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Autore: Glendora    17/04/2015    0 recensioni
Farla finita sembra davvero molto facile, soprattutto nella solitudine di una camera d'albergo a chilometri di distanza da casa. Questo, però, non sembra il destino di Ville Valo che, inaspettatamente, tra le mura di quello che sembra essere un vero e proprio girone dell'Inferno, troverà quello che ha sempre cercato, ciò che la fredda lametta di un rasoio appoggiato sulla pelle non è stata capace di dargli. Ma il fato ama giocare con le persone e Ville non è certo immune...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono passati quattro giorni e Ville non è ancora uscito dalla sua stanza. Se ne sta lì, sdraiato sul letto sul lato in cui dormiva Lily e aspetta, anche se nemmeno lui sa che cosa: un segno, una voce, qualsiasi cosa capace di fargli sentire la presenza di Lily, ma l’unica cosa che ancora aleggia in quella camera è il suo dolce profumo, mischiato all’eco dei loro sogni infranti per sempre.

Non vuole vedere nessuno, non vuole parlare con nessuno. Nemmeno Rose è riuscita a rimettere insieme i pezzi del cuore infranto del suo adorato papà, un cuore che ha cominciato quattro giorni fa a sanguinare e che non sembra voler più smettere: guardare Rose è come vedere ancora Lily e Ville non può sopportarlo, ora sente solo un dolore bruciante che non accenna a smettere e quella bambina non fa altro che ricordargli quanto ha perso, ciò che non riavrà mai più. Non può starle vicino, non riesce a sopportare nemmeno la presenza di sua figlia affianco.

“Ville, dobbiamo andare” dice Connor entrando in punta di piedi, lasciando che un fascio di luce proveniente dalla porta aperta invada la stanza buia.

Lui, Jasper, Katherine e Aoki sono venuti da Filadelfia per salutare Lily per l’ultima volta e anche se Ville non ha fatto nulla per dimostrarlo, è davvero grato della loro presenza, se non ci fossero stati loro probabilmente quei giorni sarebbero passati ancora più lentamente e almeno Rose non è rimasta sola.

“Io non vengo” risponde girandosi dall’altra parte, raggomitolandosi su se stesso come per trattenere il dolore che lo pervade.

È troppo presto. Ville non può ancora lasciarla andare, non se la sente: pensare di dover mettere la donna della sua vita sottoterra lo fa stare ancora più male, è per questo che non vuole andare al funerale, non ha la forza per dirle definitivamente addio.

“Tu devi venire. Rimpiangerai questo giorno per sempre se non verrai.”

“Non fare lo psichiatra con me. Cosa ne sai tu di quello che devo o non devo fare?” Domanda Ville con il tono duro di chi ha tanta rabbia nel cuore.

“Cosa ne so io?” Chiede alzando la voce, con le guance che si imporporano leggermente di collera. “Tu non ti rendi nemmeno conto di quello che sto provando io in questo momento. Ho seppellito i genitori di Lily, i miei migliori amici e oggi sto seppellendo lei, la persona che ho sempre considerato mia figlia. Non venirmi a dire che non so cosa si prova, tu non sai niente del mio dolore. Tu avrai perso l’amore della tua vita, ma lei era anche un’amica, una figlia, una madre e se non lo capisci allora non sei degno di lei. Sei solo un bambino capriccioso, non ti sei mai meritato di stare con una persona come Lily…”

Alzandosi di scatto dal letto in preda ad una rabbia cieca, Ville va contro Connor e, prendendolo per il colletto della camicia, lo spingendo addosso al muro. Quello che, però, Connor vede negli occhi di quell’uomo disperato non è la rabbia, nemmeno l’odio: ci sono solo lacrime, dolore e tanta solitudine.

“Non la devi nominare, hai capito. Non devi nemmeno pronunciare il suo nome” urla, continuando a tenerlo stretto per la camicia.

“Vuoi picchiarmi? Fallo. Urla, sbraita, piangi, rompi qualcosa, picchiami fino a farmi sanguinare se credi possa servirti, ma fai qualcosa. Lei non ti vorrebbe vedere in questo stato. Pensa a Rose: tua figlia vuole sapere perché sua madre non è più qui con lei, ma non può capirne il motivo se suo padre si rifiuta di stare con lei…”

Pensa a Rose, mi raccomando.

Lily lo sapeva. Sapeva che Ville avrebbe reagito in quel modo e ha cercato di avvertirlo, ma lui si è concentrato troppo su se stesso per capire che cosa stava cercando di dirgli: deve pensare alla loro bambina, anche lei sta soffrendo ma, a differenza di suo padre, non capisce che cosa sta succedendo, non comprende perché sua madre non tornerà più a casa.

Lei ha bisogno di suo papà, ma per un attimo Ville si è dimenticato di essere responsabile non solo di se stesso, ma anche della piccola vita che ha creato insieme a Lily: deve essere forte per Rose.

Da quando Lily è morta, Ville non ha mai pianto, ma ora finalmente, calde lacrime rigano il suo viso distrutto dal dolore, nel tentativo di lavare via il tormento del suo cuore martoriato e disperato.

“Piangi ragazzo…” Sussurra Connor, tenendo la testa di Ville poggiata sulla sua spalla.

“Non posso vivere senza di lei, non ce la faccio, è troppo per me” singhiozza lui, sparendo nell’abbraccio solido di Connor.

“Ora ti sembra di non poter andare avanti, ma giorno dopo giorno tutta la sofferenza che senti adesso si affievolirà, posso garantirtelo. Di dolore non si muore, Ville: l’ho imparato sulla mia pelle…”

 

***

 

Lascia che sia fiorito
Signore, il suo sentiero
quando a te la sua anima
e al mondo la sua pelle
dovrà riconsegnare
quando verrà al tuo cielo
là dove in pieno giorno
risplendono le stelle

 

Forse Connor ha ragione, forse è vero che di dolore non si muore, ma al momento Ville non crede di potercela fare: vedere la bara di Lily che viene calata nel buco del terreno nel quale riposerà per l’eternità, va oltre ogni sopportazione.
 

Quando attraverserà
l'ultimo vecchio ponte
ai suicidi dirà
baciandoli alla fronte
venite in Paradiso
là dove vado anch'io
perché non c'è l'inferno
nel mondo del buon Dio

 

Stringendo la mano del suo papà, Rose guarda i volti delle persone riunite nel piccolo spazio attorno alla bara: perché tutti piangono? Perché non ci sono sorrisi, ma solo lacrime? Lei non lo capisce e nessuno sembra in grado di spiegarle il motivo di tutta quella tristezza, ma sa che se ci fosse stata la sua mamma forse tutto sarebbe andato diversamente.

Ma la sua mamma non c’è.


Ascolta la sua voce
che ormai canta nel vento
Dio di misericordia
vedrai, sarai contento.
Dio di misericordia
vedrai, sarai contento

 

È Rose a tenere ancorato Ville alla realtà, è la sua piccola manina legata alla sua, sono i suoi occhi di quel colore così strano, ma allo stesso tempo così famigliare: mare che si tuffa nell’oro, acqua cristallina bagnata dai raggi del sole al tramonto.

Deve andare avanti e lo deve fare per lei, per l’ultimo legame che ancora lo tiene vicino a Lily, quel vincolo che non si potrà mai spezzare e che non potrà mai essere sciolto.

Prendendola in braccio e stringendola forte al suo petto, Ville sente di essere finalmente pronto a dire addio alla moglie anche se ora, finalmente, si rende conto che non si tratta di un addio, ma solo di un arrivederci.

Lily è lì con lui e ci sarà sempre. Anche se ora non la vede perché i suoi occhi sono appannati dalle lacrime che non smettono di scendere giù, può percepire la sua voce che, sospinta dal vento, gli sussurra di non aver paura, che qualsiasi cosa accadrà lei sarà lì al suo fianco per vegliare sui suoi passi e su quelli di Rose.

Non saranno mai soli.

“Anche il cielo piange…” Sussurra Rose alzando il naso all’insù.

“Saluta anche lui la mamma” risponde Ville accarezzandole i boccoli castani.

***

È la notte il momento più brutto per Ville. È quel senso di vuoto che lo attanaglia tutte le volte che si mette a letto che lo fa soffrire: stare lì, in quella casa buia e silenziosa, senza Lily al fianco è un vero tormento e non c’è nulla capace di farlo stare meglio.

Alzandosi per andare a controllare che almeno Rose stia dormendo, la trova seduta nel suo lettino nella camera affianco con in mano un grosso pacchetto poggiato sulle ginocchia.

“Amore, che ci fai ancora sveglia?” Domanda avvicinandosi alla bambina, sedendosi sul bordo del letto.

“La mamma mi ha detto di darti una cosa quando ti avrei visto tanto triste. Stavo cercando di capire se è il momento giusto.” Allungando il pacchetto verso il padre, Rose sorride timida sperando di non aver sbagliato momento. “E poi mi ha detto di dirti che, sul pianoforte, c’è lo spartito per la tua nuova canzone. Allora, non lo apri? Voglio vedere che cosa c’è dentro!”

Ubbidendo, Ville inizia a scartare il pacchetto e non può trattenere un sorriso vedendo il suo contenuto: in una cornice trasparente, fa bella mostra di sé la maglietta che Ville indossava il luglio precedente, l’ultima volta in cui tutti e tre sono stati davvero felici.

“L’aveva detto che l’avrebbe messa in cornice” sussurra, più a se stesso che a Rose.

“Cosa c’è scritto sul vetro?” Chiede la bambina curiosa, accoccolandosi vicino al padre.

 

I'm in love with you
And it's crushing my heart
All I want is you
To take me into your arms
When love and death embrace
I love you
And you're crushing my heart
I need you
Please take me into your arms

When love and death embrace
 

Abbracciando la cornice, Ville si lascia andare ad una nuova ondata di dolore che si infrange sul suo cuore, mozzandogli il fiato nel petto.

“La mamma ha detto anche un’altra cosa.”

“Che cosa?”

“Devi ricordarti di respirare e di fare un passo alla volta…”

Respirare e fare solo un piccolo passo per volta. Lily sapeva già come Ville avrebbe reagito e ha lasciato a Rose la chiave che l’avrebbe aiutato ad andare avanti: lui ha bisogno della figlia più di quanto lei abbia bisogno del padre.

“Ti voglio bene Rose.”

“Ti voglio tanto bene anche io, papà.”



 

   
 
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