Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ziseos    27/04/2015    1 recensioni
Le urla infuriavano ovunque, le grida di agonia si stagliavano alte verso il cielo, come una richiesta di aiuto dall’alto mentre altre si diffondevano per le vie del distretto.
Il soldato continuava a camminare rasente alle mura semi-distrutte di quella che, fino a poco tempo prima, era stata l’abitazione di qualcuno; si intravedevano macchie rosse sulle pareti esposte alla luce, segno che qualcuno, all’interno della casa, aveva perso la vita.
Una, due , tre vite..dov’era oramai la differenza?
L’uomo e la bestia condividevano lo stesso destino beffardo in quel mondo, non esisteva la pietà per nessuno.
Ed il soldato lo sapeva.
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Un ipotetica ultima battaglia fra gli umani e giganti, raccontata da Jean Kirschtein e Mikasa Ackerman ( JeanKasa)
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jean Kirshtein, Mikasa Ackerman
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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MERCILESS

1-Blood
 
Le urla infuriavano ovunque, le grida di agonia si stagliavano alte verso il cielo, come una richiesta di aiuto dall’alto mentre altre si diffondevano per le vie del distretto.
Il soldato continuava a camminare rasente alle mura semi-distrutte di quella che, fino a poco tempo prima, era stata l’abitazione di qualcuno; si intravedevano macchie rosse sulle pareti esposte alla luce, segno che qualcuno, all’interno della casa, aveva perso la vita.
Una, due , tre vite..dov’era oramai la differenza?
L’uomo e la bestia condividevano lo stesso destino beffardo in quel mondo, non esisteva la pietà per nessuno.
Ed il soldato lo sapeva.
Continuava a premere la mano aperta sul braccio sinistro, dove la camicia era stata strappata e i brandelli  di stoffa rimasti erano bagnati da rivoli di liquido rosso e vischioso.

Sangue.

Era quello il colore che tingeva ogni cosa attorno, quel colore che oramai era diventato così maledettamente familiare e vicino a tutti.
Ma chi meglio di lei, poteva conoscere cosa significasse quel liquido così prezioso e maledetto?

Un forte colpo alle sue spalle, la costrinse ad aumentare il passo, quando sentì crollare nuovamente un edificio che ospitava una locanda nel distretto; cadendo, travi di legno e mattoni si sparsero con violenza a terra, provocando uno spostamento d’aria che trasportava polvere e pezzi di terra secca.
Qualche scheggia la colpì di striscio, senza provocarle un estremo dolore.
L’adrenalina le scorreva veloce in tutto il corpo, mentre lottava per reagire all’emorragia che continuava a riversare ingenti quantità di sangue sulla pelle e sul terreno.
Si girò per guardare l’edificio caduto, rendendosi poi conto che le sue tracce di sangue, lasciavano come una pista lunga ormai metri e metri.
“Maledizione..”-sibilò fra le labbra, quando una fitta le percorse il corpo. Stava perdendo troppo sangue, doveva trovare subito un posto sicuro in cui rifugiarsi, e dove cercare aiuto.
Ma non aveva più forza per continuare.
Le gambe si erano fatte pesanti, il respiro cominciava ad accorciarsi e la vista si oscurava a momenti, come se fosse sul punto di perdere i sensi.
Quando le caviglie cedettero sotto il suo peso, si ritrovò a ginocchioni con le gambe sul pietrisco, ed il sangue che continuava ad imbrattarle i pantaloni sporchi di sangue vecchio già rappreso.
Non riusciva nemmeno più a dire da quanto tempo fosse lì ormai.

Minuti?
Ore?
Giorni?

Cos’era il tempo ormai, e che valore poteva mai avere?
Tutto si viveva in istanti.
ISTANTI. Era quella la parola chiave.
Quanti istanti erano passati..quanti ne restavano da vivere.
Aveva smesso di farsi domande da tempo, eppure ora che si trovava nuovamente faccia a faccia con la morte non poteva fare a meno di chiedersi se tutto sarebbe finito presto.
Aveva visto morire compagni ed amici in poco tempo,che in pochi istanti avevano esalato un’ultimo sospiro il quale si era perso in mezzo ai respiri pesanti dei soldati che, a terra, correvano senza meta per mettere in salvo la propria vita.
E fu allora che le tornarono alla mente quelle scene.
Scene di un passato vivido e reale, quando ancora lei non poteva capire la parola “spietato”.
Lo aveva capito tempo dopo, quando le persone che più amava le erano state portate via con violenza, strappate dal suo mondo.
E poi aveva capito..aveva compreso il significato di quella parola.
Spietato.
Una parola che descriveva il mondo, in tutto e per tutto.
Ma un tempo aveva anche trovato occasioni di sorridere, di tornare a capire quell’altra parola che descriveva l’altro lato del mondo.
Meraviglioso.
Una smorfia le si disegnò impercettibilmente in viso, un ghigno beffardo che mai aveva solcato il suo viso prima d’ora.
Sarebbe morta lì?
No.
Non era ancora finita.
Radunò quella poca forza che le era rimasta, facendo leva sulle gambe intorpidite ed alzandosi in piedi; la testa le girava a causa del sangue che aveva perso dal bracci che, poco alla volta , perdeva sensibilità.
Raccolse da terra la lama rovinata, reinserendola nell’elsa.
La battaglia non era ancora finita.

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Non lo avrebbero visto facilmente, nascosto com’era sotto le decine di tegole rosse che gli bloccavano il corpo.
Cercò di rimuoverle di dosso velocemente, mentre i pesanti passi del gigante si facevano sempre più vicini alla sua posizione.
Quando l’ultima tegola fu rimossa, capì che non aveva tempo da perdere, se non voleva fare la stessa fine dei suoi compagni.
Rivedeva ancora quelle scene nella sua testa, un pulsante avvertimento , un’esortazione a correre via e salvare la propria vita.
Raccolse il sistema 3DMG da terra, muovendosi rapidamente lungo le mura delle case.
In base ai suoi calcoli, la torre dei rifornimenti doveva essere vicina , forse a pochi minuti da li.
Ogni minuto era prezioso, non doveva perdere nessun istante.
Si passò una mano fra i capelli parzialmente rasati, sfiorando un taglio fresco sulla nuca; per fortuna il sangue si era già rappreso sulla cute e sui capelli fornendo una debole, ma provvidenziale, barriera protettiva.
Era un inezia, niente di importante.
Il cuore gli batteva forte mentre si avvicinava alla stazione, ansioso di cosa avrebbe trovato.
Ma era ciò che NON avrebbe trovato, che lo preoccupava maggiormente.
Chissà se lei era già li..se lo aveva preceduto.
“Lei..sarà già li. Senza dubbio.”
In un altro momento si sarebbe messo a ridere di fronte a questo suo tentativo di autoconvincimento e consolazione, ma in quel momento, era l’unica forza che lo spingeva ad andare avanti nonostante il terrore che teneva represso nella viscere.
Chiuse gli occhi arrancando rasente al muro, cercando di immaginare, di ricordare i suoi capelli corvini, il suo profumo,le sue labbra che tanto aveva bramato..
Se solo..
“Non è tempo per i rimorsi, idiota.”
Si, era un idiota.
Avrebbe dovuto dirle tutto, invece che correre via come un codardo.
Che importa se lei gli avesse detto di no? Oramai non aveva più nulla da perdere.
Si accorse troppo tardi del cadavere davanti a sè.
Cadde, si ferì ma non sentì nulla.
Il rumore dei suoi singhiozzi copriva persino il rumore del suo corpo che rovinava a terra.
Si fermò, si sedette e proruppe in lacrime.
“Un uomo non dovrebbe piangere..”
Ma cosa importava ormai.
E le lacrime caddero ,perdendosi nel sangue cremisi che colorava il pietrisco tutt’intorno.
“C’è ancora speranza?”
 
  
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