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Autore: Adeia Di Elferas    19/04/2015    0 recensioni
Poirot viene convocato al nord per la lettura di un testamento in cui è stato citato. Anche la sua storica amica, la scrittrice Ariadne Oliver, è stata chiamata per l'occasione. I due si troveranno in un ambiente molto particolare e dovranno unire la forze per risolvere un enigma che li coinvolgerà da molto vicino.
Genere: Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~ La cameriera arrivò nella sala scortata da John Taylor, Philip Hall, Albert Johnson e altre quattro persone che nessuno dei presenti sembrava conoscere.
 Philip Hall teneva a bracetto una delle nuove arrivate e la presentò con una certa pomposità: “Lei è Jules Allen, mia cugina.”
 La donna, di poco sotto ai quarant'anni, salutò tutti agitando appena la mano. Aveva la stessa forma allungata del volto del cugino, tuttavia non poteva essere più diversa da lui in tutto il resto. Aveva grandi occhi blu scuro e corti capelli biondi. Era bassa, non arrivava nemmeno alla spalla di Philip, e sembrava una persona molto sorridente.
 Gli altri due nuovi arrivati se ne stavano un po' in disparte. Ci pensò la cameriera a presentarli a tutti gli altri: “Il dottor Brice Davis...” disse, mentre un uomo sulla sessantina stringeva gli occhi,nascosti da spesse lenti, in un sorriso.
 “Curava la povera Mrs Thomson.” spiegò con gravità la cameriera: “Lei è Mrs Olga Baumann, vedova del compianto cugino della povera Mrs Thomson.”
 Una donna molto anziana, ma ancora vigorosa, si fece largo per raggiungere uno dei divani. Salutò tutti con un gracchiante: “Buona sera, gente...” dall'accento un po' strano e si fece subito versare del brandy da Mr McClare, che la servì in mezzo secondo.
 Era visibilmente sovrappeso e la patina bianca che le copriva uno degli occhi grigi faceva intuire che fosse mezza cieca.
 “E lei è...” fece, passando alla donna che attendeva praticamente sulla porta.
 Questa indossava vestiti visibilmente maschili, che tuttavia non nascondevano le sue forme, attirando gli sguardi favorevolmente impressionati di Mr Baker e Mr McClare, che aveva appena porto il bicchiere all'anziana Olga Baumann.
 “Sono Sophie King.” si presentò la ragazza, all'incirca venticinquenne, allungando la mano e stringendola a tutti i presenti, partendo da Mr Baker e finendo con Poirot, che sussurrò: “Enchanté, mademoiselle...”
 “Lei è la Sophie King che doma i cavalli selvatici?” chiese McClare, raddrizzando le spalle e stringendo le palpebre per vederla meglio.
 “Preferisco essere ritenuta un'allevatrice. O una cavallerizza.” si schermì lei, con un'espressione dura che rendeva i suoi lineamenti fin troppo severi, per una giovane donna della sua età.
 “Comunque sì. Addomestico cavalli, tra le altre cose.” confermò, dopo un momento di esitazione.
 “Lavoro faticoso.” fece notare Ariadne, non trovando di meglio da dire, di fronte a quell'amazzone dalle braccia muscolose.
 Malgrado i capelli castano chiaro e lunghi, raccolti in una treccia lunga e stretta e gli occhi di un verde sorprendente, c'era qualcosa in quella ragazza che non le pagava l'occhio.
 “Molto, ma anche molto appagante.” ribattè Sophie, mentre le labbra carnose si aprivano in un sorriso insinuante che confermò alcuni dei dubbi nutriti da Ariadne.
 “Allora, quando apriamo il testamento? Sono stanca di aspettare.” disse di punto in bianco Mrs Baker, guardando l'orizzonte con occhio assente e atteggiano il braccio e la mano destra come se tenesse una sigaretta invisibile.
 “Nora.” la richiamò suo marito, abbassandole il braccio e fissandola intensamente.
 “Che ho detto?” chiese quella, stupita: “Siamo tutti qui. Mary è morta. Se aspettiamo non torna certo in vita.”
 Nessuno fece notare il proprio disappunto nei confronti di quella donna dalla vocetta stridula, e fu il medico a rompere il silenzio per primo: “Anthony Thomson, fratello della nostra compianta amica, mi ha mandato questo pomeriggio un telegramma.” Cerò un foglietto che teneva nella tasca interna della giacca e lo porse a Taylor, avvocato e notaio, di fatto colui che aveva chiamato tutti loro in quella casa.
 L'uomo allungò la mano per prendere il messaggio e per un istante la luce che arrivava dal camino fece brillare l'anello che portava sul mignolo in modo sinistro.
 “Dice che le sue condizioni sono peggiorate, che non se la sente di affrontare un viaggio simile sotto la neve e che vuole che siate voi a fare le sue veci durante la lettura.” continuò il medico, riassumendo il telegramma.
 Taylor lesse comunque il comunicato originale, prima di concedere: “Bene. Ci siamo tutti, dunque.” guardò i presenti e bisbigliò, come se temesse una rivolta improvvisa: “Prima il signor Jhonson mi spiegava che per colpa della neve la strada sarà inagibile tra un paio d'ore, dunque ritengo quanto meno irrealistico pensare che ciascuno di noi possa tornare a casa prima di domani mattina...”
 Mr Baker sbuffò, così come Philip Hall. Mentre Miss Rose Deville si permise di alzare un poco una delle mani deformi per dire: “Io abito a meno di un quarto d'ora di distanza...”
 “Non credo sia prudente tornare a casa nemmeno per lei, mia cara signora.” le disse McClare, con un sorriso bonario.
 “Quindi proporrei di preparare la cena e succesivamente dare lettura al testamento.” continuò l'avvocato, come se non fosse stato interrotto: “Dopo di che ci concederemo una notte di sonno e domani, Dio piacendo, ripartiremo per tornare alle nostre vite.” 
 Taylor si voltò con una vaga apprensione verso la cameriera: “Miss Fairchild... Ci sono abbastanza camere per tutti gli ospiti, vero?”
 La donna annuì, servile, e subito confermò: “Certamente, signore.”
 “Ottimo – fece l'avvocato – quindi ora direi che possiamo andare a rinfrescarci per la cena, mentre la cuoca ci prepara qualcosa di buono.”
 Detto ciò, tutti quanti si mossero a tempo, come se fosse una questione d'urgenza, per recuperare i propri bagagli e scoprire quale sarebbe stato l'alloggio per la notte.
 “Mi raccomando – sogghignò Mr Baker, con un'arroganza e uno strano senso dell'umorismo che fecero rabbrividire Poirot – non rovinate nulla nelle camere. Non prima di sapere chi ha ereditato questa casa, almeno!”
 “Merci.” sussurrò Poirot a Miss Fairchild, che gli passava il bagaglio.
 La donna fece un sorriso stiracchiato e poi diede una breve stretta al braccio di Hercule, dicendo a voce tanto bassa che nella confusione che si era creata nessuno oltre al belga avrebbe potuto sentirla: “Sono felice che lei sia qui.”
 “Vi aspetto tra un'ora a cena.” disse Taylor, ritrovando un po' di allegria nel tono in cui precisò: “E soprattutto vi aspetto tutti alla lettura del testamento. Tutti, eh? Non uno di meno!”
   
 
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