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Autore: _Y u s h i_    27/04/2015    8 recensioni
[...] Fra tutti i problemi che aveva dovuto affrontare nella sua vita, questo era il più spietato, non solo perchè Joonmyun sapeva già che non sarebbe riuscito ad uscirne, ma anche perchè era la prima volta che un "problema" lo faceva stare così bene.
Il suo problema, infatti, non era altro che la sensazione di leggerezza al cuore che si prova quando accade qualcosa di bello, erano le orecchie che fischiavano alla vista di quel volto, come se intorno sparisse ogni cosa e rimanesse solo lui, era il suono della sua voce che gli riempiva la testa scombussolandogli ogni pensiero e quelle labbra curvate in un sorriso perenne che lo perseguitavano notte e giorno provocandogli ogni volta una forte tachicardia.
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{SuChen}
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Chen, Chen, Suho, Suho
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{ Speed Date }
Let's spread some SuChen love all over the world;


Kim Joonmyun non era una persona che amava mostrare i suoi timori al mondo esterno, aveva sempre preferito tenere per sé i suoi problemi e mostrare a chi lo circondava il suo più bel sorriso. In qualità di leader voleva alleggerire il carico agli altri ragazzi, sapere tutto ma non far sapere niente e affrontare ogni tipo di situazione a testa alta e labbra serrate per dimostrarsi capace ed affidabile, un modello da seguire per tutto il resto del gruppo.
Con il passare degli anni, però, quella maschera di positivismo riusciva ad ingannare ancora i membri dello staff forse, i suoi conoscenti o tutte quelle persone per cui lui era più "Suho" che non "Joonmyun", ma sicuramente non i suoi compagni. Per loro era diventato fin troppo facile riconoscere i sintomi del malessere del loro leader, bastava guardargli gli occhi, dicevano, che diventavano molto più assenti, la mascella che si irrigidiva, il tono nervoso e la conseguente perdita d'appetito.
Joonmyun sapeva bene che in genere i ragazzi lasciavano passare un paio di giorni prima di assalirlo in massa e costringerlo a rivelare i suoi problemi, e proprio per questo aveva fatto di tutto per entrare il meno in contatto con loro nelle ultime 48 ore, mostrandosi in pubblico solo per rispettare i suoi impegni lavorativi e rinchiudendosi in camera per il resto del tempo.
Ma in fin dei conti come poteva affrontare i suoi compagni quando alla base dei suoi problemi c'era uno di loro?
 

 
***
 

Era un pomeriggio stranamente tranquillo al dormitorio, il leggero tepore della mezza stagione rendeva l'atmosfera più calma e rilassante, le rare folate di vento che entravano dalle finestre aperte portavano il rumore delle auto poco lontane e la televisione era sintonizzata su un reality comico che spezzava il silenzio della stanza. Sul grande divano in pelle Minseok, Jongdae e Kyungsoo si dividevano lo spazio sdraiati uno sull'altro, intenti a guardare il grande schermo davanti a loro, Baekhyun, sulla poltrona accanto, leggeva una rivista trovata da qualche parte nel dormitorio.
Joonmyun stava osservando la scena nascosto nell'ombra del corridoio, dove sapeva di non poter essere visto, e continuava a spostare il peso da una gamba all'altra in un tic nervoso. Non gli piaceva quella situazione e per un attimo valutò l'ipotesi di fare dietrofront e tornare a recludersi in camera sua per qualche altro giorno, se non che il maknae, qualche ora prima, aveva preso a battere contro la sua porta reclamando il diritto di entrare in quella stanza (che in fin dei conti era anche sua) e si era assicurato poi di sequestrare la chiave dalla serratura per accertarsi che il leader non potesse più chiudersi dentro.
"Noi usciamo" Aveva detto con tono piatto, nascondendo la chiave dentro la tasca dei pantaloni e dirigendosi verso la porta di casa con alcuni dei membri al suo seguito. "Gli altri sono in salotto e faresti meglio a farti vivo e tornare a vivere nella civiltà hyung".
E quindi era li, totalmente vulnerabile, con i nervi a fior di pelle e i palmi delle mani sudate. Guardava i quattro ragazzi rimasti a casa parlare tra di loro, scherzare e prendersi in giro, poteva vedere come erano sereni e come sembravano non avere alcun pensiero per la testa. Li scrutò uno per uno per analizzarne ogni lineamento del viso, quasi come se il loro buon umore potesse in qualche modo influenzare il suo.
E poi i suoi occhi si posarono su un certo volto e subito Joonmyun sentì il bisogno di volgere lo sguardo altrove e di riempire la mente con altri pensieri.
Qualsiasi altro pensiero che non fosse lui.
Fra tutti i problemi che aveva dovuto affrontare nella sua vita, questo era il più spietato, non solo perchè Joonmyun sapeva già che non sarebbe riuscito ad uscirne, ma anche perchè era la prima volta che un "problema" lo faceva stare così bene.
Il suo problema, infatti, non era altro che la sensazione di leggerezza al cuore che si prova quando accade qualcosa di bello, erano le orecchie che fischiavano alla vista di quel volto, come se intorno sparisse ogni cosa e rimanesse solo lui, era il suono della sua voce che gli riempiva la testa scombussolandogli ogni pensiero e quelle labbra curvate in un sorriso perenne che lo perseguitavano notte e giorno provocandogli ogni volta una forte tachicardia.
- Kim Jongdae, che tu sia maledetto. -
Fu solo un sussurro e fortunatamente nessuno dei ragazzi presenti nella stanza si accorse della presenza del leader.
Se avessero descritto quelle sensazioni a Joonmyun, lui non avrebbe avuto dubbio, avrebbe detto "è amore!" senza pensarci due volte, ma come poteva ammettere a sé stesso di essere innamorato di un suo compagno di squadra, un amico, un fratello quasi. Era sbagliato, e non perchè erano due ragazzi, ma perchè era un pericolo troppo grande per il gruppo e Joonmyun non poteva permettersi che il gruppo si disgregasse a causa di un suo capriccio.
Dall'altra parte però, c'era una voce flebile, minuscola, che continuava a dirgli che al cuore non si comanda e che si ostinava, ogni volta che i suoi occhi incontravano quelli di Jongdae, a fargli vedere il mondo avvolto da una patina rosa pastello.
La verità era che il tempo passato a condividere la stanza con il minore, era stato deleterio per lui, il suo carattere forte e solare, la consapevolezza di avere una spalla a cui sorreggersi in caso di bisogno, le parole gentili del ragazzo a telecamere spente... Joonmyun non aveva potuto fare niente per evitarlo, un giorno Jongdae gli aveva sorriso e lo stomaco del leader era esploso in mille farfalle.
Ma ora era giunto il momento di porre la parola fine a quel disagio, Joonmyun aveva preso la sua decisone e nonostante non fosse uscito dalla camera di sua spontanea volontà, si disse che doveva essere stato un segno del destino che lo incitava a farsi avanti. Il ragazzo infilò in tasca il suo cellulare con il quale aveva chiamato i suoi superiori solo poco prima per avere il permesso di agire e dopo aver respirato a fondo un paio di volte, fece un passo avanti e si schiarì la voce.
Il primo a notare la sua figura fu Baekhyun che sollevò lo sguardo dalla sua rivista e senza troppe cerimonie disse:
- Oh, hyung. Sei uscito dalla tua stanza finalmente. -
- Ho un annuncio da fare. - La voce del leader vibrò insicura per mezzo secondo ma un altro respiro profondo gli diede la forza di continuare.
Davanti a lui vide gli altri ragazzi voltarsi a guardarlo confusi, in attesa di una spiegazione.
- In questi giorni come avrete notato non sono stato molto bene e-e ho p-preso una decisione. - Joonmyun incespicò un poco sulle parole nel momento in cui Jongdae tossì attirando la sua attenzione. Lo vide poi deglutire, notando come il pomo d'Adamo sporgente si alzasse ed abbassasse lentamente in un movimento dannatamente sexy.
"Joonmyun, mi rifiuto di credere che tu sia già così senza speranza".
Il leader scosse la testa cercando di riprendersi e fissò gli occhi su quelli di Kyungsoo per non perdere nuovamente il filo del discorso.
- Ecco, penso che sia tempo per me di conoscere nuove persone e... beh, sì, magari di trovare qualcuno. -
I presenti si guardarono tra di loro sempre più confusi.
- Che cosa stai cercando di dirci? - Azzardò Minseok con un sopracciglio sollevato.
- Andrò ad uno Speed Date. - Joonmyun lo disse tutto d'un fiato, come se dicendolo più velocemente perdesse il suo significato.
I ragazzi davanti a lui rimasero senza parole, sbalorditi se non perplessi.
- Hyung... ma fai sul serio? - Furono le parole di Baekhyun, ma il pensiero era comune a tutti in quel momento.
Il leader sospirò e chiuse gli occhi. - Sì, sono molto serio. Io... ne ho bisogno. -
Quando li riaprì cercò volontariamente lo sguardo di Jongdae, per poterlo guardare per un'ultima volta con quegli occhi, per potergli dire addio e passare finalmente oltre.
Joonmyun non capì se fosse il suo subconscio che gli mostrava cose che non esistevano o se davvero la scena davanti a lui si presentava così come lui la vedeva, fatto sta che per la prima volta da quando conosceva Kim Jongdae, la sua bocca non sembrava sorridergli.
 

 
***
 

Quando la macchina si fermò davanti ad un palazzo alto e scuro, Joonmyun non ebbe dubbi, doveva essere per forza quello lo stabile dove si sarebbero tenuti gli incontri. Un'insegna luminosa sopra l'entrata recitava "Black Pearl Club" in grandi caratteri corsivi che lampeggiavano nel tramonto.
Joonmyun scese dal minivan stringendosi al bacino la busta in pelle che portava sempre con sé in quelle occasioni mondane e raggirò il palazzo in cerca della porta sul retro come accordato con l'organizzatrice dell'evento.
Ed eccola comparire. Una donnina magra e ricurva lo stava aspettando davanti all'uscio della porta, gli occhiali spessi erano incastonati in una montatura azzurro brillante che le dava l'aria di una ragazzina, sebbene l'accenno di rughe attorno agli occhi confermassero la sua certa età. Non appena lo vide, la donna lo raggiunse eccitata prendendogli una mano e inchinandosi numerose volte squittendo qualche saluto e ringraziamento ai quali Joonmyun rispose con un mezzo sorriso.
- Signor Kim siamo così felici che abbia deciso di unirsi a noi questa sera! Come promesso le abbiamo riservato una zona solo per lei, le donne che riceverà sono state selezionate da me personalmente e sono tutte ottime ragazze che hanno già firmato un contratto di riservatezza, e, cosa più importante, a nessuna fan è stato concesso di entrare. -
Joonmyun ringraziò sinceramente il duro lavoro che la donna era riuscita a fare in quelle poche ore di preavviso e la seguì all'interno dello stabile, percorrendo gli stretti corridoi fino ad una stanza dalla quale provenivano rumori di musica jazz e conversazioni sottovoce.
La prima cosa che catturò la sua attenzione, non appena giunse nella sala adibita per l'evento, furono le luci soffuse e il grande buffet che rendevano l'atmosfera molto più elegante e seria di quanto avrebbe immaginato. Subito dopo si accorse di come in fondo alla sala fosse stato posto un separé nero lungo tutta la parete, che vietava di intravvedere cosa ci fosse dalla parte opposta, e capì che quello sarebbe stato il suo posto. Non era il caso di partecipare pubblicamente a questo tipo di manifestazioni, soprattutto quando, oltre che la dignità, si metteva in gioco il nome di un'agenzia.
Joonmyun fu scortato dalla donna fino a dietro il separé, dove trovò ad attenderlo un simpatico tavolino di legno decorato con della carta pesta colorata ed una piccola campanella da hotel posta in cima.
- Sa già come funziona questo tipo di incontri, Signor Kim? -
Joonmyun annuì piano. - Cinque minuti per persona e se il partner del momento non mi piace basta che suono questa campanella, giusto? -
Alla donna brillarono gli occhi con orgoglio, neanche il ragazzo fosse il suo stesso figlio il giorno della laurea ed applaudì. - Allora, che inizino le danze! -
La donna sparì da dietro la tenda e qualche secondo dopo Joonmyun poté sentire lo squillo di un cronometro che segnava l'inizio degli incontri.
Neanche il tempo di accomodarsi al tavolo che dalla tenda emerse la prima ragazza: bella, magra, con lunghi capelli lucenti e il trucco leggero che le dava un'aria semplice ma raffinata, la ragazza aveva un enorme sorriso sulle labbra e le guance rosate dal calore o dall'imbarazzo.
- Ciao, io sono Minhee. - La ragazza gli porse una mano e Joonmyun la prese subito, stringendogliela delicatamente.
- Piacere, io sono Ki... -
- Lo so chi sei. - Minhee abbassò lo sguardo mordendosi un labbro. - Non sono una fan del gruppo, ma non vuol dire che non ti conosca. -
Joonmyun annuì appoggiando i gomiti sopra il tavolo e guardando la fanciulla. Era tutto ciò che un uomo avrebbe potuto volere, bella, elegante, gentile e carina. Eppure la sua mente riuscì ad elaborare un solo pensiero.
"Non è Jongdae."
Minhee parlò per quasi tutto il tempo, raccontando di cosa le piacesse fare e delle sue aspirazioni ed il ragazzo non poté dire di essersi annoiato, ma non era riuscito comunque a seguire la conversazione per intero. La sua mente continuava a vagare, pensando a dove potesse essere Jongdae in quel momento, a cosa stava facendo, se lo stava pensando...
I suoi pensieri furono interrotti dal suono della campanella che annunciava la fine del primo turno. Minhee si alzò velocemente e ancora in imbarazzo, lasciando sul tavolo un foglietto con un numero di telefono, poi si inchinò e uscì dalla tenda lasciando Joonmyun nuovamente solo.
Erano passati cinque minuti, solo cinque, e già si pentiva di essere andato in quel posto. Che cosa era andato a fare li se anche di fronte alla ragazza più perfetta che potesse aspettarsi, la sua mente aveva spazio per una sola persona?
Dalla tenda scura comparve una nuova figura: alta, capelli ossigenati e occhi felini e decisi. Non serviva nemmeno chiederlo, non poteva che essere una trainee di qualche agenzia.
- Kim Suho. - La ragazza rimase in piedi con le mani incrociate davanti al petto.
- Kim Joonmyun, preferisco. - Rispose il ragazzo inumidendosi le labbra e guardando i disegni del legno del tavolo.
- Suho è il nome che ti ha dato il successo. -
- Ma Joonmyun è quello che sono. -
La ragazza increspò le labbra in disapprovazione. - Come puoi voler essere qualcuno che non è nessuno. -
La tentazione di suonare la campanella davanti a lui a pochi secondi dall'inizio fu tanta, ma resistette, strinse i denti e fece accomodare la ragazza sulla sedia davanti a lui.
Nei minuti successivi, Joonmyun non provò nemmeno ad ascoltare la discussione, sapeva già che quella persona non sarebbe mai stata adatta a lui e automaticamente spense la mente vagando in quel mondo tutto suo in cui Jongdae lo ricambiava e vivevano felici e contenti.
Mai fu più gradito il suono della campanella, tanto che il ragazzo non si degnò nemmeno di guardare la ragazza andarsene e venire sostituita da una specie di armadio con le trecce e una gonna troppo corta per il fisico mostrato.
"Allarme Fan - Allarme Fan".
Non ci voleva un'intelligenza particolare per capirlo, bastava guardare gli occhi famelici di informazioni e il foglio bianco alla mano pronto per essere autografato.
"E per fortuna che l'organizzatrice aveva detto che non le avrebbe fatte entrare."
Joonmyun tese la mano in un gesto di cortesia, infondo ormai era li, non avrebbe potuto scappare.
- Io sono Kim Joonmyun, molto piacere. -
- Kai. - Fu la risposta secca di quella sottospecie di ragazza.
- Come scusa? -
- Dimmi tutto quello che sai di Kai. Come dorme di notte? Con cosa fa colazione? Qual è la fragranza del suo shampoo preferito? -
Il ragazzo deglutì a fatica, spaventato dalla sete di sapere di quella ragazza che stava tuttora riversando un fiume di domande sul suo compagno e, contrariamente a quanto si era ripromesso, si sporse in avanti e suonò la campanella con mano tremante, sperando solo che la fan non lo avrebbe mangiato per questo.
L'ora successiva passò dannatamente piano, ragazza noiosa dopo ragazza noiosa, un susseguirsi di sbagli e torture che fecero seriamente pensare a Joonmyun che la storia con Jongdae non fosse poi così tragica, fino a quando l'ultima campanella suonò e il timer del cronometro squillò nuovamente, segnando la fine dell'evento.
Joonmyun sentiva le persone al di la della tenda muoversi ed affrettarsi verso l'uscita, chi felice, chi meno. Lui stette semplicemente seduto, il foglietto con il numero di Minhee tra le dita e il pensiero che fra tutte, forse lei poteva essere la persona giusta, o meglio, forse sarebbe potuta diventarlo.
Aveva davvero pensato che quella sera avrebbe potuto concludere qualcosa circa la situazione con Jongdae, invece non era cambiato assolutamente niente.
Il ragazzo si lasciò cadere scomposto sulla sedia appoggiando le braccia sopra il tavolo e la testa in mezzo ad esse, aveva bisogno di pensare e allo stesso tempo non voleva farlo, così come sapeva che pensare a lui gli avrebbe fatto male e allo stesso tempo gli avrebbe procurato forti emozioni.
Joonmyun rimase immobile anche quando sentì la tendina muoversi e percepì qualcuno entrare e rimanere in piedi vicino al tavolo.
- Tra cinque minuti me ne vado, non si preoccupi. - Disse senza alzare lo sguardo, già aspettandosi l'organizzatrice che andava a richiamarlo per portarlo verso l'uscita.
Ciò che non si aspettò di sentire, invece, fu un sospiro molto poco femminile, seguito dallo strisciare della sedia sul pavimento mentre la persona dall'altra parte del tavolo si accomodava, poi alle orecchie del giovane leader arrivò il suono della campanella che veniva fatta suonare e solo allora decise di alzare lo sguardo sulla nuova persona arrivata.
Il cuore di Joonmyun si fermò per qualche secondo e i suoi occhi si spalancarono dallo stupore.
La persona davanti a lui si scompigliò i capelli ricci e accennò un sorriso.
- Piacere, sono Kim Jongdae, sono nato il 21 Settembre del 1992 e faccio parte di un gruppo chiamato EXO. -
- C-che cosa ci fai qui? - Chiese il leader non ancora certo che il ragazzo dei suoi sogni fosse davvero di fronte a lui.
Jongdae abbassò lo sguardo lasciandolo vagare per la stanza, fino a quando i suoi occhi non videro qualcosa e si strinsero per mettere a fuoco l'immagine.
- Che cos'è? - Chiese facendo un cenno verso ciò che Joonmyun teneva in mano.
- Un numero di telefono, una delle ragazze me lo ha lasciato prima di andare via. - Joonmyun continuava a guardare il ragazzo davanti a lui, pieno di domande e, beh sì, di speranze.
Jongdae picchiettò le dita sul tavolo per qualche secondo, poi si allungò e prese il foglietto bianco dalle mani del maggiore e lo strappò in più pezzi.
- Non ti serve questa cosa, non hai bisogno di nessuna ragazza hyung. -
Joonmyun era immobile, non capiva perchè il ragazzo avesse fatto quel gesto, ma di sicuro non poteva dirgli che gli fosse dispiaciuto. Voleva solo sapere perchè si trovasse li, davanti a lui e perchè i suoi occhi così vivi di solito, sembravano ora essere spaventati.
- Che cosa ci fai qui? - Chiede nuovamente il ragazzo deciso a ricevere una risposta.
Jongdae continuò a fissare il tavolo in silenzio come se stesse pensando attentamente a che parole usare ed il maggiore poté osservarlo da vicino, come tante altre volte aveva fatto di nascosto.
Era bello, bellissimo, non di quella bellezza che ti sorprende a prima vista, ma di quel tipo che ci mette del tempo per ammaliarti ma che poi non ti lascia più pensare ad altro. Le sue labbra, per quanto sottili, avevano sempre esercitato una tremenda attrazione e la lingua che ora sporgeva a lato della bocca inumidendone gli angoli, provocava in Joonmyun una grande voglia di baciarlo.
Il leader sentiva di stare per cedere ad ogni secondo che rimaneva immobile ad osservarlo e si era quasi deciso ad alzarsi ed andare via quando Jongdae riuscì finalmente a trovare la parola.
- Esci con me hyung. -
Se prima il cuore di Joonmyun si era fermato, ora stava letteralmente per esplodere.
No, non poteva essere, non poteva averlo detto sul serio.
- Perchè? - La domanda più inutile che potesse chiedere, eppure la più necessaria.
- Perchè mi piaci hyung, e non voglio che tu esca con nessun altro. -
Il cuore di Joonmyun era un continuo accelerare e fermarsi, tanto che il ragazzo pensò persino di essere sul punto di collassare, la testa gli pulsava e le gambe tremavano.
- Non me lo hai mai detto. -
- Te lo sto dicendo adesso. -
Joonmyun alzò lo sguardo su di lui.
- Jongdae è sbag... -
- Non dire che è sbagliato, perchè so che non lo pensi davvero, so che anche tu lo vuoi. - Il minore aveva assunto un'espressione malinconica, le sopracciglia curvate all'ingiù in una supplica.
- Ma il gruppo... - Provò ancora il leader per venire nuovamente fermato a metà frase.
- Che cosa potrebbe cambiare hyung, io lo so cosa provi per me, e adesso anche tu lo sai, che cosa cambierebbe anche se non ci lasciassimo andare? Continueremmo comunque a vivere con questi sentimenti... Tanto vale provarci, no? -
Ci fu silenzio per qualche minuto, un silenzio che i due ragazzi non osarono rompere mentre si guardavano attentamente, comunicando con gli occhi. Joonmyun aveva passato gli ultimi giorni a struggersi per i suoi sentimenti, si era chiuso in camera e aveva pensato ad una soluzione per tanto, troppo tempo, eppure non aveva risolto niente, e adesso Jongdae era arrivato e con una frase era riuscito a fargli vedere le cose da un'altra prospettiva. Sì, aveva ragione, Joonmyun avrebbe potuto fare qualsiasi cosa per dimenticarlo, ma non sarebbe cambiato niente, avrebbero continuato a vivere assieme, a vedersi ogni giorno, a provare qualcosa l'uno per l'altro, quindi perchè rinunciare?
Finalmente dalla nube nera in cui era rimasto intrappolato, il ragazzo cominciò a vedere una via d'uscita, una luce sempre più forte che andava terminando.
E alla fine c'era lui.
Certo, aveva ancora molta paura ed era incerto su come sarebbero andate le cose da quel momento in poi, ma avrebbe mentito se avesse detto di non sentirsi dannatamente bene, leggero, vivo.
Joonmyun non riuscì più a trattenere un grande sorriso che, poté constatare, presto contagiò anche il volto del ragazzo davanti a lui.
- Però voglio una garanzia. - Disse il maggiore aumentando il tono della voce. Oh come aveva acquistato sicurezza ora. - Sai, qualcosa che mi dimostri che non sono da solo in tutto questo. -
Jongdae si morse il labbro inferiore sopprimendo un sorriso e mise una mano in tasca per tirarla fuori dopo pochi secondi e stenderla davanti a sé chiusa in un pugno.
- Avvicinati hyung, guarda. -
Joonmyun lo guardò scettico, ma fidandosi del compagno si sporse oltre il bordo del tavolo per osservare più da vicino il contenuto della mano. Se non che all'ultimo momento Jongdae ritrasse la mano e si allungò sopra il ripiano facendo scontrare le labbra contro quelle di un Joonmyun che rischiò l'iperventilazione. Il bacio fu breve, delicato e senza pretese, ma entrambi sapevano che avrebbero avuto molto tempo per affinare la tecnica.
- Questo ti basta come garanzia? - Chiese il minore con tono scherzoso.
- Per il momento, ma ho paura che già domani non mi basterà più. -
- Esattamente quello che volevo sentirmi dire. -
Entrambi i ragazzi sorrisero e si unirono in un nuovo bacio, un po' più caldo e un po' meno imbarazzato del primo, un bacio che per Joonmyun fu pieno di significato e di parole non dette, che lo rassicurò e lo fece sentire in pace con sé stesso.
 
Qualche minuto dopo i due ragazzi si ritrovarono sul retro del minivan diretti verso casa,  Jongdae aveva appoggiato la testa contro la spalla del maggiore e le mani intrecciate in mezzo ai loro corpi si stringevano con forza, come per rimediare al tempo in cui non si erano trovate.
Solo allora Joonmyun si ricordò di non aver ancora portato a termine il suo compito, di avere lasciato le cose a metà.
- Jongdae... - Sussurrò piano per non farsi sentire dal manager alla guida.
- Mmh? - La voce assonnata del ragazzo lo fece sorridere e non poté trattenersi dal baciargli la fronte.
- Anche tu mi piaci. -
Ed in quel momento lo sentì, sentì di non avere più paura, perchè non era più solo ad affrontare i problemi, e in due... in due ogni cosa è più facile.


 
~Fine

 

 
Alla mia dolce sis che si subisce tutte le mie ossessioni, i miei fangirleggiamenti, le picspam su whatsapp e le infinite conversazioni su facebook su una coppia che non le piace nemmeno.

 
NOTE: Buonasera a chiunque sia arrivato a leggere fino a qui~ Ci sono tantissime cose da dire su questa One Shot, e come al solito le mie note diventeranno più lunghe della storia stessa, ma penso che questa volta ne varrà la pena.
Prima di tutto Benvenuta a me /? si perchè è la mia prima fanfiction su questo fandom e beh, penso che il vero motivo che mi ha spinto a scrivere questa storia sia la mia ossessione morbosa per Kim Joonmyun il fatto che filtrando i nomi dei bias abbia notato come in tutto il sito ci siano tipo due SuChen totali risalenti ad anni fa. E questa cosa non va bene. Quindi il mio obiettivo da oggi sarà quello di riempire il fandom di bellissime SuChen a vari rating per farli amare tanto quanto li amo io... e sono testarda, vi assillerò fino a quando la SuChen non verrà considerata Canon e il mondo riconoscerà Suho come il seme della coppia.
Siete avvisati.
Come prima fanfiction nel fandom non me la sentivo di andare oltre un verde, non che non abbia mai scritto su altri rating ma sempre meglio cominciare soft per sondare il terreno.
Avrei voluto mettere l'avvertimento OOC, ma non l'ho fatto perchè penso che ognuno in fondo li veda in modo diverso e ciò che è ooc per qualcuno non lo è per un altro. Non mi aspetto grandi cerimonie per questa prima fanfiction, penso anzi che verrà snobbata alla grande per il pairing ma non demordo e tornerò alla carica. Grazie a chiunque la legga e se vi va di lasciare un commento o qualcosa del genere io ne sarò solo felice~
//bows
_Y u s h i_
  
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