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Autore: Phantom13    21/04/2015    2 recensioni
Il lato nascosto di Dovahkiin: ciò che Dragonborn non dice e che pochi sanno ma che non si può negare.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dovahkiin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'I giorni di Riften'
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Quarta storia della serie "I giorni di Riften"




IL NOSTRO MICIO


La botola che conduceva all’uscita segreta della Gilda dei Ladri si aprì pesantemente, cigolando. Brynjolf alzò lo sguardo dal libro della contabilità sul quale erano marcate tutte le entrate e le uscite con rigorosa puntualità e precisione. Era sera, quasi notte, chi doveva andare a lavorare era già partito, chi aveva appena finito stava già dormendo. Era quella silenziosa fascia oraria in cui nemmeno nella loro, di Gilda, c’era movimento, tutto taceva.
Il nord fece giusto in tempo a chiedersi chi fosse il nuovo arrivato, che un corpo nero cadde dalla botola. Atterrò di schiena, con un gemito, sollevando una piccola nuvola di polvere. Non si rialzò.
Brynjolf si ritrovò in piedi prima ancora di aver identificato la persona. Per istinto, già sapeva di chi si trattava. Corse fino alla base della scala a pioli, si accucciò con il cuore in gola vicino alla khajiit stremata.
Le liberò frettolosamente il volto dal cappuccio, con le dita che si muovevano troppo in fretta impigliandosi di continuo con i lacci. Gli occhi della gattina erano chiusi, il respiro raspante e troppo lento. Brynjolf, che nemmeno s’era accorto di star trattenendo il fiato, posò due dita sulla giugulare della khajiit, e mentre ne controllava la pulsazione i suoi occhi perlustravano il corpo del Dovahkiin alla ricerca di qualunque danno alla corazza, premonizione di ferite e indizio per trovare quelle più profonde.
Bruciature, tante bruciature, una spalla sanguinante e un taglio da spada ad un fianco. Brynjolf imprecò sottovoce.
-Ma cosa ti è successo questa volta, ragazza?- sussurrò.
Il battito era regolare. Bene. Fece scorrere un braccio sotto le spalle della khajiit e la sollevò di peso. Era davvero tutta ossa e pelo, esattamente come sembrava, nulla di più nulla di meno.
Il nord la condusse fino al giaciglio della micia, il più sontuoso di tutti, quello dedicato al Boss, con tanto di trofei di caccia, baule per la refurtiva e comodino per gli effetti personali. Depositò il Dovahkiin sul letto, facendo mente locale e decidendo come procedere. Doveva trovare acqua pulita, garze, bende e erbe curative.
Gli occhi di cristallo liquido della khajiit lo stavano fissando. Parevano contenere l’intero inverno di Skyrim, azzurro, blu, grigio, neve, ghiaccio, nubi, temporali e qualche filo di verde. C’era anche tormento, in essi, notò tristemente il nord, molto dolore. Il Dovahkiin sorrise. –Khajiit sta bene.- affermò. –Brynjolf non si dovrebbe preoccupare.-
Lui le scoccò un’occhiata di rimprovero. –Ma per favore!- ringhiò.
Scattò in piedi e andò a recuperare il materiale che aveva bisogno per pulire e medicare le ferite, e cercare di rimettere in sesto il Sangue di Drago prima dell’alba. Sapeva che lei sarebbe uscita comunque il giorno successivo, guarita o meno che fosse, a fare quello che doveva fare.
Sapeva anche di essere l’unico, o uno dei pochi, che era a conoscenza delle condizioni in cui lei tornava a casa.
Mentre trafficava con gli sportelli della credenza e mentre riesumava garze, bende e radici, la mente di Brynjolf fu attraversata da uno strano pensiero.
Era decisamente passato troppo tempo dall’ultima volta in cui lui si era sentito così preoccupato per qualcuno, prima che la ragazza gli capitasse tra capo e collo. C’era stato un tempo, ma da tanti anni non più. Ora di nuovo. Per un attimo, le sue mani si fermarono. Il nord rimase a fissarle, con gli occhi intenti a guardare ben altro. Vecchi ricordi quasi dimenticati, appartenenti alla sua vita precedente. Brynjolf aveva i denti serrati.
Quando tornò indietro, trovò Etienne Rernis accovacciato accanto al letto della khajiit, ora mezza nascosta sotto una coperta. Etienne, in un qualche modo, lo sentì arrivare sebbene Brynjolf fosse più che sicuro di non aver fatto il benchè minimo rumore.
-Te l’ho mai detto che lei mi ha salvato la vita? È stata lei a tirarmi fuori dalle segrete dei Thalmor …- mormorò Etienne.
Brynjolf non sapeva cosa dire. Rimase in silenzio.
Il Dovahkiin dormiva, respirava piano, i muscoli finalmente sciolti e rilassati. Brynjolf gli depositò accanto gli oggetti che aveva preso. Etienne non se lo fece dire, prese una garza, la immerse nell’acqua e la passò sull’ustione più vicina a lui.
Lavorarono in silenzio per un po’. L’acqua era ormai rossa.
-Quando dorme non sembra pericolosa.- disse ad un certo punto Etienne.
Brynjolf lo guardò male. L’altro non si accorse dell’occhiataccia, o fece finta di ignorarla.
-Guardala, così tranquilla e distesa, senza turbamenti. Assomiglia ad una qualunque ragazzina khajiit, nessuno direbbe mai che sia in grado di abbattere un drago in volo o di scuotere la terra con un Thu’um. Sembrerebbe quasi innocua.-
Brynjolf non riusciva a capire a cosa stesse mirando il ladro. –Ma è naturale.- commentò con il suo tipico pragmatismo. –Chiunque sembra inerme, se privo di sensi.-
-Beh … detto in confidenza, nessuno penserebbe mai che Vex, pur addormentata, sia innocua. Si vede lontano un miglio che è una tale …-
Un coltello da lancio si conficcò sul muro, a meno di un pollice dalla testa di Etienne, zittendolo.
-Visto? Neanche da addormentata …-
Brynjolf sospirò. –Sì, ma la ragazza qui affronta draghi e draug con la stessa naturalezza con cui noi altri dobbiamo vedercela con le semplici guardie cittadine: molto più di quanto chiunque di noi ha mai fatto in tutta una vita …-
Etienne fece spallucce. –Appunto, la nostra gattina dunque ha anche un lato tenero, oltre quello feroce. Che Vex allora sia una racchia di natura?-
-Adesso vengo lì e giuro che ti scuoio vivo!- 





 
  
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