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Autore: Shadow writer    17/04/2015    5 recensioni
Ci sono persone che non vivono solo per se stesse, crogiolandosi nell'inutile egoismo dell'esistenza. Persone che ridono se qualcosa li diverte, persone che piangono se qualcosa li rattrista, persone volte al solo sviluppo di se stesse al di là degli altri. No, Cam non era una di queste persone. Cam era al mondo per il mondo e per i suoi abitanti, con lo scopo spirituale dell'essere uomini, per il suo concepimento e sviluppo. Ci sono astri che nascondo una volta ogni mille anni, creature fulgenti di luce incatturarabile, meteore sfuggenti alla vista se non per quel millesimo di secolo in cui si rivelano a noi per sconvolgerci e per legarci irrimediabilmente alla loro esistenza, con le catene, catene di parole.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La porta della casa si apre con lo sferragliare secco di una serratura mal oliata, simile al lamento truce di un vecchio uomo.
Tutto il resto, però, tace in una immobilità così solida che potrebbe essere tagliata dalla lama di un coltello. All'interno c'è un odore di chiuso misto a quello della pioggia fuori, e crea un miscuglio pungente ma non del tutto sgradevole.
L'uomo mi stringe la mano. È gelida, ma sudata, simile ad un contrasto ossimorico denso di connotazioni implicite
Metto un piede sulla soglia della mia nuova casa. La leggera penombra lascia intravedere gli angoli ancora spogli della piccola sala che avrò tempo di imparare a riconoscere.
Avanzo ancora, con la valigia stretta nella mano sinistra e la gabbia di Pandora tenuta saldamente in quella destra. 
Lei pare non gradire perché lancia degli acuti miagolii disperati e si agita, facendo dondolare la gabbia e se stessa.
Il rumore di un tuono, in lontananza, mi fa sussultare e chiudo di scatto la porta come se volessi isolarmi dal continuo e ticchettante rumore della pioggia.
Lascio andare la valigia, ma tengo ancora Pandora con me perché so che non conosce questo luogo e ogni dettaglio potrebbe spaventarla. Questa casa ci è straniera e sconosciuta. È una novità, che ti fa battere forte il cuore e produce in te una piacevole quanto logorante eccitazione.
Cambiare: mettere una cosa o una persona al posto di un'altra.
Ho sempre amato catalogare le parole. Mi fa sentire sicura, certa, definita e inequivocabile.
Se sai cosa indica chiaramente una determinata sequenza di lettere, significa che non ci saranno fraintendimenti e tu non potrai mai interpretare erroneamente le parole di un altro.
Le parole sono sono un'arma molto potente, piccola Dalia.
Tu lo sai che ogni parola vuol dire solo e soltanto una cosa? E i sinonimi non esistono, sono solo delle invenzioni di quei falsi linguisti che si credono colti nel cercare termini arzigogolati per sostituire un suono banale. Quando parli crei un mondo fatto di immagini sottili e vaporose, quindi fai attenzione quando scegli le tue parole, perché ognuna ha un colore diverso per te e per chi ti circonda. Se dici "pace" ad un bambino, ti guarderà con un sorriso inalterato, se lo dici ad un reduce di guerra, scoppierà in un pianto infantile e primordiale.
L'eco della voce passata si perde nel silenzio statico della sala vuota. Pandora zampetta sul vecchio divano polveroso che costituisce l'unico arredo della sala. Non mi sono accorta di aver poggiato al gabbia a terra e di aver aperto la grata.
La guardo saltellare sui cuscini flosci e svuotati dagli anni. Che cambiamento dallo splendente divano rosso fuoco che c'era nella casa dei miei genitori.
Ho perfino cambiato gatta, lasciando la vecchia persiana bisbetica e intrattabile a favore della piccola Pandora.
Ho deciso di cambiare quando ho letto la sua definizione sul dizionario: mettere una cosa o una persona al posto di un'altra.
Ho messo tante cose al posto di una sola per attuare quel cambiamento che da anni cercavo disperatamente ma che non ho mai trovato la risoluzione di compiere fino in fondo. 
Ho capito che per cambiare ciò che c'era in me, dovevo cominciare con ciò che mi circondava. 
Cambio taglio di capelli. Fatto.
Cambio stile. Fatto.
Cambio città. Fatto.
Cambio persone. Fatto.
Cambio gatta. Fatto.
Cambio casa. Fatto.
Non c'è più alcun motivo per cui io debba essere rimasta la stessa Dalia che ho lasciato dietro di me. 
Prendo la mia valigia e la apro sul pavimento gelido della sala. Estraggo un cofanetto di legno scuro che contiene tante piccole boccette. 
Sopra ad ognuna di queste c'è un'etichetta e al suo interno dei biglietti ripiegati con cura e scritti dalla mia grafia piccola e sottile.
Ne pesco uno.
Nostalgia: stato psicologico o sentimento di tristezza e di rimpianto per la lontananza da persone o luoghi cari o per un evento collocato nel passato che si vorrebbe rivivere.
Sbuffo.
Non etichettare le idee, lo fanno già gli altri. Distruggi le parole, spezza le lettere mischiale, scuotile, assaggiale e usale con cura e attenzione come se stessi decorando una fragile torta e una piccola consonante potrebbe rovinare tutto il minuzioso lavoro. Gusta ogni singola lettera e impara a distinguerne tutte gli aromi perché nel dolce c'è sempre un po' di salato come nella felicità c'è sempre un pizzico di amarezza.
Rimetto il foglietto nel suo contenitore, infastidita, poi mi alzo e raggiungo il divano polveroso. Le fusa di Pandora si mischiano al suono della pioggia.
Gatto: mammifero carnivoro domestico dal corpo agilissimo e flessuoso.
Pandora miagola debolmente e solleva una palpebra, rivelando l'occhio giallo. Pare sorridere, mentre si solleva sulle piccole e tozze zampe ancora malferme e barcolla verso le mie gambe. Si arrampica a fatica sui jeans, sbadiglia, ruota due volte su se stessa e si lascia cadere sgraziatamente per dormire ancora. Pandora ha ben poco del felino agilissimo e flessuoso, mi ritrovo mio malgrado a pensare.
No, impossibile. Sono fermamente convinta che la relatività, come la soggettività, non può esistere. Bisogna poter essere imparziali per poter decidere senza influenze,poiché essere influenzati significa acquisire una parte dell'altro e agire secondo impulsi non propri. Se nella vita, lo scopo è lo sviluppo del proprio io, che senso ha cercare se stessi negli altri?
«Guarda gli occhi delle persone, Dalia. Cos'hanno di diverso, i miei, i tuoi, o quelli di quell'uomo in giacca e cravatta al di là della strada?»
«Il colore?» tentai incerta.
«Non solo»
«La forma?»
«Non solo»
«Non lo so. Dimmelo tu, Cam»
Cam sorrise. I suoi sorrisi sono la cosa più bella che io abbia mai visto.
«La luce, Dalia, la luce. I miei brillano in un modo diverso dai suoi e dai tuoi, ma nonostante questo, c'è qualcosa che accomuna queste luci. Tu lo sai?»
Scossi il capo, confusa.
«Dentro ognuno di loro c'è un pezzo di te. Guarda come quella donna parla con sua figlia. Vedi la dolcezza nel suo sguardo? L'hai mai vista in altre persone?»
Annuii. Stavo cominciando a capire cosa Cam volesse dire
Mi alzo in piedi di scatto. Pandora lancia un verso contrariato e si allontana trotterellando nella penombra della casa.
Stringo la testa tra le mani. Tento di liberarla da tutti i pensieri che l'affollano, ma quelli si fanno più prepotenti e violenti.
Una volta ho sentito dire che se fissi nella tua mente l'obiettivo e lo ripeti con insistenza, hai maggiori probabilità di riuscita.
Cambiamento, cambiamento, cambiamento, cambiamento.
«Questa è una Dalia»
Osservai scettica il fiore tra le mani di Cam. Era rotondo, pieno di petali rosa dalle punte violette. 
«Come me» fu il mio commento. Cam sorrise e infilò il fiore sul mio orecchio destro:
«Esatto»
Ricambiai il sorriso e lo vidi riflettersi nei suoi occhi sinceri.
Comincio a passeggiare nervosamente per la stanza prendendo respiri profondi, mi avvicino alla finestra e apro il vecchio vetro graffiato.
Il rumore insistente della pioggia mi investe con l'odore di asfalto bagnato che stanzia nell'aria fredda della notte.
Strizzo gli occhi, ma riesco ancora a vedere solo la strada buia e i lampioni fiochi, come lanterne vaganti nelle tenebre prive di ogni stabilità e certezza.
Chiudo gli occhi e inspiro profondamente, inalando ogni sensazione che la pioggia porta con sé.
«Di' pioggia»
«Pioggia»
«Più forte!»
«Pioggia!»
«Più forte!»
«PIOGGIA!»
Cam fece un sorriso estasiato: «Lo senti dentro di te? Qui?» mi posò una mano sul cuore.
Annuii, anche se non capivo ciò che voleva dire. Cam afferrò il mio braccio e venni inondata dall'acqua delle stelle. Corse, con me appresso, e gridò contro il cielo nero. Urlò il suo amore e la sua gioia, il disappunto, la rabbia, la voglia di vivere e il desiderio di mangiarsi il mondo intero. I suoi occhi illuminavano il suo volto bianco e brillavano come le stelle che le nuvole pesanti quella notte avevano coperto.
«Grida, Dalia, grida con me!» 
Obbedii e le nostre voci s'innalzarono contro la pioggia rovente. 
«Guarda il cielo, ascolta la musica della notte, sogna la parata delle stelle. Non lo senti Dalia, non lo senti?»
Qualcosa dentro di me, dopo le sue parole, esplose, un tripudio di emozioni contrastanti ma al contempo armoniche e complete. Le lacrime si mischiarono alle gocce di pioggia come fossero una sola cosa, la stessa manifestazione di una stessa emozione. 
Piansi perché lo sentivo.
Lo sento, Cam.
Sono nel giardino buio. Le gocce di acqua gelida battono sulla nuca e s'infilano impertinenti lungo la colonna vertebrale, diffondendo brividi spiacevoli e tremanti
La cosa più terrificante nel soffrire, è il farlo da soli e anche più terrificante è farlo in solitudine. Io sono sola, abbandonata alla mia anima.
Anima: principio vitale dell'uomo di cui costituisce la parte immateriale che è origine e centro del pensiero, del sentimento, della volontà, della stessa coscienza morale.
Il fulcro della nostra esistenza è dunque l'anima, il concetto impalpabile e immateriale che ci rende ciò che siamo. Se noi siamo la nostra anima, un cambiamento generalizzato dovrebbe quindi partire da questa. 
Mi viene da ridere. E rido, sotto alle gocce di pioggia che scalfisce la terra. 
Il problema da porsi, sarebbe l'origine delle nostre anime, perché è tutto un percorso a ritroso fino al vero centro motivo dell'esistenza.
Mi alzo in piedi e ritorno verso la casa. Entro nel buio solido della stanza, ma rimango immobile, dietro alla porta che separa me e il mondo esterno.
Se non mi muovessi mai più da qui, potrei rimanere congelata come sono ora, in ogni aspetto, e non cambierei più. L'immobilità fisica corrisponderebbe a quella spirituale e morale.
Adesso capisco, capisco tutto, capisco chi sono e chi siamo.
Noi siamo come le altre cose si tramutano in noi. Gli altri non sono influenze traviatrici, ma materiali indispensabili per la nostra formazione, che giungono da fonti esterne e attraverso il nostro corpo vengono mutate per diventare noi
«Le persone comuni non cambiano il mondo, men che meno con la forza delle parole! Smettila di illuderti che tutte le tue buone idee siano una forza pratica per realizzare ciò che hai nella testa! Smettila di credere che un solo uomo possa rimediare a ciò che hanno fatto altri miliardi!»
Mia sorella piangeva, ma sul suo volto era ancora dipinta un'espressione rabbiosa e determinata. 
«Di certo il primo passo non lo compirò discutendo con voi!» sbottò contro la mamma e contro il papà. Fece per andarsene dalla porta, ma si fermò come se avesse dimenticato qualcosa. Vidi le lacrime brillare sul suo volto. Certo, non ha la giacca, pensai, si ammalerà se non la prende.
Camelia, il fiore della fedeltà, petali e calice si distaccano insolitamente insieme dalla pianta dopo che il fiore è appassito, invece di scivolare a terra uno dopo l'altro.
La parte più bella non lascia mai indietro ciò che la completa. La mia Camelia prese la mia mano piccola e mi tirò fuori dalla porta.
La mamma e il papà gridarono, ma il rumore scrosciante della pioggia sovrastava le loro urla di genitori feriti.
Attonita, mi lasciai spingere dentro l'auto in partenza.
Le gocce caddero sul parabrezza e scivolarono sul vetro con la stessa lentezza e dolcezza delle lacrime sulle guance della mia Camelia.
«Ti voglio bene» le dissi. Lei singhiozzò, ma stava sorridendo. Mi piaceva il suo sorriso, è la cosa più bella che io abbia mai visto.
Mi piaceva così tanto che sorrisi anche io e il mio sguardo cadde sul fiore appoggiato sul cruscotto. Era una dalia dalle punte violette. La camelia che c'era prima era appassita e non avevamo avuto il tempo di metterne un'altra. Però sorridevo ai finestrini bagnati di pioggia sfuggente.
All'improvviso una luce accecante ci investì. Io ebbi il tempo di sgranare gli occhi, ma Cam, la mia Cam, ebbe il tempo di stringermi tra le braccia e di salvare il fiore più prezioso che le rimaneva, al costo di distruggere se stessa.
Camelia, il fiore della fedeltà.
Guardo la stanza, tento di ingoiarla, di riempire me stessa fino alla saturazione con questo ambiente umido e freddo. Metto in me il divano polveroso, la pioggia, il pavimento gelido, Pandora, la valigia, l'uomo freddo ma sudato, le bottigliette, la serratura sferragliante, le parole.
Le parole di Cam. La mia Cam. Cam che corre insieme a me sotto la pioggia, Cam che mi indica le stelle, Cam che mi parla della luce negli occhi degli uomini e delle donne, Cam che compra una dalia e mi racconta il suo significato.
Cambiare: mettere una cosa o una persona al posto di un'altra. Il dizionario però non dice che ciò che vuoi cambiare ritornerà costantemente tra le cose, i luoghi e le persone che hai messo al suo posto e questo è un fatto innegabile e idipendetemente dagli sforzi che farai per cambiare questa situazione, realizzerai che nulla si può cambiare del tutto, perché per costruire qualcosa di nuovo c'è il sostanziale bisogno di qualcosa di vecchio e in ogni inizio c'è il ricordo indispensabile di una fine precedente.
E nella Dalia che ora piange su questo pavimento sporco c'è la stessa Dalia che seguiva la sua Cam per il mondo con gli occhi strabordanti di ammirazione perché per cancellare veramente un ricordo così forte bisogna morire o impazzire.
Cambiamento: atto spirituale che dimostra l'impossibilità di essere diversi da ciò che siamo.
 
   
 
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