The Devil of Hell's Kitchen
Questa
città è come il ventre di una madre. Ti ha dato la vita e ti avvolge
proteggendoti. È la tua famiglia, l’unica che ti è rimasta.
I tuoi occhi non possono più vedere.
Ma Stick ti ha insegnato che la vista oculare distrae da ciò che è realmente
importante.
Grazie al tuo handicap hai ricevuto un dono, puoi vedere con l’anima e ascoltare
ogni sentimento. L’animo umano non ha più segreti per te.
Tutto riconduce al cuore. Non solo un muscolo, ma una spia, una cartina di tornasole
delle emozioni.
La paura, che si manifesta con l’odore acre del sudore ed il battito cardiaco
accelerato. Ti arriva chiaro, e ti rimbomba nella mente che è diventata così
acuta tanto da rendertelo udibile, come un suono comune. Lo percepisci simile
ad una percussione ovattata.
La menzogna, anche quella riconoscibile dai battiti irregolari e dal respiro
modulato. Trattenuto prima e rilasciato poi, in un sincrono artificioso, che
non ti sfugge.
Nessuno può immaginare che riesci a sentire
il pericolo che si nasconde dietro l’impercettibile rumore del metallo di una
pistola, quando viene sfiorata da una mano, ed entra in collisione con
un’unghia, sotto una giacca di tessuto pregiato, che fruscia appena. Già, hai
capito fin dal college che il criminale più pericoloso è quello più rassicurante.
Vestito costoso, capelli pettinati, sguardo mite. Un feroce lupo mascherato da
docile agnello, che quando meno te lo aspetti ti sbranerà con le sue fauci
acuminate.
È con l’aiuto della tua città che fai pratica affinando il tuo dono.
Ti fermi lungo la strada. Per i passanti frettolosi ed ignari, sei solo un cieco
che ha smarrito la via. Questo è ciò che appari loro. Questa è la tua vera
maschera.
Invece tu ascolti.
Ascolti il ventre della madre. E ne annusi gli odori.
Sirene. Traffico. Passi. Parole smozzicate.
Un martello pneumatico che trapana l’asfalto. Il respiro del vento che soffia
via il fumo fetido del catrame.
La camminata veloce di un manager frettoloso. Il tintinnio del guinzaglio di un
cane. Il profumo dolciastro e costoso di una donna. Il trillo ritmico di una
suoneria. L’odore di un gelato alla vaniglia. Il fumo di una sigaretta consumata
fino al filtro.
E poi tutto si ferma. Rallenta. I tuoi sensi si acutizzano al massimo.
Silenzio.
D’improvviso irrompe una vocina lontana.
“No, papà basta ti prego!” piagnucola una bambina. Riesci a udirla
chiaramente sebbene sia altrove. In una stanza del grattacielo di fronte, circa
al trentaduesimo piano.
Una sirena urla sguaiata, ma tu riesci ugualmente a sentire chiara la paura nelle sue parole, e percepisci il respiro accaldato
di suo padre. Di colui che la dovrebbe proteggere e che invece la vuole
violare. Improvvisamente ti muovi. Entri in un vicolo buio. Uno dei tanti
tentacoli nascosti della tua città. Abbandoni il bastone. Veloce e letale ti
arrampichi per la scala antincendio. Salti su una parete, voli su un tetto, arrivi
alla finestra ed irrompi nell'appartamento.
Non sei più un cieco smarrito ma l’ombra furente di angelo vendicatore.
Distrai la bestia e la distogli dal piccolo fiore. Ti fai inseguire e quando
siete lontani dai suoi occhi innocenti, si abbatte su di lui la tua ira. Reagisce
e ti malmena, ma alla fine riesci a stenderlo e lo colpisci con tutto lo sdegno
che provi.
Una volta, due, dieci, finché non lo lasci a terra esangue, coperto sangue,
svenuto ma ancora vivo. Pensavi di non farcela, ma ti sei fermato
in tempo. Come sempre.
Affidi la piccola alla vicina e sparisci da dove sei entrato, per riapparire
nel vicolo. Riprendi il bastone e torni ad essere il cieco distratto, che si fa
largo fra la folla del tuo quartiere: Hell's Kitchen. È la periferia di
Manhattan, figliastra di quella New York insonne e rumorosa. La metropoli
leggendaria, piena di luci colorate che dietro il suo sfavillante make up,
nasconde la dura vita dei quartieri dormitori, e delle case popolari, piene di
spacciatori, prostitute e tanta solitudine. Dove per qualche spicciolo, al
mercato della disperazione, si vende anche la dignità, mentre pochi isolati più
avanti, la movida notturna regala emozioni forti, che molto spesso vengono
comprate proprio dai venditori di illusioni di Hell's Kitchen.
Ma è la tua casa Matthew, l’unica e sola famiglia che ti sia rimasta, insieme a
Foggy e Karen, e tu la difenderai a suon di pugni. Lasciando che la tua rabbia, troppo a lungo acquietata, nascosta dietro la
tua serena rassegnazione ad un destino infame, che si è portato via tua madre,
i tuoi occhi e poi tuo padre, non ti vinca. Un destino che però ti ha fatto incontrare anche
Stick, l’uomo senza vista dalla nascita, colui che ti ha iniziato alla tua
missione, trasformandoti in ciò che sei.
Ma cosa sei Matthew? Un angelo o un diavolo?
Sembra che non ti importi, invece questa cosa ti consuma e ti corrode dentro.
Perché sei in eterno conflitto. Dovresti uccidere gente come Fisk? Un uomo che
ha preso Hell's Kitchen e la vuole trasformare nella sua sgualdrina per
fottersela come più gli piace? Certo lui è un politico. L’hanno chiamato The good Samaritan (il buon samaritano).
Un filantropo che vuole il bene della tua città. Mentre fa in modo che l’eroina
scorra nelle vene dei ragazzi del quartiere e le vecchie donne sole vengano
sfrattate dalle loro case, per farne residence di lusso.
Tu lo sai che lui è il male, ma la gente della tua città è veramente più cieca
di te e non vede la realtà. Perché la vista distrae…
Per questo ogni sera indossi quella maschera ed esci ad ascoltare Hell's
Kitchen. I sussurri di chiede aiuto e non sarà ascoltato. Le grida di chi viene
oltraggiato e soccomberà al sopruso, il gracchiare delle ricetrasmittenti dei
poliziotti corrotti, che si scambiano mazzette per compiere atti ignobili,
coperti dalla falsa rispettabilità dei loro distintivi.
Qualcuno direbbe che è una guerra persa in partenza. Ma tu, finché avrai forza,
ti batterai con quanto fiato hai in corpo per contrastare il marcio che sta
incancrenendo la tua città, anche se questo ti avvelena lentamente l’anima, e hai
paura che la possa infettare, rendendoti malvagio come loro, incapace di
perdonare.
Nonostante la tua rabbia e la tua voglia di vendetta, tu sei ancora un uomo di
buona volontà.
E vai da Lui.
Ti siedi sulla panca della Chiesa e aspetti che il parroco abbia finito la sua
silente preghiera.
“Ti vuoi confessare Matthew?”.
“Non oggi padre”.
“Che cosa ti tormenta figliolo?”.
“Padre perché Dio mi ha messo il diavolo in corpo? Perché lo sento nel cuore,
nell’anima, che freme per uscire fuori? Se non fa tutto parte del Suo piano?”
“Forse ti sta mettendo alla prova, affinché tu trovi gli angeli che sono dentro
di te…”¹
Esci dalla Chiesa. Il sole riscalda appena il tuo volto ancora tumefatto a
causa del tuo ultimo scontro.
Il prete lo sa che non sei caduto perché sei maldestro, ma non ti giudica e sai
che potrai andare da lui ogni volta che avrai paura di non saperti fermare.
Cammini per la strada, proprio nel cuore della tua città. La ami, nonostante a
volte, da madre, si trasformi in una matrigna.
I notiziari parlano di te. Sei tu il male per loro.
Fisk è un angelo caritatevole. E tu un essere maligno. Ti chiamano il tizio
con la maschera.
Nonostante tu li abbia aiutati un sacco di volte, loro ti additano come se fossi tu
il criminale.
Perché è così che funziona. Il male fa sempre più rumore del bene.
Ma se per salvare i più deboli dovrai passare per quello che non sei, non
importa, sarai Daredevil: the devil of Hell's Kitchen, il primo diavolo custode
che proteggerà le spalle alla sua città!
Nota 1: Dialogo preso quasi pari, pari dalla serie TV.
Questa
storia è nata da un’ispirazione fulminante dopo la visione della serie
(favolosa) Marvel's Daredevil della Netflix. Che vi stra-consiglio caldamente
(è una figata galattica [è la nerd che è in me che vi parla :D] Una serie
davvero ben fatta!). Questo vuole essere un omaggio a questo personaggio controverso ed
estremamente umano, a cui non sarò riuscita a rendere giustizia, ma che mi ha
stregata!
Per chi è curioso e non ha visto la serie questo è Matthew!
Grazie a chiunque passi di qua! ♥
Disclaimer: Daredevil (purtroppo) non mi appartiene, ma è proprietà di Stan Lee e Marvel. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.