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Autore: Anairim M    26/04/2015    0 recensioni
Sarà stato per il freddo o per qualcos'altro ma in quell'abbraccio sentii molto calore riscaldarmi e una sensazione di protezione.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi trovavo in un hotel in montagna, grande poco più di una comune casa di città, quando successe ciò che sto per raccontarvi. Le persone erano sempre molto cordiali e disponibili, il luogo era da togliere il fiato; Bastasse pensare a tutto ciò che si poteva vedere dalla finestra: Alberi dietro alberi, ricoperti di candida neve, il suolo ricoperto interamente di ghiaccio e un'aria gelida ma piacevole che faceva pensare a quelle giornate d'inverno trascorse a bere cioccolata calda guardando un film. Col passare del tempo, come è normale che sia del resto, mi affezionai agli abitanti di quel luogo. In particolare, lì trovai un prezioso amico: Bryan. Che dire, era un ragazzo allegro , spiritoso, con l'occhio furbo direi anche, ma anche molto dolce e serio quando voleva.
Gli abbracci, io adoravo gli abbracci, li adoro tutt'ora. Quel giorno, così senza un motivo preciso, (come se ce ne fosse bisogno), ci ritrovavamo in un angolo dell'hotel abbracciati. Sarà stato per il freddo o per qualcos'altro ma in quell'abbraccio sentii molto calore riscaldarmi e sentii come una sensazione di protezione e non volevo lasciarlo andare più. Quando decisi di staccarmene, indietreggiai la testa ma lui prese il mio viso tra le sue mani e mi baciò. Restammo così per un paio di minuti, dopo ciò mi prese per la mano e mi portò nella sua stanza. L'uno spogliò l'altro dei vestiti delicatamente, e ci sfiorammo dolcemente. Fu uno dei momenti più belli che io avessi mai vissuto ma forse non sarebbe durato molto. Al mio risveglio, lui non c'era...che si fosse pentito? che mi avesse solo usata? Scesi quelle scale ripide tanto quanto rumorose e lo vidi. Era accanto ad una ragazza, bionda e occhi azzurri, col fisico di una modella. Sarà sua cugina o sua sorella pensai, finchè non intravidi un bacio. Corsi su per le scale e mi chiusi nella mia camera. Bryan si era accorto di ciò ed era venuto per chiarire ma io decisi di non aprirgli la porta; Per me non esisteva più, mi aveva solo usata, era questo che voleva fin dall'inizio e io glielo avevo permesso. Rimasi giorni e giorni a letto, senza toccar cibo, senza vedere nessuno. Ero distrutta, non c'era niente che qualcuno potesse fare per farmi sentire meglio. Benchè ancora oggi non capisca bene chi fosse stato, chiamarono un medico per farmi visitare. Era un ragazzo moro, magrolino, molto giovane ma allo stesso tempo molto preparato. Sia per educazione sia perchè lui non mi aveva fatto niente di male in fondo, decisi di invitarlo ad entrare. Mi scrutò coi suoi occhi, che sanno di averne viste tante, e mi chiese curioso quale fosse la causa del mio male.
Avevo il viso pallido, lo stomaco vuoto da giorni, ero spenta. Dopo aver esitato all'inizio, gli raccontai tutto quello che era successo. Egli mi disse che queste faccende non erano purtroppo di sua competenza ma l'unica cosa che poteva raccomandarmi era di mangiare, così mi fece promettere di scendere a cenare, quella sera.
Mentre il rumore dei bicchieri sbattuti in un rumoroso "Alla salute!" e il rumore delle posate che veniva usate dagli ospiti per trangugiare quei deliziosi pasti che la cuoca dell'hotel preparava con così tanto amore, risuonava su tutto l'hotel, perfino fino alla mia stanza, furtiva, decisi di prendere il mio borsone, la mia roba e andarmene da quel posto.
Fuori era in corso una bufera , perciò decisi di armarmi di maglione su maglione, sciarpa, guanti e cappello. In punta di piedi aprii la grossa porta di legno e uscii. A causa della forte bufera non mi reggevo in piedi eppure la voglia di lasciar quel posto mi fece andare avanti. Non sapevo bene quanto fossi lontana , sapevo solo che me ne ero allontanata, e ciò mi rendeva fiera. La bufera non sembrava avere tregua, io tremavo dal freddo e ad un certo punto persi l'equilibrio. Mi ritrovai in un punto ghiacciato del suolo, chissà dove, distesa, come svenuta. Qualche ora dopo arrivarono Bryan e il medico, che avendo visto il mio armadio vuoto e il letto fatto, decisero di andarmi a cercare. Dopo una lunga e faticosa camminata al freddo, portandomi in braccio, mi riportarono nella mia stanza. Provarono di tutto, mi coprirono con grossi piumoni, accesero il fuoco, mi misero un panno caldo in testa; Non ci fu niente da fare, ero morta.
C'era un andirivieni di persone intorno a letto, che osservava malinconicamente quella figura così giovane e con una vita davanti, ormai spenta. In realtà io riuscivo a vedere tutto ciò. Non so spiegarlo, era come se fossi entrata in coma o qualcosa del genere. Fatto sta che mi ero distaccata dal corpo. C'erano 2 me, una distesa morta sul letto, l'altra che si muoveva liberamente per la stanza senza essere vista. Una figura, non so bene chi fosse, mi disse che in realtà se volevo, potevo tornare. Ma la verità era che io non volevo. Solo quando la stanza si svuotò, apparse Bryan. Il viso rigato da lacrime, la disperazione negli occhi e non solo; Si avvicinò alla me distesa sul letto e come potesse sentir, la baciò. Capii quanto realmente lui tenesse a me, che commettere un errore è umano e si deve avere il coraggio di perdonare e che lo amavo fin troppo per lasciarlo andare, decisi allora di ricongiungermi all'altra me. Aprii gli occhi, ma non vidi Bryan di fronte a me, sorpreso e felice per la mia "rinascita" ma disteso, di fianco, senza vestiti e avvolto dalle coperte. Mi guardai intorno, guardai me e guardai lui.  Era la mattina seguente quella notte d'amore, era come se tutto quel che fosse successo dopo fosse stato un sogno, o forse un incubo. Si svegliò, mi guardò con tanta dolcezza e mi accarezzò il viso, capii finalmente. Ero così tanto paranoica, che dopo essermi lasciata andare con lui, ero convinta mi avrebbe abbandonato, dopo avermi usata. Continuai a fissarlo... quel sogno era talmente reale! Decisi di non pensarci più, mi strinsi a lui più che potevo e continuammo a dormire l'uno abbracciato all'altro.
   
 
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