Winter Fell
Tobias
era in piedi, avvolto nel mantello foderato di
pelliccia, e si sforzava stoicamente di combattere il freddo che lo
attanagliava dalla testa ai piedi in una morsa spiacevole.
L’inverno sta
arrivando, pensò.
E
questa volta probabilmente era vero. L’estate era durata
dieci anni, la più lunga degli ultimi secoli se si prestava
orecchio alle voci
dei contadini, e l’inverno che si avvicinava prospettava una
durata non inferiore.
Lanciò
un’occhiata in direzione di suo padre, stando attento
a non lasciarsi scoprire. Lord Marcus Stark aveva la curiosa tendenza
ad
accusarlo delle mancanze più impensabili. Se lo guardava
troppo e in modo
apparente era un atteggiamento sfrontato, se abbassava lo sguardo
dimostrava
una debolezza che in un lupo non doveva esistere.
Si
chiese quanto avrebbe impiegato la delegazione
proveniente dalle Terre dei Fiumi a giungere a Grande Inverno. Lord
Andrew
Tully e sua moglie, Lady Natalie Arryn, erano vecchi amici di suo padre
e
avevano due gemelli. Ufficialmente si recavano a Grande Inverno per la
firma
del rinnovo del tratto d’alleanza tra le loro terre, in
realtà perché la figlia
era giunta in età da matrimonio e un’unione di
quel tipo avrebbe cementificato
qualsiasi accordo legato a prestigio e amicizia.
Eric
Greyjoy, che in quegli ultimi dieci anni era stato suo
malgrado il protetto di Lord Stark ed era quanto di più
vicino a un fratello
avesse, gli diede di gomito. – Guarda, l’insegna
dei Tully. –
Effettivamente
la trota, emblema del Lord dei Fiumi,
sventolava in capo alla piccola delegazione che scortava la nobile
famiglia.
Lord
Andrew fu il primo a mettere piede fuori dalla
carrozza. A metà strada tra i quaranta e i
cinquant’anni, possedeva ancora un
fisico ben più agile di quello lievemente appesantito di
Marcus e aveva una
zazzera di capelli sale e pepe perfettamente pettinati a incorniciare
occhi di
un limpido azzurro, marchio di fabbrica dei Tully di Delta delle Acque.
Suo
figlio, il futuro Lord Caleb, lo seguì. Alto e
slanciato, non sembrava possedere il più pallido accenno a
una muscolatura o
anche solo a un filo di grasso.
-
E questo coso dovrebbe
diventare Lord? – bofonchiò Eric, con beffarda
ironia, al suo orecchio.
Lo
ignorò, troppo concentrato nel cercare di osservare la
figura della ragazza che arrancava nella neve alta dietro a sua madre.
Aveva
lunghi e lisci capelli biondi, occhi di un azzurro
sporco forse un po’ troppo grandi rispetto al suo viso, e un
corpo da bambina
fasciato in abiti che creavano l’illusione che avesse rubato
gli indumenti alla
madre.
Amar
Cassel, il figlio del Capitano delle Guardie di suo
padre, gli battè una mano sulla spalla con vigore.
– Beh, suppongo che potesse
andarti peggio. –
Già,
concordò.
Sicuramente
era meglio quel pulcino rispetto all’esuberante
e biondissima Sheyleen Lannister, che gli si era gettata tra le braccia
in modo
fin troppo allusivo
e che gli era valsa
settimane di prese in giro da Eric e Amar.
Per
non parlare poi di Molly Frey. Arricciò il naso,
disgustato, al pensiero dell’evidente linea di peluria che
adornava il labbro
superiore della nipote del Lord delle Torri Gemelle.
-
Lady Beatrice, é un vero piacere incontrarti –
pronunciò solennemente,
inchinandosi e depositando un bacio sul dorso della mano della ragazza.
Bacio
forse non era il termine più appropriato, dal momento che le
sue labbra
sfiorarono appena il guanto di pelliccia prima di ritrarsi.
Formalità
tra aspiranti fidanzati come quelle non erano il
suo campo forte. Non possedeva l’esperienza né di
Amar né di Eric con le
ragazze.
-
Il piacere é tutto mio, mio signore. –
Persino
la sua voce era esile e delicata, proprio come un
pigolio.
La
stretta del gemello fu tutt’altra cosa: rigida e pomposa,
come se volesse esprimere con i gesti il disgusto per il Nord che i
suoi occhi
lasciavano trapelare.
-
Non ho mai visto un Greyjoy tanto lontano dal mare. È
curioso,
sembra di vedere uno squalo in montagna – asserì
poi, con quel suo tono
orribilmente saccente.
Eric
irrigidì la mandibola, al punto che Tobias potè
giurare
di aver sentito il rumore dei suoi denti che si digrignavano,
sfoderando la sua
migliore occhiata assassina. In quello era un vero Uomo di Ferro, poco
ma
sicuro.
-
Lo sai, vero, che tra uno squalo e una trota
-, sibilò
quella parola con un ghigno
derisorio, - Non c’è partita? –
A
suo padre non sarebbe affatto piaciuto se Eric si fosse
messo a duellare con il giovane lord idiota nel bel mezzo di un
incontro
formale e, come al solito, avrebbe trovato un modo per farla passare
come una sua responsabilità.
Fu
il pensiero di passare nuovamente dei guai con Marcus, e
non tanto l’idea che Eric facesse polpette di quel Tully, a
spingerlo ad agire.
-
Eric, sono ospiti. –
L’erede
dei Greyjoy roteò gli occhi, grigi come l’acciaio
di
Valyria, con insofferenza, ma fece un passo indietro per lasciare al
biondo il
suo spazio personale.
Caleb
Tully li oltrepassò con stizza, la testa alta e lo
sguardo altero, raggiungendo Marcus e Andrew che parlavano fittamente.
-
Si prende molto sul serio, il giovane Lord –
considerò Amar.
-
Quello non é un Lord, solo un bamboccio attaccato alle
sottane di sua madre. – Eric, il cipiglio gelido,
scrollò le spalle: - Avresti
dovuto permettermi di dargli una lezione, avrebbe sicuramente abbassato
la
cresta. –
-
E mio padre si sarebbe infuriato. Far rotolare nella
polvere Caleb Tully non vale la sua collera. –
-
Come ti pare, dopotutto questa é casa tua. –
C’era
sempre un retrogusto amaro nel modo in cui Eric
pronunciava parole come quelle. Aveva passato più di
metà della sua vita a
Grande Inverno, ma Tobias aveva sempre avuto la sensazione che il suo
comportamento mirasse a far pesare loro il fatto che lui non era altro
che un
ostaggio portato via per tenere buono il Lord delle Isole di Ferro dopo
la
sfortunata Ribellione dei Greyjoy.
-
Eric … -
-
No. Va’ dalla tua promessa sposa, non vorrai che tuo padre
si arrabbi. –
Poi
gli voltò le spalle, calpestando con passi decisi la neve
fresca e dirigendosi verso le scuderie.
Tobias
non provò ad andargli dietro. Quando si rifugiava in
quel luogo lasciava cadere la barriera che aveva eretto intorno a
sé quando,
dieci anni prima, era arrivato a Grande Inverno con ancora indosso gli
abiti da
pirata dei Greyjoy. Eric non permetteva a nessuno di vederlo crollare,
mai e
per alcuna ragione, e lui rispettava quel suo desiderio di solitudine.
E
poi aveva ragione: c’era una lady a cui andavano rivolte
le sue attenzioni.
Le
si affiancò sulla strada che portava al Parco degli Dei,
osservandola arrancare a fatica fino a sprofondare fino al ginocchio in
un
cumulo fresco.
Un
piccolo strillo lasciò le labbra sottili, mentre sgranava
gli occhi per quel freddo inaspettato, e gli strappò un
accenno di risata.
Beatrice
si voltò a fulminarlo con un’occhiataccia.
-
Non c’è nulla di divertente. Dammi una mano prima
che mi
trasformi in un cubetto di ghiaccio. –
Ah,
dove aveva nascosto quell’indole imperativa fino a quel
momento?
La
prese per i fianchi, sollevandola e trovando conferma
alle sue supposizioni: era leggera come un fuscello e tra le sue
braccia forti
appariva altrettanto fragile.
-
Adesso puoi anche rimettermi giù, Stark – gli fece
notare.
-
Agli ordini, milady. –
Ricevette
una lieve spinta.
-
La lady é mia madre, non io. –
-
Ma un giorno lo diventerai. –
Annuì.
– La Lady di Grande Inverno, a quanto dice mio padre.
–
-
Così sembra. –
-
E la cosa come ti fa sentire? Non ci conosciamo neppure. –
Inarcò
un sopracciglio, sorpreso. Ma come, le sedicenni non
erano pronte all’innamorarsi di un giovane lord o di un
cavaliere che le
conducesse in un grande e sfarzoso castello per fare di loro delle
mogli e
delle madri? Perché quello strano pulcino dagli occhi grandi
non sembrava
pensarla in quel modo?
-
È quello che si aspettano da noi, é il nostro
dovere. –
-
Ah, voi Stark e il dovere. Possibile che non ci sia nulla
che tu voglia fare solo perché ti va? –
Quelli
non erano discorsi da lady, o perlomeno non del
genere che era abituato a sentire. Le ragazze che conosceva non
facevano altro
che pensare ai tornei, agli abiti e al fare le civette con i giovani
cavalieri
attraenti. Vuote e frivole, come aveva sempre sentito dire sulle
ragazze delle
Terre dei Fiumi.
Eppure
lei era diversa. Al punto che forse avrebbe potuto
confessarle ciò che non aveva mai detto a nessuno.
-
Mi piacerebbe visitare tutta Westeros, dalla Barriera fino
alla punta estrema di Dorne, e poi le città libere e le
Isole dell’Estate …
arriverei fino alle rovine di Valyria e ad Asshai delle Ombre.
–
-
Perché? –
-
Perché così sarei lontano da Grande Inverno.
–
Beatrice
non gli chiese nulla, limitandosi ad annuire come
se avesse capito da sé che c’era qualcosa di
veramente cupo che lo tormentava.
-
E tu? Tu cosa vorresti fare? –
-
Mi piacerebbe cavalcare un drago. Anche una volta sola,
per pochi istanti, e provare la sensazione di domare la creatura
più
incredibile del mondo. –
-
Sei una lady strana, Beatrice Tully. –
-
Non potevi farmi complimento migliore, Tobias Stark. –
Spazio
autrice:
Eccoci
con il primo capitolo di questa mia long che racchiude due delle mie
serie
preferite in un colpo solo. Spero che vi sia piaciuto, vi abbia
incuriosito e
che troviate azzeccate le Casate che ho scelto per i vari personaggi.
Ogni
capitolo avrà un’ambientazione diversa che
verrà specificata nel titolo,
pertanto nei vari capitoli troverete personaggi e coppie di volta in
volta
diversi le cui sorti sono in qualche modo intrecciate con tutti gli
altri
personaggi presenti (proprio come usa fare George RR Martin). Il
prossimo vi
anticipo che sarà ambientato a Dorne, quello successivo ad
Approdo del Re e
quello dopo ancora nelle Isole di Ferro. Fatemi sapere che ne pensate.
Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt