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Autore: Phantom13    17/04/2015    1 recensioni
Un musetto umido, una lingua a penzoloni, una coda scodinzolante e un paio di orecchie a punta si ritroveranno nel luogo più inappropriato e inadatto di Skyrim.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dovahkiin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'I giorni di Riften'
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Terza storia della serie "I giorni di Riften"




QUEL CHE SI DICE DI CANI E GATTI


Runa gongolava tra sé e sé, attraversando il Ratway con le tasche dolcemente appesantite da una lunga giornata di profitti.
Camminava, fischiettando, per il dedalo fognario che conduceva alla Gilda e che toglieva di mezzo inopportuni visitatori. Raggiunse la Caraffa Logora, salutò Requiem con un sorriso da trentadue denti, imboccò la porticina nascosta e raggiunse infine la base vera e propria della Gilda.
Non vedeva l’ora di raggiungere il suo giaciglio e mettersi a contare le tintinnanti monetine che aveva “raccolto” qui e là.
Poi il cane abbaio.
Runa sgranò gli occhi e si bloccò sul posto. Oramai, tutta Riften conosceva fin troppo bene il caratterino del … gentile e affettuoso Dovahkiin che abitava sotto la città. L’avevano potuto notare durante l’infestazione skeever (evento che verrà ricordato dai posteri come “Il giorno degli ratti”) e l’avevano potuto constatare nuovamente quando una fiammeggiante lucertola troppo cresciuta aveva deciso di farsi un giretto nel giardino della khajiit, come se qualcuno avesse ancora bisogno una qualche prova di cosa succedeva a provocare la gatta. Le ossa del povero drago decoravano ancora il bosco di fronte a Riften … sparpagliate per un area complessiva ragguardevole.
Dunque, la domanda che Runa si poneva era la seguente: quale malato di mente aveva pensato bene di portare un cane nella tana della tigre-drago che dominava incontrastata tutta Riften? Qualche problema psicologico affliggeva costui, povera anima?
Gli occhi di Runa saettarono tutto intorno. Destra, sinistra, davanti. Valutò le sue probabilità di rifare tutta la strada a ritroso e uscire da lì prima che si scatenasse il ….
-Cosa diamine è quella cosa?!- il grido in pesante accento eslweyriano fece capire a Runa che una fuga non era più praticabile, non c’era tempo per ripercorrere tutto il Ratway.
Forse fare testamento ….?
Adocchiò, alla sua destra, un Brynjolf in ritirata strategica. Anche lui aveva capito che la cosa poteva degenerare drasticamente. Però, il nord rimaneva pur sempre uno dei capi. Runa lo vide sospirare, riprendere contegno e costringersi a camminare in avanti e andare a sistemare la situazione con la khajiit.
Runa esitò ancora un attimo, poi lo seguì. Non voleva perdersi assolutamente la scena e, come si diceva, la curiosità uccide il gatto. Anche se nel loro caso il proverbio avrebbe dovuto suonare più come: il gatto uccide la curiosità. Questione di punti di vista e questione di gatti.
Davanti alla scrivania di Brynjolf, con tutti gli scaffali traboccanti di trofei, stava la Capogilda, braccia conserte e sguardo degno del più psicopatico membro della Confraternita Oscura. Difronte al Dovahkiin tutto fuoco e fiamme, stava Vipir il Lesto con un anonimo cane grigio accanto.
-Come provavo a spiegarti, Boss, mio cugino si è trasferito a Riften e mi ha chiesto di occuparmi del suo cane per qualche giorno e…-
La khajiit soffiò, alla maniera dei gatti, arricciando il naso e piegando le orecchie all’indietro. Le lunghe zanne a sciabola scintillarono nella penombra. –Togli dalla vista di questa khajiit quella … bestia, oppure te ne farà pentire.- Ogni singola parola pareva un sibilo felino, con particolare accento sulle “r” e le “s”.
Vipir cominciava ad agitarsi, mosse un mezzo passo indietro. –Non disturberà, lo prometto, lo terrò legato nella sala degli allenamenti e non lo vedrai mai …-
Il Dovahkiin soffiò di nuovo. –Se Vipir non porta quel botolo rognoso fuori dalla Gilda all’istante dovrà dimostrare a questa khajiit quanto è lesto.-
Brynjolf e Runa si ritrovarono entrambi a guardare il cane. Aveva un musetto affettuoso e vivace, occhi brillanti e orecchie soffici, la coda sventolava felice e amichevole. Anche la coda del gatto sventolava, ma per un felino il significato di tale gesto era tutt’altro.
-Va bene, Capo. Come vuoi. Lo porto via …-
I due spettatori osarono trarre un sospiro di sollievo prima del tempo. Forse l’avevano scampata.
Vipir aggiunse, sussurrando, una frase che gli costò cara, così come l’aver sottovalutato l’udito dei khajiit. –È proprio vero: i gatti non sopportano i cani.-
Il fuoco arse negli occhi della khajiit. Le pupille si restrinsero ad una misera fessura, Brynjolf e Runa non fecero a tempo a pregare Talos.
-RAN MIR TAH!-
Un momento di confusione stravolse le menti di Runa, di Brynjolf, di Vipir e forse anche del cane. Oramai, tutti quanti a Riften, sia di sopra che di sotto, avevano imparato a loro spese a riconoscere alcuni degli Urli del Sangue di Drago.
Avevano imparato che Fus Ro Dah significava “tutto per aria”.
Aveva imparato che Joor Zah Frul significava “drago a terra, tutti all’assalto”.
Avevano imparato che Yol Toor Shul significava “portare subito secchi d’acqua per spegnere quel dannato incendio”.
Ma … cosa diamine era un Ran Mir Tah? E perché non era il classico, disordinante e fin troppo conosciuto Fus Ro Dah? Quale disagiata sorte sarebbe toccata al povero Vipir e al cane di suo cugino? Si sarebbero congelati? Sarebbero stati fulminati? Sarebbero stati bloccati nel tempo?
Mentre l’onda d’urto dell’Urlo si dissipava nel nulla, i secondi continuavano a gocciolare senza che nulla di sostanziale accadesse. Niente esplosioni, niente sferzate di ghiaccio, niente spiriti evocati da Sovngarde, niente tempeste in arrivo …
E poi il cane digrignò i denti. Fece scattare la lingua tra le zanne incrociate e arricciò tutto il muso. Un gutturale, minaccioso ringhio gli risalì dalla profondità della gola. La sua coda smise all’istante di scodinzolare, le sue orecchie si abbassarono indietro sul capo e il pelo lungo la schiena si rizzò all’improvviso.
Vipir sgranò gli occhi e fece qualche passo indietro. Il cane si voltò verso di lui, ringhiando, e poi gli saltò addosso. O meglio, gli sarebbe saltato addosso se i riflessi del ladro non fossero stati rapidi come quelli di Vipir.
Il Lesto si dimostrò degno del suo soprannome. Per i lunghi minuti successivi, quando Vipir riuscì a districarsi dai gorghi del Ratway alla disperata ricerca di nuovo spazio di manovra per liberarsi dall’inseguitore, Riften potè ammirare l’impagabile spettacolo del fiero ladro che correva, gambe in spalla, inseguito dal suo stesso cane, per grande ilarità della guardia cittadina.
Ma, quando ancora il povero ladro si ritrovava a dover correre in circolo attorno alla Cisterna, Brynjolf si avvicinò alla khajiit, stiracchiando un sorriso. –Che trucco era quello, ragazza? Un nuovo Urlo?-
La khajiit, che stava cominciando a rilassarsi alla vista della disperazione del compagno, rispose gioviale. –Vecchio Urlo, ma mai urlato dalla khajiit davanti ai ladri. Il suo nome è “Alleanza Animale”, ma alla Dovahkiin piace chiamarlo “Supremazia Khajiit sui quadrupedi”.-
Fece l’occhiolino e poi girò sui tacchi, spazzando il pavimento con l’estremità della coda, mentre le urla di Vipir risuonavano per tutta la Caraffa, con impressionante effetto a campana.
Alla piazza del mercato, Mjoll si inchiodò sul posto. –Hai sentito anche tu?-
Grelka sollevò un sopracciglio. –Sentito cosa?-
Mjoll fece spallucce. –M’era sembrato di udire un grido alquanto disperato …E proveniva dal pozzo.-
La bruna sorrise. –Saranno i ladri che ne combinano un'altra delle loro. La loro tana è esattamente qui sotto. Nulla di cui preoccuparsi, insomma.- Grelka non riuscì a trattenere un mezzo sorriso sghignazzante. –Si sono portati in casa una peste senza eguali, poveracci.-
Mjoll sorrise. –Un Thane devoto al suo compito di proteggere i cittadini, senza dubbio.-
Le due donne scoppiarono a ridere. 


 
  
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