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Autore: Ambaraba    19/04/2015    1 recensioni
[Constantine]
Chas era la cosa più simile a una famiglia che avesse mai avuto. Se “famiglia” significava sostegno, calore e fiducia assoluta, allora Chas era la sua famiglia. Senza quel gigante taciturno, che molto spesso si esprimeva a monosillabi quando non addirittura a grugniti, la sua vita sarebbe stata uno schifo.
(John/Chas)
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHASTANTINE

   Chas era l'unica persona a cui John osasse voler bene davvero.
Nonostante la statura esagerata – due metri netti che obbligavano John a subire dolori cervicali perenni, dal momento che doveva guardare per aria tutte le volte che si parlavano, - era una delle persone più miti che John conoscesse. Non lo aveva mai visto arrabbiarsi – mai sul serio – e, quelle rare volte in cui avevano discusso, Chas non aveva mai perso la calma. Le cose che irritavano Chas avevano quasi sempre a che fare con la coglionaggine di John, e con la tendenza che questi aveva a mettersi nei guai o farsi del male. Quindi, in ultima analisi, anche quando Chas alzava la voce lo faceva soltanto perché era preoccupato per lui. E nessuno aveva mai tenuto a John Constantine in un modo tanto spericolato.
   L'espressione tipica di Chas era preoccupazione mista a scocciatura, con un lieve velo di rimprovero per le stramberie in cui John inevitabilmente lo coinvolgeva; ma nei suoi occhi e nei suoi modi si leggeva anche un affetto sconfinato e sincero. Era l'unico di cui John si fidasse ciecamente.
La bontà di Chas non consisteva soltanto nel farsi uccidere ripetutamente dagli abomini soprannaturali che a giorni alterni risorgevano dall'inferno per fare la pelle a John, sebbene già soltanto questo costituisse una prova indiscutibile della profondità di ciò che li legava.
   Chas era dalla parte di John anche quando quell'esorcista stronzissimo e presuntuoso faceva terra bruciata intorno a sé. Non aveva mai fatto un passo indietro, non lo aveva mai lasciato solo, neanche quando John glielo aveva chiesto – o urlato contro, o tentato di indurlo a farlo.
E John sapeva benissimo di quanto, almeno per questo, fosse fortunato.
   Chas era la cosa più simile a una famiglia che avesse mai avuto. Se “famiglia” significava sostegno, calore e fiducia assoluta, allora Chas era la sua famiglia. Senza quel gigante taciturno, che molto spesso si esprimeva a monosillabi quando non addirittura a grugniti, la sua vita sarebbe stata uno schifo.
   Avrebbe voluto dirglielo. Avrebbe voluto dirgli che gli voleva bene più che ad ogni altro, che si sentiva attratto da lui nonostante fosse goffo e ingombrante e le maniche delle camicie gli andassero sempre troppo corte, costringendolo a rigirarle fino ai gomiti. Avrebbe voluto dirgli che senza di lui la sua vita sarebbe stata un orrore, che sarebbe stata breve e priva di colore; avrebbe voluto ringraziarlo perché Chas c'era sempre, coi suoi modi grezzi ma pieni di premure, attenzioni vere e sincere per lui che invece era un coglione e trattava tutti male e non meritava niente.
Avrebbe voluto dirgli un sacco di cose, ma forse il silenzio era la scelta migliore.
   Negli ultimi tempi, le manifestazioni d'affetto di John nei confronti di Chas erano aumentate – non faceva che mettergli le mani addosso, non appena ne aveva l'occasione, - ma qualcosa gli impediva di spingersi oltre un bacetto ogni tanto. L'ultimo in ordine di tempo glielo aveva dato come si deve, ma erano tutti e due mezzi ubriachi e non sapeva neanche se Chas se lo ricordasse, perché non ne avevano più parlato.
Ricordava il sapore dello scotch e l'odore di Chas, tutto barba ruvida che pizzicava sulla pelle. John, ubriaco fino al midollo, era stato lucido abbastanza da attendere pazientemente che l'altro si sedesse, per poterlo fare, perché altrimenti avrebbe dovuto prendere una corda e scalarlo – e, considerato lo stordimento generale che lo annebbiava, avrebbe rischiato come minimo di cadere nel tentativo, procurandosi un trauma cranico. Era stato un bel bacio: per metà consapevole e per metà no, un bel bacio morbido e senza spigoli, un bacio senza confini netti, un bacio che riscaldava.
   John avrebbe davvero voluto di più, a volte, ma non ce la faceva.
Chas era l'unica persona a cui non avrebbe mai voluto fare del male, e non poteva rischiare la loro amicizia. L'unico dato incoraggiante, tuttavia, era che Chas non si era mai rifiutato: e questo era già qualcosa. Tutti i baci che John gli aveva dato, sobrio oppure no, Chas li aveva accettati di buon grado - ricambiando, anche, con una certa spontaneità. Cosa diavolo erano, a quel punto? Amici particolarmente affettuosi?
   Non lo sapeva più neanche lui. Di sicuro, almeno dal suo punto di vista, le cose erano cambiate. Forse erano cambiate già vent'anni prima, quando si erano conosciuti – John ricordava benissimo l'improvviso senso di abbandono e solitudine che lo avevano indotto a sbronzarsi, all'indomani della notizia che Chas stava per sposarsi, e inizialmente non ci aveva dato molto peso. Ma presto aveva dovuto ammettere che era gelosia, e questo comunque non lo aveva fatto stare meglio. John era stato, indirettamente, anche la causa del fallimento di quel matrimonio. Perché Chas sembrava essersene pentito, in un certo senso, e passava più tempo con John che con la propria moglie. Dopo i primi tempi, le cose tra loro erano tornate come prima: erano di nuovo loro due, soli, a ricacciare indietro le schifezze che l'inferno aveva rigurgitato fuori.
   John era stato egoisticamente sollevato nel riavere di nuovo Chas con sé. Non avrebbe mai saputo cosa fare della propria vita, senza di lui. La verità era che John non era capace neanche di badare a sé stesso, e – fra le altre cose, - Chas si preoccupava anche che non morisse di stenti o per la privazione del sonno o per qualche iniziativa irresponsabile - tipica, per uno con un carattere merdoso e incostante come il suo.
Era Chas che gli toglieva la bottiglia di mano quando stava esagerando; era Chas che gli lavava via il sangue di dosso dopo una notte di esorcismi; era Chas che lo prendeva di peso e lo obbligava a sedersi a tavola e lo minacciava con le posate per obbligarlo a mangiare quando non ne aveva voglia. Ed era ancora Chas che gli nascondeva le sigarette per non fargli sputare i polmoni, era Chas che lo portava in braccio a letto quando qualche demone lo riduceva talmente male da non riuscire a camminare, era Chas che gli restava vicino per farlo dormire ed era ancora Chas che sopportava tutti i suoi sbalzi d'umore e i suoi capricci e gli faceva letteralmente da scudo tutte le volte che qualcuno attentava alla sua vita. Era molto più di quello che avrebbe fatto un amico,    John se ne rendeva conto, ma ora la domanda era un'altra. La lancetta interna di Chas era orientata molto più in là della tacca dell'amicizia, ma quanto era vicina a quella di... Be', qualcosa di più?
Avrebbe voluto saperlo. Cristo, quanto avrebbe voluto saperlo.


   Per Chas, occuparsi di John era la cosa più naturale del mondo.
C'erano almeno un milione di motivi per cui avrebbe fatto meglio a tenersi lontano da uno come lui: ma ognuno di questi motivi perdeva importanza, di fronte alle poche ma spiccate qualità che gli avevano fatto scegliere di restare al fianco di John.
   John era una mina vagante. Era volubile, capriccioso, infantile, a volte; ma era anche intelligente e acuto e aveva una visione della realtà lucida e obiettiva, nonostante a volte fosse lui stesso il primo a dimenticarsene e mettere in dubbio le proprie capacità. Era un misto irresistibile di genialità e bisogni insoddisfatti, in una misura tale da far leva sull'istinto protettivo di Chas senza neanche rendersene conto.
   L'ammirazione che Chas provava per John – per il modo in cui conduceva un'esistenza al limite della schizofrenia, circondato da creature di cui le altre persone non sospettavano minimamente la presenza, e per lo spirito irriverente e sfrontato con cui la affrontava – era compensata da un senso di tenerezza verso tutte quelle cose che John invece non riusciva a gestire. Poteva portare a termine cinque esorcismi in una notte ma, quando si trattava di faccende della vita quotidiana, normale, John era completamente perso.

   La sua vita era sempre stata un casino, fin dai primi anni, ed era cresciuto solo e confuso ed essenzialmente abbandonato a sé stesso. Chas aveva raccolto le sue confidenze in centinaia di sere, centinaia di bicchieri, centinaia di chiacchierate a bassa voce, con le mani tremanti e gli occhi arrossati.
Per quanto John si sforzasse di apparire stronzo – riuscendoci quasi sempre, - Chas lo conosceva abbastanza da non farsi ingannare, e gli piaceva sempre di più. Sapeva che John aveva cominciato a farsi coinvolgere in tutto quel macello esoterico per soddisfare il desiderio di poter parlare con la madre, che non aveva mai conosciuto – e per la morte della quale, forse, si sentiva responsabile, complici anche le continue vessazioni del padre bastardo, - e lo trovava nobile. Perché era esattamente così che vedeva John, dietro le battute acide e il fumo spesso di Silk Cut e l'impermeabile che aveva sempre:
nobile.
   Tenerlo in vita – salvandolo da sé stesso, - era la sua priorità. Chas era sempre al suo fianco, sempre, non importava quanto la situazione in cui si trovavano fosse brutta o spaventosa. John aveva la precedenza su tutto, anche sulla paura. Chas era diventato una persona coraggiosa appositamente per proteggerlo. Proteggerlo dai demoni, proteggerlo dal male che veniva dall'esterno. E proteggerlo dal dolore, dal male che veniva da dentro, quel dolore di cui John non parlava mai ma che c'era, come un fastidioso fischio ad infrasuoni inciso su una bella canzone.
   Chas vedeva John esattamente per quello che era. Forte e fragile, determinato ma allo stesso tempo insicuro. Non aveva la minima idea di cosa desiderare dalla vita, eppure la affrontava con una temerarietà esemplare.
E Chas voleva esserci. Nel bene e nel male, voleva stare al suo fianco. Era una delle poche certezze della sua vita. Una di queste era che, tutte le volte che sarebbe morto, avrebbe riaperto gli occhi soltanto per tornare da lui. Perché John era l'unica persona che tenesse veramente a lui.
John lo aveva reso parzialmente immortale solo perché aveva paura che si schiantasse contro un albero guidando ubriaco. John, John il cinico, si era preoccupato di farlo uscire da quel locale con almeno un mezzo centinaio di vite di riserva. John il cinico non era così cinico come voleva far credere.

   Chas sapeva di voler bene a John in un modo vagamente morboso. Avrebbero dovuto esserci dei confini, dei paletti da non superare, ma sapeva benissimo di averli abbattuti da tempo.

NOTE:

Questa ff nasce dopo aver cominciato a vedere l'adattamento della NBC di Constantine – che, notizia dell'ultimo minuto, forse non è del tutto spacciato e quindi potremo avere una seconda stagione ^^ - ed essere caduta inevitabilmente nel baratro della bromance tra lui e Chas :3 Li trovo piuttosto atipici e buffi, come pairing, ma proprio per questo anche adorabili :)
Ho notato con disappunto che qui la serie non è molto seguita (non ha neanche una sezione), ma volevo lo stesso condividere con voi questa storia - che sto buttando giù più come sfogo tra una simulazione d'esame e l'altra che per puro interesse narrativo >.<
A breve arriverà il prossimo capitolo!
In attesa di pareri/commenti/critiche,
la vostra Ambarabà ^^


  
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