Jake avanzava a brevi
passi, nell’immensità di quella piazza deserta, perfettamente circolare,
scrutando guardingo tutto attorno a sé alla ricerca di qualcosa, del più
piccolo segnale di pericolo, nascosto nelle ombre della notte.
I lampioni,
tutti accesi, emettevano una luce fioca, quasi irreale, cui si aggiungeva
quella proveniente da qualche abbaino non sprangato, mentre la luna soprastante
spariva e riappariva in continuazione tra le nuvole.
Sentiva
il vento freddo scompigliargli i capelli castani, i ciottoli in pietra rossa
che scricchiolavano sotto i piedi, i muscoli tesi e pronti all’azione che
premevano con forza contro il tessuto rigido e resistente della tuta, e le mani
serrate attorno all’impugnatura della pistola.
Uno
scintillio si accese nel buio, improvviso, seguito da un fischio acuto, e
subito il giovane si gettò a terra schivando un fascio di luce vermiglia che
dopo averlo mancato andò a centrare la parete di una casa facendovi un grosso
buco.
Rifugiatosi
dietro la fontana al centro della piazza, Jake sparò tre colpi in rapida
successione, facendo uscire l’aggressore allo scoperto: sembrava una via di
mezzo tra un uomo e un goblin, la pelle verdognola e
squamosa, occhi gialli come quelli di un rettile e gambe sottilissime, capaci
di fargli compiere salti incredibili, per non parlare degli artigli affilati
sulle mani palmate grazie ai quali, fatti due balzi, riuscì ad aggrapparsi alla
superficie liscia di una parete.
Non era
solo: subito dopo fecero la loro comparsa altre creature, tutte accomunate da
un aspetto aberrante e solo vagamente umano, che scesero a dare man forte al
compagno.
Per
quanto Jake sparasse, quelle bestie erano così agili da riuscire molte volte a
evitare i suoi proiettili, per poi rispondere agli attacchi lanciando decine di
quei fasci luminosi agitando semplicemente le mani.
Il
giovane allora estrasse una granata attraversata da curiose striature bluastre,
e quando la lasciò rotolare a terra questa produsse non un’esplosione, ma una
violenta deflagrazione luminosa, che accecò la maggior parte delle creature,
oltre a dissipare lampi nemici come braci consumate dalla fiamma.
Privati
del loro attacco a distanza, i mostri furono costretti ad assaltare
direttamente il nemico, facendosi forti della rapidità nella speranza di
coglierlo di sorpresa, ma Jake rispose al nuovo attacco sparando con molta più
precisione, eliminandoli uno dopo l’altro.
Ne
restava in vita solo uno quando Jake si ritrovò senza più munizioni, ma il
giovane, gettata via la pistola scarica, sfoderò il machete che portava sulla
schiena, e con un solo, preciso colpo, sgozzò il mostro prima ancora che
questi, caricando, potesse arrivare a sfiorarlo.
Eliminato
anche l’ultimo avversario, Jake si guardò attorno sospettoso, alla ricerca di
un’eventuale nuova minaccia di cui, a prima vista, non sembrava esservi
traccia.
Poi,
però, un fulmine a ciel sereno, uno spettro nero come la notte gli saettò
davanti, e coltello alla mano tentò di fargli la pelle trovandolo, per fortuna,
abbastanza reattivo e preparato da rispondere.
Il nuovo
assalitore indossava una tuta simile alla sua, provvista di un voluminoso casco
protettivo dalla visiera oscurata, e tanto dalla costituzione minuta quanto
dalle forme generose sul davanti, solo parzialmente mascherate dal tessuto
elastico, era evidente dovesse trattarsi di una donna.
Per
nulla preso da sentimenti di riverenza Jake si difese egregiamente, trovando
però in quell’inaspettato avversario un osso molto più duro di quelli appena
sconfitti, tanto da doverlo costringere, dopo aver schivato per miracolo un
fendente diretto alla gola, a recitare solennemente la parola Stahlwand, generando dinnanzi a sé una sorta di scudo
invisibile contro cui il secondo fendente dell’assaltatrice cozzò come su di un
muro di gomma.
Questa,
colta alla sprovvista, indietreggiò, ma appena passò un dito lungo la lama del
proprio machete questa si ricoprì di rune luminose, quindi tornò nuovamente
alla carica; stavolta, quando l’arma toccò la barriera eretta dal giovane, fu
lo scudo a cedere. Nel mentre, Jake aveva già estratto una seconda lama, più
corta e larga, adatta agli affondi, con la quale riuscì a costringere il nemico
a rinunciare al colpo di grazia.
Il
duello proseguì a lungo, senza esclusione di colpi, fino a che, all’ennesimo
assalto, i due contendenti si ritrovarono avvinghiati l’uno all’altra, in un
abbraccio letale, con le rispettive armi poggiate sulla gola di lei e dietro la
schiena di lui.
«Ti sei
scoperto» disse la donna.
«Non
credo proprio» sorrise ironico, e solo allora lei si accorse di avere la punta
del coltello nemico a sfiorarle una coscia.
«Fine
della simulazione!» echeggiò una voce robotica, e ogni cosa attorno si
dissolse, tramutando l’anonima piazza deserta in una gigantesca stanza, grande
quanto diversi campi sportivi e alta quanto un palazzo di diversi piani,
completamente bianca.
A quel
punto i due si separarono, e come lei sfiorò un interruttore alla base del
collo, il casco si piegò su sé stesso fin quasi a scomparire, scoprendo una
folta e lunga chioma dorata che faceva da contorno ad un volto ovale, esotico,
dominato da occhi blu e da un naso aquilino, che le dava un’aria quasi da
dotta.
«Continuo
a pensare che tu abbia sbagliato indirizzo, Ezra»
disse scherzosamente Jake. «Con queste qualità, avresti dovuto fare domanda
anche tu per il corso ufficiali.»
«Per me
è solo allenamento» tagliò corto la ragazza. «Mi trovo meglio con i computer
che con le pistole. Ma è ovvio che se fai parte dell’Agenzia, qualche talento
nel menare le mani devi pure avercelo, soprattutto se sei la figlia di un
Colonnello.»
«Grande
uomo, tuo padre. Ho sentito ottime cose sul suo conto.»
«Non ci vediamo molto da
quando lui è stato trasferito a Fhirland e io sono venuta a lavorare qui.»
«Ma non
farà parte anche lui della tua commissione giudicante?»
«Non me
lo ricordare. Al solo pensarci mi si annoda lo stomaco.»
«Anzi,
ora che ci penso, non era oggi che dovevi esporre la tua ricerca?»
Ezra spalancò
gli occhi, dandosi una pacca sulla fronte come a volersi svegliare da un sogno.
«La
presentazione!» e corse via, seguita dallo sguardo divertito del suo sempiterno
compagno di esercizi.
La Commissione Esaminatrice
dell’Agenzia, presieduta dal Generale Nives, uno dei membri del Consiglio di
Sicurezza, non aveva tempo da dedicare ai progetti o alle fantasticherie di
qualche ricercatore ambizioso o sognatore, pertanto era raro che concedesse
udienza.
Chiunque
aspirasse a ottenere supporto economico o politico per portare avanti ricerche
di qualunque genere per conto della MAB doveva passare necessariamente dal loro
giudizio, impresa non facile dal momento che c’era un limite al numero di
progetti che l’agenzia poteva permettersi di sovvenzionare.
Ma Ezra aveva saputo guadagnarsi nel tempo la loro fiducia;
era grazie a loro se era riuscita ad ottenere l’ammissione a quel corso di alta
formazione a bordo della Stazione Spaziale Ares come membro del Corpo di
Ricerca Scientifico.
Diceva
sempre che il suo sogno era di aumentare il più possibile il margine di
sicurezza degli agenti chiamati a contrastare i fenomeni magici estremi, e in
particolar modo gli EDA, quegli esseri deformi e pericolosi che si generavano
da coloro che, per un motivo o per l’altro, finivano per perdere il controllo
del proprio potere magico, tramutandosi in bestie sanguinarie preda di una
furia omicida incontrollabile.
Una
ricerca del genere non poteva non essere considerata interessante dalla MAB,
che in quanto supremo organo di controllo dell’uso e della diffusione della
magia era in prima linea anche nel contrasto al suo utilizzo per qualunque fine
che andasse contro l’interesse del popolo di Celestis, ma Ezra
era sicura che nessuno, neppure la Commissione, potesse neanche lontanamente
immaginare su cosa lei avesse lavorato negli ultimi sei mesi.
E
infatti, quando iniziò la propria esposizione, in quella piccola sala semibuia,
illuminata solo dalle finestre virtuali che proiettavano immagini e dati, con
gli occhi dei suoi esaminatori puntati contro, questi rimasero senza parole per
quasi tutto il tempo, restando muti ad ascoltarla.
«Signori
Esaminatori» disse la ragazza, sull’attenti dinnanzi al tavolo a mezzaluna,
facendo scorrere con il pensiero le varie finestre esplicative. «I dati emersi
dalla ricerca che ho portato avanti negli ultimi mesi danno conferma di una
verità ormai nota, ma di cui fino a oggi si sapeva ancora molto poco. Il krylium, minerale da cui dipende tutta la nostra
tecnologia, possiede una risonanza magica inarrivabile per qualunque altro
elemento a oggi conosciuto. Ma quello che ancora non si sapeva, è che la sua
straordinaria adattabilità, nonché la capacità di risonanza con il potere
magico degli esseri umani, è di gran lunga superiore a quanto avessimo mai
potuto immaginare. Maggiore è l’interazione tra stregone e krylium,
più efficace è il potere magico che si può sprigionare. Il metodo da me
sperimentato consente di ridurre il krylium in uno
stato semiliquido lasciando inalterate le sue capacità di risonanza, a
differenza di quanto avviene attualmente per la creazione delle batterie di
alimentazione; in questo modo, sarebbe virtualmente possibile sviluppare dei
sieri e delle sostanze integrative che iniettate nel sistema sanguigno per via
endovenosa garantirebbero un contatto diretto come nessun altro apparecchio o
strumentazione sarebbero in grado di fare, accrescendo notevolmente il
potenziale magico dei nostri agenti.»
I membri
della Commissione si guardarono tra di loro, parlottando dubbiosi; tra di loro
c’era anche il comandante della Stazione, il Generale Gunther,
che prese la parola.
«Di
preciso, di che dosi stiamo parlando?»
«Secondo
il mio modello, una iniezione regolare di dieci milligrammi di krylium comporterebbe un aumento di potere quantificabile
tra le cinquanta e le cento rune. Permanentemente.»
Di nuovo
si sollevò quel brusio a metà tra il dubbio e gli evidenti benefici che un tale
aumento di potere poteva generare.
«Lei lo
sa, vero, che esperimenti del genere sono già stati tentati in passato?» disse
ancora il Generale. «E che ogni volta il risultato è stato una tragedia, con
mutazioni incontrollate e morti violente in grande numero?»
«Questo
perché il krylium usato nei passati esperimenti non
era sufficientemente puro» obiettò Ezra
rispettosamente ma con fermezza. «È risaputo che quanto più stretto è il
contatto tra uomo e krylium, tanto più rapidamente
quest’ultimo perde di purezza e deperisce. Quando scende sotto un certo grado
di purezza il krylium può diventare perfino tossico,
ed è a questo che si possono imputare molti incidenti. Ma come ho spiegato, il
metodo da me sviluppato non pregiudica la purezza del krylium
nel passaggio dallo stato solido a quello liquido, il che permette di
salvaguardare l’organismo ed evitare danni collaterali. I nostri agenti saranno
più forti, più veloci, e più potenti di qualunque altro stregone mai visto
finora. Ciò aumenterà il potenziale offensivo delle nostre forze speciali e
ridurrà notevolmente, forse fino ad azzerarlo, il costo di vite umane.»
Stavolta,
a parlare fu Nives in persona, e dall’espressione che aveva tenuto per tutta la
relazione era chiaro che non aveva belle parole da spendere.
«Signorina…» e dovette leggere il suo nome per ricordarlo. «Walker. Mi dica: lei sa cos’è un nove-nove?»
La
dottoressa temporeggiò, inarcando le sopracciglia, quindi rispose.
«È il
codice identificativo per gli Incidenti EDA.»
«Brava.
E sa quanti incidenti EDA si sono verificati nella sola Kyrador nell’ultimo
mese?»
Stavolta
Ezra restò in silenzio, serrando la lingua tra i
denti.
«Sette»
rispose per lei l’esaminatore. «E tre di questi erano dovuti a un’esposizione
impropria o eccessiva agli effetti dannosi del krylium.
Si rende conto di quello che potrebbe accadere se, come dice lei, si venisse a
sviluppare un tale legame tra il minerale e uno stregone?»
«Ne sono
consapevole, Signore. Ma il metodo funziona. Le simulazioni hanno dimostrato
che il processo è assolutamente esente da rischi. Il krylium
sarebbe espulso in maniera naturale dall’organismo prima di diventare
eccessivamente impuro, annullando i rischi di alterazioni genetiche o collassi
magici.»
«Queste sono
solo teorie. Simulazioni, come le ha chiamate lei. La realtà è tutta un’altra
cosa.»
«Noi non
dubitiamo della bontà delle sue teorie» tentò di conciliare il Colonnello Walker. «Ma deve comprendere che si tratta di un’ipotesi
molto pericolosa. È vero, il krylium è il cardine
della nostra società. Da esso dipendono sia la nostra magia che la nostra
tecnologia, ma i suoi grandi poteri sono allo stesso tempo un dono e una
minaccia. Lei stessa ha evidenziato come il krylium
possa portare agli estremi i già considerevoli rischi legati all’uso della
magia, e anche la nostra tecnologia di tanto in tanto risente degli effetti
nocivi di questo minerale. Quindi capirà che l’idea di creare una tale simbiosi
iniettando il krylium direttamente nel corpo dei
nostri stregoni e dei nostri agenti non rappresenti una proposta attuabile, per
quante precauzioni si possano prendere.»
«Abbiamo
impiegato decenni a mettere a punto una tecnologia e una conoscenza della stregoneria
capaci di contrastare efficacemente le manifestazioni negative della magia
riducendo al minimo il rischio per i nostri operatori» disse ancora un altro
membro della commissione, il dottor Orlais, uno dei
più rispettati membri della divisione scientifica dell’Agenzia. «Mettere a
rischio l’incolumità stessa di coloro che sono chiamati a difendere la società
da queste anomalie è un rischio che non possiamo permetterci di correre, non
senza le giuste garanzie.»
Ezra abbassò
gli occhi, visibilmente contrariata.
«Certo»
borbottò tra sé, ma a voce un po’ troppo forte. «È un peccato non vedere più
giovani ventenni massacrati da qualche EDA.»
«Che
cos’ha detto?» sibilò Nives.
«Niente,
Signore» provò a negare lei, tradita dai suoi stessi occhi.
Quelli
di Nives, invece, cercarono a propria destra la figura del Colonnello Walker, cui non mancò di rivolgere una smorfia appena
percettibile ma più che eloquente.
«Le sue
ricerche sono interessanti, ma pericolose» concluse «E francamente, se avessimo
saputo fin dall’inizio a cosa servivano i fondi che ci aveva richiesto, non
sono sicuro che saremmo stati disposti a concederglieli.»
«Aspetti,
Generale» tentò di arginare Orlais. «C’è del buono
negli studi della Dottoressa. Se posso esprimere il mio modesto parere, forse
non sarebbe opportuno gettare via ogni cosa.»
I membri
si consultarono tra di loro, mostrandosi d’accordo con il Dottore con evidente
disappunto da parte del Generale; infine, il Generale Gunther
espresse il suo verdetto.
«Le sue
ricerche saranno portate all’attenzione dell’Alta Commissione Scientifica, che
valuterà i rischi legati al suo metodo di potenziamento. Se tali rischi saranno
reputati accettabili, o comunque parzialmente risolvibili, prenderemo in
considerazione l’idea di continuare a finanziarla. In attesa di tale responso,
però, i suoi studi e i suoi fondi saranno congelati. Ma le sarà consentito
comunque di restare a bordo della Stazione come membro della Divisione
Ricerche. Tutto chiaro?»
«Sissignore.»
bisbigliò lei a denti stretti.
«Molto bene.
Questa riunione è aggiornata.» e tutti, con l’eccezione del Generale stesso,
scomparvero come gli ologrammi che erano.
Jake era rimasto fuori
della stanza, ma nonostante ciò aveva sentito tutto, e quando la sua amica uscì
tentò di confortarla, ricevendo però in cambio un raggelante silenzio.
«Avanti,
non è così grave» tentò di dirle. «Vedrai che riconsidereranno le tue ricerche.
E quando le avranno approvate potrai finalmente concluderle.»
«Ma in
che mondo vivi? Quel bastardo di Nives mi detesta. Se la facevano nei pantaloni
al pensiero di mettere in pratica le mie teorie. Tecnologicamente e
culturalmente parlando, la MAB è rimasta ancora a cinquant’anni fa, ma a loro
va bene così.
E come
se non bastasse mio padre se ne è rimasto in silenzio, senza aprire bocca! Non
mi aspettavo che mi appoggiasse apertamente, ma poteva almeno impedire a Nives
di massacrarmi!»
«Ezra…»
«E anche
se decidessero di realizzare la mia idea, chi mi assicura che non agiranno alle
mie spalle per poi prendersi tutti i meriti mentre io sarò costretta a
restarmene qui con le mani in mano?» quindi, minacciosa, sentenziò: «Ho
dedicato la mia vita a questa ricerca, e se sperano di portarmela via si
sbagliano di grosso!»
Jake
sperava fosse solo colpa della rabbia del momento, un sentimento che anche lui
aveva imparato a conoscere, e sforzandosi di pensarlo decise di ignorare la
voce interione che sembrava quasi volerlo mettere in guardia.
Infatti, a prima vista, le
cose in un primo momento parvero migliorare.
Erza sembrò
superare in fretta quella delusione, tornando, almeno a prima vista, la ragazza
gentile e sveglia di sempre.
Con le
sue ricerche bloccate e messe sottochiave fino al pronunciamento della
Commissione Scientifica era stata assegnata a un progetto secondario legato
alla stregoneria medica, e malgrado tutto il nuovo incarico sembrava averla
aiutata a lasciarsi momentaneamente alle spalle la sua comprensibile
frustrazione.
Quando
poteva, Jake cercava di passare del tempo con lei, ma più passavano i giorni,
con lui impegnato nella fase più dura del corso di formazione ufficiali e lei
presa dal nuovo lavoro, più le occasioni per vedersi, con l’eccezione di brevi
incontri alla mensa, divennero sempre più rare.
A un
certo punto Ezra smise di seguirlo nel simulatore,
facendosi sempre più evasiva e irritabile, e allora Jake iniziò a preoccuparsi
sul serio.
A detta
dei superiori il suo nuovo incarico non presentava particolari difficoltà,
eppure il volto della ragazza era spesso solcato dai segni di un affaticamento
che di giorno in giorno si facevano sempre più evidenti; benché cercasse di
nasconderlo, eludendo le domande relative ai problemi che pure ammetteva di
avere, Ezra appariva stanca, provata sia nel corpo
che nello spirito.
Jake era
sempre più in ansia, soprattutto per l’atteggiamento di Ezra,
che a ogni occasione possibile, se interpellata in merito, si sforzava di
minimizzare le proprie reali condizioni di salute, salvo poi venire tradita in
molti casi dal suo stesso corpo con capogiri, svenimenti improvvisi e crisi di
affaticamento dovute all’evidente mancanza di sonno.
La
conosceva da poco, ma si era reso conto di tenere molto a lei; la considerava
una bravissima persona, una ricercatrice promettente, e inoltre ne ammirava
l’incrollabile determinazione: tutti e due avevano dovuto lottare con le unghie
e con i denti per raggiungere quel traguardo, e l’ultima cosa che Jake voleva
era vederla perdere tutto, una punizione che assolutamente non meritava.
Il
sospetto, per quanto lo riguardava, era uno solo. Teoricamente era impossibile
per Ezra continuare a portare avanti i suoi studi,
tenuto conto anche del fatto che per quanto grande quella restava pur sempre
una stazione spaziale, sorvegliata in ogni suo angolo; ma più passavano i giorni
più Jake, vedendola, si convinceva che quella scapestrata avesse trovato il
modo di aggirare i veti e riprendere il suo lavoro, che evidentemente svolgeva
nel poco tempo libero sacrificando ogni altra cosa, a cominciare dal riposo.
Così,
alla fine, si risolse a fare qualcosa, e anche se sentiva quasi di stare
cospirando alle sue spalle, decise di tenerla d’occhio. In altre circostanze Ezra se ne sarebbe accorta subito, ma i pensieri che
dovevano riempirle la mente, oltre alle precarie condizioni di salute,
l’avevano resa meno attenta; o forse, confidava troppo nell’amicizia di Jake
per arrivare a sospettare proprio di lui.
Durante
un ciclo notturno, Jake seguì Ezra all’uscita della
mensa, poco prima che entrasse in vigore il coprifuoco - e non senza un certo
stupore - la vide sparire all’interno di un ascensore di servizio.
Seguirla
non fu facile, tanto che evitò per un pelo di finire tritato negli ingranaggi
dell’ascensore dopo essere sceso attraverso la scala per la manutenzione, ma
ciò che riuscì a spiare una volta giunto dinnanzi alla porta di un magazzino di
carico lasciata imprudentemente socchiusa lo lasciò sgomento.
Una nave
da rifornimento era appena approdata sulla stazione dalla superficie, e ciò che
Jake vide fu il comandante scoperchiare una cassa di generi alimentari e
prenderne un piccolo contenitore metallico chiuso ermeticamente.
«Questa
è stata l’ultima volta» brontolò. «Per poco ai controlli non ci hanno beccati.»
«Tranquillo»
rispose Ezra passandogli una mazzetta di banconote.
«Ora dovrei averne a sufficienza per terminare le ricerche.»
Guardinga, e tenendo ben
stretto il prezioso carico, Ezra fece rapidamente
ritorno nella sua camera, che come tutte quelle riservate ai membri della
divisione scientifica più alti in grado era dotata anche di un piccolo
laboratorio personale, trovandovi però un ospite inatteso e, malgrado tutto,
indesiderato.
Jake
rivolse verso di lei la foto che aveva trovato sul comodino.
«È tuo
fratello?» domandò quasi con tristezza.
«Come lo
hai saputo?» ringhiò lei, benché la domanda potesse avere un buon numero di
potenziali risposte.
«Mi è
bastato fare una ricerca tra i decorati alla memoria. Settima Squadriglia,
distaccamento di Jvanika».
Quindi, la fulminò con gli occhi.
«È per
lui che stai facendo questa pazzia?»
A quel
punto Ezra, gettato a terra il contenitore, corse a
strappargliela, per rimetterla a posto.
«Devi
fermarti, Ezra. Comprendo le tue ragioni, ma questa
storia sta andando troppo oltre. Se continui così rischi delle conseguenze
molto serie, professionali ma soprattutto fisiche.»
«Tu non
puoi capire! Mio fratello aveva solo ventisei anni! Avrebbero potuto salvarlo,
ma non l’hanno fatto! Questa ricerca è tutto quello che conta per me! Tu che
sei nel TMD dovresti capire meglio di chiunque altro il significato del mio
lavoro!»
«Ezra, mi dispiace essere in disaccordo con te, ma la
commissione non ha tutti i torti» disse il giovane deglutendo per il
nervosismo. «Questa ricerca è molto pericolosa. Non dico non abbia dei risvolti
potenzialmente utili, né metto in dubbio la nobiltà dei tuoi propositi, ma
agendo così non ne verrà nulla di buono.»
«È
proprio per atteggiamenti come questo che molti giovani agenti continuano a
morire per nulla!»
«Devi
solo avere un po’ di pazienza. Quando la Commissione avrà deciso, sono sicuro
che ti lasceranno proseguire nelle tue ricerche.»
«Ma non
l’hai ancora capito? La MAB è tutta una finzione!»
Il
giovane spalancò gli occhi, impietrito.
«A loro
non importa proteggere le persone, gli interessa solo preservare l’ordine che
hanno costruito! Perché finché ci saranno cose come gli EDA, servirà sempre
qualcuno in grado di fermarli! Se gli EDA sparissero, la MAB non avrebbe motivo
di esistere! È per questo che le cose non cambieranno mai!»
Di
fronte all’inamovibilità della ragazza, Jake alla fine capitolò, riacquistando
il freddo contegno e l’autocontrollo di un vero soldato.
«Farò
rapporto al Generale Gunther. Deciderà lui come
agire.»
«Non
puoi!» replicò lei, gli occhi umidi e sbarrati. «Non tu, Jake! Non puoi farmi
questo!»
«Mi dispiace.»
Un
ceffone si abbatté sulla guancia del giovane, il quale tuttavia non si
scompose.
«Tu sei
come gli altri» disse, gli occhi fattisi lame di ghiaccio.
La
rabbia era tale che, un attimo dopo che Jake se ne fu andato, Ezra scagliò lontano la prima cosa che riuscì ad afferrare,
ma quando vide il vetro in frantumi, la cornice spaccata, ed il volto immobile
di suo fratello che la fissava dal pavimento, un peso opprimente la schiacciò a
terra, piangendo come mai aveva fatto nella sua vita, mentre sentiva tutto ciò
per cui aveva lottato scivolarle via tra le dita.
Il Generale Gunther aveva grande considerazione di Ezra,
di cui ammirava l’intelligenza e l’abnegazione, e per questo non riuscì a
credere alle proprie orecchie quando il Sottotenente Aulas
gli comunicò ciò che aveva scoperto.
D’altro
canto, però, proprio perché sentiva di conoscere bene quella ragazza, una parte
di lui doveva aver realizzato che la situazione avrebbe potuto portare a quel
genere di conseguenze, ragion per cui il rapporto del Sottotenente non parve
sorprenderlo più di tanto.
«E lei
ne è sicuro?»
«Sissignore»
rispose Jake, sull’attenti dinnanzi alla scrivania. «L’ho vista io stesso
acquistare krylium di contrabbando dal comandante
della nave rifornimenti.»
«Quella
nave sta per atterrare a Volgorad. Ordinerò che venga
perquisita, e di interrogare l’equipaggio. Per quanto riguarda le sue
affermazioni, non mi resta altra scelta che mettere agli arresti la Dottoressa Walker e informare la Commissione. Saranno loro a
decidere.»
Jake strinse
un attimo i pugni dietro la schiena.
«Signore,
se posso chiedere. Che conseguenze possono esservi per la Dottoressa?»
«La
Dottoressa ha contravvenuto a un ordine diretto dei suoi superiori e violato in
più punti la legge militare.» rispose funereo il Generale. «Nella migliore
delle ipotesi, se la caverà con una breve detenzione. Ma più realisticamente,
sarà congedata con disonore.»
Jake
divenne pallido come la morte; non voleva che si arrivasse a tanto. Ezra era troppo importante, come scienziato e come persona,
perché la sua vita e la sua carriera venissero stroncate in quel modo.
«Aspettate,
non potete farlo!» disse allungando istintivamente un braccio per impedire al
Generale di avviare il comunicatore sul tavolo.
«Prima
la denuncia, e poi cerca di impedire che venga punita?»
«La
prego, mi dia una possibilità. Di me si fida, o almeno lo spero. Voglio
parlarle ancora. Forse, se le spiego la situazione, potrei riuscire a farla
desistere. In tal caso, sareste disposti a perdonarla?»
Il
Generale, a metà tra lo sbigottito e il contrariato, si sfiorò il mento
barbuto, meditando tra sé.
«Dopotutto,
sarebbe un peccato rinunciare a una scienziata del suo livello» disse spingendo
Jake a sorridere di gioia. «D’accordo. Faccia un tentativo. Se riuscirà a
convincerla a interrompere le sue ricerche clandestine e a rimettersi al
giudizio della Commissione, cercherò di far passare la cosa sotto silenzio.»
«La
ringrazio infinitamente, Signore.»
Così, con due uomini del
Generale al seguito, Jake tornò sui suoi passi, avviandosi verso la zona
alloggi sotto gli sguardi perplessi e interlocutori degli altri occupanti della
stazione. Non aveva ancora idea di quello che le avrebbe detto o in che modo,
ma una cosa la sapeva: avrebbe fatto ragionare quella testa di legno, a qualunque
costo.
«Ezra, apri!» disse battendo sulla porta appena le fu
davanti. «Ho bisogno di parlarti.»
Dapprincipio,
non si udì alcuna risposta; Jake pensò che Ezra fosse
comprensibilmente ancora arrabbiata con lui, ma dopo qualche attimo,
dall’interno, giunsero rumori di mobili spostati, o per meglio dire
scaraventati, e oggetti in frantumi, uniti a un rantolo sinistro che gelò il
sangue del giovane Sottotenente.
«Ma cosa…»
Senza ulteriori
indugi i due soldati bypassarono la serratura e la porta si aprì, ma come
entrarono nei loro occhi comparve l’orrore: La stanza era a soqquadro, i mobili
fatti a pezzi e sparsi ovunque e suppellettili a terra, quasi fossero stati
disposti a quel modo per avere più spazio.
Ezra era lì,
dal lato opposto rispetto all’ingresso, inginocchiata al centro di un circolo
magico; attorno a lei, alcune pistole da iniezione, consumate.
«Non… non avvicinatevi» rantolò mentre il suo corpo, sotto i
vestiti, pareva ribollire. «Non avvicinarti, Jake.»
«Ezra…» capì il giovane, raggelando. «Che cos’hai fatto?!»
Un urlo
straziante riempì la stanza, accompagnato da una luce fortissima sprigionata
dal cerchio, e sotto l’uniforme il corpo della dottoressa iniziò rapidamente a
trasformarsi: la pelle si tramutò in metallo, una spessa placca nera e liscia
simile a un esoscheletro solcato da striature violacee; le gambe in punte
acuminate, con l’articolazione del ginocchio capovolto; la testa rinchiusa in
una specie di casco. Infine, le mani si armarono di artigli ricurvi da felino,
e dietro la schiena, una via di mezzo tra delle ali membranose e le zampe di un
ragno, emersero altre sei protuberanze. Nel giro di pochi attimi della
Dottoressa Ezra Walker non
era rimasto più niente che potesse definirsi umano.
Eppure,
Jake ebbe l’impressione di vederla, di sentirla, voltarsi verso di lui e
chiamare debolmente il suo nome, prima di emettere un assordante gemito acuto.
Riavutisi
dallo sgomento, i due soldati imbracciarono all’istante le armi, e vani furono
i tentativi di Jake di bloccarli, ma la creatura, veloce come il fulmine,
riuscì a abbattere entrambi per poi fuggire nel corridoio, mentre in tutta la
stazione l’allarme risuonava fragoroso.
«Allarme
generale! Nove-Nove-Uno a bordo! Le unità di
contenimento al settore alloggi!»
A quel
punto, sulla Ares si scatenò una furibonda caccia, che tuttavia risultò
inutile. Infatti, nonostante gli sforzi delle guardie, il mostro raggiunse
comunque gli hangar, infilandosi in una navetta monoposto e riuscendo,
incredibilmente, a metterla in moto, avventurandosi nello spazio dopo aver
abbattuto i portelli con una coppia di missili.
Fortunatamente,
in quel momento erano in servizio altri due velivoli dello stesso tipo, che
avvertiti della fuga della creatura si misero subito al suo inseguimento,
riuscendo ad abbatterla un attimo prima che penetrasse nell’atmosfera di
Celestis.
Jake,
accorso in sala controllo, non poté altro che osservare impotente il velivolo
che si disintegrava attraverso i monitor.
«Quello che è successo è
intollerabile!» tuonò l’Ammiraglio Khoral battendo
violentemente il pugno sul tavolo attorno a cui era riunita la Commissione di
Sicurezza dell’Agenzia. «Che notizie ci sono riguardo alla dottoressa?»
«Abbiamo
rinvenuto i resti della navetta nelle foreste di Ebridan»
spiegò il Direttore Hinkel. «Ma l’assenza di residui
organici ci impedisce di stabilire se la dottoressa sia effettivamente
deceduta.»
«È
ancora viva» replicò Nives, funereo. «Una come lei non muore tanto facilmente.»
«Se un
cosa del genere diventasse di dominio pubblico, il nome ed il prestigio della
MAB ne uscirebbero gravemente compromessi.»
«Qual è
la versione ufficiale?» domandò ancora Khoral.
«Una
tragedia dovuta a un’esposizione accidentale durante un esperimento» rispose
Nives. «Per l’opinione pubblica, la Dottoressa Walker
è ufficialmente morta. Sono stati anche già celebrati i suoi funerali.»
«E suo
padre se l’è bevuta?»
«Il
Colonnello sapeva che la figlia lavorava su progetti pericolosi, e ha evitato
di fare troppe domande.»
«Non
importa a quale prezzo, non possiamo permettere a un mostro come quello di
circolare liberamente» sentenziò il Direttore Wei.
«Se la dottoressa ha davvero sperimentato su di sé il frutto delle sue
ricerche, solo il cielo sa in che cosa può essersi trasformata.»
«Abbiamo
già istituito una speciale Squadra di Ricerca. In qualunque luogo si nasconda,
non riuscirà a sfuggirci.»
In poco tempo, sulla
stazione, tutto tornò come prima.
A conti
fatti l’incidente non aveva sollevato troppa polvere, e nel giro di poche
settimane la routine aveva ripreso il suo corso. Jake però non riusciva a
dimenticare, si domandava cosa avesse sbagliato. Forse, se entrambi avessero
agito diversamente, non sarebbe finita in quel modo.
Una
parte di lui però, era consapevole del fatto che il finale di quella storia in
realtà fosse già stato scritto da tempo; Ezra era
così determinata, e a conti fatti così ambiziosa nei suoi propositi, che una
cosa del genere, prima o dopo, sarebbe accaduta comunque. Ma vederlo con i suoi
occhi, vedere ciò che la magia era in grado di generare, era stato molto duro
da accettare per il giovane agente; un conto erano gli EDA generati da perfetti
sconosciuti o delle simulazioni virtuali, un conto era vedere una persona cara
tramutarsi in un’aberrante mutazione.
Stavolta
non aveva potuto fare niente, e Jake sapeva che questo peso se lo sarebbe
portato addosso per tutta la vita.
Ma
poteva ancora fare la differenza. Poteva evitare altre morti.
Era per questo
che si stava addestrando. E ora, ne era sicuro, non l’avrebbe più dimenticato.
Non era raro che qualche
pezzo grosso visitasse l’Archivio Centrale, il blindatissimo bunker sotterraneo
in cui la MAB riponeva ed archiviava tutti i suoi segreti.
Così, la
giovane cadetta in servizio ai controlli d’ingresso, malgrado l’ora tarda, non
fu sorpresa di vedersi venire incontro una persona così
importante, cui fece subito il suo saluto più rispettoso.
Senza
dire una parola, l’alto ufficiale passò il controllo ed entrò nell’archivio,
camminando a passo sicuro tra la fila, silenziosa, di banche dati, verso il più
vicino terminale di servizio.
INSERIRE ID: *********
…
…
…
ID CONFERMATO
…
…
…
SPECIFICARE RICERCA
…
…
…
OGGETTO INDIVIDUATO
RAPPORTO DI
LIVELLO 1
INSERIRE CODICI DI
SICUREZZA:
********
********
********
CODICI ACCETTATI
…
…
…
RAPPORTO EW-1
NOME IN CODICE: “PROGETTO RAGNAROK”
…
…
…
COPIA DATI IN CORSO
…
…
…
COPIA DATI COMPLETATA
…
…
…
RAPPORTO CANCELLATO
Nota dell’Autore
Eccomi qua!^_^
Ed ecco che con questa
breve (si fa per dire) storia (che partecipa al contest Fantasy e Fantascienza – Alternative Route,
indetto da Mokochan)
veniamo a conoscenza di alcuni importanti aspetti relativi al passato recente
di uno dei miei protagonisti.
Non escludo di
scrivere altri racconti riguardanti le vicende personali di Vyce e Carmy, ma
per il momento sono solo ipotesi.
Da segnalare che in
questa storia veniamo a conoscenza di due termini già apparsi in passato, ma
che qui vengono spiegati chiaramente: la Runa
e la Risonanza.
La Runa
è l’unità di misura che stabilisce in rapporto tra ogni essere vivente e la
magia (detto appunto Risonanza), ed
è stata inventata subito dopo la scoperta della magia, nei tardi anni ’70 del
XX secolo. Tale legame è possibile grazie all’M-Code, il quale a sua volta
genera il Core, il nucleo magico che permette agli
stregoni l’utilizzo della magia. Il Core di un essere
umano genera una Risonanza compresa tra le 100 e le 150 rune, quello di uno
stregone varia dalle 300 alle 400 rune.
A presto!^_^
Carlos Olivera