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Autore: Le notti con Salem    27/04/2015    1 recensioni
Certe sfide, per quanto possano sembrare innocenti, non dovrebbero essere mai accettate, e Dagran sta per scoprirlo a sue spese!
Già pubblicata sul mio account su DeviantArt e presto anche su Lokee
Genere: Comico, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dagran
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Buongiorno, caro» gli sussurrò una voce all'orecchio.
Con un grugnito infastidito, Dagran sollevò appena la testa dal cuscino, cercando con la coda dell'occhio ancora mezzo appannato dal sonno chi l'aveva svegliato. Un sorriso gli si dipinse sulle labbra quando si rese conto che era Mirania.
Si puntellò su un braccio per tirarsi su e la sua compagna ne approfittò per dargli un rapido bacio.
«Lo è di sicuro, viste le premesse» commentò soddisfatto e baciandola a sua volta sul collo, come le piaceva tanto.
Lei gli rivolse un sorriso.
«Tu lavori troppo. Alcune cose puoi lasciarle fare ad altri, sai? Con tutti i cavalieri e gli studiosi che ci sono qui... Ieri sera non hai quasi fatto in tempo a infilarti nel letto che già dormivi. E hai pure saltato la cena!»
Mirania sottolineò con insistenza quel punto: saltare un pasto per lei era un atto a dir poco blasfemo.
«Lo sai che per me è difficile» cercò di giustificarsi «Son fatto così: devo fare tutto di persona, a meno che non ci sia uno di voi cinque nei paraggi ad aiutarmi»
«Però vista la tua nuova posizione dovresti imparare a delegare»
«Hai ragione» ammise Dagran.
Stava per aggiungere qualcos'altro, ma in quel momento notò che Mirania era vestita e ben pettinata e che la luce che veniva dalle finestre era troppo forte per essere prima mattina.
«Aspetta un attimo, ma che ore sono?» chiese perplesso.
«Circa mezzogiorno e mezzo»
Quella risposta fu come una secchiata d'acqua gelida.
«Cosa?! Oh cazzo, dovevo essere al castello alle otto: ho perso tutta la mattinata!»
«Dagran, aspetta...» iniziò Mirania, ma lui era balzato giù dal letto facendola quasi cadere e aveva iniziato a girare nudo per la stanza alla disperata ricerca dei vestiti, elaborando ad alta voce scuse bislacche per il proprio ritardo e ipotizzando conseguenze tanto nefaste quanto improbabili per la sua assenza al castello.
Una volta ricordato dove li avesse lasciati la sera prima, Dagran s'infilò in fretta e furia i pantaloni e gli stivali, accorgendosi solo all'ultimo di aver dimenticato la camicia.
Prima che potesse rimediare a quella dimenticanza, Mirania gli si avvicinò, gli prese il viso fra le mani e lo costrinse ad abbassare lo sguardo per guardarla negli occhi.
«Ora calmati!» gli intimò lei mentre lo riconduceva al letto «Non c'è stata nessuna esplosione nella Biblioteca o fuga dalla prigione e non c'è alcun bisogno di dire che ti hanno rapito i Reptid per offrirti in sacrificio alla loro regina. Sono già andata io a sistemare tutto insieme agli altri, perciò rilassati, va bene?»
«Ok, grazie per l'aiuto,» le rispose dopo un attimo «però è meglio che vada comunque a contr...»
«Non se ne parla! Zael e Syrenne aiuteranno Therius con i cavalieri e gli altri lavori, mentre Lowell mi sostituirà a dovere alla Biblioteca. Pensa che perfino Yurick si è offerto per dare una mano: in questo momento dovrebbe essere ancora alle prese con l'addestramento di base dei giovani maghi. Come vedi, ci siamo organizzati, quindi per oggi hai la giornata libera»
Dagran fischiò colpito «Hai pensato a tutto, a quanto pare. Però mi sento in colpa a star qui senza far niente»
Mirania gli rivolse un sorriso divertito prima di dargli uno spintone facendolo cadere di schiena sul materasso.
Fu così sorpreso da quel gesto che non fece in tempo a reagire quando lei gli si sedette sopra a cavalcioni. Mirania lo tenne giù piazzandogli le mani sullo stomaco e poi, lentamente, gliele fece scorrere sul petto, avvicinando il viso al suo sempre di più. Dal petto, le mani di lei gli salirono lungo le braccia e arrivate ai polsi glieli afferrò, costringendolo a portarseli sopra la testa. Il viso di Mirania era ormai a un soffio dal suo.
«Io un'idea su come passare il tempo ce l'avrei» fece lei con voce bassa e maliziosa.
Sì, proprio un modo magnifico di svegliarsi, pensò Dagran con un ghigno soddisfatto.
«Dimmi, allora: quale sarebbe quest'idea?» le chiese con il ghigno ancora stampato in faccia, già pronto a passare all'azione, ma la risposta decisa che ricevette lo lasciò del tutto spiazzato.
«Una gara di cibo»
«C-come, scusa?» replicò confuso.
«Ma sì!» fece lei raddrizzandosi «Sai, quelle competizioni dove vince chi mangia di più. Ho sentito uno dei clienti di Ross che ne parlava. Se avessi saputo che esisteva roba del genere, non me ne sarei lasciata scappare nemmeno una!»
Non stento a crederlo.
«So cosa sono. Ho anche partecipato una volta»
«Davvero? Non l'avrei mai detto» fece lei sorpresa.
«In effetti di mio non l'avrei preso in considerazione, ma ero talmente ubriaco quel giorno che mi resi conto di quel che stavo per fare solo a pochi minuti dall'inizio della gara: ormai non potevo più tirarmi indietro»
«E come si è conclusa?»
«Ho vinto per un soffio. Ed è stato un bene: tra i soldi che avrei perso in caso di sconfitta e il digiuno che ho dovuto affrontare in seguito per colpa del lavoro, avere la pancia piena mi ha aiutato non poco»
«Capisco. Quindi... accetti la mia sfida?»
Dagran sapeva che non era una buona idea: lui e il suo portafogli avevano imparato fin troppo bene che razza di pozzo senza fondo fosse Mirania.
Stava per rifiutare e proporre qualcosa di più “diretto”, ma lei, forse intuendo i suoi pensieri, si chinò in avanti, gli si puntellò sul petto con un braccio e passandogli un dito sul collo fino alla punta del mento, stuzzicò il suo orgoglio.
«Devo forse pensare che un uomo grande e grosso come te abbia paura di essere sconfitto da un'esile e indifesa donzella come la sottoscritta?» chiese con un irresistibile tono di sfida.
Esile forse, ma tutt'altro che indifesa! pensò, ma si limitò a rispondere:
«Se la metti su questo piano, allora accetto»
«Splendido! Ovviamente è previsto anche un bel premio per il vincitore» affermò lei tutta contenta, dopodiché lo lasciò mettersi a sedere e mettendoglisi alle spalle iniziò a pettinargli i capelli ancora arruffati per la notte di sonno.
Lui la lasciò fare, anche se era evidente che avrebbe preferito fare ben altro. Quando lei gli legò alla solita ciocca anche la penna ornamentale, lui si guardò di nuovo intorno in cerca della camicia mentre Mirania si alzava dal letto.
«Quindi, andiamo giù?»
«Non sarà necessario. Mi ero già messa d'accordo con Ariela: devo solo darle il segnale e lei ci manderà su la roba con il montavivande» rispose lei accostandosi al muro e tirando una cordicella appesa accanto a una campanella.
«Sembra proprio che tu abbia dato per scontato che avrei accettato la sfida!»
«Beh, dopotutto hai saltato sia la cena di ieri che la colazione di oggi. A questo punto sarai affamato»
«In effetti» ammise lui.
Fece per chiedere quando dovessero aspettare, quando la campanella iniziò a muoversi, emettendo un leggero trillo. A quel punto Mirania fece cenno a Dagran di prendere il tavolo al lato della stanza e portarlo al centro insieme alla panca.
Quando lui ebbe sistemato tutto, lei tirò fuori dal vano nel muro accanto alla campanella diversi piatti e scodelle, pieni di ogni genere di cibo, e li poggiò sul tavolo insieme a dei tovaglioli di stoffa e due grossi boccali, di birra per lui e di tisana fredda per lei, coprendo tutta la superficie disponibile.
«Com'è possibile che sia già tutto pronto?» chiese Dagran sorpreso.
«Oh, lo è da un pezzo. Ed è ancora tutto caldo grazie a Yurick: su mia richiesta ha fatto fare agli apprendisti maghi un incantesimo sui piatti affinché conservassero il calore di ciò che ci veniva messo. L'ha spacciato per un allenamento sulla Magia del Fuoco» aggiunse Mirania con un occhiolino.
«Non hai lasciato niente al caso, eh?» replicò lui prendendo posto accanto alla donna sulla panca.
Lo sguardo di Mirania passava smanioso da una pietanza all'altra, quello di Dagran invece mostrava più preoccupazione che desiderio: quel che aveva di fronte sarebbe bastato a sfamare almeno dieci persone, e conoscendo Mirania doveva essercene ancora di sotto in cucina.
Forse avrebbe dovuto rinunciare e ingoiare il proprio orgoglio anziché tutta quella roba.
«Cominciamo?» gli chiese Mirania. L'eccitazione sul suo viso era più che evidente.
Dagran guardò il piatto più vicino a sé, un bel cosciotto ben cotto, e deglutì a vuoto al pensiero dell'impresa titanica in cui stava per cimentarsi. Fece un sospiro per farsi coraggio, afferrò il cosciotto e lanciò a Mirania il suo più risoluto sguardo di sfida. Con un sorriso lei fece altrettanto e all'unisono diedero entrambi il primo morso.
Doveva ammettere che la cucina di Ross e Ariela rendeva quella sfida molto più che piacevole. La carne era croccante all'esterno e tenera all'interno, con un sughetto attorno da leccarsi i baffi.
Il primo piatto Dagran lo sbranò con gusto e per un po' di tempo la fame arretrata gli fece credere di potercela fare.
Forte di quel pensiero, si avventò sul secondo piatto, senza badare a quel che faceva Mirania. E così fece col terzo e col quarto.
Cremoso purè di patate, un filetto di branzino con una delicata salsa alle erbe, una friabile torta di pasta sfoglia ripiena di carne sugosa, una divina frittata coi funghi... ogni boccone era qualcosa d'incredibile. I sapori si alternavano e si fondevano in maniere che non aveva mai sperimentato nella sua vita da mercenario.
Più quella gara proseguiva e più Dagran comprendeva perché la Taverna di Ross e Ariela fosse considerata la migliore di Lazulis, escludendo i locali esclusivi per i nobili solo perché la maggior parte di quest'ultimi non si sarebbe mai abbassata ad andare in un luogo frequentato da popolani.
Chissà se qualcuno ha mai proposto a Ross di diventare il suo cuoco privato: non ne sarei stupito, vista la fama della sua cucina!
Alternando ogni pietanza a un sorso di birra, riuscì ad arrivare fino all'ottavo piatto prima di iniziare a sentire la fatica. Si fermò un attimo a contemplare la pila di stoviglie vuote e le portate ancora intoccate.
«Già stanco?» lo canzonò Mirania masticando l'ultimo boccone del suo undicesimo piatto.
«Sciocchezze! Posso continuare benissimo» le rispose e dopo essersi slacciato la cintura e i pantaloni per avere più spazio, aggredì il suo nono piatto, indeciso se definirlo “vittima” o “carnefice”.
Dopo altri tre piatti iniziò a sentire le prime fitte, ma non si fermò: una volta assaggiata una pietanza era impossibile non finirla!
Arrosto di maiale, verdure saltate, involtini di formaggio, zuppa di pesce...
Tuttavia, per quanto fosse tutto delizioso, anche lui aveva dei limiti.
Dopo aver raddoppiato la propria pila di piatti terminati, Dagran si appoggiò stremato al tavolo, tentando senza successo di trovare conforto nell'ultimo goccio di birra nel suo boccale. Era fradicio di sudore, in parte per la piccantezza dell'ultima portata, ma soprattutto per le fitte mostruose allo stomaco, e nemmeno il rutto cavernoso che non riuscì a trattenere gli diede conforto.
Mirania si fermò un momento e lo guardò con aria interrogativa.
Approfittando di quella pausa, Dagran verificò a che punto fosse la donna e quasi gli venne un colpo: sul suo lato del tavolo, la maga aveva impilato almeno il doppio dei piatti che aveva terminato lui. E stava ancora lanciando occhiate cariche d'interesse ai pochi piatti ancora pieni!
L'esito della gara era lampante.
Rigirandosi sulla panca in modo da dare le spalle al tavolo, Dagran ammise la sconfitta.
«Basta, non ce la faccio più» fece con voce mesta.
«Oh beh, è stata una bella gara. Sei stato un degno avversario» gli rispose lei cercando di consolarlo, prima di aggiungere: «Ti spiace se finisco quel che è avanzato?»
Ricevuto un cenno d'assenso, Mirania riprese a far piazza pulita del cibo rimasto in tavola sotto lo sguardo stupito di Dagran, che all'ennesima fitta decise che era meglio assumere una posizione il più dritta possibile.
La prossima volta sarà meglio se non accetto alcuna sfida da parte sua... Ahia!
Si alzò dalla panca e con movimenti lenti e pesanti raggiunse il letto, dove poté distendere le gambe e appoggiare la schiena, cercando di pensare il meno possibile alla propria pancia gonfia e dolorante.
Dopo brevissimo tempo, Mirania gli fu accanto sull'altro lato del letto. Una rapida ispezione da lontano rivelò a Dagran che non era rimasta nemmeno una briciola di cibo nella stanza.
Stava ancora fissando il tavolo e i suoi piatti vuoti quando lei gli cinse le spalle con le braccia e disse:
«Ora che la sfida è conclusa, in qualità di vincitrice, è giunto il momento di reclamare il mio trofeo»
«Come se ci fosse stato qualche dubbio sull'esito...» le rispose con un sorrisetto.
«Vero, ma anche tu sei stato bravo e per questo ti meriti un premio di consolazione»
«Mmmh, l'idea mi piace» concluse Dagran mutando il sorriso in ghigno.
Detto questo si volto verso di lei, la prese per la vita e portandola a sé si sporse per baciarla. Quei pochi, rapidi movimenti non fecero altro che peggiorare la situazione, infatti, appena sfiorò le labbra della maga, una fitta molto più dolorosa delle precedenti lo fece quasi piegare in due con un mezzo grido.
«Dannazione!»
Mirania lo guardò senza capire. Passato il dolore, Dagran dovette spiegarle gli effetti nefasti di quella gara. La reazione che ebbe la maga sentendosi dire che il suo partner soffriva d'indigestione fu quasi comica.
«Mi stai dicendo che si può star male per aver mangiato troppo? Sei sicuro di non prendermi in giro?»
Anche se era una Maga Guaritrice, la sorpresa di Mirania per quella scoperta era giustificata, considerando la sua condizione.
«Mi spiace. Dovremo aspettare che mi passi» le disse con un sospiro.
Bel modo di passare la sua giornata libera!
Mirania però voleva porre rimedio a quel problema. Dopo averci pensato un po', si alzò dal letto e dopo averci girato attorno, si mise davanti a Dagran battendogli una mano sulla spalla.
«Forse Ross e Ariela hanno qualcosa in cucina per far passare questa “indigestione” più in fretta. E se non ce l'hanno, farò in modo di procurarmela»
«Magari potresti usare i tuoi poteri» le propose.
«Sì, è vero,» rispose lei «però non ci ho mai avuto a che fare: dovrei prima documentarmi per non rischiare di peggiorare la situazione. Lo sai che sono più brava con le ferite aperte che con le malattie»
Stava per dirle che l'indigestione non era una malattia, ma lei continuò:
«A quanto pare per il momento ci limiteremo alla cura e alle coccole. Più tardi poi, se la cosa migliora, potremmo farci una passeggiata: l'aria fresca fa sempre bene. Se poi nel frattempo ti si libera un posticino, potremmo anche prenderci un dolcetto o due»
Dagran approvò quella linea d'azione - aveva forse altra scelta? - e radunò i cuscini per mettersi più comodo.
Mentre li sistemava, la maga gli si avvicinò di nuovo e gli sussurrò all'orecchio:
«Sia ben chiaro che il ritiro del premio è solo rimandato!»
Voltandosi verso di lei, la vide sistemarsi i vestiti e uscire dalla stanza dopo avergli rivolto un ultimo sorriso. Soffocò una risata quando la senti borbottare tra sé minacce nei confronti di “quell'ignobile piaga dell'indigestione”.
Poco dopo che se ne fu andata, si alzò di nuovo e si riavvicinò al tavolo per contemplare il campo di battaglia su cui era caduto. Mirania aveva fatto un'opera di pulizia davvero impressionante: se non fosse stato certo del contrario, avrebbe detto che i piatti su quella tavola erano stati appena lavati!
Solo il boccale con la sua tisana era ancora pieno a metà. Sapendo che in generale le tisane avevano proprietà medicinali, ne provò un sorso. Di solito preferiva bevande più amare, ma almeno con quella non rischiava di accettare sfide bislacche, come gli capitava spesso quando era ubriaco.
Ah, ma questa volta il premio in palio valeva eccome lo sforzo!
Col boccale ancora in mano, Dagran si avvicinò a una delle finestre ai lati del letto, badando sempre a fare movimenti lenti, e guardò fuori.
La giornata era splendida, una di quelle che faceva cogliere appieno la bellezza di Lazulis.
Appoggiandosi col braccio libero all'infisso della finestra, si mise a scrutare i passanti, tra cui individuò Mirania che stava parlando con Meredith e Horace di fronte al loro negozio. Dopotutto quella si prospettava una giornata piacevole.
Co un sorriso, iniziò a pensare alle “coccole” che la maga aveva in programma, all'uscita con lei, con quel sole caldo che faceva dimenticare qualunque problema, e al “premio” che lo aspettava... e all'indigestione che lo aveva costretto a rimandare tutto ciò e che lo costringeva lì da solo nella stanza.
«Ti odio!» sbottò rivolto al proprio stomaco, che quasi a volergli rispondere, gli mandò un'altra fitta.
   
 
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