occhi, non si vedevano dalla notte della sua morte. Era lo stesso di sempre eccezion fatta per delle nuove righe rughe intorno agli occhi che lo facevano sembrare estremamente vecchio sebbene non raggiungesse ancora i trenta anni.
Il maggiore spostò il suo sguardo verso gli altri fratelli “Qualcuno vi ha visto?” domandò con voce tesa.
Lucifero strinse  i pugni e fece un passo verso il secondogenito con la mascella serrata “Tu-“ Ma Castiel, repentino, lo bloccò con un braccio. “No, non ci ha visto nessuno” rispose poi con voce calma. Michele spostò di nuovo lo sguardò verso Castiel quando lo sentì parlare e per un attimo quel che vide nei suoi occhi fu un dolore immenso. E il nodo alla gola che si era alleviato torno prepotente nella gola di Castiel. Il moro sapeva che il fratello aveva continuato a pensare a quella notte, anche lui ci pensava, sebbene i suoi ricordi fossero ancora un po’ confusi, l’ unica cosa che ricordava era Michele piegato su di lui e quello stesso sguardo negli occhi mentre cercava di scuoterlo.
Michele diede loro le spalle “Il pranzo è pronto, anche se non mangi più, gradiremmo la tua compagnia a tavola” la voce era calma e le spalle rigide gli si allentarono un po’ mentre camminava verso la sala da pranzo.  Ci fu silenzio per un po’ finche non fu spezzato da Anna “Cas, vieni. Ti accompagno nella tua stanza, così posi la borsa”
Castiel sospirò e si girò a guardarla, aveva lo sguardo preoccupato, sebbene cercasse di nasconderlo dietro un sorriso tirato “Grazie Anna” le disse accarezzandole i capelli per poi  farsi accompagnare su per le scale.
 
 
 
 ANGOLO AUTRICE
ok, quando unisco due mie grandi fissazioni non sempre finisce bene, ma vabbè... questi primi capitoli serviranno un po' a presentare i vari personaggi che saranno presenti, spero che non vi annoiate ahaha aspetto commenti e critiche costruttive ed al prossimo capitolo!
  
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