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Autore: Fireslot    14/04/2015    1 recensioni
[Le Iene]
"In fin dei conti, Mister Pink non è affatto un brutto nome: potrei chiamarmi con un nome da duro, qualcosa che infonda rispetto, che so, Maximilian, oppure Maxwell. Maxwell Pink… Suona bene, eccome. In questa storia del cazzo, Joe Cabot mi ha fatto un favore: mi ha dato una possibilità di ricominciare."
Vi siete mai chiesti dove sia finito Mr. Pink con i diamanti? E' sopravvissuto? E' sparito? Questa è la mia versione dei fatti.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: Ogni personaggio, luogo, situazione e avvenimento descritto nell’opera fanno riferimento e appartengono all’universo di Tarantino. Ogni riferimento è assolutamente Non a scopo di lucro.
 
 
 

Le Iene: Quel che avvenne a Mister Pink.
Tutto quello leggerete sono i pensieri di Mr. Pink nell’esatto momento in cui vive l’azione. Le battute dei dialoghi saranno segnate tra «virgolette»

 
Giorno della rapina, subito dopo la sparatoria.
Cazzo! Qui sono tutti morti! Eddie… Joe… White sta strisciando verso Orange… C’è più sangue qui che in un centro di analisi ematologiche. Cristo, sento delle sirene che si avvicinano. Sapete che vi dico, fanculo i Cabot e tutti i loro amichetti, io me la squaglio: i diamanti sono con me, prendo e vado via. Non posso montare in macchina, i piedipiatti sono ovunque là fuori e la mia pistola è scarica, meglio girare dal retro.
Ok, calma Mark, sei un professionista, ti è successo altre volte, rilassati e ragiona: non c’è nessuno attorno a me, i poliziotti sono tutti dentro il casolare e…
«Cazzo!» ho sentito una mitragliata! Questi sono venuti con le squadre S.W.A.T., se resto un secondo di più divento cibo per cani!
 
Un’ora di fuga dopo.
Dio, sto correndo all’impazzata! I polmoni mi bruciano come l’inferno, devo riprendere fiato. Non sento sirene o sbirri gridare: li ho seminati ma chissà per quanto, ci vorranno minuti per avvistarmi. Devo liberarmi di questo abito, sono troppo appariscente e ricoperto di sangue… però dove posso prendere dei vestiti decenti?
«Grazie, Signore!» Vedo una discarica giù dalla collina! Se taglio per la discesa posso passare inosservato, invece di prendere la strada asfaltata. Con queste maledette scarpe non riesco a tenere bene l’equilibrio, è più ripido di una parete verticale.
«Merda!» Sto ruzzolando come una palla! Dio, che male! Almeno sono arrivato a destinazione ma che male!
Ho ancora i calci di Mr. White che mi pulsano sotto il fianco, adesso rodono per la rotolata. Quel cazzone! Sono certo che fosse lui la talpa, ci ha fregati lui! Ha scannato il Bello e Joe a sangue freddo per salvare il culo al suo compagno, Mr. Orange! E quella fighetta ha pure sbudellato Mr. Blonde a suon di pallottole. Scommetto che si fottevano a vicenda!
Bene, sono dentro la discarica. Da qualche parte dovrei trovare qualcosa che mi possa mettere addosso senza beccarmi la scabbia. Questi sembrano abbastanza puliti: un paio di pantaloncini corti, camicia a fiori e canottiera. Sono sporchi ma almeno non odorano come il culo di un negro.
«Ah, ma che cazzo.» sono sei volte più grandi della mia taglia, mi entrano come un pigiama. Poco male, mi tengo la cintura, così le brache non mi cadono e posso portare la pistola. Dovrei cambiarmi le scarpe, le classiche sotto questi indumenti mi farebbero apparire come un idiota.
«Ehi, chi va là?» Cazzo, un piantone! Se non è armato posso ancora fregarlo.
Fuori la pistola e: «Buttati a terra, lardoso figlio di puttana!»
Vi giuro, il più flaccido fallito che abbia mai visto è prostrato ai miei piedi con la faccia nel terreno e la ciccia spiaccicata. Dovrei ammazzarlo solo per fargli un favore, puzza più lui di tutta la discarica.
«Fuori i soldi, fichetta! E levati le scarpe!»Le tue andranno bene, grassone, sono proprio dei sandali da sfigato. Scommetto che qua in mezzo ci sono talmente tante siringhe che, se provassi ad andare a piedi nudi, moriresti di overdose. Prendiamo il portafogli, cambiamo scarpe e filiamo.
«Se provi a chiamare la polizia, torno qui e ti apro tanti buchi in faccia che tua madre non ti riconoscerà! Chiaro, lardoso?»
Sta annuendo a malapena, scommetto che si è pisciato addosso.
Sono fuori da quel letamaio, ora inizia la parte difficile: ho una valigetta di cuoio nero e sono vestito come un ritardato, non passerò inosservato a lungo ma eviterò sguardi indiscreti. Mi serve una camera dotata di telefono, nella speranza di trovare qualche ricettatore. A qualcuno dovranno interessare questi diamanti. Per fortuna il ciccione era ben fornito: ho cento dollari, saranno sufficienti per pagare una notte in un motel.
 
Una corsa in autobus dopo.
«Benvenuto al Camelot, signore. Come posso servirla?»
La ragazza alla reception è molto carina. Avrà venticinque anni, più o meno, ma sarei ben disposto a farmela. Dovreste vedere che poppe mature e rotonde, una bella dote. Ah, ma che cazzo! Ha la faccia più bucherellata di un colabrodo, con tutti quei maledetti piercing. Al diavolo, odio quegli pezzettini d’acciaio infilzati ovunque.
«Mi serve una camera, la più economica che avete. Anche un sottoscala se dovesse costarmi poco, purché abbia una doccia e un telefono.»
«La numero 66 fa al caso suo. Salga le scale, è la quinta a sinistra, in ogni caso ci sono le indicazioni.»
«Bene. Senta…»
«Mi chiami Jody.»
«Jody, ok. Ascolta, se ti dessi venti dollari, potresti prendermi un pacco di rasoi e schiuma da barba? Se mi fai questo favore puoi tenerti il resto.»
«Va bene, Mister…?»
Meglio non darle il mio nome: «Pink, mister Pink.»
«Ha un documento?»
«Ah… No…» cazzo, che stupido! «Mi hanno rubato il portafogli e devo proprio andare oggi a rifarli tutti. Sa, quella rapina in gioielleria…»
«Oddio, lei si è trovato lì? Sarà stato spaventoso.»
«Non puoi nemmeno immaginarlo. Comunque, potresti chiudere un occhio sulla questione del documento? Posso pagarti un extra quando ti pagherò la stanza.»
«Posso chiuderne anche due, se saprete pagarne abbastanza. Mi dia i venti.»
Ragazzi, mi rimangio quello che ho detto: me la scoperei qui, ora, su questo bancone lurido e disordinato! Più di una volta, eccome! Per stavolta la mia politica sulle mance posso mandarla a farsi fottere, Jody meriterebbe centinaia di dollari.
La sessantasei è proprio un buco per topi con letto, armadio e bagno. Ha un comodino con un telefono, questo è più importante. Per prima cosa faccio la chiamata: conosco uno a cui posso rivolgermi per cose così grosse, pieno di soldi fino alla testa. Digito il numero e aspetto che il telefono smetta di fare Tu-tu, tu-tu.
«Pronto, chi parla.»
«Mia? Sono Mark Nussy.»
«Ciao Mark, schifoso figlio di puttana! E’ da un pezzo che non ti fai vivo, non ci si comporta così.»
«Lo so, splendore, ma ho avuto parecchio lavoro e ho un certo casino da risolvere. E’ lì con te Marcellus?»
«Dammi un secondo… Parla Marcellus Wallace.»
«Marcellus! Vecchio mio, come sta il nero più nero d’America?»
«Taglia corto, Nussy. So che quando mi chiami lo fai solo perché vorresti che ti riempissi bene le tasche. E tu sai che quando mi chiami per riempirti bene le tasche finisce che ti riempio il culo di calci.»
«Non essere pessimista, Wallace, ho tra le mani merce che ti farà schizzare il cervello dalla gioia. Hai sentito di quella rapina alla gioielleria?»
«So che si è scatenato il Far West. Che avete combinato tu e Cabot?»
«E’ una storia lunga, non preoccupartene. Il finale della favola, invece, lo adorerai: ho io i diamanti, sono qui con me.»
Sono certo che quella sua grassa e pelata faccia nera si sarà spalancata dallo stupore. Così impari a dubitare di Mark Nussy, negraccio.
«Quanti sono?»
«Dovrebbero essere un migliaio, tutti da ventidue carati. Cosa ne pensi?»
«Visto che i fili li hai tu, ti lascio fare Mangiafuoco. Quanto?»
Devo pensarci con calma: Marcellus è così pieno di soldi che usa i biglietti da cento come carta da parati, però non posso permettermi di tirare troppo la corda. Ha talmente tanti scagnozzi pronti a leccargli i piedi che potrebbero portargli la mia testa condita con maionese.
«Cinquantamila.» Sì, mi sembra un buon affare, vediamo che risponde, «E’ un prezzo ragionevole, sufficiente a vivere da nababbo per me e non troppo alto per te.»
«Mi piace come ragiona il tuo cervellino. Conosco Joe Cabot, non si sprecherebbe con un casino come quello se quei diamanti non valessero davvero. Ci conosciamo da tanto e hai il mio rispetto. Ti offro settantamila per la valigetta, più un lavoretto che mi farai in futuro senza richiedere soldi.»
Ragazzi, vorrei Marcellus Wallace come padre, lui ha il miglior senso degli affari di tutta Los Angeles.
«Va bene, ragazzone! Io posso consegnarti il bottino anche domani.»
«Ti incontrerai con i miei corrieri Brett e Marvin. L’appuntamento è all’autodemolizioni di Mostro Joe, a North Hollywood, dodici quattordici tre di Branford Street. Fa’ in modo che il tuo culo sia lì alle quindici di domani.»
«Troverete il mio culo pulito e liscio, come la mia testa. Di’ ai tuoi uomini che sarò pelato e senza baffi, i piedipiatti mi stanno cercando e devo passare inosservato.»
 
Una doccia e una rasatura dopo.
Ragazzi, essere calvi è una pacchia: con questa crapa liscia, Mark Nussy è scomparso. Più mi guardo allo specchio, più stento a riconoscermi: ingannerei persino mia madre conciato così.
Bene, ora mi servono altri indumenti, con gli ottanta dollari potrei permettermi qualcosa. Anzi, no: posso comprare del detersivo e liberarmi delle macchie di sangue sull’abito. Sì, questa è la soluzione migliore, mi serve della candeggina concentrata e una spazzola. Sarà un lavoraccio ma almeno mi terrò questi soldi in tasca. Meglio non passare dalla reception, la ragazza potrebbe non riconoscermi e farebbe storie. Uscirò dalla finestra e scavalcherò il cortile, passerò inosservato. Nascondo la valigetta dietro l’armadio insieme alla pistola e serro la porta, così non mi daranno fastidio; spero solo che a nessun teppista venga in mente di entrare in camera mia dal davanzale.
 
Il giorno dopo.
Che dire, vestito così e con questa valigetta sembro un drago della finanza. Dovrei pensare di investire il denaro di Marcellus a Wall Street, là ci sono i veri soldi. Con le rapine in banca ho chiuso, dopo questa storia non voglio più averci niente a che fare. Quasi, quasi cambio anche nome, così la mia fedina penale la potranno anche incenerire. In fin dei conti, Mister Pink non è affatto un brutto nome: potrei chiamarmi con un nome da duro, qualcosa che infonda rispetto, che so, Maximilian, oppure Maxwell. Maxwell Pink… Suona bene, eccome. In questa storia del cazzo, Joe Cabot mi ha fatto un favore: mi ha dato una possibilità di ricominciare.
Davanti alla reception non c’è Jody, lascio lì le chiavi. Prendo una busta per le lettere, così metto là dentro cinquanta dollari e le lascio un biglietto. Magari quando avrò ritirato i contanti dai corrieri di Marcellus potrei tornare e lasciarle qualcosa in più, se li merita eccome. Anzi, potrei chiederle di uscire, le pagherei una cena a base di gamberi con i contro cazzi e poi la porto a letto.
Sto volando troppo con l’immaginazione, ora è meglio andare all’appuntamento.
 
Una corsa in autobus dopo.
Cazzo, ma questa è la discarica dove ho rapinato quel ciccione! Diamine, sono agitato come una femminuccia. Calmati, non sei più Mark Nussy, sei Maxwell Pink. Quel grassone non mi riconoscerà nemmeno, andrà tutto bene. Sono le quindici e un quarto, i ragazzi sono in ritardo.
«Nussy? Mark Nussy?» Eccoli qua: un bianco con una faccia da piscia sotto e un negro che sembra un idiota colossale. C’è una macchina con loro, ci sono altri due giovanotti.
«Voi dovreste essere Marvin e Brett, giusto?» Mi comporto da carismatico, queste fighette dovranno rispettare Maxwell Pink.
«Sì siamo noi, Marcellus Wallace Express.» Che battuta del cazzo, negro. Facciamo buon viso a cattivo gioco.
«Allora siete gli uomini giusti. Questa è la mia valigetta. Dite a Marcellus che gli mando i miei omaggi, sia a lui che alla sua signora. La combinazione è sei, sei, sei. Dov’è la mia valigetta?»
«E’ in macchina con gli altri. Così tu eri coinvolto in quella rapina in gioielleria? Cos’è successo, siete finiti su tutti i giornali.» Che fai, marmocchio, temporeggi? Cosa nascondi? Dove sono i miei soldi?
«Sentite, ragazzi, mi piacerebbe tanto giocare al nonno e raccontarvi la fiaba della buonanotte, ma ho tanti piedipiatti armati alla ricerca del sottoscritto quanti ne può contenere lo U.S. Bank Tower*. Devo sparire alla svelta e vorrei i miei soldi, se non vi dispiace.»
«Ti consiglio caldamente di stare calmo, stronzo.» Cazzo, mi hanno giocato! Il bianco ha un cannone a tamburo che potrebbe aprirmi il cranio come una noce di cocco.
«Che cazzo significa questa pistola?»
«Mi sembra semplice, noi prendiamo i diamanti e ce ne andiamo. Quando il signor Wallace ci ha detto quanta grana volevi, sai cosa ci siamo detti? Diglielo, Marvin.»
«Ci siamo detti: “Portiamoci via la valigetta con i diamanti e teniamoci la grana.” Diventeremo ricchi sfondati e non rischieremo niente, come rubare le caramelle a un bambino.»
«Statemi bene a sentire, signorine. Anni fa provai a fregare Marcellus Wallace e ho imparato una lezione molto importante: nessuno frega Marcellus Wallace senza rimetterci. Voi gli state giocando un tiro talmente grosso che pregherete di non incrociare mai la sua strada. Vi aprirà il culo con un sistema medievale, lo implorerete di uccidervi per non soffrire troppo.»
«Nonno, chiudi quella fogna. Ora noi siamo ricchi e tu sei fottuto come una puttana.»
 
Un colpo di pistola dopo.
Mark Nussy era morto. Quel che avvenne dopo nessuno lo seppe con certezza: si dice che Wallace venne avvertito della morte di Mister Pink durante il funerale di Vic Vega, alias Mister Blonde. Quando lo comunicò a Vincent Vega, fratello del defunto e suo fedele sicario, egli si offrì spontaneamente di occuparsi del recupero della refurtiva, insieme al fidato compagno Jules Winnfield. Partirono immediatamente, senza nemmeno cambiarsi l’abito nero.
 

 
 
Note:
* U.S. Bank Tower, il grattacielo più alto di Los Angeles, con i suoi 310 metri è il decimo palazzo più alto degli U.S.A. E’ famoso per essere illuminato con colori diversi durante le festività e i playoff dell’NBA e Baseball.

 
 
A tutti gli irrimediabili fan di Quentin Tarantino e le sue geniali opere, chiedo scusa se ho infangato i suoi capolavori con questa mia fantasia: mi sono limitato a parlare dal punto di vista del mio personaggio preferito, come avete letto nel disclaimer in cima alla pagina. Ringrazio tutti quelli che recensiranno questa fic, quelli che la odieranno o si annoieranno a leggerla. In poche parole tutti voi. Ditemi se vi è piaciuta o meno, magari qual è la vostra versione dei fatti sul destino di Mr. Pink, quanto adorate “Le Iene” e (perché sicuramente avrete riconosciuto ogni citazione) quali citazioni avete trovato più divertenti nel leggere la fic qua sopra. Ancora una volta, grazie a tutti.
 
Howdy
   
 
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