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Autore: rose_    20/04/2015    3 recensioni
[2006-2008] Marta Peterson è l'acclamata tastierista dei Bleeding Through. Un tour a fianco degli Avenged Sevenfold le presenta Zacky Vengeance e l'amore nella sua accezione più pura. Ma qualcuno pronto a tutto pur di averla per sé ha in serbo qualcosa per lei... e Marta è decisa ad arrivare fino in fondo alla verità, costi quel che costi.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers. Gli Avenged Sevenfold e i Bleeding Through non mi appartengono. Il mio scritto non corrisponde a realtà e non intende mettere in cattiva luce nessun personaggio citato. 


PARTE PRIMA

01.

WELCOME TO THE FAMILY

 

I try and help you with the things that can't be justified 
I need to warn you that there is no way to rationalize

 

12 Ottobre 2006

“Aspettami!”

Marta pensò per l'ennesima volta di aver fatto un enorme errore di calcolo, proponendo ad uno come Brandan di andare a correre insieme, e qualcosa le suggerì che, nonostante tutto, il suo migliore amico non avesse neppure ancora iniziato a fare sul serio.

Appoggiò le mani sulle ginocchia leggermente divaricate e lo osservò allontanarsi con lo stesso ritmo con il quale aveva cominciato a correre, dieci giri prima.

Asciugò alcune goccioline fastidiose dalla fronte e si accorse di stare ancora ansimando senza ritegno.

Amava correre fin da quando era una bambina e l'allenamento non le mancava di certo ma Brandan era senza dubbio più bravo di lei, oltre ad avere dalla sua una resistenza di fiato invidiabile.

“Sei lenta, lumaca!”, la apostrofò arrivandole alle spalle e Marta si domandò come avesse fatto a raggiungerla così velocemente, osservandolo con aria inquisitoria continuare a saltellare sul posto per non perdere il ritmo.

“Tu non sei normale, Brand!”

“Credevo fossimo venuti qui per correre!”, ribatté lui in tono ironico.

“Io si, tu non lo so... forse più per darti delle arie.”

Brandan la spintonò con leggerezza, invitandola a seguirlo e ricominciando a battere il percorso.

“Hai presente la nostra musica?”, le domandò in tono retorico una volta che lei gli si fu affiancata, “Se non mi allenassi perderei il fiato alla fine di ogni canzone. Il pubblico non ne sarebbe granché felice.”

Marta si lasciò sfuggire una piccola esclamazione di dolore e portò contemporaneamente entrambe le mani ai fianchi, stringendoli e massaggiandoli in cerca di un po' di pace.

“Puoi andare un po' più piano, almeno?”, ansimò rallentando il passo sotto la risata sguaiata dell'amico, decisa ad immagazzinare quanta più aria potessero sopportare i suoi polmoni.

Anche Brandan sembrò calmarsi un poco e le si accostò mantenendo la sua stessa velocità. “Respira a fondo, abbiamo ancora bisogno di una tastierista.”

“Mi sento morire”, ansimò guardando dritto di fronte a sé, “Non ti chiederò mai più di farmi compagnia, lo giuro.”

“Non essere la solita melodrammatica”, le passò una bottiglietta d'acqua e Marta gliela strappò letteralmente dalle mani, attaccandocisi come se non bevesse da settimane, “Hai solo bisogno di allenamento.”

“Ti ricordo che vado a correre tutte le mattine”, gli lanciò indietro la bottiglietta, colpendolo in pieno petto. Ora che lo sguardo le era caduto proprio sui suoi pettorali, Marta pensò che Brandan fosse sempre il solito gran bel ragazzo; se non fossero stati amici per la pelle da anni, così vicini alla simbiosi più acuta, forse le cose tra loro sarebbero andate diversamente.

“Che donna impegnata”, ironizzò Brandan.

Sbuffò, esausta, e si lasciò cadere a peso morto sulla soffice e verde erba, trovandola piacevolmente umida e fresca, particolari estremamente invitanti in un momento come quello.

“Ho bisogno di una doccia”, disse portandosi una mano sulla fronte per coprire gli occhi dall'attacco dei raggi solari, “E di bere qualcosa di fresco.”

“Io invece devo richiamare Luke: sembra debba aggiornarmi sulla data di arrivo dei ragazzi.”

Marta sollevò di scatto la testa, osservando l'amico con aria interrogativa. “Hanno di nuovo cambiato idea? Credevo avessero deciso di farsi vedere solo alla partenza per il tour... Noi siamo in vacanza!”

“Ancora per poco.”

“Pur sempre di vacanza si parla!”

“Per quanto mi riguarda possono arrivare anche oggi stesso, sono stufo di starmene a riposo forzato.”

Sollevò le spalle con aria disinteressata, decisa a cambiare argomento: non le importava un fico secco di quando sarebbero arrivati, l'unica cosa che le premeva, in quel momento, era trascorrere quell'ultima settimana di vacanza in santa pace.

Avevano iniziato il tour quattro mesi prima e questo aveva dato loro la possibilità di visitare, a grandi linee, un po' tutta l'America. L'euforia e l'entusiasmo iniziali però erano andati un po' a scemare negli ultimi tempi, quando la stanchezza e la nostalgia di casa avevano cominciato a farsi sentire.

Fortunatamente Luke, il manager della band, li conosceva bene e sapeva che non avrebbe ottenuto granché profitto portandoli alla stregua delle loro forze. Ecco perché la band aveva terminato il tour americano ed era tornata a casa per circa tre settimane prima di ripartire alla volta dell'Europa.

“Matt vuole lavorare insieme ad una canzone.”

Inspirò a fondo, felice di non essere più in balia della tachicardia di pochi minuti prima. “Davvero?”

“Già. Ma non so cosa aspettarmi: lo conosco da dieci anni e non siamo mai riusciti a concludere niente di buono, insieme.”

“Non è la prima volta che ci provate?”

La risatina di Brandan le fece intuire che no, non era la prima volta.

“Diciamo che abbiamo sempre mirato a due generi musicali diversi.”

“Beh”, fece perplessa, abbandonando il comodo prato e cominciando a camminare in direzione del parcheggio, “Non li conosco granché bene, ho soltanto sentito un paio di pezzi su youtube ma direi che generi diversi è riduttivo.”

“Sono cambiate molte cose dall'ultima volta che ne abbiamo parlato. La mia band ora ha un nome importante e credo di potermi permettere un paio di giri fuori dal seminato.”

“Certe volte riesci ad essere vanesio anche senza volerlo.”

“Sai di cosa sto parlando, Marta”, la rimbeccò lui con aria di finto disaccordo, “Loro stanno percorrendo la strada che abbiamo percorso noi anni fa e se posso dargli una mano lo faccio volentieri. Senza contare che, ogni tanto, farebbe bene anche a me qualche cambiamento.”

Gli mostrò la lingua e accelerò il passo. “Con l'età sei diventato profondamente noioso, Brand!”

 

*

 

La percezione dell'acqua calda a contatto con la pelle le fornì il sollievo di cui aveva bisogno, dopo quella mattinata di attività e sforzo fisico. Ad ogni gocciolina sentiva i muscoli distendersi e i nervi allentare un po' la presa; sarebbe volentieri rimasta in quel limbo di gradevoli sensazioni per tutto il resto della giornata, se non avesse dovuto presentarsi a casa di Ryan intorno alle cinque del pomeriggio.

Con riluttanza uscì dall'acqua e si avvolse in un morbido asciugamano azzurro, legando in un momentaneo e improvvisato chignon i lunghi capelli corvini.

Stropicciandosi gli occhi con entrambe le mani, ciabattò svogliatamente verso la camera da letto e si mise a sedere a gambe incrociate sulle lenzuola ancora sfatte, fissando il vuoto come in preda ad una trance improvvisa. Percepiva sulla pelle tutta la stanchezza e lo stress accumulati durante gli ultimi mesi e pensò di meritare un pò di tregua; tentò di mantenersi lucida, ripassando mentalmente alcune canzoni della propria band, ma ben presto cadde vittima del sonno e si accasciò lentamente sul materasso.

Quando riaprì gli occhi l'orologio segnava le sei e venti.

Immaginò la raffica di battute alle quali gli altri l'avrebbero sottoposta e sospirò sconsolata.

 

From: Brand; To: Marta;
Oct. 12, 2006 – 06.02 p.m.

Ti ha aggredita un lupo lungo la strada?
Qui ti stiamo aspettando da un'ora!

 

From: Marta; To: Brand;
Oct. 12, 2006 – 06.26 p.m.

Odio il mio comodo materasso!
Il tempo di darmi una sistemata e arrivo

 

Ridusse gli occhi a due fessure e cercò di visualizzare mentalmente l'intero elenco del materiale da portare da Ryan, sperando di non dimenticare nulla.

Scovò in un cassetto della cucina un vecchio forchettone da barbecue ed una spazzolina ancora avvolta nel cellophane che sembrava perfetta per pulire la griglia, poi ringraziò il cielo per aver inventato le verdure o probabilmente sarebbe stata una grigliata inutile, dal momento che tutti gli invitati erano vegetariani.

Strofinò gli occhi con entrambe le mani e, passando davanti alla grande specchiera dal bordo dorato, gettò un'occhiata perplessa alla propria immagine, spaventandosi di quel riflesso così pallido e scombussolato. Proprio in quel momento le prime note di 'Bad' di Michael Jackson, la suoneria che aveva scelto per il suo cellulare, attirarono la sua attenzione. Sollevò gli occhi al cielo, immaginando di esser prossima ad un sermone da parte di Brandan su quanto il termine ritardataria le calzasse a pennello e rispose alla chiamata.

“Non dire nulla, sto per uscire di casa”, disse tutto d'un fiato.

“Non dirmi che sei di nuovo in ritardo”, ridacchiò una voce femminile a lei fin troppo familiare; Marta sorrise impercettibilmente, sentendo un senso di calore irradiarle il petto.

“Ti faccio notare che hai un tempismo senza pari. Dì un po', ti diverti a chiamarmi solo quando sono di corsa?!”

“Può darsi”, rispose l'altra tradendo una nota di divertimento, “O forse ho soltanto una sorella difficile da intercettare.”

“Adesso non esagerare, lo sai che per sentire la mia Kiki rinuncerei a qualsiasi impegno.”

“Come no! Come la volta che ti ho aspettata due ore a casa di mamma, per poi venire a sapere da una tua email che eri volata in Australia”, ironizzò.

Marta adorava sua sorella: con lei qualsiasi discorso prendeva una piega divertente. Era l'unica persona di cui sentisse davvero la mancanza quando era in tour, per questo motivo alcune volte Marta rimandava gli impegni di un'ora e si concedeva una lunga telefonata liberatoria con la sua Kristine.

“Quella volta c'era un servizio fotografico che mi aspettava, lo sai”, riprese a preparare il necessario per la serata. “Senti, sto andando da Ryan per una grigliata, ti unisci alla ciurma?”

“Volentieri. In realtà ti ho chiamata per chiederti un favore”, rimase in silenzio per qualche secondo, “È una stupidaggine ma sei l'unica che può darmi una mano.”

“Sicuro”, acconsentì mentre afferrava il sacchetto con gli aggeggi che aveva trovato in cucina, per poi sistemarsi gli occhiali da sole sul naso e uscire di casa, “Di che si tratta?”

Kristine mugugnò. “È una cosa un po' lunga, vuoi che te ne parli mentre andiamo in là?”

“D'accordo. Due minuti e sono da te, sto salendo in auto.”

Come promesso, una manciata di minuti più tardi Marta fermò l'auto davanti a casa della sorella, tamburellando con le dita sul volante per ingannare l'attesa e gettando di tanto in tanto occhiate disinteressate attraverso lo specchietto retrovisore.

“Eccomi”, Kristine salì in macchina munita del suo solito buonumore e Marta si sporse leggermente di lato per stamparle un enorme bacio sulla guancia, poi ripartì.

Kristine sospirò. “Mi sembra una vita che non ci vediamo.”

“Eravamo a cena da mamma, la settimana scorsa!”

“Lo so ma non siamo più riuscite a scambiare due parole per conto nostro.”

Marta sorrise e svoltò a destra poi, presa un po' di velocità, tornò a rivolgere lo sguardo alla sorella; a differenza di quanto ci si potesse aspettare, non si somigliavano per niente. Marta non aveva mai smesso di invidiarle quei capelli elegantemente mossi e biondi, un colorito così vivo e roseo, il fisico snello e slanciato – decisamente un'altra musica rispetto alla sua chioma liscia e nera, alla carnagione quasi diafana e alla perenne tendenza ad ingrassare ad aspettarla al varco ogni qual volta decidesse di regalarsi un pezzetto di torta.

Quando erano bambine Kristine era stata la sua bambola preferita, crescendo era diventata uno dei suoi pochi punti di riferimento.

“Allora”, cominciò cercando di celare un po' della sua curiosità, “Di cosa volevi parlarmi?”

“Ah, giusto! Ho bisogno di un favore, una cavolata. Therese – te la ricordi, Therese, vero? – sta per sposarsi con un tizio scozzese, un uomo d'affari fissato con il destino e le fatalità.”

Annuì. “Dove l'ha scovato un tipo scozzese da queste parti?”

Kristine rise. “Non ne ho idea, credo in uno studio di avvocati.”

“Tutto torna: non si sarebbe mai accontentata del primo poveraccio trovato per strada.”

“E infatti ora che ha trovato questo Paperone si guarda bene dal lasciarselo scappare.”

“Ci andrà addirittura a nozze...”

“È proprio qui che sorge il problema: lei gli ha fatto credere di essere una donna in carriera tutta lavoro e jet-lag e lui ora si aspetta di vedere qualche foto dei suoi viaggi durante la proiezione del loro video di matrimonio.”

Colpita da un'improvviso accesso di riso, Marta per poco non tamponò l'auto davanti a loro. “Sul serio?

“Ma non è finita qui: ti ho già parlato della sua fissazione per il destino?”

Annuì di nuovo, in completo silenzio e pronta ad aspettarsi il peggio.

“Lui ha, come dire, un piccolo rito un po' particolare e non gli è sembrato vero quando quella scema gli ha confessato di fare la stessa identica cosa.”

“Inizio a sentire i brividi...”

“Per fartela breve: lui ha l'abitudine di scattare una foto delle città cui fa visita sistemando in bella vista un cartellino scritto a penna da lui con su il nome del posto e la data di visita.”

“Ma perché? Esiste un'opzione della macchina fotografica capace di farlo in automatico”, constatò perplessa, “Perlomeno per quanto riguarda la data.”

“Si, lo so. È la stessa cosa che ha detto Therese quando me ne ha parlato. Era disperata.”

“Beh, nessuno l'ha obbligata ad inventarsi quella stupidaggine.” Kristine le rifilò un'occhiata di ammonimento e lei subito allargò le braccia, tornando ad interessarsi alla strada. “Non guardarmi così, non puoi certo dire che la sua sia stata una grande idea!”

“Su questo siamo d'accordo ma non è davvero il momento di fare commenti: si sposano tra meno di tre mesi e lei non è mai nemmeno uscita da Orange County!”

“Suppongo sia qui che entro in scena io.”

“Già. So che sarai molto impegnata e non avrai tempo per queste cazzate ma Therese te ne sarebbe molto grata e lo sarebbero anche le mie orecchie, considerando che ultimamente trascorro più tempo a sentirla urlare che a fare qualsiasi altra cosa.”

“Va bene, lo farò”, parcheggiò l'auto e si voltò a guardare la sorella, scorgendo alle sue spalle la sagoma imbronciata di Brandan che gesticolava senza sosta nella loro direzione, “E poi è una leggenda quella che ci vuole sempre tutti indaffarati e pieni di lavoro: una volta terminato il concerto, il massimo dello sforzo che ci viene richiesto è di rimanercene tranquilli sul tour bus o in albergo, sai che trasgressione.”

Un rumore di nocche contro il vetro le fece smettere di ridere: Brandan sembrava un buttafuori alle prese con due ragazzine un po' troppo libertine, accigliato e chiuso nelle spalle, le braccia conserte. “Non vorrei disturbare, principesse, ma ci terrei a ricordare a Marta che sono quasi due ore che aspettiamo i suoi comodi.”

La tastierista scese dall'auto e lo raggiunse sul marciapiede. “Te l'ho scritto, mi sono addormentata!”

“In realtà ha fatto tardi per colpa mia”, Kristine prese le sue difese, abbracciando Brandan, “E tu diventi sempre più bello!”

Il sorriso gongolante di Brandan fece roteare gli occhi a Marta. “Non montarti la testa, ormai dovresti conoscerla abbastanza bene da sapere che è un'ottima bugiarda!”, gli rifilò una gomitata leggera sul petto e poi lo sorpassò per raggiungere il resto della band.

Il primo a andarle incontro fu Ryan, con indosso un grembiule blu e bianco che recava la scritta 'THE MISTER, THE CHEF, THE BOSS' impressa a caratteri cubitali, ben visibile anche da parecchi metri di distanza. In una mano teneva un coltello dall'aria particolarmente professionale, mentre con l'altra artigliava un peperone prossimo al sacrificio.

“Buonasera, Boss”, lo salutò sorridente, sollevando la borsa con gli attrezzi che aveva portato, “Qui dovrebbero esserci un paio di cosette interessanti.”

Ryan appoggiò il coltello vicino alla griglia e le strappò il sacchetto dalle mani, ma quasi subito il suo sorriso svanì. “Giusto un paio, Marta. Hai perso l'elenco?”, la ammonì vuotando la borsa sul tavolino da picnic, scuotendo la testa alla vista di un forchettone e di una misera spazzolina.

“È tutto quello che ho trovato in casa mia”, tentò di giustificarsi lei, mettendo su un'aria spiacente, “La prossima volta passerò in rassegna il negozietto di fai-da-te all'angolo della via, lo prometto.”

“No, la prossima volta non dovrai più portare il forchettone”, esordì Brian ridendo, arrivandole alle spalle e cogliendola di sorpresa, “O finiremo per mangiare nuovamente ad orari improponibili.”

“Le sette non mi sembrano un orario improponibile!”, protestò allora aggrottando la fronte, “Oppure devo pensare che per voi sia quasi ora di andare a dormire?”

“Ci ha di nuovo dato dei vecchiacci in pensione?”, scherzò Derek scattando una fugace foto al gruppetto. Marta lo incenerì con lo sguardo, desiderando con tutta se stessa di rubargli dalle mani quella piccola macchinetta infernale per poi farla sparire accidentalmente – e definitivamente – dietro ad un cespuglio.

“Beh ma stiamo pur sempre parlando con la regina delle serate mondane, ragazzi!”, ironizzò Brian scuotendo scioccamente le spalle e tutti risero, vittima compresa.

“A che punto siamo con le verdure?”, domandò allora Marta avvicinandosi alla griglia, colta da un'improvvisa acquolina in bocca, “Inizio ad avere fame.”

“Metto sulla griglia i peperoni e poi dovremmo esser pronti”, la informò Ryan, pulendo le proprie mani sul grembiule ormai sciupato e lercio.

La donna approfittò di quell'attimo di disattenzione dell'amico per guardarsi attorno con aria circospetta. “Manca qualcuno all'appello: dove l'avete abbandonato, questa volta?”

Derek prese a ridere. “Chi?”

“Non fare il finto tonto, Der, sai perfettamente di chi sto parlando!”, lo rimbeccò trattenendo a stento uno sbuffo divertito; come per un qualsiasi altro gruppo di amici, anche per loro era sempre valsa la legge del più forte e se, in un primo momento, Marta era stata la sola a venir considerata il punto debole della compagnia, l'arrivo di Scott all'interno della band aveva notevolmente alleggerito le spalle della tastierista dal peso degli scherzi altrui, dividendo le pene in una più equa metà.

L'ultima bravata a spese di Scott di cui Marta avesse memoria risaliva a qualche mese prima quando, dopo un concerto, l'unico membro della band a non aver mai abbracciato la filosofia di vita straight-edge aveva vuotato in solitario una bottiglia di Jack Daniel's, salvo poi ritrovarsi a girovagare per i corridoi dell'hotel in stato confusionale con soltanto un paio di calzini indosso, sotto lo sguardo del resto della band. Con tutta probabilità Derek aveva scattato qualche foto anche in quella occasione, prima che Luke riportasse Scott di peso nella sua stanza.

“Per chi ci hai preso?” Brian mise su uno dei suoi soliti sorrisi sghembi. “La sua bella lo ha richiamato all'ordine e, sinceramente, non lo biasimo per averci dato buca.”

“Già, l'avrei fatto anche io se avessi una come Isabelle nel mio letto”, annuì Ryan.

Marta li osservò con affetto: quei due erano da sempre le teste calde del gruppo, il duo di bulli dal cuore tenero, due tipi tosti ma con la testa sulle spalle; nonostante fossero amici da molti anni, non le era affatto facile trovare una parola per descriverli senza sentire il bisogno di accostarvi subito un aggettivo di senso opposto. Erano al contempo il diavolo e l'acqua santa e, probabilmente, questo avrebbe dovuto bastare a lasciar intendere che tipi di persone fuori dal comune fossero.

“Nessun problema”, disse Brandan, indicando il telefono appoggiato al suo orecchio quando tutti lo occhieggiarono interrogativi, “L'indirizzo l'hai segnato e io ti ho già detto tutto quello che ti serve sapere.”

“Chi è?”, bisbigliò Marta all'amico e lui fece cenno di attendere.

“Va bene”, serrò una mano sul fianco, “Ci si vede.”

Gli occhi di tutti i presenti lo inchiodarono al muro, curiosi e diffidenti, speranzosi di non dover guardare sfumare la loro piccola grigliata per via di un imprevisto dell'ultimo minuto.

“Mi auguro non fosse Luke con le sue solite interviste a bruciapelo.”

Marta adorava il proprio lavoro ma proprio non riusciva a mandar giù le interviste, soprattutto da quando aveva scoperto che il motivo dell'interesse mondiale nei suoi confronti non riguardava tanto la sua bravura quanto il suo essere una donna all'interno di un ambiente ostile come quello della musica metal: la solita vecchia solfa trita e ritrita a cui lei era stufa di dare corda.

“Niente affatto”, le sorrise Brandan, crogiolandosi in quell'attimo di totale attenzione generale, “Era Matt: lui e la sua band passeranno a farci un saluto, stasera.”

 

Credits: 'Welcome To The Family' by Avenged Sevenfold.

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n.d.A: Buonasera a tutti! Questa è la prima long che pubblico sugli Avenged Sevenfold (di solito scrivo nella sezione dedicata ai Mötley Crüe) e spero che il risultato finale possa essere di vostro gradimento. Vi informo che non so ancora quanto sarà lunga questa storia... ma prevedo sarà molto lunga. Vedremo.
Spero comunque di riuscire a pubblicare a intervalli abbastanza regolari, mi piacerebbe mantenere l'appuntamento del lunedì - o qualcosa del genere...!
Per ora grazie davvero di cuore a chi ha letto e a chi deciderà di recensire o seguire!

rose_

PS_dal prossimo capitolo entreranno in gioco i nostri A7F, non disperate. La storia in sé ha tempi un tantino lunghi ma spero di non stiracchiarli più di quanto non sia necessario!

Note Varie:
- nel 2006 i Bleeding Through hanno dato il via ad un mini-tour europeo per promuovere l'album 'The Truth'. Gli Avenged Sevenfold, vuoi per amicizia tra le band o vuoi per motivi promozionali-economici, sono partiti insieme a loro come gruppo spalla;
- l'amicizia tra le due band è reale e documentata;
- Matt ha collaborato con Brandan (e con i BT) in una canzone dal titolo 'Saint, Savior, Salvation' anche se l'album in cui è compresa, 'Portrait Of The Goddess', risale al 2002... qui mi sono presa una licenza poetica bella e buona!

Grazie dell'attenzione,
That's all, folks!

  
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