Mystic Falls, Dicembre
Elena's Pov.
-Caroline
e la signora Lockwood stanno collaborando
all'organizzazione della cena di Natale di quest'anno-
-Caroline e Carol Lockwood?- ripetei guardando la mia amica Bonnie.
Eravamo
nella piazza della città, a poche settimane dal Natale,
incaricate di allestire
le luci natalizie sugli alberi e sulle panchine.
-Si, lo so-fece Bonnie come se mi avesse letto nel pensiero. Entrambe
erano due
maniache del controllo, ed eravamo sicure entrambe che non avrebbero
fatto
passare niente fuori posto.
-Passami quella serie-dissi a Bonnie sistemando una serie di luci su
una
panchina.-Dove si terrà la cena?-
-La famiglia Salvatore ha offerto il Pensionato, me l'ha detto mia
nonna-rispose
Bonnie.
Casa di Stefan allora.-..oh. Capito-
Stefan era il nostro nuovo compagno di scuola, arrivato da New York e
stabilitosi a casa di suo zio Zach Salvatore, nonostante nessuno
conoscesse di
persona il suo tutore.
Aveva destato subito le attenzioni di tutta la platea femminile
scolastica: bello,
affascinante, intelligente...
Io e lui avevamo stretto un legame in fretta, scoprendo che anche lui
aveva
perso i suoi genitori, come me.
Caroline aveva avuto subito un certo trasporto per lui, ma Stefan, a
detta di
Bonnie, aveva occhi solo per me. Eravamo usciti qualche volta insieme
-come
amici- e nonostante mi piacesse, non ero propensa a impegnarmi con lui.
Lui non
me l'aveva mai detto apertamente, ma potevamo considerarci buoni amici.
Forse in futuro sarebbe potuto cambiare qualcosa tra noi.
-E' successo altro tra di voi?-mi chiese Bonnie vedendomi assorta.
Scossi la testa-Direi di no-
-Niente di niente?-insistì Bonnie.
Mi girai a guardarla -No. Te l'ho già detto,Bonnie. Non mi
sento pronta a
iniziare una storia…-
-Ma Stefan ti piace-disse Bonnie in tono ovvio.
-Si, ma...è troppo presto*mi limitai a dire.
Bonnie strinse le labbra, tornando a sistemare le luci sugli alberi.
Sapeva che quando tagliavo il discorso non volevo parlarne.
Era il primo Natale senza i miei genitori, e questo non mi rendeva
esattamente
la ragazze più felice del mondo. Anzi, volevo solo che
questa festa passasse il
più in fretta possibile.
Era troppo...triste. E ogni distrazione era buona per non fermarmi a
pensarci.
Questa cena di Natale per me era solo un impiccio. Avrei voluto solo
starmene a
casa quella sera, sotto le coperte, aspettando che passasse in fretta.
-Bene, ho preso il dolce. I regali...-
-Regali?-feci confusa mentre scendevo le scale -Zia Jenna hai davvero
preso
dei regali per il consiglio cittadino?-
-Beh, siamo ospiti...è il minimo indispensabile-fece zia
Jenna allargando le
braccia.
Jeremy mi seguì, senza dire nulla. Aveva l'aria corrucciata,
certamente non
andava giù neanche a lui l'idea di stare in mezzo a mezza
città sotto gli sguardi
pietosi della gente che ormai ci vedevano come due poveri orfani.
-Ehi-gli dissi prendendolo per il braccio.
-Che vuoi?-mi rispose scontroso.
Strinsi le labbra -Ti va di venire con me prima di andare a casa dei
Salvatore?-
-Andare dove?-fece Jeremy.
-Verresti con tua sorella senza fare troppe domande?-gli feci a tono.
-Sempre meglio del consiglio cittadino-sbuffò.
-Dove vorreste andare?-fece Jenna -La cena comincerà tra
poco-
-Non faremo tardi. Te lo prometto-sorrisi prendendo mio fratello per
mano e
uscendo in fretta da casa prima che zia Jenna ci fermasse.
Teneva al fatto che fossimo puntuali...io no.
-Si può sapere dove andiamo?-mi fece Jeremy una volta in
macchina.
-Lo vedrai tra poco-dissi mettendo in moto la macchina.
Era quasi buio, e in strada non c'era quasi nessuno. Tutti erano in
casa a preparare
la cena in famiglia.
Fermai l'auto davanti all'entrata del cimitero, notando che Jeremy
aveva
sbuffato.
Sapevo che odiava venirci...ma avevo bisogno di venire qui con lui.
-Andiamo-
Jeremy chiuse con forza la portella, seguendomi fino alle lapidi dei
nostri
genitori.
Mi sentii...vuota.
Colta da una sgradevole sensazione. Non era esattamente quello che mi
aspettavo.
Jeremy battè un piede per terra -Cosa speri,Elena? Che
accada il miracolo di
Natale?Perchè siamo venuti qui?-
-Senti, lo so che odi venire qui Jer..-tentai di dire.
-Ma cosa?!-sbottò Jeremy -E' stata una cazzata venire qui, e
lo sai anche
tu!Mamma e papà non ci sono più e venire al
cimitero la vigilia di Natale non è
assolutamente d'aiuto!-
Trattenni le lacrime. Avevo sperato che Jeremy capisse, ma come si
diceva?Ognuno affrontava il dolore a modo suo...e il mio era molto
diverso da
mio fratello.
-Io ho bisogno della mia famiglia-mormorai -Nemmeno a me piace
più venire
qui...o andare in quella casa piena di gente che ormai ci etichetta
come gli
orfani Gilbert. Ma questo è l'unico posto in cui...ci sono
mamma e papà. E io
volevo esserci con te...-
Jeremy mi guardò senza dire nulla.
-Mi mancano. Da morire-mormorai.-E...non è stato difficile
solo per
te,Jeremy. Ma tu sei tutto quello che rimane della mia famiglia. Della
nostra
famiglia. E in questi momenti ho bisogno di te. Ho bisogno di mio
fratello-
Jeremy mosse un passo verso di me, stringendomi in un forte
abbraccio.-Anche
io ho bisogno di mia sorella...-
Lo strinsi forte, trattenendo a stento le lacrime -Ti voglio bene-
-Anche io- sentii Jeremy sorridere -Ma si è fatto tardi...e
se non andiamo ci
chiuderanno fuori-
Sorrisi -Andiamo-
-Saranno già arrivati tutti-notò Jeremy con poco
entusiasmo
mentre cercavo un parcheggio nell'enorme viale del pensionato.
C'erano Caroline e sua madre, la famiglia Lockwood al completo, i
Fell...
-Sai se...Vicky e Matt verranno?-chiesi esitante a Jeremy mentre
spegnevo la
macchina. Io e Matt non eravamo più nei rapporti idilliaci
di molto tempo
prima, soprattutto dopo che ci eravamo lasciati quando era successo
l'incidente
dei miei.
Sapevo che Jeremy vedeva sua sorella Vicky, anche se sapevo che lei si
vedeva
anche con Tyler Lockwood. E non mi piaceva per niente.
-Io e Vicky abbiamo litigato-si limitò a dire Jeremy mentre
scendevamo dalla
macchina.
Mi sorpresi. Jeremy non mi aveva mai detto una parola su quello che
combinava... forse esisteva davvero la magia del Natale?
-Tu stai bene?-mi limitai a chiedere. Non volevo entrare nei dettagli.
Jeremy strinse le labbra, guardandomi negli occhi.
-Ho bisogno di mia sorella stasera-disse.
Sorrisi, anche se mio fratello non era felice. Ma era la prima volta
che mi
parlava cosi dopo tanto tempo.
-Sono qui-sorrisi mentre bussavo alla porta del pensionato.
Stefan aprì la porta in meno di mezzo secondo. Sembrava
agitato.
-Stefan?-gli feci più confusa che per salutarlo.*
-Ciao-mi disse. Si...sembrava scosso. Si era parato davanti alla porta,
impedendoci quasi di entrare.
-Che succede?-gli chiesi.
-Oh..scusa-si lasciò andare a un sorriso nervoso. Tuttavia
non si mosse.
-Possiamo entrare o..?-gli chiesi.
-Fa un tantino freddo-aggiunse Jeremy sarcastico.
Stefan strinse le labbra, spostandosi...finalmente. Faceva davvero
freddo.
Il pensionato era addobbato a festa. Era caldo, accogliente. L'albero
di
Natale..le luci..agrifoglio..e la casa piena. Sembrava una di quelle
raccolte
cittadine di ogni primavera. Volevo cercare Caroline e Bonnie,ma una
voce mi
richiamò,facendo girare tutti gli ospiti presenti verso me e
Jeremy.
-Elena!Jeremy-esclamò Carol Lockwood venendoci incontro
-Dove eravate?
mancavate solo voi!-
Sorrisi nervosa, mentre distoglievo lo sguardo altrove.
E nella sala, notai che c'era una persona che non conoscevo.
Damon’s Pov.
Natale era
la festa preferita mia e di mio fratello, almeno fino a quando avevo
sette
anni. La spensieratezza e l'allegria, andavano a pari passo con la
fanciullezza, ed una volta cresciuti, si poteva solo assaporare la vera
realtà.
Babbo Natale non
esisteva, ma se semini il male, ci pensa comunque la vita a
regalarti pezzi di carbone.
"Fai il bravo, Damon,
o non riceverai alcun regalo quest'anno!"
Avevo gettato il suo
trenino di legno nel camino, e mi teneva il muso.
La vocina di Stefan,
mi risuonava ancora nelle orecchie, come se l'avessi udita
ieri. Dopotutto mi mancava mio fratello.
"Okay, scusa. Ecco, ti
do il mio"
Ed ancora io, che per
rimediare al mio errore, gli avevo regalato il mio.
Sorridevo al ricordare
quelle cose, il nostro rapporto era cambiato
profondamente da quando eravamo diventati dei vampiri, e da quando
l'oscurità
ci aveva inghiottiti completamente. Ma come avrei potuto infrangere la
mia
promessa?
"Ti darò
un'eternità di sofferenza" furono le mie parole.
Ed ecco
perché ero tornato a Mystic Falls. Avevo voglia di
riabbracciare mio
fratello, ma al contempo volevo mantenere fede alla mia promessa.
Che sia nel bene, o
nel male, un legame fraterno non si poteva spezzare.
ll freddo era
pungente, e nell'aria si elevava il fumo dei comignoli accesi.
Avrei acceso anche io il mio caminetto, quello del pensionato
Salvatore, avrei
rivisto Stefan, e fra qualche giorno, sarei ripartito.
Tornare dove tutto era
cominciato mi dava una strana sensazione, nostalgia
mescolata a tristezza, ma anche odio...amore.
Mancavo dal 1994, ed
il pensionato non era affatto cambiato. La luce sul
pianerottolo esterno era accesa, e come avevo sperato, vidi il fumo
fuoriuscire
dal tetto… mio fratello mi aveva anticipato, tornando a casa
prima di me.
In casa non
c’era nessuno. Meglio. Nessun convenevole o saluto forzato.
Il pensionato era
deserto da anni ormai.
Mi diressi
subito nella mia stanza, dopo la vetrina dei Bourbon era il posto a cui
ero più
legato. E la mia vasca da bagno aveva bisogno di una visitina.
Fui felice
di vedere che nulla era cambiato da allora.
-Tu...
Damon!- Mi voltai, cercando di
rimanere impassibile. Stefan era sulla soglia della porta.
-Riconosci ancora tuo
fratello, ne sono lusingato- gli feci sembrando quasi
felice alla sua vista.
-Sapevo che saresti
tornato- Fece in un sussurro, stranamente non sembrava
dispiaciuto di vedermi.
-Siamo a Natale, no?-
feci in tutta risposta, questa volta nessun trenino di
legno sarebbe servito a far pace, nè avrebbe cambiato le
nostre esistenze.
Adesso sapevamo solo,
che ci saremo ritrovati sempre.
Nell'odio, e
nell'amore.
-Non avresti
dovuto farlo- Stefan mosse un piede nella stanza, la sua
preoccupazione
riusciva sempre ad esaltarmi.
-E’ casa mia
quanto la tua… fratellino-
risposi con noncuranza, mentre la sua fronte continuava ad aggrottarsi.
-Sai benissimo di cosa
sto parlando...lo sai! Se hai deciso di tornare a Mystic
Falls per poi poter rovinare tutto, beh..ti sbagli di grosso,
perché io te lo
impedirò!-
Si avvicino quasi con
fare minaccioso, e la cosa mi fece scoppiare a
ridere.
Come poteva rendersi
sempre così ridicolo?
-Sono tornato da
appena mezzora, e già inizi a blaterare cose senza senso?-
Ridacchiai,
provando a dargli più attenzione del dovuto, ma proprio non
sarei riuscito a
resistere a lungo.
Mi parò
davanti un articolo di giornale, tirato fuori da non so dove.
Lo presi in
mano, esaminando bene la scritta in nero che spiccava in testa al
foglio.
"AGGRESSIONE AI
CONFINI DEL BOSCO,RAGAZZA SQUARTATA DA UN ANIMALE"
Incredibile di come le
autorità manomettessero gli eventi.
-Oh...e...- Mi
accigliai, fingendomi preoccupato, sotto lo sguardo accusatore
di mio fratello.
-..Stefan,
è così grave. Sai, dopo il liceo, ti consiglio la
Squadra Protezione
della città...e si, ce n'è una. L'ho scoperto
quando ho incontrato quella
povera ragazza infreddolita nel bosco...temo di averle sporcato di
sangue la
divisa…-
Stefan mi
portò le mani al collo, sbattendomi contro la parete alle
nostre
spalle. Sembrava così impotente.. sorrisi ancora.
-Va via da qua, Damon,
o ti giuro che questa sarà la tua ultima notte-
-Okay Stefan,
calmiamoci, calmiamoci...- feci liberandomi da quella inutile e
debole presa.
-Tu gioca pure le tue
carte, fai il ragazzino. Io penserò a fare il vampiro, e
sappi che le tue minacce non mi toccano affatto...provaci ancora, e
questa sera
il Consiglio scoprirà il nome dell'aggressore. E
sai… che non sarà il mio-
Sorrisi, poi
guardando l'ora, afferrai la giacca di pelle che avevo appoggiato sul
letto -..ora
se vuoi scusarmi, vado a presentarmi al sindaco. Non vorrai tenere
nascosta la
parte divertente della tua famiglia-
Uscii dalla
stanza, finalmente riuscendo a liberarmi da quell'espressione
tormentata, cupa.
Ed ipocrita.
Stefan non era sempre
stato così, e adesso tutti quei sensi di colpa,
sembravano stargli davvero bene addosso.
Sapevo solo che io, a
differenza sua, sarei stato più simpatico alla
popolazione dei conigli.
***
-Stefan Salvatore!
Sembra un’altra storia adesso, il pensionato!-
Il sindaco
Lockwood, entrò insieme a sua moglie Carol, avvicinandosi a
Stefan e complimentandosi
per lo sfarzo degli addobbi.
Come se non fossi
stato io a mettere il vischio sulla porta, o ad aver tirato
fuori l'albero di Natale.
Il mio sentimentalismo
avrebbe colpito Stefan, gli avrebbe ricordato il nostro
periodo felice...e sarebbe andato in pezzi, per la mia
felicità.
-Buonasera sindaco,
è un piacere avervi qui, a casa nostra- Avanzai, mentre la
signora Lockwood mi sorrise. Sembrava gli stessi simpatico.
-E tu sei?..- Una voce
dietro di noi, arrivò dietro ai due.
-Damon Salvatore, lei
è lo sceriffo, presumo- Era una donnetta bassina,
con i
capelli biondi e sbarazzini. A Mystic Falls nessuno passava
inosservato,
anch'ella indossava la divisa.
-Liz Forbes, piacere.
Non sapevo che Stefan avesse un fratello- si rivolse a
Stefan, che tornò dopo aver fatto accomodare il sindaco e
sua moglie.
Amavo la sua
espressione tirata, sembrava camminare sui carboni ardenti.
-Mio fratello
è tornato da poco in città, ed è solo
di passaggio- si affrettò a
dire.
-...ma si da il caso
che questa città mi piaccia sempre di più,
sapete? Credo
che resterò per un po'- Feci con un largo sorriso,
non avevo alcuna fretta in
effetti, e la cosa iniziava a divertirmi.
Ci dirigemmo nel
salone, attendendo l'arrivo degli altri invitati, quando dopo
pochi minuti, la campana che avevamo all'esterno, suonò.
Andai ad aprire, e
davanti mi si presentò una ragazza dai capelli rossi, pelle
chiara…belle labbra.
-Buonasera, ehm...
Stefan?- Domandò subito, mio fratello si era fatto
tante
amicizie a quel che vedevo.
-Prego, io sono Damon,
suo fratello- Le porsi la mano, e lei ricambiò con
eloquenza il mio sguardo. Sembrava piuttosto giovane, probabilmente
doveva
avere la mia età.
O meglio, la mia
età umana. La lasciai entrare, e senza nemmeno riuscir a
chiudere la porta, una coppia di ragazze si presentò davanti
a me.
Una era bionda, occhi
chiari, alta...non male, dovevo dire. Si soffermò sulla
porta, guardandomi dalla testa ai piedi, doveva essere abbastanza
curiosa, mentre
la sua amica fece altrettanto.
Lei aveva la pelle
più scura, capelli ricci e lunghi che le ricadevano sulle
spalle, uno sguardo penetrante. Forse troppo.
-Entrate- Dissi
loro, la ragazza dai tratti bruni, aveva un non so che di
familiare. La fissai a lungo e quando se ne accorse, prese la parola.
-Io sono Bonnie,
un'amica di Stefan. E lei è Caroline- L'altra mi
salutò,
porgendomi la mano, e sorridendo a trentadue denti.
Bonnie mi tese la
mano, e subito dopo avermela stretta, si ritirò bruscamente.
-Va tutto bene?-
Strana reazione, pensai, la cosa mi puzzava.
-Uhm...si, certo. Qui
è molto...suggestivo- Sollevò lo sguardo
verso le pareti
dell'ingresso, i mobili, pieni di addobbi e di candelabri accesi.
-Lo so, io e mio
fratello abbiamo gusti retrò- Risposi, mentre ci
addentravamo
nel salone.
-Wow, sei il fratello
di Stefan! Quel ragazzo ha sempre più
misteri- Intervenne Caroline, che ascoltava con tanto
interesse le mie parole. Annuii
compiaciuto.
-Mio fratello vive nel
suo mondo, è chiuso, introverso...- tirai un sospiro,
calandomi bene nella parte di fratello maggiore.
-..fortuna che ci sono
io, la solitudine non gli deve far bene -
La ragazza sorrise.
Ogni tre per due, gli occhi di Stefan erano su di me.
Ansia, paura...era
questo l'effetto che gli provocava la mia presenza...niente
di più bello per me.
La ragazza
bionda –Caroline- continuò a parlare, parlare,
parlare.
Fino al
punto che l’avrei voluta soggiogare a tagliarsi la lingua se
avesse continuato.
Poi, la
porta d’ingresso si aprì nuovamente, e la stanza
si riempì di una nuova, strana
luce.