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Autore: La Setta Aster    15/04/2015    2 recensioni
Vi è mai capitato, scrutando il cielo, di sentire dentro di voi la sensazione che altri occhi come i vostri siano puntati al firmamento in cerca di risposte? E se vi è capitato, avete provato a parlare con le stelle? Aster, una ragazza aliena di Neo Cydonia, e James, un giovane terrestre come voi, a distanza di anni luce hanno in comune un cuore sempre in fuga dal mondo, in direzione dell'universo.
Genere: Avventura, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ormai Aster e Kibernete erano vicini al Sistema Solare. L’ultimo viaggio attraverso il Curvatore li aveva portati nei suoi pressi, pochi anni luce di distanza, ma quando si attraversa lo spazio bisogna tenere da conto che qualunque spostamento potrebbe richiedere molto tempo. Nel caso della ragazza che fuggì dal proprio mondo per inseguire i suoi sogni, si trattava di pochi giorni. Ma all’interno dell’astronave, il cibo iniziava a scarseggiare. Si trovavano a navigare poco distanti dalla nebulosa che gli umani chiamavano Testa di Cavallo, che presentava importanti rotte commerciali, e quindi punti di sosta per i viaggiatori della galassia. Avrebbero fatto rifornimento in uno di quelli. Kibernete individuò la posizione della tavola fredda più vicina, e vi impostò la rotta di conseguenza.

“Kib…” disse ad un certo punto Aster, quasi sovrappensiero.

“cosa c’è, piccola?”

Aster non era sicura se continuare e far fuggire quella domanda che spingeva come un ariete per uscire dalle labbra. Alla fine, si convinse: non era scappata da Neo Cydonia per tirarsi indietro. “parlami di mio padre”

Kibernete, a quella domanda, rimase muta per un istante. Doveva sfogliare i suoi ricordi, non i suoi dati, e fare affidamento sulla sua personalità.

“tuo padre era un uomo impavido,” cominciò “a volte incosciente, ma un leader eccezionale; sapeva esattamente cosa doveva fare e quando farlo, e anche se non ne aveva idea, dava l’impressione di avere la situazione sotto controllo. Si era guadagnato il rispetto e l’ammirazione dei suoi uomini, tant’è che quando un pianeta lo condannò a morte per furto di una reliquia…”

“e la rubò davvero?” la interruppe Aster.

“ti sorprenderesti di quante leggi ha infranto tuo padre, e sì: era anche un cacciatore di tesori” rispose “rivendeva oggetti rari e preziosi ai musei e ai ricercatori per poter poi investire il ricavato in nuove imprese”.

“dicevi, del pianeta?”

“era un pianeta di tipo gamma”

“che vuol dire?”

“vi sono tre tipi di pianeti abitati da forme di vita intelligenti: alfa, pianeti che presentano civiltà in grado di viaggiare nello spazio; beta, pianeti abitati da società pre-spaziali; e infine gamma, pianeti sui quali vivono popoli non ancora in grado di viaggiare nello spazio, ma già in possesso di tecnologie avanzate, spesso eredità di una precedente colonizzazione”

“capisco. Mi parlavi della condanna”

“fu imprigionato e condannato a morte, dicevo, ma i suoi uomini lo liberarono, rischiando la loro vita e l’integrità della consapevolezza del pianeta mostrando questa nave in volo e le nostre armi in azione”

“non potevate nascondere la Ziggy Stardust con l’invisibilità?”

“all’epoca non era ancora materia di commercio, era un progetto tenuto segreto. Solo un paio di anni più tardi tuo padre lo sottrasse al laboratorio scientifico della Capitale”

Aster era confusa ma eccitata nell’apprendere che il padre era a tutti gli effetti un avventuriero della galassia, senza leggi né padroni.

“raccontamene un’altra, delle sue avventure” 

“temo di non essere brava a raccontare, non è nel background della mia mente artificiale”

“ah, sono certa che ti basta fare pratica e lasciarti trasportare dalle emozioni, tu che sei così avanzata da poterle provare”

Kibernete, allora, tentò di canalizzare il suo flusso emotivo verso i suoi ricordi, provando bene o male le stesse emozioni dei momenti rivissuti nel racconto.
Abbassò le luci e soffuse l’illuminazione, sapendo quale tipo di atmosfera fosse più consona.

“avevamo caricato a bordo un’ambasciatrice, doveva portare degli accordi di pace fino a Diamantia, la capitale della comunità galattica, e porre finalmente fine, tramite un consiglio straordinario e l’ultimo dibattito fra le due specie in guerra, agli scontri. Ma i signori della guerra che finanziavano il combattimento avrebbero visto una grossa fetta dei loro affari andare in fumo, e allora hanno attaccato questa nave con vascelli appartenenti alla specie aliena avversaria a quella dell’ambasciatrice. Tuo padre salì a bordo dell’astronave nemica, l’ammiraglia, rapì il capitano mentre la Ziggy Stardust era impegnata in una battaglia navale contro cinque navi, e lo costrinse a confessare. Quando lo fece, registrò tutto quanto, prima di far esplodere lo scafo spaziale e fuggire. Tornato sulla Stardust, ormai praticamente in fiamme, prese il timone e si prodigò in una serie di manovre evasive, seminando i pirati stellari”

Aster era estasiata dalla storia, sebbene doveva riconoscere che il talento dell’intelligenza artificiale non fosse insito nella sua natura. Non glielo fece comunque notare.

Ecco che i sensori rilevano nelle vicinanze la loro meta: Tavola Fredda ‘Spazio Siderale’, il luogo giusto per fare rifornimento. Ogni tavola fredda e tavola calda dello spazio profondo presentava un’offerta per i viaggiatori: pacchetti a pagamento comprendenti cibo e bevande di diversa natura. Si trattava di una piccola stazione spaziale a forma di disco, che galleggiava nello spazio come una bolla di sapone sospesa nell'aria; da essa si protraevano come raggi di un sole dipinto i canali di attracco, le banchine. La Ziggy Stardust dovette prima chiedere l’autorizzazione ad entrare, che gli fu accordata in men che non si dica. L’astronave prese posto di fianco ad una delle banchine, ed iniziò le manovre di avvicinamento. Con grande cautela vi posò il portellone d’uscita posto all’estremità della sfera di hyle – ve ne erano diversi, dislocati sullo scafo, ma erano obsoleti e richiedevano una stanza di atmosfera – e per fare ciò si curvò fino a porgere la parte superiore al boccaporto, realizzato anch’esso in hyle. Esso era poi collegato tramite un lungo tunnel alla stazione spaziale. Non appena la sfera si premette contro il portello d’entrata del canale, il materiale di cui erano fatti si fuse insieme, creando uno sbarco sicuro, e a gravità zero, per facilitare i movimenti. Aster si vestì con una aderente tuta nera, stivaletti e guanti del medesimo colore. Voleva apparire come una cosmonauta esperta, e desiderava strappare qualche storiella ai viaggiatori dello spazio.

Percorse il tunnel partendo con una lieve spinta. Infatti, in assenza dell’attrito di gravità basta un piccolo movimento perché esso sia eterno; Aster, se non vi fosse stato nulla a bloccare la sua avanzata, non si sarebbe mai arrestata per tutta l’eternità. Invece, giunse con un tonfo alla porta che dava sulla tavola fredda. Anche quest’ultima priva di gravità, si vedeva percorsa da individui fluttuanti che si muovevano fra dei terminali che offrivano i rifornimenti tramite la loro selezione sugli schermi. Il soffitto era alto e trasparente, al centro del quale pendeva un grosso lampadario di luce gialla elettrica, a forma di tante piccole gocce che ciondolavano da una nuvola. Ma Aster, oltre a scegliere i rifornimenti tipici di Neo Cydonia – provenienti direttamente dal pianeta – volle far visita alla zona in cui si poteva consumare liberamente il cibo. Un’altra porta la divideva dal resto della stazione, in quanto all’interno della zona di consumazione vi era gravità. Infatti, un ologramma proprio davanti all’accesso mimava le operazioni da fare per superare la camera di atmosfera che seguiva, e poter finalmente entrare nella vera e propria tavola fredda. Aster compì tutte le procedure necessarie, e fu infine sommersa da una marea di persone che parlavano sorseggiando una bevanda calda, oppure sedute ai tavoli mentre sputavano pezzetti di cibo parlando con qualche tizio appena conosciuto. La sala era ben illuminata e completa di ogni comfort, fra cui delle cuccette insonorizzate che coprivano una delle pareti, poste ad incastro ad alveare a tappezzare l’intero muro. Ce n’erano centinaia. Erano piccole, grandi quanto bastava per un letto, una piccola luce blu e un armadietto posizionato sopra, di fronte al cuscino. Una volta serrata la cuccetta, veniva anche resa priva di gravità. Questo perché quelle condizioni favoriscono il sonno, una corretta circolazione, la digestione e rallentano ogni infezione. Ma non v’era tempo per riposare. Così, Aster si diresse verso il centro della sala, dove trovava sede un punto di ristoro circolare, con buffet per i più affamati, ristorante per i più raffinati, e la immancabile tavola fredda. Aster pagò relativamente poco per poter mangiare quanto desiderasse al buffet. Si caricò un vassoio che le fu offerto da un automa col corpo costruito in hyle flessibile, e perfettamente in grado di prendere le sembianze di un cittadino di Argo. Ogni abitante della galassia preferisce essere servito da un proprio complanetario. Vi erano anche creature con quattro braccia, altre con tre dita per mano, altri ancora bassi e snelli, o alti e tozzi. Era un agglomerato di etnie e culture impressionante. La ragazza Cydonense raccolse il suo coraggio e prese posto ad un tavolo di avventurieri – forse pirati – dello spazio profondo. Erano tutti adulti, ma ridevano e scherzavano come ragazzini. Uno di loro assomigliava ad un umano, o ad un altro Cydonense. Aveva i capelli argentei che dovevano apparire corti, ma erano talmente spettinati e poco curati da sembrare un’armata allo sbaraglio. Aveva una benda cibernetica sull’occhio destro, che appariva come un piccolo schermo azzurro, e attraverso quello vedeva anche dal lato cieco. Stava giocherellando con un coltello, fatto di un acciaio proveniente da una cometa: del colore della magnetite, era duro come il diamante. Quando Aster prese posto accanto a lui, tutti si ammutolirono, e quello la squadrò male. Lei sorrise con fare ignorante e prese a mangiare di gusto ogni pietanza avesse nel piatto. Senza dire una parola, il Cydonense avvicinò il coltello a un tentacolo di piovra purpurea del pianeta Idra, uno dei cibi presenti nella portata della ragazza, lo infilzò, e poi se lo portò alla bocca. Lo assaporò in segno di sfida. Aster, così, lo guardò come fosse un vecchio amico. Prese lentamente dal piatto dell’avversario ben due tentacoli della medesima creatura, e li divorò in un sol boccone. Questo scatenò sommesse risatine.

“qual è il tuo nome, bella ragazzina?”

“Aster, buon uomo, e il tuo?”

“il mio nome è ‘cosa vuoi dalla mia vita’ ” rispose sarcastico.

“sentire una delle vostre avventure”

L’altro scoppiò a ridere di gusto. “avventure?”

“noi siamo mercenari, lavoriamo per soldi, e non è di certo come passeggiare in giardino” disse un altro.

“ha l’aria di una ragazzetta che aveva tutto ma è scappata di casa per vivere grandi avventure” disse ancora un nuovo tizio, robusto e con la pelle dello stesso colore di quella di Aster.

Da quel momento tutti i presenti iniziarono a darle contro. Ma il Cydonense li fermò battendo un pugno contro il tavolo. Al che, Aster disse che avrebbe potuto pagare per ogni storia raccontata. Quello che doveva essere il capitano, l’individuo con un solo occhio e una benda cibernetica, la guardò con una tenace intensità, e ora pareva addirittura interessato.

“dimmi la tua storia, ragazza, e sarà quello il mio pagamento”

“hey, cos’è questa cosa, adesso si rifiuta un pagamento?” si lamentò uno smilzo.

“no, si fa quello che dice il capitano” lo fulminò.

“vi conviene obbedire al capitano, o vi fa fuori tutti quanti con il suo coltello, fidatevi” disse il tizio grosso dalla pelle scura, con voce profonda. Era sicuramente il secondo in comando, il primo ufficiale.

Il capitano tornò a guardare Aster. Non era spaventata, nemmeno un po’.

“sì, è vero” rispose al secondo ufficiale “sono fuggita. Mio padre era un avventuriero e ci ha lasciato le penne prima di realizzare il suo sogno: scoprire tutto ciò che si poteva scoprire sulla Terra e sugli umani. Io sono in viaggio verso quel pianeta per compiere il  mio destino, fuggire dalla routine e dall’ipocrisia di Neo Cydonia e vedere il sogno di mio padre e i miei divenire finalmente realtà”

Senza staccare gli occhi dalle sue labbra, il capitano annuì, come se sapesse perfettamente di cosa stesse parlando.

“ora tocca a te” disse Aster.

“ beh,” rispose l’altro, schiarendosi la voce  “c’è stata quella volta che io e Marcus” il tizio grosso ridacchiò mentre leggeva un giornale virtuale su una piattaforma olografica “eravamo imbarcati su un vascello di ricerca, dovevamo proteggere la spedizione scientifica. Ad un certo punto sentiamo che gli scienziati di bordo parlavano di un problema al carico. Dapprima credevamo si trattasse di un guasto, o che si fosse danneggiato. Ma non potevamo immaginare che invece… continua tu, Mark” passò la parola all’amico.

“che invece si trattasse di un orribile xenomorfo, con la pellaccia dura e scura come lo spazio più tenebroso, artigli come le lame più affilate, possenti muscoli, e poi degli strani anemoni urticanti che gli uscivano come tentacoli da quel muso orripilante e cupo, con occhi scavati che ti parlavano di una sola cosa: morte”
Ci fu solo un secondo di silenzio, prima che il capitano riprendesse la parola.

“quel mostro fece silenziosamente fuori dodici membri dell’equipaggio”

“e quanti erano i membri dell’equipaggio?” chiese Aster, curiosa.

I due sorrisero “senza contare noi?” “undici”.

“rimase in vita solo il capo della sezione scientifica, che conosceva quella creatura come se ci fosse cresciuto assieme” concluse il capitano.

Aster lì per lì sperava in una storia un po’ più lunga, ma già la sua fantasia stava elaborando un lungometraggio degno di essere premiato.

“e tu, Aster, hai altre storie per noi?” ora fu Marcus a domandare.

La ragazza fece mente locale, e scelse con cura.

“un amico di mio padre era sposato con una bellissima donna di Argo” iniziò “parevano la coppia perfetta, sempre in viaggio, sempre così teneri, felici, appassionati. Io volevo diventare come quella donna, da grande. ma un brutto giorno, lei si ammalò. Il marito si rivolse all’unico medico in grado di curarla, ma quell’infido essere approfittatore gli chiese una cifra che lui non avrebbe mai potuto sborsare. Così, prese la decisione più drastica della sua vita avventurosa: uccise il medico, rubò tutte le sue scorte di medicinali e le regalò ai bisognosi del pianeta, creando una vera e propria rete di contrabbando di medicinali. E riuscì a curare sua moglie, che però adesso vive sola” attese, prima di spiegarsi “lui è rinchiuso nella prigione della Luna Bianca”

Marcus fece una smorfia “pessimo luogo in cui marcire”

“già. Spero un giorno di farlo evadere e rendere onore a mio padre, al suo amico e alla donna che mi ha ispirato ad essere ciò che sono”

Il capitano sorrise quasi dolcemente. “mi sarebbe piaciuto conoscere tuo padre, e tutti i suoi amici. Come si chiamava?”

“Diastin”

“no” rispose scuotendo la testa “non ci ho mai lavorato insieme – io ricordo bene tutti i nomi dei miei colleghi, non si sa mai che mi servano un giorno –” rise “ma sarebbe stato un buon compagno d’affari, ne sono certo”

Aster sospirò, con gli occhi persi nei ricordi “già, e lo sarei stata anche io per lui”.

Queste parole chiusero la loro piccola chiacchierata. “ora devo proprio andare” disse alzandosi. Quando fece per allontanarsi, il capitano la inseguì e la fermò per un braccio, con le rudi maniere di un mercenario.

“aspetta”

Aster si fermò.

“senti, se tu fossi più vecchia o io più giovane ti scoperei fino a ingravidarti due volte in una, ma visto che sei una ragazzina, ho pensato di farti un altro regalo” così dicendo, le porse il suo coltello. Al vedere quel gesto, Marcus, dal tavolo, sgranò gli occhi, facendoli uscire letteralmente dalle orbite, caratteristica della sua specie.

“ciò che mi hai raccontato oggi mi è piaciuto. E sento che tu hai qualcosa di speciale, che fra tutte le persone che incontro nei miei viaggi tu sei certamente una della quale farei bene a ricordarmi”

La ragazza sorrise emozionata ed un poco imbarazzata.

“questo coltello apparteneva a mio padre, e fu lui a dirmi di cederlo a qualcuno degno. Il mio istinto – o come accidenti lo vuoi chiamare – mi dice che quel qualcuno sei tu”

Non sapeva come ringraziare. Prese il coltello e lo osservò, ci passò sopra le dita per saggiarne la forma, la consistenza. Infine, disse semplicemente “grazie” e si allontanò. Aveva capito fin da subito che la storia di quel capitano era simile alla sua, solo molto più triste. Prima di tornare alla Ziggy Stardust, Aster chiese al proprietario del locale di immettere nella sala di consumazione la canzone Heroes, subito dopo averla cercata e trovata. Lei non poté vederlo, ma il volto del suo nuovo amico, già salutato con un addio, si fece tenero e un lieve solco si disegnò su di esso. L’esperto capitano e i suoi uomini si chiesero quale tipo di stregoneria avesse compiuto, quella ragazzina Cydonense per aver suscitato tanto interesse, invece che astio, come invece accadeva con chiunque altro. Aster aveva portato la gioia vera nel cuore di chi forse non sarebbe mai stato padre, non avrebbe mai avuto famiglia, ma avrebbe avuto la libertà e la condanna di non possedere nemmeno una casa. Ma non poteva essere solo quello. Forse, pensò la giovane, lei aveva qualche tipo di potere sulle menti simili alla sua. O forse il capitano nascondeva qualcosa, ma Aster non poteva che fantasticare su quale potesse essere la risposta. Dopo quella pausa alla tavola fredda Spazio Siderale, sarebbero tutti tornati a fare i duri, quei mercenari ma per quell’istante, per quella canzone, potevano permettersi di cedere.

ANGOLO DEGLI AUTORI
Buongiorno, autostoppisti della galassia! Un capitolo scritto a più mani, questo, aggiunta dell'anno scorso alla versione originale, ora rivista e leggermente allungata (prima non si raccontava nessuna storiella di aventure passate, ma ci avevamo messo uno spoiler grosso come una casa che ora abbiamo deciso di non rivelare, ndK). Questo capitolo voleva aggiungere alla storia un po' di quel sapore da viaggio, da Travelling Blues, che solo le tavole fredde sanno regalare. Ci piaceva l'idea che Aster facesse una sosta in una sorta di 'autogrill spaziale', venendo completamente investita da quella che è la frenetica vita dei corrieri stellari, esplorando quello che è un punto d'incontro di centinaia di storie diverse, alcune di corsa e altre in pausa. Speriamo che vi abbia suscitato le stesse emozioni che ci hanno travolto scrivendo questo capitolo, immaginando di essere noi stessi degli autostoppisti della galassia. Fateci sapere cosa ne pensate! ;-)

 
  
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