Titolo: Calliroe
Rating:
Verde
Avvertimenti: \
Dedicato a:
la mia insostituibile beta reader…
Un grazie
speciale a:
Kaoru, BluRei, luisina e _ToBeHappy_
(E a tutti
coloro che hanno letto le mie storie passate)
Prologo: Calliroe è una ragazza di
Calidone che ha rifiutato Coreso,
sacerdote del dio
Dioniso. Quando Coreso chiede aiuto al
dio per
vendicarsi della ragazza, questo fa diventare pazzi i cittadini di
Calidone.
Interrogato l’oracolo, si scopre che l’unico modo
per salvare la città dalla furia
devastatrice del dio è sacrificare Calliroe, a meno che
qualcuno non si fosse
offerto al suo posto. E l’ingrato compito spetta al suo
amato, a Coreso…
Tutto sembra ormai deciso…
Ma potrà
- Non posso. Non posso.
Non posso.
Coreso aveva passato la notte intera a
supplicare il dio e a
bruciare carne ininterrottamente. Ma il dio non si era fatto vivo; era
troppo
impegnato a scorrazzare tra i boschi e a danzare con le sue Menadi* per poter ascoltare le
suppliche di un insignificante mortale
Il dio a cui era devoto, il dio
dell’ebbrezza, dell’oblio,
il dio delle illusioni lo aveva
abbandonato. E Coreso fissava l’orizzonte, impaurito per
quello che da lì a
poco sarebbe potuto succedere.
- Devo ucciderla, devo
ucciderla…
Coreso avrebbe dovuto sacrificare la
ragazza al dio, se
nessuno si fosse offerto al posto suo. Così aveva detto
l’oracolo di Dedona: e
lui, sacerdote e servo di Dioniso, avrebbe dovuto obbedire.
Dall’altra parte della
città già si sentivano gli echi di
tutti quelli che avevano perso il senno… barcollavano,
gridavano e si agitavano
in mezzo alle strade. E la colpa era sua, sua, sua.
Calliroe lo aveva rifiutato, e che era successo? Il dio era stato chiaro:
“
Bisognerà pure che qualcuno metta
fine alle sue sofferenze”
aveva detto Dioniso,
riferendosi al sacerdote.
Ma mai nessuna frase era
suonata più ambigua.
Dioniso aveva deciso,
l’oracolo lo aveva ribadito: se
Calliroe non fosse morta sacrificata al dio, la città
sarebbe stata condannata
ad una perpetua pazzia.
L’alba stava spuntando, e
Calliroe era stata portata all’altare
sacro.
Coreso fece un profondo sospiro.
Nessuno si era offerto al posto di
Calliroe.
Sarebbe morta lei per il bene della
città.
Coreso si avvicinò
lentamente all’altare… Non aveva ancora
guardato in volto Calliroe. Non lo faceva dalla mattinata prima, da
quando lei
lo aveva deriso e rifiutato e lui, accecato dall’ira, si era
rivolto al dio per
ottenere vendetta.
Calliroe…
Calliroe… Calliroe… Non rabbrividite anche voi,
al suono del suo nome?
Il
suo
nome significa “bel ruscello”… ed
è proprio così, la mia Calliroe: ha i capelli
sottili e impalpabili che sembrano schiuma di mare, e la sua voce
è cristallina
come il suono di una cascata…
Mia ?
Una voce mi sussurra
all’orecchio, beffarda.
È Dionisio o è
solo la mia immaginazione?
Calliroe non è mai stata mia,
né lo sarebbe mai potuta essere. Quella sciocca
ragazza… che ci trovava di
bello in lei? Dopotutto, era una ragazza come tante. Dopo di lei
sarebbe
riuscito a trovarne un’altra più disponibile e
meno capricciosa.
Sì, si convinse, la sua
morte non avrebbe causato una gran
perdita.
Coreso percorse gli ultimi metri che lo
dividevano da lei
più velocemente, alzò il pugnale, sicuro. Vicino
a lui, li spettatori aveva
trattenuto il respiro.
Ora il viso di Coreso era lontano poche
spanne da quello di
Calliroe. Ne poteva sentire il profumo dolciastro dei capelli, ne
immaginava lo
sguardo fiero e risoluto, la bocca sottile e lo sguardo sprezzante.
Fu il ricordo del disprezzo che aveva
dimostrato la mattina
prima nei suoi confronti a dargli forza e a stringere il pugnale tra le
sue
dita.
Alzò il braccio…
- Un’ultima volta –
pensò
Coreso – voglio vedere il suo viso un’ultima
volta…
Coreso abbassò lo sguardo e
incrociò quello della fanciulla.
E in un attimo, tutte le sue certezze
si dissolsero come
neve al sole.
Calliroe era bellissima, ancora
più bella di quello che
ricordava. Le guance pallide, gli occhi spalancati dalla paura, velati
dalle
lacrime. Il suo viso era umido, e il petto s’alzava e
s’abbassava velocemente,
come se non avesse mai abbastanza aria nei polmoni. Tra i suoi capelli
c’erano
una moltitudine di piccoli petali: probabilmente l’avevano
rapita e trascinata
al tempio mentre era intenta ad intrecciare corone di fiori sulla riva
del
fiume.
Era una bella
ragazza, Calliroe. Giovane, ingenua, come
dovrebbero esserlo le ragazze della sua età…
meritava di vivere ancora a lungo,
decise Coreso.
Fu così che, prima ancora
che i presenti potessero
accorgersene, Coreso deviò il tragitto della lama, e lo
conficcò nel suo cuore.
Arretrò di qualche passo, e
si accasciò al suolo.
Ansimò, emettendo un ultimo,
profondo respiro: come se
volesse portare con se un po’ del profumo di quella ragazza.
E
poi morì, sotto gli occhi stupefatti di tutti.
Calliroe nemmeno se ne era accorta: la
paura per quello che
sarebbe potuto succedere l’aveva pietrificata
nell’altare, e non riusciva più a
muoversi, né capiva cosa stesse succedendo.
Respirava
anche lei velocemente, con la paura che quello
potesse essere il suo ultimo respiro.
- Dove sono tutti?
Dopo un periodo che a Calliroe era
sembrato interminabile,
si era alzata e si era guardata attorno, stupefatta: Cos’era
successo? Era
viva, o stava sognando?
Si portò una mano nei
capelli, e inspirò il profumo di uno
dei fiori.
Era viva, decise. Ma allora, chi si era
sacrificato al suo
posto?
La
risposta non tardò ad arrivare.
- Coreso.
Coreso.
E lei che aveva sempre considerato quel
ragazzo
smilzo e nervoso come un essere vigliacco ed
irritante. Ogni volta che la fissava con i suoi occhiacci
febbricitanti,
Calliroe si sentiva spogliata da ogni difesa, e la cosa non le
piaceva…. No,
rifiutare quel giovane le era sembrata una cosa naturale e giusta.
Mai, mai
aveva creduto che quell’uomo potesse spingersi a tanto.
Qualcuno le stava parlando,
ma lei non riusciva a
distinguerne la voce né a capire cosa le stesse dicendo:
annuì, distrattamente.
Cominciò a rimuovere i petali dai suoi capelli, e ad ogni
petalo rimosso le
sembrava di togliere un pezzetto della sua anima.
Si ricordò il
modo in cui Coreso aveva preso la mattina
prima un fiore dai suo capelli, e l’aveva annusato senza mai
staccarle gli
occhi di dosso.
Al
ricordo di ciò, non provava più fastidio, ma
tenerezza.
Povero
Coreso.
E povera
lei: la vergogna che sarebbe scesa su di lei e sulla famiglia
l’avrebbe
perseguitata per tutti gli anni a venire.
Calliroe vagò sola, senza una meta, seguendo solo il suo
istinto: e questo la portò ai piedi della fonte, dove la
mattina prima aveva
rifiutato con così poco riguardo l’amore del
giovane Coreso.
Le lacrime cominciarono a bagnarle le guance.
Le sembrava di sentire la voce di
Coreso, che da qualche
parte la stava chiamando…
Qualcuno le sfilò un fiore
dai capelli.
- Coreso!
Il giovane le sorrise. O era la sua
ombra?
- Vieni con me…
Calliroe lo seguì,
ipnotizzata.
L’ombra del ragazzo le tese
la mano, e la condusse vicino
alla riva… poi si immerse nell’acqua del
ruscello…
Calliroe
lo seguì, senza indugiare: immerse il suo corpo
nell’acqua, e man mano che
avanzava questa le copriva ora le ginocchia, ora la vita, ora il
collo…
Il
ruscello sommerse tutto il suo corpo, ma lei non lottò.
L’acqua le entrò
nei polmoni e la uccise lentamente.
Da qualche parte dei boschi, Dioniso
sorrise beffardo al
pensiero che era riuscito a ricongiungere i due giovani in un modo o
nell’altro. Certo forse come finale non si poteva certo
definire allegro ma in
fin dei conti cosa ci si poteva aspettare da un dio simile? In fin dei
conti
aveva ampiamente soddisfatto la richiesta del suo accolito. Sorrise
maligno e
poi tornò nel bosco, danzando e sorseggiando vino in
compagnia del suo seguito
chiassoso.
* Menadi
o baccanti, seguaci del dio Dioniso; vestite con pelli
animali, danzavano e vagavano per i boschi in preda al delirio. Le
feste dei
Baccanali erano così sovversive e creavano così
tanto scompiglio che vennero
vietate con apposite leggi a Roma, nel II secolo a.C.
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Mi ritaglio un piccolo spazio per
ringraziare
tutte coloro che mi hanno recensito (e sostenuto) nelle mie precedenti
storie e
rendere loro giustizia: BluRei (mitica,
che altro potrei dire? Ti prego aggiorna presto La
stagione dei ciliegi in Fiore perché
l’attesa mi sta uccidendo),
Kaoru (sto
ancora aspettando
l’ippogrifo, eh! ;-P ), luisina (troppo
gentile!), _ToBeHappy
(mi dispiace di averti
fatto piangere… Se ti consola, sono mesi che ogni santissimo
giorno ascolto per
Elisa e verso qualche lacrimuccia).
E ancora: grazie a quelle ragazze che
hanno
messo alcune delle mie storie tra i preferiti: Fioraliso
(fatti sentire più spesso… tirata
d’orecchie!!!), Ladynotorius
e Vitani…
ragazze, che ne pensate
delle mie storie? Fatemelo sapere!
E per ultimo: grazie, grazie, grazie,
alla mia
Imperatrice, Dittatrice Universale, la donna che mi tortura durante le
lezioni
e piuttosto di sonnecchiare mi corregge le bozze e stronca la
metà delle mie
storie con un ghigno perfido (lo so che ti diverti… lo so ;-P ): insomma, questa storia
è dedicata a te,
Despota tra i Tiranni, cara la mia Kikkina_90….
e Buon natale a tutti (anche se in mega ritardo)!