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Autore: Monkey_D_Alyce    19/04/2015    4 recensioni
La mia vita...si può definire tale?
Tutto quello che sapevo su di me, sulla mia famiglia, sul mio passato...può essere semplicemente una menzogna.
E, come se non bastasse, arriva un serial killer a sconvolgermi la vita! Cosa vuole, costui, da me?
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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20° capitolo: Questa vita non mi appartiene…

 
 
 
Due anni dopo…
 
 
Ti hanno mentito! Tutti! TUTTI! Nessuno merita di vivere!!!
 
 
Mi sveglio di soprassalto all’udire quelle parole, sentendo il fiato corto e la maglietta del pigiama “incollata” alla schiena in modo fastidioso.
Mi sento come un forno pronto a scoppiare da un momento all’altro.
Mi passo una mano sulla fronte, tergendo il sudore dalla fronte, per poi alzarmi cautamente dal letto per non svegliare Ace.
Dorme sempre come un ghiro! Beato lui!
 
Mi dirigo verso la finestra e la apro, facendomi “investire” dall’arietta fresca notturna tipica dell’estate, trovando un po’di ristoro e calmandomi un poco.
È da un anno, oramai, che faccio incubi.
Incubi spaventosi, dove sogno di uccidere tantissime persone e il fratello di mio padre, Mihawk, staccandogli di netto la testa dal collo.
E poi c’è quella voce macabra e molto profonda che continua a giurare vendetta, giurando di aiutarmi.
Se devo essere sincera, una volta l’ho vista: capelli spettinati e molto lunghi, vestiti lacerati, nemmeno avesse combattuto la guerra della sua vita, fisico mingherlino e all’apparenza fragile, pronto a rompersi in mille e più frammenti, ma in realtà forte… e i suoi occhi…
I suoi occhi rossi come il sangue.
Mi fanno paura.
Terrore.
Eppure… anche se quella ragazzina mi fa paura, so che ha ragione.
Non è una cosa a cui ho pensato, ovvio, ma è il mio istinto a dire che la ha ragione.
 
Guardo il display luminoso dell’orologio: le 05.30.
Credo che oggi andrò a visitare la tomba della mamma, dello zio e del mio amico Shanks.
Sì, lo farò.
Non voglio più scappare.
Sono stata vigliacca ad andare solamente al loro funerale e non presentarmi più, per due anni.
Due anni.
È il momento di rimediare.
 
Me ne ritorno a letto e mi accoccolo contro il corpo muscoloso di Ace, venendo “avvolta” dal suo caldo e rassicurante abbraccio.
Mi sporgo un poco verso di lui e gli bacio dolcemente le labbra, per poi appoggiare la testa sul suo petto e tornare a dormire…
 
 
Il rumore incessante della sveglia non smette di tormentarmi, facendomi agitare in maniera spropositata e, nel moto di spegnerla, do una gomitata sul naso del mio fidanzato, svegliando anche lui.
 
“Ahia!” esclama dolorante, scattando come una molla, rischiando di cadere dal letto.
Cosa che poi accade, dato che mio padre entra nella stanza accompagnato da Rufy, gridando a squarciagola un “Buongiorno, ragazzi! Scopato bene?”.
Io lo uccido.
Ma che gli frega?!?
 
“Non bastava la sveglia fastidiosa, la gomitata sul naso da parte di qualcuno di mia conoscenza, no! Ci ti metti pure tu, Doffy, facendoti i cazzi degli altri! Ma i tuoi, non te li fai mai?!?” domanda scocciato Ace, alzandosi con un po’di fatica, mostrandosi agli altri come mamma lo ha fatto, dando a me l’onore di guardare il suo fondoschiena perfetto.
Sto per alzarmi e saltargli addosso, pronta per un altro round di sesso scatenato, ma mi fermo in tempo.
Sacri Spiriti! Odio quando mio padre entra nella mia stanza, chiusa a chiave, e ci disturba.
Odio! Odio! Odio! Odio!
 
“Copriti, per favore. Altrimenti rischi di essere letteralmente mangiato da mia figlia” lo avverte ghignando furbescamente, facendomi arrossire dall’imbarazzo come una scema, mentre Ace sorride malandrino, ribattendo a tono:
“La cosa non mi dispiacerebbe”.
 
“Ok, io vado a fare colazione! E di sicuro non mangerò il mio fidanzato, dato che NON sono un’affamata di sesso! Ah, papà! Io oggi vado a fare shopping! Non aspettarmi a casa!” mento alzandomi dal letto e uscendo dalla stanza in fretta e furia per non dare ulteriori spiegazioni.
Non sono mai stata brava a mentire.
“Kat, vuoi che ti accompagni?” chiede Ace gridando, facendomi sorridere mestamente.
“No, grazie. Starò in centro per un bel po’, rischieresti di annoiarti e basta!” gli rispondo andando in cucina, per poi trangugiare una brioche al cioccolato e del thè freddo al limone, rischiando di strozzarmi svariate volte.
Voglio partire subito prima che decida di cambiare idea e andare veramente in centro a fare shopping sfrenato, anche se non mi piace per niente.
 
Dopo essere uscita di casa mi dirigo al cimitero, cercando di capire perché io senta quella maledetta voce tutte le santissime notti.
Ho avuto una vita come tutte le altre ragazze, in fin dei conti.
Certo, mia madre è morta due anni fa assieme a mio zio a causa di un incidente stradale, ma non ho sofferto più di tanto, dato che non sono stati quasi mai presenti nella mia vita.
Il fatto che mi addolora di più è aver perso Shanks, anche se non ricordo come…
Com’è morto?
Tutte le volte che cercavo delle risposte da mio padre tergiversava, cambiava argomento e chiudeva la questione.
Perché Shanks è morto, poi? Godeva da sempre di buona salute anche se gli mancava un braccio e poi era giovane!
Questa faccenda non mi va giù per niente e, più cerco di ricordare, più sento i ricordi “svanire” come una nuvoletta di fumo.
 
Arrivo al cimitero e sotto un albero lì vicino scorgo una Ducati Desmosedici RR rossa.
Se devo essere sincera, è la prima volta che vedo una moto vicina ad un cimitero.
Sorrido ed entro, venendo “avvolta” nel silenzio più totale, se non fosse per il leggero venticello che fischia tra le lapidi.
In lontananza intravedo quelle dei miei parenti e del mio migliore amico, ma c’è anche qualcuno e credo proprio che sia il proprietario della Ducati che ho visto poco fa.
Cammino lentamente, sentendo il rumore dello scricchiolio della ghiaia al mio passaggio, mentre il mio cuore accelera il battito e il mio stomaco viene “stretto” da una morsa ferrea di ansia.
Forse quell’uomo conosceva uno dei tre o tutti, chi lo sa.
 
Giungo davanti alle tre tombe e le guardo, sentendomi terribilmente in colpa, mentre una lacrima bastarda mi solca il viso lentamente.
Con quale coraggio sono venuta fin qui a sperare in un perdono da parte loro?
Sono solamente una vigliacca.
Mi sono rifiutata di venire per due anni interi, ed ora eccomi qui, senza nemmeno un fiore o qualcosa che possa mostrare il mio interessamento nei loro confronti.
L’uomo di fianco a me sta in religioso silenzio, tenendo tra le mani il suo casco nero.
E’ giovane, anche se il suo sguardo serio lo rende più “vecchio” e scorbutico.
Sì, sembra uno scorbutico, perché anche se è serio sembra incazzato col mondo.
Per non parlare dei suoi capelli rasati a zero!
Non che non sia bello, certo, ma, oltre a sembrare scorbutico, potrebbe essere scambiato per un killer spietato!
A conferma delle mie teorie c’è il suo vestiario da bad boy che lo rende ancora più “crudele” e sexy, senza dubbio.
 
“Finito di fissarmi?” mi chiede con voce profonda e seccata, facendomi arrossire dall’imbarazzo.
In questo momento vorrei essere sotto terra.
Ho fissato uno sconosciuto per non so quanto tempo ed ora dovrò chiedergli scusa per il mio comportamento.
Certe volte mi sorprendo della mia stupidità.
 
“Mi dispiace. Non era mia intenzione, davvero” sussurro mortificata, abbassando lo sguardo verso le lapidi, trovando gli epitaffi molto interessanti nonostante la mia situazione.
“Ma lo hai fatto” ribatte irritato, facendomi incazzare.
“Ti ho detto che mi dispiace” gli ringhio contro, mandando a quel paese le buone maniere.
“Cerchi rogne, per caso?” domanda guardandomi intensamente negli occhi.
“Affatto! E tu?” chiedo a mia volta, lasciandolo sorpreso per pochi attimi.
“Nemmeno” risponde tornando a fissare le tombe.
 
Restiamo in silenzio per alcuni minuti, ma presto vengo “sopraffatta” dalla mia curiosità e continuo il discorso che abbiamo instaurato in modo piuttosto… siamo partiti col piede sbagliato, ecco.
“Li conoscevi?” domando indicando i miei due parenti e Shanks, facendolo sospirare, non so se a causa della mia presenza a lui fastidiosa o dal dolore.
Io voto per la prima.
“Sì, o meglio, conoscevo Leslie: era mia madre” afferma atono, lasciandomi sbigottita.
 
Ho un fratello.
Dannazione, ho un fratello e non l’ho mai saputo!
È assurdo come si possa scoprire la verità in qualunque momento della nostra vita.
Forse quella ragazzina, affermando con convinzione che tutti mi avevano mentito, alludeva a questo tizio comparso all’improvviso, nonché mio fratello.
 
“Aspetta un attimo… t-tu… come?” balbetto agitata, facendogli alzare un sopracciglio dalla perplessità.
“Sicura di star bene?” chiede avvicinandosi, ma io mi allontano da lui, incespicando all’indietro, per poi capitombolare a terra sui sassolini, sentendo male, ma non ci faccio caso, presa dal mio “nuovo” fratello.
“Come fai ad essere suo figlio?!? Perché non ti ho mai visto, né conosciuto?!? Chi sei veramente?!? Dimmelo!” comincio a sparlare e gli punto un dito contro, tremando come una foglia dallo shock.
 
Perché non riesco mai a sapere la verità? Chi sono io?
 
“Vedi di darti una calmata, ora! Mi dai sui nervi. E poi mi spieghi perché cazzo ti dovrei dire chi sono?!? Che ti frega?!?” risponde alterato, passandosi una mano dietro al collo, quasi fosse stanco della situazione.
“Tu devi dirmi chi sei! Se tu sei mio fratello, perché non ti ho mai visto in vita mia?!? Non ho mai sentito parlare di te!” sbotto rialzandomi, per poi pormi difronte a lui, racimolando un po’di coraggio.
“Quindi tu devi essere Kat, la bambina che è stata “trasformata” in un’arma da distruzione di massa” afferma sorridendo ironicamente, lasciandomi sconvolta.
 
La testa comincia a farmi male in modo doloroso, mentre sento il respiro diventare affannoso, nemmeno avessi corso per miglia e miglia.
Vaghe scene affiorano nella mia mente, mostrando una me che uccide persone senza pietà, come nell’incubo che mi ha fatto vivere attimi di terrore.
 
“Tu sai chi sono? Perché hai detto che sono un’arma da distruzione di massa? Che intendevi? Come fai a conoscermi?”.
Alle mie domande ghigna sommessamente.
Perché cavolo si prende gioco di me?
Io sono qui, che cerco di capirci qualcosa e lui ride della mia situazione!
 
“Vedo che quei bastardi ti hanno cancellato la memoria. I soliti fifoni” commenta acido, lasciandomi perplessa.
Mi hanno cancellato la memoria… impossibile.
Ho vissuto come tutti gli altri! Ho vissuto un’infanzia piuttosto felice e adesso sto vivendo la mia adolescenza!
Non c’è nulla di strano!
 
“Di che parli?” chiedo in cerca di spiegazione, facendolo tornare serio.
“Taci e non fare domande. Dovrai solamente ascoltare in silenzio”- esordisce, per poi sedersi comodamente per terra, seguita a ruota da una me titubante- “Io sono Lee Christmas e sì, sono tuo fratello.
Non ho mai conosciuto mio padre, e nemmeno m’interessa, ma so per certo che nostra madre ha cercato di crescermi nel miglior modo possibile, in modo tale che un giorno riuscissi a cavarmela da solo.
Non mi ha mai dimostrato di volermi bene, ma me ne voleva… o almeno un po’, credo.
Non so se hanno cancellato dalla memoria questo tuo ricordo o non te lo hanno mai detto, ma Leslie faceva la prostituta.
Ha cominciato quando era ancora un’adolescente, così mi ha detto.
Alla fine è successo che lei rimase incinta di me, ma non decise mai di abortire.
Certo… è stata dura per lei crescere un bambino ribelle e scalmanato come me, ma ce l’ha fatta, anche se con fatica.
Ti posso assicurare che da bambino non ero il figlio perfetto, anzi: sono stato più volte in carcere per piccoli furti, furti con scasso e risse.
Ancora adesso mi chiedo come non abbia fatto ad uccidermi per la mia indole verso il crimine…
Fatto sta che un giorno incontrai Barney, un mercenario.
Sai… fu un incontro piuttosto buffo: cercai di derubarlo, ma non ci riuscii.
Per la mia età ero piuttosto forte fisicamente, ma ti posso assicurare che quando incontrai quello stronzo le presi di santa ragione! Ma non è per quello che lo considero una grandissima testa di cazzo, no: dopo avermi pestato a sangue ebbe la bella faccia tosta di chiedermi di unirmi a lui come collega.
Accettai.
Quando lo dissi a nostra madre si scatenò il macello: non solo s’incazzò a morte per la mia scelta di diventare un soldato che uccide per soldi, ma mi rinfacciò tutto quello che aveva passato a causa mia, quello che aveva dovuto sacrificare per crescermi al meglio!
Lei, piuttosto che capire che stavo cercando di aiutarla, mi stava cacciando via da casa, intimandomi di non farmi più vedere, di sparire dalla sua vita… ma… anche se aveva urlato contro di me tutta la cruda verità, soffrì.
Me lo ricordo come se fosse ieri: stavo per uscire da quella che era stata per anni casa mia, quando lei mi corse incontro in lacrime e mi pregò di restare e di rifiutare l’offerta di Barney.
Non lo feci.
La lasciai da sola e non le dissi nemmeno addio: non un bacio, non una parola, né un abbraccio.
Solo il mio sguardo nei suoi occhi pieni di lacrime e la mia partenza.
Non mi pentii mai della mia scelta e non lo sono nemmeno ora.
Se dovessi tornare indietro nel tempo, accetterei di nuovo l’offerta di Barney, senza rimorsi…”.
Termina la sua storia, lasciandomi sconvolta totalmente.
Non sapevo praticamente nulla su mia madre, mentre lui, Lee, mio fratello, conosceva ogni sua sfaccettatura.
È come se io non avessi mai avuto una madre…
“Tu… cioè, voi… non siete rimasti in contatto? Non vi siete mai scritti una lettera? Non vi siete mai telefonati?” gli chiedo con un po’di timore, facendolo sorridere amaramente.
“Ci siamo scritti pochissime lettere e quando le telefonavo, litigavamo sempre. Alla fine decisi di rompere i contatti con lei per sempre. Solamente una volta non abbiamo litigato, ed è stato quando mi ha riferito che avevo un sorellina… sai… per causa tua mi beccai una pallottola in una gamba, non so se mi spiego!” risponde con tono di rimprovero, lasciandomi attonita dalla sorpresa.
 
Colpa mia?
Ma se non l’ho mai incontrato in tutta la mia vita!!!
 
“Stai scherzando, spero! Come hai fatto a beccarti una pallottola a causa mia?!?” gli chiedo con tono irritato, gonfiando le guance come una bambina a cui hanno fatto un dispetto.
Ghigna sommessamente alla mia reazione, per poi puntarmi l’indice della mano destra contro:
“La mamma mi aveva telefonato in un momento delicato! Ero in missione! Dovevamo uccidere una banda di mafiosi russi: noi, mercenari contro dei pezzi di merda belli grossi! Mi ha squillato il telefono, ho risposto e che mi sento dire? Lee, non sei più da solo. Non capii niente della frase che aveva detto Leslie. Le chiesi spiegazioni e (scocciata e irata come non mai) mi rispose che avevo una sorellina. Rimasi talmente sconvolto che le chiusi il telefono in faccia! Barney mi chiese cosa avevo e lo informai della situazione. Solo che ci eravamo dimenticati dei russi.
Che è successo?
Pensarono che noi li avessimo insultati o qualcosa del genere e cominciarono a spararci addosso!”
“E ti sei beccato una pallottola…”
“Nella gamba” continua la frase, lasciandomi ancora più perplessa.
“Ma che c’entro io, che cavolo! È stata colpa tua! Non mia!”
“Ehi, dolcezza, abbassa il tono! Ero sconvolto dalla tua nascita, capisci? Non è cosa da tutti giorni sapere che si ha una peste in famiglia mentre si è in una missione suicida!” sbotta scocciato, per poi alzarsi e pulirsi i pantaloni alla meglio, seguito a ruota da me.
 
Restiamo in silenzio per alcuni attimi, mentre io rimugino sulla storia che mi ha raccontato, per poi fargli una domanda, a detta mia, più che lecita:
“Hai detto che sono un’arma da distruzione di massa… come lo sai?”
“Oh, è molto semplice! Non prendermi per uno stalker, ma diciamo che ti ho tenuta d’occhio. Barney ha certe conoscenze, così gli ho chiesto di indagare sul tuo conto. Una piccola bambina innocente, che è diventata una cavia da laboratorio, in mano a scienziati pazzi!
Da bambina normale e rompiscatole eri diventata un mostro di sangue in versione mini, affamata di vendetta.
Ed è quello che hai ottenuto alla fine: hai ucciso coloro che ti hanno fatto del male ed hai vendicato il tuo amico Shanks…
E adesso eccoti qui… una vita da normale adolescente, in balia dei primi amori con i relativi problemi e con ormoni alle stelle!
Ce l’hai fatta, alla fine…” mi spiega piuttosto sbrigativo, ma è il commento finale a lasciarmi basita.
Sarcasmo allo stato puro, si può dire.
Per non parlare di questo atroce mal di testa che mi sta uccidendo.
 
Mi tocco il capo con una mano, chiudendo con forza gli occhi, quasi sperassi che il dolore possa passare con questo gesto, ma quando li riapro, vedo tutto annebbiato, mentre il mio cervello viene invaso da scene di sangue.
Sangue sulle mie mani e sui miei vestiti.
Persone morte a causa mia.
Ammazzate da me.
Quelli che pensavo fossero solamente degli incubi si sono rivelati la verità celata dietro ad una vita falsa, inesistente.
I ricordi cominciano a riaffiorare in modo veloce ed instancabile, facendomi vivere tutti i momenti tristi, i momenti di terrore e quel sentimento di vendetta che non si è mai spento.
Copiose lacrime calde cominciano a solcarmi il viso, mentre attorno a me sento solamente un gran freddo e il mio corpo trema come non aveva mai fatto.
Tremo e non smetto, finché non sento delle forti braccia muscolose avvolgermi in un abbraccio.
Ma non è compassione, no.
Sembra affetto.
Vago affetto che mi fa sentire subito meglio.
 
“Tu sai che questa non sarà mai la tua vita, vero?” chiede Lee, accarezzandomi la testa in modo piuttosto goffo, ma a me va bene così.
Annuisco, continuando a piangere sulla sua spalla, stringendo i lembi della sua giacca, tirando su col naso.
“Vieni via con me. Unisciti a Barney, a me ed agli altri miei compagni… certo… le prime volte sarà un po’difficile, ma ce la farai… ne sono sicuro” mi propone staccandosi da me per guardarmi negli occhi.
Boccheggio un poco, non sapendo cosa rispondere.
 
Ho un padre, Ace, Rufy…
Non so se posso abbandonarli…
Ma, alla fine, che scelta ho? Quella di continuare a mentire agli altri ed a me stessa, fingendo di vivere una vita che non ho, che non ho mai avuto e che non avrò mai?
Come posso dimenticare tutte le persone che ho ucciso?
Certo, non mi pento di aver ucciso Mihawk, dopo quello che mi ha fatto.
Lo rifarei di nuovo, senza ripensamenti.
Ma tutte le persone che sono state uccise a causa mia?
Il padre di Ace, i miei nonni, Shanks…
No.
Voglio riscattare la loro morte.
Lo farò aiutando le persone più deboli, proteggendole dai cattivi della storia.
Perché tutti alla fine hanno una storia, no?
La mia è vecchia.
È ora di riscriverla e di viverne un’altra.
Spero solamente che Ace si trovi una persona migliore di me, con cui condividere momenti felici e momenti tristi.
Io voglio che lui ricominci a vivere, perché anche se ha le mani sporche di sangue, lo merita.
Lo merita davvero.
Io no.
Non ancora, almeno.
 
“Lee, dimmi: in cosa consiste di preciso, il vostro lavoro?” gli domando asciugandomi le ultime lacrime, facendolo sorridere.
“Andare a caccia di tutte le teste di cazzo che non meritano di vivere. Andare a caccia dei cattivi ed ucciderli, il più delle volte” mi risponde aggiustandosi la giacca e scroccandosi le ossa del collo con soddisfazione.
 
“Sai… pensavo di unirmi a voi mercenari… sempre se vi va bene, ovvio!” osservo incrociando le braccia al petto, facendolo ridere di gusto.
“Attenta pivella: è una vita difficile. Non ti aspettare un tappeto di petali di rose steso solamente per te! Dovrai faticare e sì, anche soffrire. Questa è la nostra vita!” mi avverte guardandomi serio negli occhi, ma non esito un attimo.
E non lo voglio fare.
“Wow! Noto che non hai fiducia in tua sorella! Questa cosa mi sconvolge! Mi offendi!” ribatto in tono sarcastico, zittendolo per un attimo, per poi fargli “sorgere” un sorriso sulle labbra.
“Altro che Donquijote! Tu sei una Christmas con le palle, mocciosa. Credo che ti dovrò picchiare parecchio per farti rigare dritto, anche se penso che basti Barney!” esclama cingendomi la vita con un braccio, accompagnandomi fuori dal cimitero e dirigendoci verso la sua moto.
Dal suo zaino (se devo essere sincera non lo avevo notato) tira fuori un casco e me lo porge.
Lo prendo e lo guardo, sorridendo nostalgicamente, pensando che in fin dei conti, mi mancheranno tutti.
Infilo il casco e mi accomodo sulla sella posteriore, “abbracciando” la vita di mio fratello con delicatezza, mentre lui mette in moto e parte con me verso quella che sarà la nostra prossima vita insieme.
 
 
 
 
 
 
La vendetta ci aspetta.
Il riscatto verrà ripagato con il sangue versato.
Piccola Kat, non temere, non indugiare.
La tua vita non è la menzogna.
La tua vita è la cruda verità e il sangue dei bastardi che fanno del male e che fanno soffrire.
Tu non sei un’arma da distruzione di massa.
Tu sei un soldato addestrato per proteggere gli innocenti.
Sei il loro angelo custode.
I cattivi tremino di paura difronte a te, soldato addestrato dalla Morte stessa, che ha piena fiducia in te!
Non vorremo deluderla, vero?








Angolo di Alyce: Buonasera!
Eccoci arrivati alla fine di questo viaggio, la fine di questa storia!
Mi spiace un po' doverla concludere, mi ero affezionata a Kat e al suo piccolo Mostriciattolo.
Ma parliamo del capitolo!
Come potete vedere, Kat si ritrova un fratello.
E non è un fratello qualsiasi! Stiamo parlando di Lee Christmas, il mercenario più sexy che sia mai esistito dei film The Expendables!
Il magnifico e bellissimo Jason Statham!!!!!! :Q__________________________________________________
Per non parlare della sua magnifica Ducati Desmosedici!
Ma torniamo al dunque!
Kat incontra suo fratello nel cimitero e, dopo vari discorsi decide di abbandonare la sua vecchia vita, di voltare pagina e di lasciare Ace, partendo con Lee.
Cosa posso dire?
Non sono ancora sicura se fare un sequel o meno.
Un po' per la mia incertezza su questa faccenda del seguito, un po' perchè devo scrivere le altre mie storie che ho messo in pausa.
Però, ora tengo a ringraziare tutti coloro che hanno recensito questa storia, facendomi sorridere e condividendo momenti felici e tristi della storia.
Grazie di cuore! <3
Ringrazio coloro che hanno messo questa storia tra le preferite/seguite/ricordate.
Grazie mille, ragazzi!
Ed ora, tengo a fare un ringraziamento speciale a KikiShadow93!
Kiki-san, ti voglio ringraziare per tutto quello che hai fatto per me, dandomi utili consigli e consolandomi nel momento del bisogno.
Ti ringrazio di aver sopportato una pazza come me e i miei problemi, ascoltandomi e consigliandomi.
Grazie.
Non smetterò mai di dirlo e non saprò mai come sdebitarmi!
Grazie ancora.

Ed eccoci giunta alla parte alla parte difficile.
Dare l'ultimo saluto con questa storia.
Spero che questa storia vi sia piaciuta a che vi abbia fatto emozionare.
Vi ringrazio!
Ciao e un strasuperbacione a tutti!
Alyce :)))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))
  
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