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Autore: Shadriene    27/12/2008    2 recensioni
La cosa che più l’aveva colpita, fu scoprire di starci male. Se anni prima i suoi scherzi, le sue battute sarcastiche e pungenti non la toccavano per nulla, ora erano un pugno nello stomaco. Sulle prime aveva pensato fosse stata l’abitudine di essere lasciata in pace, ma poi aveva capito che era tutt’altro: si era affezionata a Derek. A Derek!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali dell’autrice
Questa fanfiction è stata scritta in un momento in cui avevo una voglia matta di scrivere. Sarà stato l’effetto da fine studio, sarà stato l’effetto da pre-esame, sarà stato non so cosa, ma avevo tante cose per la testa, prevalentemente follie, e prima non era ancora tempo per metterle su carta. Tuttavia, quando parlando con una certa persona ci siamo messe ad elencare tutte le coppie che shippiamo (o anche no, basta che sia abbastanza crackfic per parlarne XD) nei telefilm che trasmettono su DC, mi ha chiesto una fluff su Derek e Casey. Sul momento le ho detto che l’avrei scritta, senza avere una chiara idea in testa, ma solo una voglia matta di scrivere, fosse anche su un telefilm che non è pensato per gente della mia età, ne sono quasi certa. E così è nata questa fanfiction, che voglio dedicare a Fae (:*), che mi ha fatto capire che non sono proprio quasi ventitre anni buttati nella tazza e che non sono la sola a guardare la programmazione di DC a quest’età XD Grazie di tutto e per il tempo che passi a parlare con me del nostro telefilm preferito, sai tu quale XDDDD





Occhi di cucciolo



«Derek, maledizione!»
Il ragazzo non parve sentirla, ne vederla. Probabilmente la stava semplicemente ignorando, figurarsi se non fosse stata pura casualità il fatto che l’avesse urtata fuori da scuola facendola cadere assieme a tutti i suoi libri.
Furibonda accatastò la sua roba alla bell’e meglio infilandola nello zaino pieno, si rialzò fulminando con lo sguardo i malcapitati che avevano osato ridacchiare alla scena e si avviò verso casa meditando sulla giusta vendetta da riservare al suo fratellastro.
Lo detestava profondamente. Erano quasi quattro anni che vivevano sotto lo stesso tetto e lui sembrava non voler fare un solo passo in avanti per rendere quella convivenza forzata come qualcosa di meno infernale. All’inizio poteva capire, si sentiva invaso nel suo territorio. Poi aveva cercato di ignorare di avere un fratellastro e fra una cosa e l’altra aveva sperato lui facesse altrettanto con lei, ma negli ultimi mesi…
Non riusciva a capire. Era convinta fossero giunti ad una situazione di staticità: lui non le rompeva, lei cercava di ignorare la sua pomposa presenza. Tuttavia negli ultimi mesi lui aveva ripreso a stuzzicarla, in modo anche peggiore di quando i loro avevano deciso di sposarsi e costringerli a vivere tutti insieme. La cosa che più l’aveva colpita, fu scoprire di starci male. Se anni prima i suoi scherzi, le sue battute sarcastiche e pungenti non la toccavano per nulla, ora erano un pugno nello stomaco. Sulle prime aveva pensato fosse stata l’abitudine di essere lasciata in pace, ma poi aveva capito che era tutt’altro: si era affezionata a Derek. A Derek!
Dannazione.
Si avvolse nella sciarpa per ripararsi dal freddo, cercando di scacciare dalla testa tutti i buoni sentimenti che provava per il ragazzo, provando a focalizzarsi sul pensiero che lei lo detestava profondamente. Stava quasi per tirare un calcio ad un cumulo di neve sul bordo del marciapiede per sfogarsi, quando un piccolo guaito la distrasse, facendole quasi perdere l’equilibrio. Alzò la testa e si tese in ascolto. Il silenzio tornò a regnare, ad eccezione delle macchine che sfrecciavano lungo la strada. Forse le era solo sembrato di sentire quel guaito, eppure era quasi certa ci fosse un cane da quelle parti, e probabilmente si trattava di un cagnolino.
Per qualche strana ragione che non le era chiara s’impuntò e si accucciò allungando le mani verso un cane invisibile.
«Su piccolino, vieni qui. Non voglio farti del male».
Non ricevette risposta e per un attimo si chiese se non fosse completamente rimbecillita a starsene lì in mezzo a un marciapiede, in pieno inverno, a chiamare un cane inesistente. Se l’avesse vista Derek come minimo l’avrebbe presa in giro per i prossimi mesi a venire, anzi, per tutto l’anno che veniva.
Sentendosi profondamente idiota, si rialzò indolenzita per la posizione che aveva tenuto, quando lo sentì di nuovo. Quella volta fu certa di aver sentito un guaito, perché subito dopo ne seguì un altro e un altro ancora; poi, un piccolo cagnolino sbucò da dietro un cespuglio, tutto tremolante e titubante, guardandola con due grossi occhioni spaventati. Lei sorrise e tornò a inginocchiarsi, tendendo le mani verso di lui, in modo da non fargli paura.
«Piccolo, ti sei perso?»
Il cagnolino la guardò e fece una mezza zampata verso di lei, ancora incerto sul da farsi.
«Non ti faccio male, vieni qui».
Il cucciolo sembrò mettere da parte le sue paure e annullò le distanze, facendosi accarezzare da Casey che lo prese in braccio con dolcezza, cercando di scaldarlo avvicinandolo a sé. Il cagnolino sembrò apprezzare e si accoccolò a lei, sfregando il naso umido sulle sue dita in segno di riconoscenza.
«Vediamo un po’» disse la ragazza, portando la mano sul collo del cucciolo alla ricerca del collare. «Il tuo nome è… Derry? Che fantasia i tuoi padroni, potevano chiamarti Derek, visto che c’erano, così sarebbe stato uno scherzo del destino fatto e finito».
Il cagnolino la guardò e infilò il muso sotto la sua mano.
«Almeno a te sto simpatica» proferì Casey continuando a guardare il collare del cucciolo. «Oltre al nome ridicolo i tuoi padroni non hanno pensato di scrivere il loro indirizzo. Dovrai venire a casa con me».
Un abbaiare in risposta, come a dirle che l’aveva capita, e poi una leccata affettuosa, come un bacio per ringraziarla dell’aiuto. Se non altro almeno un Derry la baciava, anche se non era quello che avrebbe voluto lei. Non si bloccò nemmeno in mezzo al marciapiede a maledirsi per il pensiero che aveva fatto, perché tanto ormai ci si era quasi abituata al fatto che lei fosse molto affezionata, per così dire, a Derek.
Quando rientrò a casa cercò di ignorare palesemente il suo fratellastro, come faceva di solito, ma lui non sembrava intenzionato a fare altrettanto.
«Eccoti finalmente. Stavo iniziando a pensare ti fossi persa, poi mi sono ricordato che sei Miss Perfezione e che come minimo avevi una mappa in tasca, ed anche una bussola».
«Derek, lasciami in pace».
Il cagnolino fra le sue braccia abbaiò, come se fosse stato chiamato. Casey gli posò una mano sulla testa per calmarlo e fargli capire che non ce l’aveva con lui, tentando di salire in camera sua il prima possibile, ma Derek le si avvicinò e l’afferrò per un braccio prima che potesse fare anche solo un passo.
Si voltò a guardarlo pronta a sparare tutto il veleno che sapeva di non avere da dargli, ma rimase spiazzata dal suo sguardo penetrante e preoccupato.
«Dove hai trovato questo cagnolino?»
«Per strada, si è perso».
«Non penso possiamo tenercelo, ha un collare» disse allungando la mano verso il cucciolo, ma Casey si spostò in modo da impedire al ragazzo di toccarlo.
«Lo so benissimo, infatti ho intenzione di ritrovare il padrone».
«Senti, lascia che lo faccia io».
«Cosa? E perché mai? Da quando poi sei così altruista e generoso?» domandò la ragazza diffidente.
Derek sembrò rendersi conto di qualcosa all’improvviso e si allontanò di un passo da lei. Casey per un attimo si sentì smarrita, senza la presenza del ragazzo così vicino, ma cercò di non darlo troppo a vedere.
«E c’è pure da chiederlo?» chiese sbruffone come al solito. «Questo splendido cucciolo sarà sicuramente di qualche altrettanto splendida fanciulla, che lo starà cercando disperatamente. Io glielo riporterò, lei cadrà ai miei piedi e io avrò la mia fantastica vigilia di Natale passata a pomiciare con una ragazza da sogno. Che altro vuoi che sia? Pensi forse lo faccia per dar una mano a te?»
Casey si morse il labbro cercando di trattenere le lacrime.
Perché cavolo era andata ad affezionarsi di un idiota simile? Perché non aveva continuato a ignorarla come aveva fatto negli ultimi anni? Si divertiva così tanto a farle del male?
«Non voglio il tuo aiuto».
«Invece sì».
«Certo che no, perché dovrei essere così masochista da voler passare del tempo con te?»
Derek non rispose e per un attimo credette fosse rimasto ferito dalle sue parole, ma l’espressione divertita che comparve sul suo volto le fece passare subito dalla testa che una cosa simile fosse possibile.
«Cosa ti fa credere che io voglia passare del tempo con te? È diverso, cara la mia Casey».
Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, a calci. Avrebbe voluto odiarlo, sarebbe stato tutto molto più semplice.
«Non ho intenzione di lasciare questo povero cucciolo nelle tue mani».
«Secondo me è più in pericolo se sei tu ad occupartene e mi serve integro se voglio conquistare la sua padrona».
«Oh sì, certo, con te sarà proprio al sicuro» sbuffò Casey risentita.
«Facciamo così, io mi occupo del cucciolo, tu farai i volantini».
«Non se ne parla, l’ho trovato io e…»
«Pensi di lasciarlo a casa da solo mentre sei in giro a distribuire volantini?»
«Puoi sempre andarci tu».
«In quel freddo?» replicò Derek inorridito al solo pensiero.
«Facciamo a turni. Del resto, come farai a incontrare la splendida padrona se te ne stai chiuso qui a badare al cucciolo?» domandò sarcastica Casey, sperando di convincerlo.
Non capiva neppure lei perché non mettesse fine a quella ridicola conversazione. Se ne poteva benissimo occupare da sola, magari chiedendo aiuto ad Emily, senza la necessità di accettare le proposte strampalate di Derek. E invece stava patteggiando con il suo nemico, perché forse in cuor suo stupidamente sperava che tutto ciò potesse portare del bene nel loro rapporto, come se in qualche modo fosse possibile che ciò accadesse.
Derek sembrava ancora riflettere sulle sue parole e lei valutò l’idea di piantarlo lì andandosene in camera sua, ma la mano del ragazzo la fermò per l’ennesima volta.
«Va bene, facciamo come vuoi tu».
Sembrava gli pesasse molto quella decisione, il dover passare del tempo con lei, tuttavia probabilmente l’aveva valutato come un buon compromesso per poter raggiungere il suo scopo finale: incontrare una splendida ragazza con cui passare le vacanze natalizie. Una fitta di dolore le attraversò il cuore e per un attimo fu tentata di mandarlo al diavolo, rifiutare la sua offerta d’aiuto e scappare in camera a piangere. Tuttavia si trattenne.
«Certo, non mi pare tu abbia molta scelta» rispose cercando di essere più odiosa possibile. «Ed ora mollami e lasciami andare in camera mia, così posso iniziare a fare i volantini. Intanto puoi benissimo tornare alla tua nullafacenza».
«Lasciami il cane, ci penso io a lui».
Casey lo fulminò con lo sguardo e si divincolò dalla sua presa. Il cagnolino abbaiò e la ragazza lo carezzò con dolcezza per calmarlo; guardò in malo modo il suo fratellastro e a passi rapidi salì le scale, raggiungendo la sua camera. Era quasi convinta di essere riuscita a risolvere la faccenda, quando un piede si frappose fra l’uscio e la porta, impedendole di chiudersi nel suo regno.
«Che diavolo vuoi adesso?» domandò eccessivamente acida.
«Se tu non ti fidi a lasciarmi solo con il cane, allora verrò io a fargli compagnia mentre tu stai a preparare volantini».
«Tu non entri in camera mia» proferì scioccata al solo pensiero.
Era certa di non poter resistere un intero pomeriggio in compagnia del suo irritante fratellastro, ma soprattutto, del ragazzo a cui si era affezionata più di ogni altra cosa. Averlo lì, tutto allegro e sorridente a giocare con il cagnolino era qualcosa che non poteva sopportare. Probabilmente Derek aveva supposto che lei non avrebbe mai accettato, naturalmente ipotizzando altri motivi, tuttavia Casey decise di non dargliela vinta. Avrebbe stretto i denti e avrebbe cercato di sopravvivere a quella situazione, ed era quasi certa che sarebbe stato lui il primo a cedere. Il suo non-altruismo non valeva abbastanza per passare un intero pomeriggio con lei.
Con un sorriso sarcastico smise di tentare di chiudere la porta e con un cenno del capo lo invitò ad entrare. Cercò di ignorarlo palesemente, mentre poggiava la borsa a terra e metteva il cagnolino sul letto. Derry la osservò con quei suoi occhi da cucciolo e per un attimo dimenticò di non essere sola in camera. Si avvicinò a lui e sfiorò il suo musino con le dita, mentre il cane ricambiava l’affetto leccandogliele felice. Fu il lieve rimbalzo del cagnolino e la figura pomposa del suo fratellastro seduto sul letto che la fece ritornare duramente alla realtà. Lo fulminò con uno sguardo, che lui ricambiò con un’occhiata divertita e impertinente.
«I volantini non si fanno da soli, Casey».
«Certo che no, non ho bisogno che sia tu a dirmelo».
Voltando le spalle a Derek, che cercava di conquistare la fiducia del cucciolo, Casey aprì il suo pc; mentre attendeva che quello si accendesse, non poté fare a meno di sbirciare attraverso il riflesso della finestra e sorridere guardando il ragazzo che amava giocare con il cagnolino.

*

Erano passati una decina di minuti da quando aveva finito di creare i volantini. L’unica volta in cui si era voltata era stato quando aveva avuto la necessità di fare una foto al cucciolo. Per il resto del tempo aveva preferito evitare di parlare, di guardare o anche solo pensare a Derek. Il suo respiro e la sua voce, le parole allegre che riservava al cucciolo, tuttavia, le rendevano molto difficile l’impresa di ignorarlo.
Irritata dalla situazione si voltò di scatto, così in fretta da cogliere il ragazzo di sorpresa. Era quasi certa la stessa guardando, ma Derek aveva distolto lo sguardo così velocemente quando l’aveva vista voltarsi, che credeva di esserselo solo immaginato.
«Non capisco perché, ma credo che questo cane ti preferisca a me».
Se l’era sicuramente immaginato.
«Ti risulta così strano che qualcuno mi possa apprezzare?»
Fece partire la stampante e si alzò in piedi, andando a sedersi sul lato opposto del letto. Il cucciolo zampettò verso di lei e le si accoccolò in grembo, cercando la sua mano. Casey lo accarezzò e gli diede una grattatina dietro l’orecchio, che il cagnolino sembrò apprezzare molto.
«Caro cagnolino, se hai una padrona così figa, com’è che ti perdi dietro a questa qui?»
Casey incassò il colpo, cercando di non dare troppo a vedere che quelle parole l’avevano ferita. Osservò Derek che si era avvicinato e stava stuzzicando il cagnolino con un dito, come per fargli presente che non gli sembrava intelligente il comportamento che stava tenendo. Il cucciolo in tutta risposta cercò di mordergli il dito e Casey fu molto contenta che almeno qualcuno, fosse stato anche solo un cane, le mostrasse un po’ di affetto.
Derek scosse il capo fingendo di essere risentito e si alzò dal letto, andando a controllare a che punto fosse arrivata la stampante. Casey tirò un profondo respiro di sollievo. Averlo così vicino le metteva ansia: aveva il terrore che lui sentisse quanto la sua presenza la scombussolasse e quanto il suo cuore battesse forte quand’era accanto a lei.
«Casey, Casey, Casey».
«Che c’è?» sbottò irritata.
Era mai possibile che non gli andasse bene nulla? Cos’aveva fatto quella volta di sbagliato?
A malincuore si voltò a guardarlo, per capire cosa avesse scatenato il suo disappunto e lo vide fissare i suoi volantini scuotendo il capo.
«Dovevi scrivere di chiedere di Derek».
«Cosa?»
«Come farò ad incontrare la bella padrona se potrebbe parlare con chicchessia in questa casa?»
Finalmente ci era riuscito davvero. Finalmente era davvero arrabbiata con il suo fratellastro e non soltanto con lui, ma anche con Derek, il ragazzo a cui era affezionata. Furibonda si alzò di scatto, spaventando il cagnolino che la guardò chiedendosi cosa le fosse capitato. Derek parve cogliere la situazione e con un balzo si avvicinò alla porta. Casey afferrò buona parte dei volantini e glieli lanciò con forza, mentre il ragazzo la fissava allibito. Probabilmente, per quanto potesse aspettarsi una reazione da lei, non si aspettava nulla del genere.
«Prendili e modificali tu» gli urlò contro inviperita. «Ma Venturi, vedi di sparire dalla mia vista!»
Derek non se lo fece ripetere due volte e prima che la ragazza potesse raggiungerlo per prenderlo pure a schiaffi, era già uscito fuori dalla stanza, lasciando una marea di volantini sparsi per il pavimento. Casey sbatté la porta con forza e il cucciolo alzò la testa, abbaiò due volte, saltò giù dal letto e si mise accanto alla ragazza, che poggiata alla porta se ne stava accucciata a piangere tutte le lacrime che si era imposta di non sprecare per il ragazzo idiota a cui si era affezionata.
Rimase lì per un bel po’, cercando di calmarsi il più possibile, ripetendosi che non valeva la pena di soffrire in quel modo per quello stupido, quando un lieve bussare alla porta le diede la forza di alzarsi. Tentò di asciugare la lacrime e soffiandosi il naso provò a rendersi meno patetica di quel che sembrava.
«Chi è?»
«Sono la mamma, posso entrare?»
«Fa pure».
Quando sua madre entrò nella stanza, Casey le diede le spalle, in modo che non vedesse in che stato si fosse ridotta. Le ci mancava soltanto che capisse qualcosa o se non altro si sentisse per l’ennesima volta in colpa per essersi sposata con George. Non era colpa di nessuno dei due se si amavano e se il signor Venturi aveva un figlio insensibile e privo di tatto.
L’abbaiare di Derry la distrasse dai suoi pensieri e sembrò attirare l’attenzione di sua madre.
«Casey, cos’è questo cucciolo?»
«Derek non te l’ha detto?»
Da quando anche solo pronunciare il nome del ragazzo le faceva male?
«Non l’ho ancora visto oggi».
Lei l’aveva visto fin troppo. Chissà dov’era andato dopo che avevano litigato. Sempre se si poteva chiamare litigio la sua sfuriata; andava a finire che fra i due quella che ci stava sempre male era lei, qualsiasi cosa accadesse.
«L’ho trovato per strada. Ho fatto dei volantini e domani andrò con Emily a metterli in giro».
«Casey, ma che è successo qui?» domandò sua madre osservando tutti i volantini sparsi per il pavimento.
«Oh, nulla. Derry è saltato sopra ai volantini pensando fosse un gioco divertente» mentì Casey cercando di non far caso agli occhi del cucciolo, che la guardavano come risentiti.
«Derry?»
«Si chiama così il cucciolo».
«Casey, non ti ci affezionare. Sei sicura di volerti prendere questa responsabilità? Cosa farai se non ritrovi il padrone?»
La ragazza guardò il cagnolino seduto sul suo letto e per un attimo si rese conto di non aver mai pensato ad una situazione simile. Era convinta di riuscire a ritrovare il padrone, addirittura in tempi brevi, ma si rendeva conto che sua madre le aveva dato un’ipotesi che non poteva scartare.
«Me lo lascereste tenere?» domandò cercando di essere il più convincente possibile. «Come regalo di Natale, non vi chiederei null’altro».
«Non vedo perché no. Ma tu terresti un cane di nome Derry?»
Casey storse il naso, ma non per il motivo che pensava sua madre. Le dava semplicemente fastidio che probabilmente quel cane le avrebbe potuto ricordare Derek più di quanto non ne avesse bisogno.
«Sì, non è un nome malvagio, in fondo».
«D’accordo, ma fino ad allora, vedi di non affezionarti a lui. Potrebbe non restare a te».
Sua madre l’abbracciò e le diede un bacio sui capelli, come faceva quand’era una bambina piccola. Non poteva sapere, tuttavia, che quelle parole erano più vere di quanto pensasse. Non avrebbe dovuto affezionarsi a Derek, perché non sarebbe mai stato suo, invece l’aveva fatto.
Guardò sua madre uscire dalla stanza, poi strinse il cucciolo forte a sé. Sarebbe stata dura non affezionarsi a lui: sembrava molto difficile fare a meno di voler bene a certi occhi di cucciolo.

*

Erano passate due settimane da quando aveva disseminato la città di volantini assieme ad Emily. Derek aveva cercato di aiutarla il più possibile la prima settimana, tentando di essere più odioso del solito, poi, però, sembrò stufarsi di tutto quell’altruismo, forse perché iniziava a vedere il suo fine – la bella padrona con cui passare le vacanze natalizie - sempre più lontano. Pure Casey stava iniziando a credere che nessuno si sarebbe presentato a reclamare il piccolo cagnolino e in cuor suo aveva iniziato a sperare che davvero nessuno lo facesse.
Mancavano pochi giorni ormai alla vigilia di Natale e lei soltanto era rimasta in casa. Se ne stava al caldo in soggiorno, a giocare assieme a Derry, quando il telefono squillò. Il cagnolino abbaiò per farle presente che l’apparecchio suonava, come se lei non se ne fosse accorta e sorridente andò a rispondere.
«Casa Venturi – McDonald, chi parla?»
«Salve, avete messo voi l’annuncio per il ritrovamento del mio Derry?»
La ragazza si gelò sul posto e lanciò un’occhiata al cagnolino, che scodinzolante la guardava ignaro che lei stesse al telefono con la sua padrona. Per un attimo le balzò per la testa l’idea di mentire, ma si rese conto che non sarebbe stato corretto nei confronti dell’anziana signora dall’altro capo del telefono. Probabilmente la sua nipotina era disperata e le mancava un sacco il suo cucciolo.
«Sì, certo. Se desidera può passarlo a prendere anche adesso».
«Oh cara ragazza».
Sentì la donna scoppiare a piangere e Casey sospirò cercando di non pensare al fatto che si sarebbe dovuta separare da un altro Derry. Diede alla signora le indicazioni per raggiungere casa loro e agganciò, con il cuore nello stomaco, sentendosi triste e sola.
Si accucciò accanto al cagnolino, che accolse le sue carezze festoso, tuttavia, quando l’anziana donna lo venne a recuperare, sembrò ancora più felice di quanto non lo fosse stato con lei in quelle due settimane. La signora le raccontò che quel cucciolo era un regalo del figlio che era partito per l’Iraq il mese prima e non si sarebbe mai perdonata se al piccolo Derry fosse successo qualcosa; tuttavia era stata male e fino a quel momento non aveva avuto modo di andare alla ricerca del cagnolino. Era stata così felice quando aveva scoperto che qualcuno l’aveva ritrovato e si era preso amorevolmente cura di lui.
Quando l’anziana donna l’aveva salutata, con Derry fra le sue braccia, invitandola a venirlo a trovare tutte le volte che voleva, Casey aveva cercato di sembrare sorridente e felice, ma quando la porta si era chiusa, lasciandola nel vuoto della casa, si sentì sprofondare.
Non seppe neppure lei per quanto tempo rimase seduta sul divano, accoccolata su se stessa, a piangere per il vuoto che le era rimasto dentro, ma quando Derek rientrò in casa, venendole vicino e sembrando quasi preoccupato, si sentì ancora peggio.
«Casey, cos’è successo? Dov’è Derry?»
«Il cane non era di una giovane e splendida ragazza, ma di un’anziana signora. Immagino sarai deluso da tutto ciò» sbottò Casey addolorata.
Derek spalancò gli occhi incredulo e si avvicinò a lei, cogliendola di sorpresa.
«Tua madre ti aveva detto di non affezionarti a lui».
«Non ho bisogno che tu gongoli per i miei errori, lo so benissimo da me » disse fra le lacrime cercando di allontanarlo da sé, ma troppo scossa dai singhiozzi non riuscì a fare null’altro che premere le mani sul petto del ragazzo, che se ne stava immobile davanti a lei.
Derek non rispose e lei si odiava perché non era in grado di scacciarlo, di buttarlo fuori dal suo cuore. E invece se ne stava lì, con le mani a stringergli la maglia, sperando che lui non la trattasse ancora in malo modo, ma le dimostrasse almeno un minimo di affetto.
Una mano le sfiorò la guancia e le dita del ragazzo cercarono di toglierle le lacrime che le inondavano il volto. Casey alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Derek, pieni di dolore e di qualcosa che non riusciva a cogliere.
«Non piangere. So che non è uguale, ma se vuoi te ne compro un altro».
«No, non serve. Non sarebbe uguale. Non sarebbe lui».
Non capiva più se si riferisse la cane o al ragazzo di fronte a lei. Forse entrambi, o forse no.
E poi non sentì più la mano calda di Derek sul suo volto e per un attimo credette che lui si fosse allontanato, lasciandola sola e più sconfortata di prima, dopo aver avuto un assaggio di ciò che non poteva avere.
Alzò la testa e li rivide, gli occhi del ragazzo, e finalmente capì cos’era quel sentimento che aveva letto in loro e non era riuscita a decifrare.
Le labbra morbide del ragazzo si posarono sulle sue, dolci e titubanti, in un bacio tenero che tanto aveva desiderato, ma che aveva ritenuto impossibile da avere.
Il ragazzo a cui si era affezionata troppo, quello stupido di Derek che tanto amava, la stava baciando. E non riusciva a credere che fosse per scherzo, per farle qualche brutto tiro o per qualche spietato motivo, perché negli occhi di lui aveva letto la stessa cosa che aveva letto nel suo cuore negli ultimi mesi: amore.


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Fine
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