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Autore: SerenaTheGentle    26/04/2015    1 recensioni
Amanda è una ragazza semplice e riservata, che concede difficilmente qualcosa a se stessa, ma convinta dalla sua migliore amica decide di fare un viaggio e di andare a trovare sua zia in montagna.
Proprio lì, nel posto più improbabile del mondo e nel modo più strano possibile incontra la persona che mai si sarebbe aspettata di trovare e che mai si sarebbe aspettata di imparare ad amare.
Edmund è un ragazzo di origini nobili e di famiglia molto ricca. Se ne frega dei suoi genitori e grazie ai soldi che i suoi nonni gli elargiscono fa spesso come gli pare. Ma arriva un punto in cui la vita lo mette di fronte a fatto compiuto e il signorino dovrà imparare a sostenersi con le proprie gambe. Lassù in una piccola casa sperduta in mezzo alle montagne avrà ciò di cui ha davvero bisogno e scoprirà di non sapere quanto una cosa sia importante quando non ce l'hai più.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 5
 
Pov Amanda
 
Il campanello non smetteva di suonare, chi cavolo era alle nove e mezza di mattina?
Mia zia andò ad aprire, mentre arrivavo in cucina con solo il pigiama indosso per prendermi un po’ di caffè, senza il quale non vivrei!
Quando uno sente suonare presto la mattina si aspetta di trovare il postino, l’apocalisse oppure nel peggiore dei casi zia Lucilla che si sbaglia sempre con i giorni e le feste tanto che l’anno scorso per esempio si è persa tutto il mese di aprile scambiandolo con maggio; ma mai e sottolineo il MAI uno, ossia la sottoscritta, si sarebbe immaginata di trovarsi Mister-sorriso-compiaciuto nella sua bella giacca blu, avvolto da una sciarpa del medesimo colore e guanti di pelle in salotto. Sentii mia zia parlottare con quel deficiente patentato e subito cercai di svignarmela, ma per arrivare in camera sarei dovuta passare dal salotto.                    

Porca miseria!
No Amanda sforzati, puoi fare di meglio!
Porca vacca!
Okay, non ce la fai.

“Fa che non mi vedano! Fa che non mi vedano! Fa che non mi vedano!” ripetei dentro di me come un mantra e proprio come dice la legge di Murphy “Quando non desideri intrometterti nella conversazione ti coinvolgono”.

-Amanda tesoro!- mi richiamò mia zia sorridendo.

-Buongiorno zia cara...- dissi io avvicinandomi con la mia tazza di caffè in mano sorridendo falsamente.

-Buongiorno Amanda!- disse l’imbecille seduto sul divano vicino a mia zia, mentre io mi ero seduta sulla poltrona di fianco per mantenere certe distanze.

-Amy, tesoro, Edmund ed io stavamo dicendo che dato che oggi avrei un po’ di cose da fare, tu potresti divertirti con i suoi amici, non temere, ci saranno anche altre ragazze.- disse mia zia con tutta la tranquillità del mondo.

-No zia, non mi sento molto bene oggi...- provai a dire io, ma quel cretino mi interruppe. Da quando mi aveva visto aveva cercato di trattenersi dal ridere e non posso certo biasimarlo: chi a ventiquattro anni aveva un pigiama con un enorme orsacchiotto sorridente al centro?

-Motivo in più per uscire, credo. Vedrai che ti divertirai e il malessere passerà subito!- mi disse lampante, neanche fosse un venditore ambulante!

-Vieni tesoro, andiamo a prepararci!- mi disse mia zia trascinandomi in camera mia.

-Ma veramente...-provai a replicare, ma lei mi zittì subito.

-Allora! Uno dei motivi per cui ti ho voluta qui è per rimediare a questo tuo stato di trasandatezza, ti voglio vedere viva e insieme a quelli della tua età! Perciò oggi uscirai con quei ragazzi!-

-Zia! Io non ci voglio andare! Mi piace la mia vita!-

-Sei sicura? Guarda che ieri sera ho visto come eri contenta di esserti vestita da diva!-

-Non esageriamo, ero contenta!-

-Ecco! È questo di qui sto parlando! Non hai abbastanza fiducia in te stessa!-

-Non è vero!-

-E invece si! Quindi tocca a me fare il lavoro che tua madre non ha mai fatto!-

-Non dire così!-

-È la verità piccola mia!-

-Ma non lo ha fatto con cattiveria!-

-Non lo ha fatto e basta! Ho rimproverato molte volte mia sorella!-
Ci guardammo negli occhi per un istante e poi mi passò un jeans, un maglioncino beige con disegnato un enorme fiocco sul davanti e potei mettere le mie All Stars nere grazie a qualche Santo in paradiso.
 
Dopo un ennesimo “Guidate piano” da parte di mia zia, Edmund mi aprì la portiera della macchina in modo molto galante, ma io non ci casco. Salii in macchina e dopo pochi minuti eravamo su una strada innevata e ripida, non ci siamo parlati da quando siamo usciti di casa, forse era anche lui in imbarazzo quanto me.

-Dove stiamo andando?- chiesi tanto per rompere quel silenzio insopportabile.

-In un posto particolare che in teoria non dovresti conoscere?- rispose lui senza togliere lo sguardo dalla strada.

Era serio e maledettamente bello!
Ehi Amanda!

Però era strano riuscire a fare apprezzamenti di qualcuno dopo sette anni che non riesci a guardare un ragazzo solo perché pensi a quello che ti ha fatto più felice e che allo stesso tempo ti ha fatto più male..

-Sembra interessante, ma se non dovrei conoscerlo perché mi ci porti?-

-Perché mi va.- disse lui menefreghista. Grrrrrr... quanto lo odiavo quando faceva così e dire che dovevo esserci abituata dopotutto! Era simile al ragazzo che mi ha rubato il cuore.

-E posso sapere che posto è?-

-No, ti ci posso solo portare, ma non dovrai scoprire di che posto si tratta. Così è stato deciso!- concluse la frase con un sorrisino sghembo.

-Meraviglioso!-

Ancora silenzio per circa dieci minuti e poi riprese lui a parlare.
-Carino il pigiama che avevi prima!- disse cercando di trattenere le risate.

-Puoi anche ridere idiota! Non mi offendo mica!- dissi incrociando le braccia al petto.
Dopo una fragorosa risata da parte sua mi unii anche io alla risata per poi dire seriamente che in realtà a me quel pigiama non piaceva, ma lo mettevo solo per Matilde. Me lo aveva regalato qualche anno prima per Natale. Ed era la verità.

-Non posso crederci! Tu metti dei pigiami così solo per far felici che te l’ha comprato?-

-SI, che c’è di male?-

-C’è di male che chi te lo ha preso non si renderà mai conto di aver preso una cosa che non piace!-

-Si lo so, ma se tua zia ti dice che lo ha preso dal suo ultimo viaggio a Parigi nella boutique più costosa della città solamente per te allora ci pensi su prima di dirle “Zia, sinceramente è la cosa più orrenda che tu potessi prendermi”.-

-Sai non ti facevo così socievole!-

-Infatti non lo sono!-

-Non si direbbe!-

-Lo sono solo con le persone che mi fanno arrabbiare!- pessima mossa Amy!

-Quindi io ti farei arrabbiare?!- disse lui sorridendomi maliziosamente. Okay, ora potevo morire.

“SI, ogni parte di te mi fa arrabbiare, ogni parola che dici mi rende nervosa e preferirei che tu stessi zitto!” avrei tanto voluto dirlo, ma poi ci ripensai, non valeva la pena scaldarsi tanto per un idiota.
-Si, ma non così tanto!-

-Si e io ci credo!- disse guardandomi e continuando a sorridere in quel modo! Accidenti a lui!

-Guarda la strada!- dissi io. Se solo quello scemo osava farmi morire in una scarpata lo avrei rincorso per tutto l’inferno!

-Tu sei uno spettacolo più interessante... e più divertente!-

-Divertente?-

-Si, sei troppo buffa!- mi disse ridendo.
Mi avevano detto di tutto! Ma mai che fossi “buffa”. Non ho parole...

-Okay, mettiti la benda.- disse lui dopo essersi calmato.

-Quale benda?- chiesi. Ma perché queste cose succedevano solo a me?

-Questa!- disse mettendomi una benda nera nelle mani.

-È uno scherzo vero?- chiesi guardandolo supplicante.

-Assolutamente no.- mi rispose serio e allo stesso tempo divertito.

Mi misi la benda e poco dopo ci fermammo. Delle mani mi trascinarono fuori dalla macchina e la voce rassicurante di Edmund mi entrò nel cervello, mentre sentivo delle altre voci che si sovrapponevano una all’altra. Un’altra cosa che sentii subito fu l’aria fredda a pungente: faceva sicuramente meno venti gradi!!! Come aveva osato quello sbruffone portarmi quassù al freddo!!!???
-Okay Amy, adesso toglierò la benda.- mi disse dopo avermi fatta accomodare su una sedia.
-Okay...- dissi io titubante e incerta.

Levata la benda mi ritrovai in una tenda simile a quelle dei safari, di fianco a me c’era un letto a una piazza e un baule chiuso. Mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo a quindici anni fa, quando con i miei genitori andammo in Africa nelle ex-colonie francesi.

-Dove mi hai portata?- chiesi io. Vicino a me su un comodino c’era una lampada a olio che illuminava tutta la tenda, ma fuori era ancora giorno.

-Benvenuta alla sede natalizia della Brigata della Vita e della Morte.- mi disse lui sedendosi sul letto.

-L’associazione segreta?- chiesi. Non so perché ma rimase molto sorpreso.

-La conosci?- chiese quasi preoccupato.

-Mia cugina me ne aveva parlato qualche anno fa, aveva fatto delle ricerche, ma poi mi disse che non era arrivata a nulla.- dissi tutto d’un fiato preoccupata.

-Non dovrai rivelare niente a nessuno.-

-Ma se è così segreta perché mi ci hai portato?-

-Te l’ho già detto: mi andava.- disse lui alzandosi dal letto e mettendosi una mano tra i capelli, forse nervoso –Comunque non devi dire nulla a nessuno. Posso contare su di te?-

-S-si...- dissi io poco convinta.

-Bene! Ora dovrai aspettare.- mi disse facendo per uscire dalla tenda.

-Aspettare cosa?- chiesi sempre più preoccupata.

-Honor, mia sorella. Ti spiegherà tutto.- detto ciò uscì e io dalla rabbia mi alzai e feci per andargli incontro.
“Potresti farlo tu” volevo dirgli, ma mi fermai e non uscii.

Che cavolo! Prima viene, mi sveglia, mi trascina in macchina, mi dice che sono buffa, mi benda e poi mi lascia sola in una tenda del fine ottocento!
Controllai l’ora sul telefono e notai che erano solo le undici e già non vedevo l’ora di andarmene. Mi sdraiai sul letto che era morbido e chi mi conosce sa che ho un debole per i materassi morbidi, così non potendo resistere alla tentazione mi addormentai.
 
Fui svegliata da una mano gelata che cercava di svegliarmi (e ci era riuscita) e che chiamava il mio nome.

-Amanda?- mi chiamò lei.

-Si?- la mia voce era impastata dal sonno e la prima cosa che chiesi era l’ora.

-Sono le tre del pomeriggio, sono venuta a portarti da mangiare e a conoscerti.-

-Devo dedurre che tu sia Honor.- dissi alzandomi e mettendomi a sedere sul letto mentre guardavo quella ragazza, copia esatta del fratello tra l’altro, che mi guardava curiosa con i suoi vispi occhi azzurri.

-Si, sono io.- mi disse porgendomi la mano e io la strinsi presentandomi.

-Mio fratello aveva detto che eri carina, ma per me tu sei molto bella!- mi disse lei e quasi non mi strozzai con il pane.

-Tuo fratello non ha detto che io sono carina, forse hai sentito male...- dissi e lei mi interruppe subito.

-No no! L’ho sentito e ti assicuro che se lui dice carina intende che è affascinato. Solo poche ragazze gli fanno questo effetto!- mi disse lei mentre i suoi capelli lisci le ricadevano lunghi sulle spalle.
Non dissi niente e mi limitai ad annuire. Ero stupefatta! Un complimento del genere me lo sarei sognato qualche anno fa! Poi mi venne spontaneo chiedere una cosa.

-E quante ragazze dicono che tuo fratello è un totale stronzo?- chiesi mentre lei sorrideva a questa mia domanda.

-Solo tu, non glielo ha mai detto nessuna. O meglio nessuna che non sia andata a letto con lui.- mi rispose ridendo.

-Dovevo immaginarlo.- dissi sorridendole e bevendo un po’ d’acqua.

-Allora, Eddie mi ha incaricato di dirti per cui sei qui: nel caso non lo avessi capito ti sta usando.-

-Ci ero arrivata, non sono così stupida ancora, ma quello che non capisco è perché non me lo ha detto chiaro e tondo fin dall’inizio!-

-Temeva che non saresti venuta! Comunque sei qui perché stasera ogni cavaliere deve avere una dama e ovviamente lui arrivato per ultimo non ne ha trovata nemmeno una e quindi ha ripiegato sull’unica ragazza di cui era certo di potersi fidare abbastanza e che fosse abbastanza bella.- Honor alzò le mani e poi mi disse –Così ha detto Casanova!-

-Non credo sia così tanto Casanova, altrimenti avrebbe potuto trovare una gallina qualsiasi che poteva stare con lui solo per una notte e lasciarmi dormire in santa pace stamattina, no?- chiesi alla povera Honor che mi guardava con solidarietà.

-Come ti capisco, ad ogni modo domani c’è una gara di sci e poi potrai tornare a casa, anche se dubito che lui ti lascerà in pace. La festa di stasera a proposito è in maschera e lì nel baule hai il costume!-

-Ma siete matti! Fanno meno venti gradi fuori!-

-Se ti dicessi che lo facciamo per tradizione?-

-Sareste matti comunque!- dissi io ridendo e la bionda rise con me. Era simpatica, doveva avere qualche anno meno di me, ma almeno aveva un po’ di sale in zucca! O comunque in più rispetto al fratello.

-Io vado, verrò tra circa un’ora per aiutarti a prepararti, okay?- chiese lei gentile.

-Si, non preoccuparti.- le dissi guardandola che usciva.
Ma che avevo fatto di male per capitare in una tana di matti?
 


Angolo Autrice
Cosa succederà adesso?
Volevo avvertirvi che tutto questo è opera della mia fervida immaginazione tranne che "La Brigata della Vita e della Morte", chi ha visto "Una mamma per amica" saprà che è la società segreta di cui fa parte Logan e per questo capitolo mi sono ispirata un pò all'episodio in cui Rory viene invitata ad una riunione. Ovviamente nella mia mente era già programmato in questo modo il capitolo, ma mi mancava solo il nome della scietà segreta e così ho colto l'occasione e ho preso questo!
Non me ne vogliate e scrivetemi se il capitolo vi è piaciuto!
Un bacione,
Serena.
 

 
   
 
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